di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Per la Corte di Cassazione non esistevano sufficienti elementi per mettere il Sindaco di Bibbiano Alberto Carletti agli arresti domiciliari, ma per la Procura della Repubblica di Reggio Emilia ce ne sono abbastanza per chiederne il rinvio a giudizio per i reati di falso ed abuso d’ufficio.
A carico del politico, nel frattempo autosospesosi dal Partito Democratico, il pm Valentina Salvi ha mosso contestazioni di carattere amministrativo e non per questioni direttamente inerenti ai presunti affidi illeciti di minori, anche a coppie gay, intorno ai quali ruota l’agghiacciante inchiesta “Angeli & Demoni” sui bambini strappati dallo Stato, senza motivo, alle famiglie naturali. Il 30 ottobre ci sarà l’udienza preliminare nel Tribunale del capoluogo reggiano per 24 persone nei confronti dei quali la pubblica accusa ha chiesto il rinvio a giudizio.
Per qualcuno questo provvedimento non è una sorpresa. «Hanno scoperto l’acqua calda» afferma l’avvocato Francesco Miraglia del Foro di Roma che difende ben tre famiglie della Val d’Enza a cui erano stati tolti ingiustamente bambini di soltanto 3, 7 e 12 anni.
«Dal 2001 mi occupo di vicende di questo genere e posso dire che ci sono casi di “Angeli e Demoni” in tutta Italia. Davo per scontata la richiesta di rinvio a giudizio. Ho presentato la prima denuncia a Reggio Emilia per allontanamenti illegittimi collegati a Bibbiano nel 2008. Quindi quanto scoperto non mi ha sorpreso minimamente» spiega il legale delle parti offese pronte a costituirsi all’ormai quasi inevitabile processo.
«Non posso far altro che esortare ogni Procura della Repubblica a prendere esempio da quella emiliana perchè questo giro di soldi in case famiglie malgestite, i servizi sociali che non funzionano, i Tribunali dei Minorenni inefficienti si trovano in ogni parte d’Italia. Deve arrivare finalmente il momento in cui chi sbaglia paga: bisogna mettere fine a questo “mercato” sulla pelle dei bambini».
«LA MIA BIMBA MALATA DI CUORE RAPITA DALLO STATO E IMBOTTITA DI PSICOFARMACI»
L’avvocato Miraglia usa parole risolute e lapidarie nei confronti delle stesse istituzioni giudiziarie. «Il vero responsabile è sempre il Tribunale. E’ inaccettabile che qualche giudice abbia detto che loro sono parte lesa e che sono stati tratti in inganno dai servizi sociali. Un giudice non può affermare di non avere la capacità di esercitare il suo potere nel valutare la situazione. Il Tribunale non può permettersi di fare copia -incolla con le relazioni dei servizi sociali e le CTU (consulenza tecnica d’ufficio). Il Tribunale dovere accertare i fatti in ogni dettaglio prima di prendere una decisione e siccome si parla di minori deve farlo con ancora più competenza, professionalità e preparazione. Quando si decide un bambino si decide infatti anche su tutta la famiglia di cui fa parte».
GIURISPRUDENZA TRA MAGISTRATURA E POLITICA
Il caso del Sindaco di Bibbiano ha suscitato sconcerto per ogni sfaccettatura della vicenda. Va da sé, infatti, che un amministratore sospettato di presunti gravi crimini amministrativi commessi durante il suo incarico di pubblico ufficiale, finché l’inchiesta non è conclusa, dovrebbe essere tenuto lontano dal luogo dove avrebbe compiuto le violazioni onde scongiurare il rischio di un inquinamento delle prove, come lapalissianamente sostenuto dai magistrati requirenti e dal Giudice delle Indagini Preliminari che emise l’ordinanza di custodia cautelare il 27 giugno 2019.
Ma le toghe rosse, per il manto dignitario di Ermellino che indossano in Cassazione a Roma, intervennero a favore dell’esponente del PD, replicando quanto avvenuto già per il Sindaco di Riace poi rinviato a giudizio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Rilevarono infondati i motivi dei domiciliari, già mitigati in obbligo di dimora, con un provvedimento che gli consentì di essere reintegrato dal Prefetto alla guida dell’amministrazione comunale di Bibbiano.
Bibbiano come Riace: grazie alla Cassazione tra Angeli e Demoni il PD brinda a tarallucci e vino
Non si può minimamente dubitare della buona fede di callidi e cavillosi giurisperiti. E sarebbe fuorviante correlare queste reiterate benevole interpretazioni dei fatti con lo scandalo del PalamaraGate solo a causa dell’intreccio tra toghe di sinistra e politici del PD, emerso dal loro chattare “galeotto”, ovvero capzioso, come il libro cavalleresco che nella Divina Commedia di Dante Alighieri fece capitolare gli amanti Paolo e Francesca in adultero tradimento.
