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LIBIA: Tobruk autorizza l’intervento armato dell’Egitto contro la Turchia. Italia a rischio invasione jihadista

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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La guerra civile in Libia sta per diventare un conflitto bellico internazionale che potrebbe destabilizzare non solo l’Africa ma l’intero bacino del Mar Mediterraneo. La questione può diventare estremamente pericolosa soprattutto per l’Italia già interessata da continui sbarchi di migranti tra i quali ci sarebbero molti jihadisti infiltrati come evidenziato dai precedenti reportages di Gospa News e segnalato anche dalla diplomazia egiziana al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. 

La Camera dei Rappresentanti di Tobruk che governa la Cirenaica (Libia orientale intorno a Bengasi) ha rilasciato poche ore fa una nota ufficiale riportata su Twitter da vari analisti della crisi libica, tra cui l’esperto di questioni militari Mahmoud Gamal e il giornalista Mohamed Mansour, in cui si dichiara “che l’Esercito Egiziano ha il diritto e l’autorizzazione ad intervenire militarmente in Libia se necessario per proteggere la sicurezza nazionale di entrambi Egitto e Libia”.

Ciò avviene nel momento in cui altre fonti hanno diffuso video sui rinforzi inviati dall’Esercito Nazionale Libico (LNA) del maresciallo generale Khalifa Haftar, leader militare di Bengasi, a supporto di Sirte, la città strategica dell’omonimo golfo ricco di petrolio, minacciata dall’avanzata delle milizie mercenarie impiegate dalla Turchia a supporto del Governo di Accordo Nazionale (GNA) che attraverso il presidente Fayez Al Serray controlla Tripoli e la Tripolitania.

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«Il portavoce dell’LNA Ahmed Mismari sabato ha dichiarato in una comunicato online che i campi petroliferi e i porti del paese sono “chiusi fino a quando gli ordini del popolo libico non saranno attuati”, stabilendo le condizioni per revocare il blocco – riporta Al Jazeera – L’Esercito Libico Nazionale  (LNA) di Khalifa Haftar, comandante militare rinnegato, ha affermato che manterrà un blocco sulla produzione e sulle esportazioni di petrolio, per cui la National Oil Corp (NOC) ha perso $ 6 miliardi di dollari».

L’immagine satellitare con il posizionamento del sistema di difesa aerea turco Hawk di fabbrizazione americana

Ma lo scorso 5 luglio la piccola aviazione di LNA, dotata di alcuni caccia bombardieri fabbricati in Russia (alleata di Haftar come la Francia) ha bombardato l’aeroporto strategico di Al Waitiga, vicino a Tripoli, riconquistato poche settimane dall’Esercito GNA e quindi protetto dai sistemi antiaerei HAWK di Ankara, colpiti proprio nel raid aereo.

Il comunicato ufficiale del Governo di Tobruk che autorizza l’intervento dell’esercito egiiziano

«La situazione in Libia resta brutta, continuiamo a vedere aperte violazioni dell’embargo, intendiamo rafforzare il regime delle sanzioni per una migliore attuazione della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che accrescerebbe anche l’efficacia della nostra operazione Irini».

Questa dichiarazione è stata rilasciata dall’Alto rappresentante della Unione Europea Josep Borrell al termine della riunione con i ministri degli Esteri, poche ore prima che il Governo di Tobruk (Libyan House of Rapresentatives) emettesse il suo comunicato che apre le porte all’intervento dell’Egitto con il rischio che Tunisia ed Algeria si schierino invece dalla parte del governo di Tripoli creando un tremendo scenario di guerra a 260 miglia marine dalla Sicilia, porta per l’Italia e l’UE.

«Le azioni unilaterali della Turchia, specialmente nel Mediterraneo orientale» con le trivellazioni illegali «devono finire» e c’è stato un richiamo ad Ankara per trovare “una soluzione politica” per la crisi libica “nello spirito del processo di Berlino”, ha spiegato Borrell, al termine della riunione con i ministri degli Esteri dell’Ue.

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Di altro tenore la dichiarazione di Roma che si trova nell’imbarazzante situazione di dare un senso “diplomatico” alla stretta alleanza nel campo del mercato bellico tra Italia e Qatar, principale sostenitore e finanziatore dell’aazione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan in Libia, come dimostrato nei precedenti reportages: in particolare in quello sulla Lobby delle armi e quello sui terroristi Hayat Tahrir Al Sham (già AlNusra – AlQeada) curati nell’ospedale militare italiano a Tripoli.

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Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio prende posizione sulla situazione in Libia. «Vanno difesi con i denti» gli asset geostrategici italiani in Libia ha dichiarato il ministro in una intervista al Foglio come riportato dall’Agenzia Giornalistica Italia con un implicito riferimento al gasdotto GreenStream e alla piattaforma di estrazione ENI a Sabrata.

«Il nostro obiettivo è sempre stato quello di creare una soluzione politica globale per le parti libiche, condannando il ricorso all’azione militare. Per questo motivo in questi mesi abbiamo avuto il dialogo come unico strumento di iniziativa politica, e per fare questo abbiamo dovuto mantenere aperti i canali di comunicazione con tutte le parti libiche. Però questo non va confuso con l’equidistanza».

