14MILA JIHADISTI IN LIBIA grazie a Turchia, Deep State NATO e Lobby Armi USA. Col plauso dell’ex consigliere di Napolitano, ora ambasciatore a Tripoli

14MILA JIHADISTI IN LIBIA grazie a Turchia, Deep State NATO e Lobby Armi USA. Col plauso dell’ex consigliere di Napolitano, ora ambasciatore a Tripoli

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«Ecco, il Signore Dio viene con potenza,
con il braccio Egli detiene il dominio…
Tutte le nazioni sono come un nulla davanti a Lui,
come niente e vanità sono da lui ritenute».

Sacra Bibbia – Libro di Isaia (40,10-17)

 

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

ENGLISH VERSION HERE

L’ultimo bilancio stilato il 15 giugno dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR) riporta l’arrivo in Libia di 13.800 jihadisti mercenari reclutati dalla Turchia. Tra loro ci sono anche migliaia di miliziani dell’ISIS, di Al Qaeda e dei Hayat Tahir al Sham, la fazione qaedista che ha inglobato il Fronte Al Nusra a Idlib ed è già stata inserita nella lista delle organizzazioni terroristiche dell’ONU. Almeno 200 di loro hanno lasciato le coste libiche sui barconi per attraversare il Mediterraneo nascosti tra gli altri migranti in cerca di fortuna in Europa. O forse per qualche missione segreta come già avvenuto in passato…

L’armata di tagliagole inviata in Libia a sole 260 miglia marine dall’Italia fa tornare alla mente l’incubo dei massacri, degli stupri e delle razzie commessi ai danni della popolazione civili del Lazio dall’orda marocchina del Corps Expéditionnaire Français d’Italie (CEF ou CEFI) assoldata dagli Alleati per liberare la penisola dall’occupazione Nazista nel 1944.

Ma nelle sue trame politiche sotto l’egida di complotto internazionale riporta alla memoria lo sbarco dei Mille guerriglieri Garibaldini in Sicilia ai quali si affiancarono volontari della Legione Britannica al soldo della Massoneria di Rito Scozzese e picciotti della Mafia che posero le loro radici indissolubili nel Meridione dello Stivale come abbiamo narrato in un recente reportage storiografico.

GARIBALDI E I MILLE. Mercenari dei Massoni Britannici e complici della Mafia armati contro la Chiesa Cattolica

La missione jihadista in Libia ha comunque ricevuto il plauso della massima autorità diplomatica italiana sul posto sebbene sia stata ritenuta un’operazione illecita sul piano internazionale che solo la Turchia dei Fratelli Musulmani avrebbe potuto compiere.

Per una provvidenziale coincidenza, infatti, mentre mi accingevo a scrivere questo reportage sull’allarme lanciato da SOHR per l’incremento dei jihadisti in Libia, il collega Giampaolo Musumeci ai microfoni di Radio24 (l’emittente di Sole 24Ore –Confindustria) nel corso della sua trasmissione pomeridiana di geopolitica “Nessun luogo è Lontano” di venerdì 19 giugno ha effettuato una lunga e interessante intervista all’ambasciatore italiano in Libia Giuseppe Maria Buccino Grimaldi che ha implicitamente ammesso la natura “criminale” ma a suo giudizio necessaria dell’operazione di Ankara.

Giuseppe Buccino Grimaldi Ambasciatore Italiano a Tripoli – sotto l’estratto. Link integrale dell’intervista di Radio24 qui

«I Turchi sono intervenuti. Il Governo (GNA di Serraj – ndr) ha chiesto ai Turchi quello che altri paesi non potevano dare da un punto visto Costituzionale, da un punto di vista legislativo, da un punto di vista generale. I Turchi hanno svolto un ruolo importante. Sono un paese della NATO, sono il secondo esercito della NATO ma i libici si rendono perfettamente conto che devono rinsaldare i rapporti con gli altri paesi tradizionalmente amici: quindi certamente l’Italia, quindi certamente gli Stati Uniti, proprio per evitare di finire soltanto legati ad un paese. Quindi non vedo problemi particolari. Io sono convinto che il quadro progressivamente si stabilizzerà anche da questi punto di vista».

