di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
I misteriosi casi di avvelenamento di Alexei Navalny e prima ancora dell’ex spia Serghiei Skripal palesano un’unica certezza: il tremendo agente nervino Novichok inventato negli anni 70 in Russia non uccide più come dovrebbe…
Anzi: come arma chimica sembra essere meno pericolosa di quella batteriologica, sfuggita o diffusa, del virus della SARS-2 su cui gli stesis governi che gridano allo scandalo Navalny ignorano persino le rivelazioni degli esperti di intelligence in una macroscopica contraddizione occultata dai media del mainstream.
Non solo. Ammesso e non concesso che entrambi gli attentati siano stati orchestrati dagli 007 della Russia come Europa e NATO hanno subito insinuato con pesantissime accuse, significa che i servizi segreti dello FSB (Federal’naja služba bezopasnosti Rossijskoj Federacii) o gli agenti del GRU (Glavnoe razvedyvatel’noe upravlenie) il Direttorato principale per l’informazione delle forze armate di Mosca, non sanno più portare a termine una loro missione speciale nonostante siano la seconda potenza militare del mondo.
La vicenda ha suscitato perplessità persino sul sito Sicurezza Internazionale dell’Università LUISS, l’ateneo di Roma vicino alla Massoneria e filo-atlantista, che ha dedicato un ampio reportage alle accuse del presidente della Bielorussia Aleksandr Lukashenko in riferimento ad un presunto complotto emerso da una conversazione intercettata tra Berlino e Varsavia, il cui contenuto indica che le informazioni sull’avvelenamento di Navalny sarebbero state falsificate dai servizi segreti polacchi e tedeschi. Sputnik Italia, agenzia del network controllato dal Cremlino, per prima ha reso noti i contenuti.
«Giovedì 3 settembre il capo di Stato bielorusso aveva comunicato al primo ministro russo Mikhail Mishustin che l’intelligence della Repubblica ha intercettato una conversazione tra Varsavia e Berlino, che dimostrerebbe la falsità delle dichiarazioni del cancelliere tedesco Angela Merkel sull’avvelenamento di Navalny. Lukashenko ha anche promesso di consegnare la registrazione ai servizi speciali russi» ha scritto Sputnik.
Il portavoce del presidente russo Dmitry Peskov ha affermato che i servizi speciali russi esaminano i dati trasmessi da Minsk sulla falsità delle dichiarazioni di Berlino riguardo al caso Navalny. “Le informazioni ottenute dai servizi speciali sono state consegnate all’FSB”, ha riferito il canale televisivo di stato bielorusso ONT.
Nella serata di ieri, venerdì 4 settembre, ONT ha reso noto la registrazione audio della presunta conversazione tra Berlino e Varsavia sull'”avvelenamento” dell’oppositore Alexei Navalny, in cui un rappresentante della Germania afferma che confermare “l’avvelenamento” non è così importante, poiché in guerra “tutti i metodi sono buoni”.
“Tutto sembra procedere secondo i piani. I materiali su Navalny sono pronti. Verranno trasferiti all’amministrazione del cancelliere. Attendiamo la sua dichiarazione”, dice un interlocutore tedesco.
“E’ sicuro che l’avvelenamento viene confermato?”, chiede un rappresentante di Varsavia.
“Senti, Mike, in questo caso non è così importante (…) C’è una guerra in corso (…) E durante una guerra, tutti i metodi sono buoni”, risponde il rappresentante di Berlino.
Nessuno ha ancora risposto ufficialmente a queste pesantissime accuse di Lukashenko, bersagliato da gravi contestazioni di piazza dopo la recente riconferma alle elezioni presidenziali con l’80 % dei voti in una dinamica che rievoca la Rivoluzione delle Rose di Tiblisi e quella Arancione di Kiev, entrambe orchestrate dal sedicente centro di non violenza Canvas di Belgrado finanziato dalla Central Intelligence Agency per i regime-change nel mondo come si è evidenziato nel precedente reportage sulle rivolte in Libano e Hong Kong.