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Proprio oggi a Roma il portavoce del parlamento di Tobruk Aguila Saleh incontrerà le autorità italiane alla ricerca di una disperata mediazione dopo che la Casa dei Rappresentanti della Cirenaica aveva deligittimato l’annuncio di golpe di Haftar nella speranza di trovare un accordo di pace con Tripoli ma ottenendo solo una breve tregua e una risposta ancora più brutale dalle truppe di GNA e Turchia, sostenute dal Deep State NATO, come dimostrato in una precedente inchiesta.

 

IL RISCHIO INVASIONE JIHADISTA PER L’ITALIA

Ciò che non pare preoccupare l’incosciente governo italiano del premier Giuseppe Conte (sostenuto dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle) è l’allarme per gli sbarchi di migranti, alcuni anche positivi al Covid-19, che si sono intensificati con la bella stagione e dopo la riconquista del porto strategico di Sabrata da parte di GNA.

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«Al momento sono pronti a partire dalle coste libiche fra i 5mila e 7mila migranti, ma rappresentano solo la punta dell’iceberg», spiega una fonte del Giornale a Tripoli in un articolo firmato dal reporter di guerra Fausto Bisloslavo, moplto esperto di scenari africani e mediorientali.

«Secondo l’Iom, costola delle Nazioni Unite, a fine giugno si trovavano in Libia 625.638 migranti. Non tutti si riverseranno in massa in Italia, ma si stima che nei prossimi mesi almeno 20mila sono i migranti nelle mani dei trafficanti di uomini o che lavorano con una paga da schiavi con l’obiettivo di raccogliere i soldi per imbarcarsi verso l’Italia» scrive il quotidiano Il Giornale.

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«Nonostante lo stop del Covid, la fine dell’assedio di Tripoli e l’inizio dell’estate hanno segnato un’impennata di arrivi nel nostro paese. Agli 8194 registrati fino a ieri vanno sommati i 5775 intercettati dalla Guardia costiera libica da gennaio a fine giugno e portati a terra. Lo scorso anno, in tutto il 2019, erano arrivati appena 3871. Nei primi 12 giorni di luglio sono sbarcati circa 1300. Nello stesso periodo altri 500 circa sono stati fermati dai tanto criticati guardacoste libici, che fanno il lavoro sporco per noi – aggiunge il giornalista Biloslavo – Una volta riportati a terra i migranti vengono rifocillati dall’Iom e in gran parte lasciati andare finendo di nuovo nel meccanismo perverso dei trafficanti di uomini. I centri di detenzione governativi funzionano a singhiozzo».

Il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha annunciato un viaggio a Tripoli per incontrare il suo omologo Fathi Bashaga ma il rischio di un’escalation militare può compromettere ogni lento e macchinoso sforzo diplomatico per la situazione di illegalità ormai creatasi con l’arrivo delle fazioni jihadiste guidate da ex comandanti di ISIS e Al Qaeda e pagate da Ankara.

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«Le migliaia di migranti pronti all’imbarco si trovano soprattutto ad est di Tripoli a Garabulli e al Qoms e a da ovest fra Zawhia e Zwara», spiega la fonte del Giornale. Il bacino d’utenza dei trafficanti, in gran parte nei lager sotto il loro controllo, è attorno ai 20mila migranti per quest’estate e fino a quando le condizioni meteo permetteranno di attraversare il Mediterraneo» spiega Biloslavo.

«Dopo le avanzate governative sono tornati soprattutto sulla costa da Tripoli fino in Tunisia i vecchi trafficanti di uomini e non mancano nuove leve che hanno annusato il business», rivela la fonte di Tripoli. Il più noto è Ahmed al-Dabbashi detto «Ammu» (lo zio).

«L’Onu lo aveva sanzionato indicandolo come uno dei più grossi trafficanti di esseri umani. E adesso è tornato a Sabrata grazie alla vittoria del governo Serraj garantita dall’appoggio militare turco. Anche Al Gospi, altro boss, è rispuntato sulla costa ad ovest di Tripoli» precisa il giornalista in perfetta sintonia con quanto sostenuto dall’esercito di Haftar.

«Abbiamo un enorme archivio di crimini documentati e abusi commessi da milizie» ha detto Al-Mesmari, aggiungendo che le forze dell’LNA continueranno a svolgere «i loro doveri nella lotta al terrorismo e nella lotta alla criminalità».

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Dopo aver visto quanti attentati, brutali omicidi, stupri e razzie hanno commesso i jihadisti pagati dal presidente turco Erdogan nel Rojava (Nord Est della Siria) e in particolare ad Afrin con la complicità di ex capi dell’ISIS e di Al Qaeda, molti dei quali portati in Libia, non abbiamo alcun dubbio nel credere alle parole del portavoce di Haftar. E nel pensare che il generale della Cirenaica, in questo momento, sia probabilmente il “male minore” per l’Italia e l’Europa.

Questa considerazione giunge anche dal fatto che nei giorni scorsi un ingente quantitativo di anfetamine usate dai kamikaze jihadisti per vincere i freni inibitori nei loro atti terroristici è stato sequestrato a Salerno…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – JIHADISTS REPORTS

GOSPA NEWS – WARZONES REPORTS

AL JAZEERA – BLOCKADE ON OIL WILL CONTINUE

AGI – LA DICHIARAZIONE DEL MINISTRO ITALIANO

IL GIORNALE – ALLARME MIGRANTI PER L’ITALIA

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