Il diplomatico Buccino fu inviato alla guida dell’Ambasciata di Tripoli il primo febbraio 2019 dall’allora ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi (ex ministro con Mario Monti e uomo di fiducia anche del presidente della Repubblica Sergio Mattarella) in virtù della sua precedente esperienza a Tripoli (2011-2015) e delle ottime relazioni coltivate coi politici legati ai Fratelli Musulmani a Doha, in Qatar, dove fu ambasciatore dal 2004 al 2008.

CENTINAIA DI MORTI IN LIBIA SULLA COSCIENZA SPORCA DI NAPOLITANO

Nel 2009 Buccino diventò consigliere aggiunto del presidente Giorgio Napolitano che fu tra i fautori della guerra del 2011 che portò alla violenta destituzione dell’ex dittatore Muhammar Gheddafi, fortemente voluta dalla Francia del presidente Nicolas Sarkozy e dagli USA del presidente Barack Obama che, infischiandosene del Nobel per la Pace ricevuto nrl 2008, innescò il putiferio delle Primavere Arabe finanziando e armando jihadisti ovunque. Da questi preamboli scaturì anche la Guerra Civile Libica nel 2014.

Dall’intervista non è trapelata la minima preoccupazione circa la presenza dei mercenari jihadisti, definiti semplicimente “siriani ottomani” dal giornalista, sebbene, come riferito in un precedente reportage di Gospa News, almeno 229 di loro fossero stati identificati da un dossier dei Curdi in quanto già colpiti da un mandato di cattura internazionale perché terroristi islamici estremisti.

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Infatti, molti miliziani della Bandiera Nera dello Stato Islamico sono stati rilasciati dalle carceri turche per combattere nell’offensiva Peace Spring avviata da Ankara nell’ottobre 2019 nel Rojava controllato dai nemici Curdi dell’Amministrazione Autonoma del Nord Est della Siria (AANES), secondo lo schema di arruolare detenuti condannati per gravissimi crimini già applicato dall’Arabia Saudita nello Yemen e in Siria per rinfoltire le tuppe di Al Qaeda. Altri estremisti islamici arrestati per terrorismo sono stati invece liberati dagli stessi jihadisti del TNSA (Turkish National Syrian Army) mentre si trovavano detenuti dalle milizie curde SDF nei campi di prigionia come Al Hol.

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LA PANDEMIA CHE HA AIUTATO I JIHADISTI

«Diverse migliaia di combattenti dell’ISIS hanno lasciato Idlib in Siria attraverso il confine settentrionale e sono finiti in Libia. Questo è qualcosa che noi nella regione, ma anche i nostri amici europei dovremo affrontare nel 2020» affermò a febbraio Abd Allah II, il re della Giordania, prima che la pandemia distogliesse l’attenzione dal conflitto libico nel quale l’esercito del Governo di Accordo Nazionale del presidente Fayez Al Serraj non solo ha rotto l’assedio del generale Khalifa Haftar, comandante dell’Esercito Nazionale Libico che controlla Bengasi e la Cirenaica, ma grazie all’aiuto dei jihadisti filo-Turchi sta puntando sul Golfo di Sirte ricco di giacimenti di gas e petrolio.

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L’epidemia da SARS-CoV-2, scatenata da un ceppo di CoronaVirus che già 15 scienziati ritengono sia stato creato in laboratorio, si è pertanto rivelata provvidenziale per l’avanzata turca in Libia avvenuta sotto gli occhi distratti dell’Occidente, quelli compiacenti della NATO e quelli gongolanti per i prossimi guadagni della Lobby delle Armi intrigata coi Fratelli Musulmani come riferito in una precedente inchiesta di Gospa News anche sulle relazioni tra Italia e Qatar.