Per quei messaggini “hot”, a causa del fetore di complotti politici, intrighi e spiate tali da indurre al prepensionamento l’ex procuratore generale della Cassazione, il Consiglio Superiore della Magistratura, l’organismo istituzionale di autogoverno della categoria, ha aperto 20 istruttorie a carico di altrettanti magistrati che rischiano addirittura la rimozione dalla magistratura o un eventuale fastidioso trasferimento. Ma al momento non un’incriminazione (ad eccezione di Palamara e un altro).
Se un giudice è molto legato a una deputata PD e a cena discutono della nomina del prossimo vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura che male c’è? Basta che siano amici e si vogliano sinceramente bene. Amor, ch’a nullo amato amar perdona… Insegnano sempre i canti danteschi del “Ghibellin fuggiasco” fiorentino.
Poco importa se poi davvero un deputato dei Democratici, per la seconda volta in 5 anni, va a ricoprire quella carica e si trova, ovviamente sempre per puro caso, a fare il vice di un loro compagno di partito. Il presidente del Csm è di diritto il Capo dello Stato che dal 2006, per un’altra coincidenza curiosa, è del PD: da Giorgio Napolitano al suo fedelissimo Sergio Mattarella, entrambi giustamente esperti di intelligence per i loro incarichi nazionali e internazionali.
Fatta questa doverosa premessa, che fa già intravedere le prime nuvole sugli orizzonti di una limpida evoluzione processuale, passiamo agli aggiornamenti di cronaca giudiziaria riportati dai quotidiani italiani.
CHIESTO IL PROCESSO PER 24 PERSONE
«La Procura di Reggio Emilia ha chiesto il rinvio a giudizio per 24 persone nell’ambito dell’inchiesta Angeli e Demoni sui presunti affidi illeciti in Val d’Enza. Sono 155 i testimoni citati dall’accusa, 48 le parti offese, tra cui l’Unione dei Comuni Val d’Enza, i Comuni di Gattatico e Montecchio, il ministero della Giustizia e la Regione Emilia-Romagna» riferisce Il Fatto Quotidiano con dovizia di dettagli.
L’inchiesta è stata condotta con estrema diligenza e sensibilità, essendo implicati bambini anche di pochi anni, dai Carabinieri del Reparto Operativo di Reggio Emilia ed in particolare dal tenente colonnello Emilio Bosini del Nucleo Investigativo sotto il comando del tenente colonnello Alessandro Dimichino prima e del tenente colonnello Stefano Bove poi, quando quest’ultimo si insediò nel settembre 2019 lasciando il Quartier Generale della NATO di Bruxelles.
«La chiusura delle indagini risale al 14 gennaio scorso, poche settimane prima della chiusura della campagna elettorale perle elezioni Regionali in Emilia-Romagna, e il caso era scoppiato il 27 giugno 2019 con l’esecuzione di 18 misure cautelari – aggiunge ancora il giornale – I reati contestati nell’indagine sono, a vario titolo, peculato d’uso, abuso d’ufficio, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, falsa perizia anche attraverso l’altrui inganno, frode processuale, depistaggio, rivelazioni di segreto in procedimento penale, falso ideologico in atto pubblico, maltrattamenti in famiglia, violenza privata, lesioni dolose gravissime, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche».
«L’udienza preliminare è fissata per il 30 ottobre davanti al Gup del tribunale di Reggio Emilia Dario De Luca Tra i testimoni citati dall’accusa, oltre agli investigatori dei carabinieri che hanno seguito l’indagine, il giornalista-scrittore Pablo Trincia, la direttrice della fondazione emiliano-romagnola per le vittime di reato Elena Buccoliero, l’ex giudice minorile di Bologna Francesco Morcavallo, il direttore generale dell’Ausl di Reggio Emilia Fausto Nicolini» precisa Repubblica dalla redazione di Bologna.
SOTTO ACCUSA ANCHE LA DIRIGENTE ATTIVISTA LGBT
Tra i potenziali imputati compaiono Federica Anghinolfi, ex responsabile dei servizi sociali dell’Unione Val d’Enza, la psicoterapeuta Nadia Bolognini e il compagno Claudio Foti della onlus Hansel & Gretel. La prima finita sotto i riflettori dei media per essere una nota attivista LGBT ed aver affidato una bambina ad una coppia di due donne omosessuali.
Mentre l’altra donna e il sedicente psicologo (in realtà laureato solo in Lettere e Filosofia) hanno sconcertato l’opinione pubblica italiana per aver gestito, a spese del Sistema Sanitario Nazionale, costose sedute terapeutiche coi bambini inducendoli a confessare presunte violenze familiari, risultate poi inventate, attraverso strumenti tremendi come i travestimenti da lupo cattivo utilizzati dalla Bolognini e l’impiego di uno strumento quasi diabolico…
BAMBINI DI BIBBIANO: LE TERAPIE “HANSEL E GRETEL” CON ECO NO-GENDER. Promosse anche dalla Suora PD
Fu infatti il Giudice delle Indagini Preliminare nei provvedimenti di misure cautelari a riferire dei “falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati con gli elettrodi di quella spacciata ai bambini per macchinetta dei ricordi”. Si tratta del Neurotek, un apparecchio inventato negli Usa che trasmette impulsi elettromagnetici al bimbo al fine di sollecitargli rivelazioni spontanee. L’utilizzo di questo macchinario non è assolutamente contemplato nel sistema sanitario italiano, tantomeno su minori ancor più fragili ed impressionabili perché strappati ai genitori.
