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MALA-GIUSTIZIA, FEDE ARRESTATO A 89 ANNI, VERI CRIMINALI LIBERI: Carminati a casa, Mesina fuggiasco

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

«Chi può credere che io abbia potuto far prostituire delle ragazze con Berlusconi? Alcune di queste io non le conoscevo neanche. Le due ragazze di Torino le ho viste una volta nella vita. Mah. Davvero non voglio aggiungere altro».

Emilio Fede commentò così la sentenza della Corte di Cassazione che lo condannò a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento e induzione alla prostituzione in relazione ai festini di Arcore. Alla luce del recente scandalo sulla condanna per frode fiscale di Silvio Berlusconi pilotata dai giudici per eliminarlo politicamente tutte le sentenze contro l’entoruage del fondatore di Mediaset dovrebbero essere soggete ad una revisione per il contesto di persecuzione politica in cui maturarono.

Invece per quella sentenza Fede lo scorso 23 giugno è stato arrestato a Napoli per evasione dagli arresti domiciliari. Stava cenando sul lungomare con la moglie, l’ex senatrice Diana De Feo, in occasione del suo 89esimo compleanno. Fede non avrebbe atteso l’autorizzazione del giudice di sorveglianza per trasferirsi da Milano a Napoli (già deliberata ma non ancora depositata). Fede avrebbe comunicato il suo spostamento ai carabinieri di Segrate.

La vicenda assume una rilevanza sinistra se si compara questa storia a quella di Grazianeddu e Massimo Carminati, due criminali incalliti entrambi in libertà che divengono il simbolo di una mala-giustizia italiana ormai vergognosamente comprovata dallo scandalo PalamaraGate con gli intrighi tra alcuni esponenti della magistratura e politici anche all’ombra dei servizi segreti.

Fede è stato per anni l’avvocato difensore mediatico di Berlusconi, bersagliato con più di 500 perquisizioni e relative indagini che avrebbero stroncato la carriera politica di qualsiasi italiano. Alla fine il primo è rimasto incastrato per le festicciole con sesso alluso (ma mai provato al di là di ogni ragionevole dubbio) di cui furono protagoniste consenzienti e navigate ragazze di facili costumi. La prostituzione è comunque un reato se coinvolge una minoenne come la 17enne Ruby Rubacuori che ricevette 6milioni di euro dall’ex presidente del Consiglio…

PALAMARA-GATE – 2. Al PM scelto da MONTI e RENZI l’inchiesta sulle TOGHE ROSSE del “Cerchio Magico” PD. Inciucio M5S, FI e LEGA al CSM

Berlusconi, per quanto corresponsabile del fallimento dell’Italia, fu cacciato dal Senato dopo la condanna per frode fiscale che oggi si scopre essere stata “costruita” ad hoc da toghe nemiche grazie alla Legge Severino predisposta da Mario Monti con l’aiuto di Raffaele Cantone, già nominato da Matteo Renzi presidente dell’ANAC, l’Autorità Nazionale Anticorruzione e destinato dal Consiglio Superiore della Magistratura travolto dagli scandali a guidare la Procura di Perugia che ha in mano la scottante inchiesta sul PalamaraGate.

ITALIA SUL LASTRICO PER COLPA DI QUESTI TRE

In un paese dove tutti i delinquenti finiscono in galera o agli arresti domiciliari (Fede ha ottenuto questa concessione per le sue patologie) questo rigore della giustizia sarebbe sacrosanto e non dovrebbe muovere a clemenza nemmeno la memoria che l’ex direttore del TG4 fondò Studio Aperto aprendo la strada ai telegiornali delle tv private a colpi di scoop clamorosi come quello dell’inizio della prima Guerra del Golfo.

https://www.gospanews.net/2019/07/21/mafia-appalti-poteri-occulti-falcone-e-borsellino-uccisi-per-linformativa-caronte/

Invece ci troviamo in quella penisola che solo gli idioti non sanno essere stata condizionata dalla massoneria anglosassone, dalla mafia e dai servizi segreti militari americani e britannici della CIA e dell’MI6 come palestato dall’inchiesta sul piano Gladio – Stay Behind.

Ecco perché capitano curiose vicende come quella di Grazianeddu. Il sardo Graziano Mesina, anche grazie ai suoi 11 anni in meno di Fede, venerdì 3 luglio è riuscito a rendersi uccel di bosco prima che le forze dell’ordine piombassero a cercarlo per dare esecuzione all’ordine di cattura conseguente alla sua condanna definitiva a 30 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupecacenti.