I vertici del Patto Atlantico pur non avendo supportato l’invasione sotto il profilo militare, in più occasioni ne hanno legittimato l’azione sotto il profilo politico per contrastare le aspirazioni di Haftar nel paese africano, sebbene il leader della Cirenaica rappresenti – in modo certamente poco diplomatico – le istanze di una larga fetta del paese.

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Il presidente americano Donald Trump bersagliato dallo scandalo UkraineGate prima e dall’immane strage da Covid-19 poi, è rimasto alla finestra, già troppo impegnato a difendere le posizioni dell’esercito Usa in Iraq dopo le tensioni con l’Iran per l’uccisione del generale Qasem Soleimani, comandante delle Forze Quds dei Pasdaran iraniani, e quelle in Siria dove prosegue il contrabbando di petrolio dai giacimenti petroliferi sequestrati nell’area di Deir Ezzor.

Ora però emerge chiaramente l’ombra del Deep State, da molti anche identificato col Nuovo Ordine Mondiale,  dietro alle operazioni in Libia e ciò rende ancora più inquietante la massiccia presenza dei jihadisti alle porte dell’Italia e dell’Europa in un paese che tra il 2012 e il 2015 faticò a liberarsi dai terroristi dello Stato Islamico e ci riuscì solo grazie alle milizie LNA di Bengasi.

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Ciò avviene nel grande disinteressamento dei media italiani sia di destra che di sinistra perché tutti pesantemente condizionati da una logica Atlantista anche grazie l’intensa attività di propaganda della società Mercury Pubblic Affairs di Washington che si professa politicamente bipartisan proprio perché appare uno strumento trasversale tra Repubblicani e Democratici del Deep State, il potentato tra finanza, massoneria internazionale e intelligence militare che avrebbe già segnato l’eliminazione politica di Trump.

Mercury è controllata da Omnicom Group, uno dei colossi mondiali della comunicazione, ed è impegnata proficuamente anche nel promuovere le strategie delle Big Pharma in quel perfetto intreccio con la Lobby delle Armi più volte segnalato da Gospa News per la presenza di fondi d’investimento americani, in prevalenza di matrice Sionista quali Black Rock, tra gli azionisti di varie corporations come della stessa Omnicom.

 

LA TURCHIA A CACCIA DI BASI MILITARI IN LIBIA

Prima di analizzare questi intrighi, che saranno oggetto anche di un prossimo reportage sulle relazioni tra Massoneria anglosassone e Fratelli Musulmani all’interno della Lobby delle Armi, vediamo gli ultimi sviluppi nel teatro di guerra affacciato sul Mar Mediterraneo.

Mentre il Governo di Tobruk, dopo aver abbandonato Haftar, cerca una lontana mediazione di pace, le operazioni militari del presidente turco Recep Tayyp Erdogan si sono intensificate con il sospetto invio non solo di altre centinaia di islamisti radicali Sunniti dalla Siria ma anche di una colossale fornitura di armi e veicoli militari in palese violazione all’embargo ONU come già avvenuto nel dicembre 2019, ancor prima che il Parlamento turco votasse l’ingresso ufficiale del paese nel conflitto a supporto di GNA, come segnalato in anteprima da Gospa News.

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Ora il successo militare garantito dai jihadisti al presidente Erdogan ha indotto la Turchia a presentarsi per incassare le cambiali in bianco firmate dal presidente libico Al Serraj. Come evidenziato da La Stampa, quotidiano mondialista vicino al Gruppo Bilderberg (gruppo GEDI delle famiglie De Benedetti e Agnelli-Elkann), Ankara mira ora a stabilizzare la presenza delle sue truppe di mercenari in Libia e a farsi mediatore degli interessi libici di fronte all’Occidente nello stesso modo in cui si è imposta, a colpi di massacri, quale unico interlocutore della Russia nella provincia di Idlib.