In sede di udienza preliminare «Federica Anghinolfi potrà esercitare appieno il suo diritto di difesa. Questo avverrà finalmente davanti ad un Giudice in Tribunale e non in piazza o sul web, come purtroppo è accaduto sino ad ora», scrive l’avvocato Rossella Ognibene, legale dell’ex responsabile dei Servizi sociali dell’Unione Val d’Enza reggiana, una delle figure chiave dell’inchiesta “Angeli e Demoni” sugli affidi.
«In quella sede affronteremo, tra l’altro e in prima analisi, tutte le anomalie delle accuse rivolte alla dottoressa Anghinolfi. Sarà un Tribunale a valutare accuse e difese e sarà la decisione di un giudice a stabilire l’eventuale rinvio a giudizio che, nel caso, darà luogo a un legittimo processo nella aule di Giustizia», prosegue la difesa secondo quanto riportato dal quotidiano Repubblica.
LE REAZIONI DEI POLITICI E I FASCICOLI SPARITI
La notizia ha scatenato i commenti dei big di centrodestra sull’onda della campagna ‘Parlateci di Bibbiano’, cavallo di battaglia della candidata leghista per l’Emilia Romagna, Lucia Bergonzoni (poi comunque sconfitta alle elezioni regionali) come riporta l’Agenzia Giornalistica Italia (AGI).
“FORTETO E BIBBIANO: ORRORI ANNUNCIATI NEL SOLCO DELLA CULTURA DI SINISTRA”
Il leader della Lega, Matteo Salvini, afferma: «Quello che a sinistra è stato definito un semplice raffreddore ha prodotto 24 richieste di rinvio a giudizio. Su Bibbiano attendiamo le sentenze, come è giusto che sia, ma dal Pd e dintorni dovrebbero farsi un esame di coscienza per l’arroganza e la superficialità con cui hanno liquidato il dolore di troppe famiglie».
Giorgia Meloni (FdI) rincara: «Le 24 richieste di rinvio a giudizio della Procura di Reggio Emilia nell’inchiesta “Angeli e Demoni” confermano che la nostra battaglia per chiedere verità e giustizia non era campata in aria. La sinistra ha tentato in tutti i modi di minimizzare e insabbiare lo scandalo Bibbiano. Gli atti giudiziari dimostrano che non è così. Continueremo a chiedere condanne esemplari per gli orchi che hanno rubato i bambini dalle loro famiglie per guadagnarci sopra».
Per Anna Maria Bernini, Presidente dei senatori di Forza Italia, «Occorre che le responsabilità siano accertate una a una, perche’ cosi’ deve agire uno Stato di diritto, di fronte a vicende che hanno distrutto intere famiglie. E perchè è solo dalla verità piena che si potrà ripartire per impedire che fatti simili si ripetano».
Si tratta della stessa preoccupazione esternata nei mesi scorsi da vari esponenti di associazioni di tutela dei bambini ma anche dagli avvocati dell’Ordine di Reggio Emilia che, tramite il loro presidente Celestina Tinelli, hanno inviato un esposto al CSM, denunciando gravissime irregolarità avvenute nel Tribunale dei Minorenni di Bologna, competente per territorio anche su Bibbiano. Ecco la conferma di quanto segnalato nell’incipit dell’articolo dall’avvocato Francesco Miraglia che tutela alcune parti offese.
“MIA FIGLIA DEVASTATA DAGLI PSICOFARMACI, SEGREGATA E COSTRETTA AD ABORTIRE DALLO STATO”
Tra le più sconcertanti magagne si segnalarono i casi di interi fascicoli sugli affidi dei bambini spariti dal Palazzo di Giustizia bolognese in quell’Italia dei misteri giudiziari, dove, in tutt’altro luogo e periodo, a Palermo il 19 luglio 1992, sparì persino l’agenda rossa del magistrato Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia in un attentato esplosivo su cui non è ancora stata fatta completa chiarezza. Per quale motivo?
Per «uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana» come scrissero i giudici nella sentenza di primo grado del processo Borsellino quater, dopo che in precedenza erano stati condannati all’ergastolo sette innocenti. Ora sono ancora in corso al Tribunale di Caltanisetta le udienze nei confronti dei tre poliziotti accusati delle manipolazioni della confessione di un pentito in merito. Per i due PM indagati, invece, è già stato chiesta l’achiviazione…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI PRINCIPALI
GOSPA NEWS – INCHIESTE MINORI – PEDOFILIA
GOSPA NEWS – INCHIESTE GIUSTIZIA – MAFIA
DEPISTAGGIO SULL’ATTENTATO A BORSELLINO: INDAGATI DUE PM DEL POOL