PALAMARA-GATE – 4. NEL MIRINO 10 TOGHE ROSSE. Intrighi col “Cerchio Magico” Napolitano-Renzi e l’OBAMA-GATE su 007 e vaccini Gates-Soros

La storia di Mesina, l’ex primula rossa del Supramonte ritenuto il principale esponente del banditismo sardo specializzato nei sequestri di persona, è esemplare nel descrivere lo stato di degenerazione in cui versa la giustizia in Italia inducendo a ritenere, come PalamaraGate comprova, che non ci siano stati soltanto errori o sviste giudiziarie ma qualcosa di peggio…

 

IL BANDITO SARDO GRAZIATO E’ ORA LATITANTE

«Il “Re del Gennargentu” Graziano Mesina tra evasioni (22 di cui 10 riuscite), una Grazia Presidenziale concessa nel 2004 da Azeglio Ciampi, permessi e permessi speciali è riuscito a “dilazionare” i circa 50 anni di carcere che avrebbe dovuto scontare per la somma di tutte le condanne ricevute. Dai numerosi sequestri di persona ai tentati omicidi, dai traffici di armi e droga e via discorrendo fino all’ultimo, fortuito. incidente giudiziario che potrebbe regalargli la definitiva libertà nonostante l’ultima condanna a 30 anni per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio internazionale di droga del 2018» scrive il sito Notte Criminale riportando poi un eloquente riflessione della direttrice dell’Unione Sarda Maria Francesca Chiappe.

«E’ la storia di Graziano Mesina, non diversa da quella di tanti pezzi da 90 della criminalità che ad un certo punto della vita hanno avuto l’occasione di redenzione e non l’hanno carpita al volo, malviventi che “stranamente” ottengono il perdono dallo Stato e lo utilizzano come volàno per nuove imprese fuori legge. Ma Il punto è un altro, la domanda (retorica) è: perché il processo non si è concluso nei tempi previsti?».

Il detenuto Graziano Mesina, fotografato mentre esce dal carcere di Voghera dopo aver ottenuto la grazia dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel 2004

Grazianeddu è potuto scappare per l’ennesima volta perché il 7 giugno 2019 tornò a vivere ad Orgosolo da cittadino libero, con il solo obbligo di firma in caserma, dopo sei anni di carcere per il suo coinvolgimento nel traffico di droga che ne aveva determinato l’arresto da parte della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Cagliari nel 2013.

Ma la giustizia che corre spedita contro i festini di Arcore è andata a rilento per Mesina che fu scarcerato tra infinite polemiche per decorrenza dei termini di custodia cauterale in attesa della sentenza di Cassazione che ha confermato l’altro giorno la sua condanna a 30 anni.

 

CARMINATI LIBERATO PER LA MAFIA INESISTENTE

Facile collegare questa vicenda di mala-giustizia con un’altra assai similare. «Il “quarto re di Roma”, per la smania di soldi e di potere nella capitale. “Er cecato”, per aver perso un occhio durante un conflitto a fuoco con la polizia. Il «Nero» di Romanzo criminale, per il suo passato di terrorista di estrema destra nei Nar. Tre modi per definire Massimo Carminati, che ieri mattina è uscito dal carcere di Oristano per decorrenza dei termini, ma che da oggi ha l’obbligo di dimora nella sua casa a Sacrofano, provincia di Roma. Insieme con l’obbligo di dimora gli è stato notificato anche il divieto di espatriare. La limitazione nei suoi confronti è stata ordinata stamani dalla Corte d’appello di Roma, per scongiurare il pericolo di fuga. Si ricorda a proposito la sua rocambolesca fuga nel 1981, quando cercò di oltrepassare il confine svizzero e perse un occhio in un conflitto a fuoco».

 

Questa sintesi è stata fatta dal quotidiano La Stampa lo scorso 17 giugno quando Carminati, divenuto famoso anche per l’assalto al caveau della banca interna al Tribunale di Milano e il prelievo di dossier delicatissimi sulle toghe, è tornato in libertà grazia a due parole magiche cancellate dai giudici della Cassazione: mafia capitale.

GIUSTIZIA SFATTA: BOSS DELLA ‘NDRANGHETA LIBERO. TOLTO IL CARCERE DURO A CARMINATI

«C’è voluto quasi un anno per comprendere i motivi per cui la Cassazione nell’ottobre del 2019 decise che l’organizzazione capeggiata da Salvatore Buzzi e Massimo Carminati non era mafia. smontando l’impianto accusatorio della procura di Roma. In mattinata, a 8 mesi dal verdetto degli Ermellini, è finalmente arrivato il deposito delle motivazioni. Le pagine a sostegno della tesi della suprema corte sono 379» scriveva Repubblica pochi giorni prima, il 12 giugno.