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Sarebbe lungo analizzare lo scenario geopolitico in cui appare ovvio che la NATO, in parte snobbata dal nazionalista Trump, spera di usare il sultano di Ankara per ribaltare l’esito dei tentati golpe in Medio Oriente, parzialmente falliti proprio per la presenza del nuovo Zar di Mosca Vladimir Putin, pertanto ci limitiamo ai fatti di cronaca con il blitz in Libia del ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu che nei giorni scorsi ha annullato gli incontri con il suo omologo russo Sergej Lavrov.

«Il prolungato intreccio diplomatico tra le due sponde del Mediterraneo ha visto la delegazione di alto profilo partita da Ankara giungere all’aeroporto Mitiga sotto la guida di Cavusoglu, al fianco del quale c’erano i ministri del Tesoro e delle Finanze, Berat al Bairak, della Difesa Hulusi Akar, dell’Economia Nihat Zeybekci e dal capo dei servizi di intelligence (Mit) Hasan Fidan. Il primo incontro è avvenuto con il numero uno del Consiglio presidenziale, Fayez al Serraj, e vi hanno partecipato il capo della diplomazia Mohammed Taher Siyala e altri ministri del Governo di accordo nazionale (Gna) riconosciuto dalla comunità internazionale, oltre a una serie di personalità e tecnici delle due parti, tra cui il capo dell’autorità petrolifera nazionale libica (Noc), Mustafa Sanallah».

Lo scrive La Stampa ovviamente non facendo minima menzione della presenza dei jihadisti nelle coste libiche in quanto ritenuti semplici ribelli siriani. «I temi affrontati sono stati relativi all’apertura di due basi militari turche, quella navale a Misurata e quella aerea a Watiya, a sud-ovest di Tripoli, e la cooperazione tra Ankara e Tripoli nel campo dell’esplorazione di petrolio e gas nel Mediterraneo orientale» puntualizza il giornalista del quotidiano torinese.

I negoziati previsti tra Russia e Turchia per il 14 giugno sono stati rimandati e un corrispondente di guerra del sito americano Veterans Today ha anticipato «la probabilità di escalation nelle regioni di Sirte e Idlib. A ovest di Sirte, l’LNA continua a lanciare attacchi aerei. Oggi MiG-29 e Su-24 hanno sorvolato la città come una dimostrazione». Sul campo rimangono i contractors russi di Wagner che nelle scorse settimane sono stati ritirati in zone pià interne della Cirenaica controllata da Haftar.

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«La Marina turca sta attualmente navigando nel Mar Mediterraneo (17 navi e 12 aerei da combattimento + radar aereo + petroliera). Se necessario, possono sostenere l’offensiva terrestre del Partito Socialista Libico (LSP) e dei militanti filo-turchi su Sirte» precisa la fonte militare di VT.

Mentre l’Agenzia Nova, partner dell’industria bellica italiana Leonardo, lo scorso 11 giugno aveva rilevato i movimenti sospetti della nave cargo Cirkin, battente bandiera della Tanzania, proveniente dal porto turco di Haydarpasa, ed approdata al porto libico di Misurata «scortata da tre fregate turche» perché avrebbe trasportato «attrezzature militari (armi, munizioni e altri materiali) in Libia».

LIBIA SULL’ORLO DI UNA GRANDE GUERRA: per colpa dell’Italia e volere della Lobby delle Armi

In questo clima rovente appare pertanto ridicola la pantomima del Ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio che proprio oggi, venerdì 19 giugno, è volato ad Ankara per incontrare Cavusoglue e ripetere l’inutile mantra «in Libia vogliamo una tregua sostenibile» a quel governo di Erdogan che da due anni non ha ancora raggiunto un accordo duraturo in Siria col ben più potente Putin.

AGGIORNAMENTO GUERRA LIBICA AL 22 GIUGNO 2020

 

JIHADISTI IN LIBIA, CAPI ISIS AL SERVIZIO DEI TURCHI

Continua pertanto indisturbato l’invio di mercenari militari jihadisti dalla Siria alla Turchia come riferisce nel dettaglio l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani segnalando anche la presenza di minorenni tra i combattenti arruolati ed inviati dalla Turchia.

«Il numero di reclute arrivate in Libia è salito a 13.800 mercenari siriani, mentre circa 2.300 altri sono arrivati ​​in Turchia per seguire corsi di addestramento. Secondo le statistiche SOHR, il numero totale di morti di delegati siriani sostenuti dalla Turchia che sono stati uccisi in operazioni militari in Libia è salito a 403, compresi 27 ragazzini di età inferiore ai diciotto anni che sono stati uccisi in battaglie a Tripoli, Misrata, Cirene, Tarhuna e altre aree in Libia. Le vittime sono delle fazioni Divisione al-Mu’tasim, Sultan Murad, Brigata Suqur Al-Shamal, Al-Hamzat e Suleiman Shah.

Ma ancora più inquietante è la notizia dello stesso SOHR in merito a «un battaglione che comprende decine di membri dell’ISIS che opera sotto lo stendardo di “Ahrar Al-Sharqiyyah” e lavora per l’intelligence turca» e sarebbe composto da 40 combattenti iracheni.

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L’Osservatorio Siriano conferma così quegli intrecci tra il famoso MIT (Millî İstihbarat Teşkilatıdi – Organizzazione Nazionale di Intelligence) di Ankara e i tagliagole dello Stato Islamico già al centro di vari reportages di Gospa News basati su molteplici fonti quali i media dei Curdi nel Nord Est della Siria (Rojava Information Center – RIC e agenzia Hawars News) e il media svedese in lingua turca e inglese Nordic Monitor specializzato in investigazioni di intelligence.

Secondo fonti SOHR, il battaglione lavora nel nord della Siria «con il compito di eseguire esecuzioni ed esplosioni», divenute assai più frequenti negli ultimi mesi dopo il ritiro delle truppe Usa dall’area.

«Inoltre, sono specificamente incaricati di spiare i membri stranieri dell’ISIS che cercano di fuggire nel territorio turco e i membri sotto copertura nella campagna di Aleppo, in modo che il battaglione possa arrestarli. Alcuni di questi membri dell’ISIS arrestati furono incarcerati o giustiziati, mentre altri furono portati in Turchia in cambio di ingenti somme di denaro. Fonti affidabili SOHR hanno confermato che i membri delle carceri sono stati compromessi per essere inviati a combattere in Libia».

Ecco l’ennesima conferma di quanto già scritto nelle precedenti inchieste di Gospa News sul traffico di combattenti ISIS gestito dalla Turchia.

Abu Waqqas Al-Iraqi con Abu Osama Al-Tayanah, un comandante dell’ISIS

«Il quartier generale del battaglione, guidato da una persona nota come (Abu Waqqas Al-Iraqi), si trova nella città di Al-Bab, nel nord-est di Aleppo. Una famosa prigione appartenente al battaglione si trova anche nella zona. Vale la pena notare che Al-Iraqi era solito viaggiare comodamente tra la Turchia e la campagna di Aleppo. Al-Iraqi è apparso in una foto scattata nello stato turco di Urfah che documenta il suo incontro con Abu Osama Al-Tayanah, un comandante dell’ISIS» precisa ancora SOHR pubblicando la fotografia.

Dobbiamo ricordare che la fazione jihadista Ahrar al-Sharqiya è uno dei gruppi islamisti più feroci e spietati. In passato era considerato vicino ad Al Qaeda ma con le infiltrazioni di ex leader ISIS gestite dall’intelligence turca MIT le rivalità tra i due gruppi terroristici sono praticamente scomparse quando i miliziani estremisti sono stati reclutati come mercenari da Erdogan prima nelle missioni Olive Branch (quella che sta perseguitando i Curdi ad Afrin creando una graduale sostituzione etnica), poi in quella Peace Spring (Fonte di Pace) nell’intero Rojava, parzialmente arrestata dalle occasionali tregue con la Russia che fermano però l’Esercito Turco ma non i Jihadisti, ed infine quella denominata Peace Storm (Tempesta di Pace) in Libia.