“L’associazione mafiosa non è un reato associativo puro – scrivono i magistrati nelle carte – e per la configurazione del reato di 416bis è necessario che il gruppo abbia fatto un effettivo esercizio, un uso concreto della forza di intimidazione, non essenso sufficiente un semplice “dolo” di farvi ricorso: occorre che il sodalizio dimostri di possedere detta forza e di essersene avvalso”.

MAFIA CAPITALE, BAOBAB & MIGRANTI

«Al netto quindi di singolo episodi in cui Carminati, ad esempio, minaccia l’ad di Eur spa Riccardo Mancini di farlo strillare come un’aquila se non avesse assecondato i suoi desiderata e quelli di Buzzi, la maggior parte dei politici e dei funzionati implicati nell’inchiesta, non hanno avuto bisogno di essere intimiditi. Bastava corromperli per ottenere in cambio l’appalto o la delibera costruita ad hoc» aggiunge il quotidiano romano.

La Corte ha escluso il carattere mafioso dell’associazione contestata agli imputati e ha riaffermato l’esistenza, già ritenuta nel processo di primo grado, di due distinte associazioni per delinquere semplici: l’una dedita prevalentemente a reati di estorsione, l’altra facente capo a Buzzi e Carminati, impegnata in una continua attività di corruzione nei confronti di funzionari e politici gravitanti nell’amministrazione comunale romana ovvero in enti a questa collegati.

MAFIA CAPITALE, BAOBAB & MIGRANTI

Questa sentenza “storica” ha così annullato le condanne della Corte d’Appello dell’11 settembre 2018 nei confronti di Carminati a 14 anni e del suo “socio” Salvatore Buzzi a 18, divenuto famoso per l’intercettazione in cui affermò che il traffico dei migranti rendeva più della droga e fondatore del centro abusivo per immigrati Baobab (chiuso dalle autorità di pubblica sicurezza su indicazione dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini).

Siccome l’aggravante mafiosa è stata ritenuta infondata dalla Cassazione le pene vanno rideterminate e pertanto il processo ritorna in Appello. Ciò ha portato alla scadenza dei termini di custodia cautelare come per Grazianeddu ora latitante internazionale, mentre Carminati e Buzzi restano liberi in attesa della sentenza o di un viaggio in Amazzonia… Ma Fede rimane in stato di arresto per aver aiutato, nella peggiore delle ipotesi, delle pecorelle smarrite in cerca di notorietà sulla via di Arcore.

LA FINESTRA PROIBITA A FEDE MA NON A LUCANO

«E’ stato terrorizzante. Mi sono venuti ad arrestare per evasione perché non ho atteso le disposizioni per i servizi sociali. In un ristorante si sono presentati un capitano dei carabinieri, peraltro gentilissimo, con tre militari, come fossi il peggiore dei delinquenti» ha commentato all’Ansa, Emilio Fede.

Emilio Fede alla Nuvola di Fuksas durante la registrazione del programma ‘Lucci incontra Funari’, su Rai 2 il 25 febbraio 2019

«Sei giorni fa, – fa sapere l’ex direttore del TG4 – il Tribunale di sorveglianza di Milano, precisamente il magistrato La Rocca, mi ha comunicato che mi era stata concessa una liberazione anticipata. Sono proprio cose da pazzi, stavo mangiando una pizza con mia moglie ed ero appena arrivato a Napoli».

«Pensi – sottolinea il giornalista – che mi è stato addirittura negato di aprire la finestra. Voglio ricordare che sono caduto e adesso cammino appoggiandomi su un bastone. Immagini quanto posso essere pericoloso. Sono dispiaciuto per la giustizia e per la vita sociale visto che non posso neppure affacciarmi alla finestra».

EX SINDACO RIACE, CASSAZIONE: “NIENTE FRODI”. MA IL GIP LO MANDA A PROCESSO

Mentre a Domenico Lucano, l’ex Sindaco di Riace sotto processo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina quando era agli arresti domiciliari si guadagnò le copertine di tutti i quotidiani esibendo il pugno alzato della mano sinistra.

E quando fu rinviato a giudizio dal Gip del Tribunale di Locri commentò sbigottito: «Sono senza parole. Sono stato rinviato a giudizio anche per i capi di imputazione che la Cassazione ha demolito. Evidentemente quello che vale a Roma non vale a Locri. Ma vado avanti con coraggio, la verità si farà luce da sola».

Probabilmente Fede non è altrettanto bravo ad usare la mano sinistra che come conferma lo scandalo PalamaraGate piace molto anche numerose toghe…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

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ANSA – EMILIO FEDE ARRESTATO

NOTTE CRIMINALE – IL CASO DI GRAZIANEDDU

https://www.gospanews.net/2020/06/27/palamara-gate-4-nel-mirino-10-toghe-rosse-intrighi-col-cerchio-magico-napolitano-renzi-e-lobama-gate-su-007-e-vaccini-gates-soros/

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