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I miliziani di Ahrar al-Sharqiya sono anche ritenuti responsabili del tremendo assassinio della giovane pacifista curda Hevrin Haly Khalaf: fucilata a sangue freddo dopo un agguato nell’ottobre 2019 perchè attraverso il Future Syria Party stava cercando di creare un’alleanza tra la sua etnia i Musulmani Sciiti, i Sunniti e i Cristiani nel Nord Est del martoriato paese.

Il battaglione iracheno ha recentemente trasportato prigionieri dalla sua prigione di Al-Bab nella città di Idlib, dove li ha ricevuti un comandante di Hayyaat Tahrir Al-Sham, la formazione qaedista supportata e armata dalla Turchia che ha inglobato i reduci dello sconfitto Fronte Al Nusra. Proprio alcuni di questi terroristi islamici furono segnalati nell’ospedale militare italiano di Misurata come riportato da Gospa News.

6 JIHADISTI DI AL QAEDA in cura nell’Ospedale MIlitare Italiano in Libia. LNA accusa

 

 

SOCIETA’ USA DI STRATEGIE INTERNAZIONALI IN LIBIA

Se Ankara ha potuto inviare migliaia di pericolosi jihadisti in Libia non è soltanto per gli ottimi rapporti tra Roma e Doha, capitale del Qatar governato dai Fratelli Musulmani come la Turchia. E’ soprattutto per la regia di un Deep International State che opera attraverso corporations americane capaci di tessere alleanze stabili o occasionali in nome del dio denaro, anche tra schieramenti politici rivali.

«Nuovi documenti depositati presso la Foreign Agents Registration Act (FARA) della società di lobby Mercury, che sta lavorando con il governo Fayez Sarraj, mostrano che promuove il tedesco Wolfram Lacher come autorità “molto apprezzata” in Libia per negare l’influenza dei Fratelli Musulmani all’interno del governo di Conto nazionale (GNA)».

I riferimenti circostanziati e documentati sono stati pubblicati lo scorso 12 giugno dal sito di Al Marsad, un’ONG per la tutela dei diritti umani operante nelle Alture del Golan sequestrate da Israele alla Siria e oggetto di continui contenziosi diplomatici internazionali anche recenti.

Un elenco dei risultati ottenuti pubblicizzato da Mercury

Sarebbe interminabile indugiare su tutti i dettagli di queste relazioni e pertanto citeremo solo qualche passaggio dell’articolo riferito alla situazione in Libia analizzando questa notizia in un quadro ben più generale e grave.

«Il Governo di Accordo Nazionale ha assunto nell’aprile 2019 il gruppo di lobby statunitense Mercury Public Affairs LLC per fare pressione sull’amministrazione Trump, sul Congresso e per identificare, sviluppare e articolare una narrativa pro-GNA per gruppi di interesse e media. Il GNA paga a Mercury un contributo mensile di $ 150.000 al mese, ulteriori $ 50.000 ogni trimestre per le spese maturate e un acconto iniziale di US $ 500.000, come dimostrato dai registri con FARA» aggiunge Al Marsad pubblicando la corrispondenza email di uno dei manager del gruppo e alcuni documenti.

«Mercury è una delle principali società di lobbying negli Stati Uniti e gli altri suoi clienti statali non a caso includono anche Turchia e Qatar. Per le attività di lobbismo della GNA, Mercury ha firmato lobbisti di alto profilo come l’ex senatore repubblicano David Vitter, l’ex consigliere di Trump Bryan Lanza e Suheyla Tayla, un ex esperto di politica turco-americana presso l’ambasciata americana ad Ankara, tutti registrati come lobbisti con FARA ai sensi del contratto GNA» aggiunge ancora l’ONG dimenticandosi però di citare il grande acquisto tra i Democratici.

Il contratto Mercury con GNA pubblicato da Al Marsad

Lo ha enfatizzato la stessa azienda sul sito ufficiale lo scorso 8 giugno. «Mercury, una delle principali società di strategia pubblica bipartisan a livello mondiale, ha annunciato l’aggiunta del principale stratega democratico Clay Middleton come vice presidente senior negli uffici di Washington e della Carolina del Sud. Un veterano decorato che ha prestato servizio sia alla Casa Bianca sia al Dipartimento dell’Energia durante l’amministrazione Obama, Middleton porta decenni di esperienza di alto livello nel governo, nell’esercito e nella politica a livello federale, statale e municipale». Ecco il vero Deep State al di là di ogni colore politico!

 

 

IL DEEP STATE TRA GOLPE, CIA, LOBBY ARMI E BIG PHARMA

Verificata la fondatezza di questi spunti siamo andati ad approfondire le ricerche scoprendo così che Mercury fu rilevata nel 2013 dal colosso mondiale della comunicazione Omnicom Group di cui già avevamo parlato in relazione alle operazioni del centro CANVAS, fondato dai leader del “Pugno Chiuso – Otpor” di Belgrado e finanziato da USAID, strumento operativo della Central Intelligence Agency.

In riferimento ai sospetti che le recenti proteste di piazza in Iraq e Libano fossero state pilotate proprio dagli attivisti di CANVAS, sedicenti “non violenti” che vantano la paternità dei golpe in Georgia ed Ucraina, abbiamo ricostruito la storia della Rivoluzione del Cedro a Beirut nel 2005 della quale fu protagonista assoluto Elie Khoury, poi ospite della conferenza di pubblica sicurezza di Praga del giugno 2007 organizzata dall’Adelson Institute for Strategic Studies ma realizzata anche con il contributo dell’Open Society Institute in una perfetta armonia del volto ancipite del Sionismo.

Da una parte i Sionisti di destra come i coniugi Miriam and Sheldon G. Adelson, amici del premier israeliano Benjamin Netanyahu e sponsor dei Repubblicani americani del GOP (Grand Old Party), dall’altra quelli di sinistra con la società di George Soros, grande donors del Democratic Party come Bill Gates.

Libano-Iraq: i capi religiosi cristiani benedicono i golpe CANVAS di USA-CIA, Sionisti e Sunniti

 

Perché stupirsi dunque se al congresso di Praga intervenne anche George Walker Bush, primo finanziatore dei ribelli anti-Assad nel piano di regime-change avviato in Siria nel 2006 ma progettato dalla CIA fin dal 1983 come rivelato in esclusiva da Gospa News?

Khoury fu cofondatore di “Lebanon Renaissance Foundation” (LRF), una ONG fondata nel 2007 a Washington, che si definisce “una organizzazione educativa indipendente, non governativa e non settaria, i cui fondatori sono stati coinvolti in ragione delle rispettive attività professionali nella promozione della pratica della non violenza e dell’attivismo democratico”.

https://www.gospanews.net/2019/09/17/cia-x-file-la-guerra-usa-in-siria-pianificata-dal-1983/

Ma il nome ricorda molto quello della Renaissance International costituita da Soros per finanziare la rivoluzione arancione in Ucraina culminata con la strage di piazza Maidan del 20 febbraio 2014. Lo stesso plutarca noto per controllare decine di eurodeputati diede anche il suo contributo ad un “Arab Bloggers Meeting” tenutosi a Beirut dall’8 al 12 dicembre 2009 con 60 cyber-attivisti.

Perché stupirsi dunque se il grande guru libanese dei media Elie Khoury dopo la Rivoluzione del Cedro andò a lavorare negli USA per una società dell’Omnicom Group che poi lo inviò negli Emirati Arabi Uniti a costituire la filiale regionale Omnicom Media Group MENA (Medio Oriente e Nord Africa) di cui divenne prima direttore e poi CEO nel 2010?

DOSSIER TURCO: I 21 GRUPPI JIHADISTI FINANZIATI DA USA E CIA: armati coi micidiali missili TOW

In pochi rapidi passaggi, tutti documentati da precedenti reportages onusti di dettagliatissime fonti, ecco quindi ribadito un intreccio inquietante e malsano tra golpe, mondialisti, lobby dei media, e la CIA che proprio in Siria consegnò potenti missili anti-carro TOW alle fazioni jihadiste oggi arruolate come mercenarie dalla Turchia in Libia. Ecco le evidenti trame del cosiddetto Deep State.

E’ quindi soltanto un caso se i fondi d’investimento americani The Vanguard e BlackRock, tra i principali azionisti delle corporations della Lobby delle Armi, compaiono tra gli azionisti di Omnicom che controlla Mercury in azione in Libia al fianco di GNA e dei Fratelli Musulmani?

WUHAN-GATES – 1. INTRIGHI D’ORO BIOARMA-VACCINI tra Cina, Usa-CIA, Sauditi e Big Pharma J&J – GSK

E’ soltanto un caso che gli stessi due fondi d’investimento sono tra i più significativi azionisti anche delle Big Pharma GlaxoKlineSmith, specializzata in vaccini e pilotatata da Bill Gates come dimostrato in WuhanGates 1, e Gilead, partecipata da George Soros ed arricchitasi in Borsa grazie all’antivirale Remdesivir perché sperimentato contro il Covid-19 dal mondo intero (da Wuhan agli Usa fino all’Italia)?

WUHAN-GATES – 5. GILEAD Antivirale-Boom in Borsa grazie a OMS, Cinesi e Soros. Bio-Armi Killer con CIA e Pentagono

E’ soltanto un caso che Mercury Public Affairs oltre a vantare tra i principali cliente proprio la Gilead, partner di Pentagono e CIA accusata di esperimenti letali con armi batterologiche in Georgia, si sia specializzata nelle strategie legali in difesa di contenziosi farmaceutici contro il Dipartimento della Giustizia americano e gestisce la promozione per la fondazione dei vaccini GAVI di Gates?

E’ soltanto un caso che in Libia, alle porte dell’Italia e dell’Europa, si sia insediato un esercito di 14mila jihadisti proprio all’indomani della più grave pandemia della storia?

WUHAN-GATES – 12. EX CAPO 007 INGLESI: “SARS-2 CREATO IN LABORATORIO”. Ecco prove e foto dei test con HIV

Oppure queste manovre militari del Deep International State rientrano in un complotto globale ancor più devastante del Nuovo Ordine Mondiale pronto a scattare senza più remore dopo l’esito delle presidenziali di novembre negli USA?

A queste domande abbiamo parzialmente risposto con 13 reportages WuhanGates e molti altri sui Jihadisti di ISIS e Al Qaeda gestiti dalla Turchia in Siria e in Libia. Cercheremo di rispondere con le prossime inchieste se Dio Padre Onnipotente vorrà concederci il coraggio e la forza per continuare a farlo…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – JIHADISTS REPORTS

GOSPA NEWS – WARZONES REPORTS

VETERANS TODAY

SOHR 1 – JIHADISTI IN LIBIA

SOHR 2 – IL BATTAGLIONE ISIS

AL MARSAD – DOSSIER MERCURY

OSSIN – RIVOLUZIONE CEDRO

 

 

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

2 pensieri su “14MILA JIHADISTI IN LIBIA grazie a Turchia, Deep State NATO e Lobby Armi USA. Col plauso dell’ex consigliere di Napolitano, ora ambasciatore a Tripoli

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