L’eventualità di un complotto dello stesso Deep International State che finora ha sostenuto Navalny, senza grandi risultati di destabilizzazione in Russia, si regge quindi su ben più moventi di quelli che potrebbe avere il presidente russo Vladimir Putin nel legittimare un’operazione così grossolana e compromettente sul piano internazionale.
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Sono numerose, infatti, le questioni scottanti per la NATO, ed i potentati massonico-finanziari-militari sovranazionali del Deep State, in riferimento al ruolo internazionale della Russia: agli ormai cronici affari in Siria, Ucraina e Libia si sono aggiunte le problematiche inerenti il riavvicinamento tra Mosca e Washington dopo la collaborazione tra Putin e il presidente americano Donald Trump sull’emergenza Covid-19, le tensioni a Minsk e la prossima ultimazione del NorthStream 2, il gasdotto fortemente voluto da Russia e Germania ma bersagliato da sanzioni internazionali che rischia di essere la prima vittima eccellente dello scandalo Navalny.
NAVALNY SALVATO DAI MEDICI RUSSI
Com’è ormai noto Alexey Navalny, oppositore di Putin arrestato più volte e per tali ragioni mai autorizzato a candidarsi per entrare nella Duma, il Parlamento russo, il 20 agosto ha avuto un malore mentre era a bordo di un volo diretto a Mosca dalla città siberiana di Tomsk. A seguito di un atterraggio di emergenza nella città di Omsk, è stato ricoverato in ospedale con sospetto avvelenamento come una delle possibili ragioni alla base delle sue condizioni sebbene non siano emerse tracce dai vari test effettuati in Russia ma i riscontri siano affiorati solo dopo il suo trasferimento in Germania.
I medici russi hanno ritenuto che il deterioramento fosse causato da un improvviso calo di glucosio nel sangue di Navalny a causa di uno squilibrio metabolico.
Le perplessità sono state ben evidenziate da un eccellente articolo di Roberto Vivaldelli, esperto di geopolitica de Il Giornale di Milano, in cui ha ripreso le considerazioni del professor Igor Pellicciari, docente di Storia e Politica degli Aiuti Internazionali presso l’Università di Urbino e all’Università Mgimo per le Relazioni Internazionali a Mosca, uno dei maggiori esperti di Russia nel nostro Paese.
«Difficile, nota Pellicciari, che “un Cremlino cauto a non bruciarsi l’immagine in Bielorussia decida contestualmente di esporsi eliminando Navalny”. Né convince l’ipotesi di Mosca mossa dalla voglia di sbarazzarsi del capo dell’opposizione”. In secondo luogo perché il blogger rappresenta “una spina nel fianco”, ma non un “rischio immediato” e il rimuoverlo “avrebbe dei costi molto più alti che tollerarlo come avvenuto in tutti questi anni”» si legge sul quotidiano milanese.
Ma sono le dinamiche del ricovero del dissidente russo ad avvalorare i sospetti di una montatura quale è stata denunciata dal presidente Lukashenko.
«Se Vladimir Putin avesse davvero deciso di sbarazzarsi di Navalny, probabilmente quest’ultimo sarebbe già morto e non sarebbe sopravvissuto al tentativo di avvelenamento. E da come sono andate le cose, le autorità russe hanno fatto davvero di tutto per salvargli la vita – scrive il giornalista Vivaldelli – Ciò che colpisce, sottolinea Igor Pellicciari, sono soprattutto le “44 ore di ricovero nell’Ospedale di Omsk”, dove i protocolli medici usati “sono tutt’altro quelli di chi ha l’occasione d’oro per dare il colpo di grazia alla vittima miracolosamente scampata una prima volta all’attacco”».
Innanzitutto, sottolinea il docente, Navalny “arriva in ospedale con tempestività inusuale per la Russia”, in tutto mezz’ora dopo “la richiesta di soccorso inviata dall’aereo in fase di atterraggio”. Non si gioca in sostanza “sul ritardo dei soccorsi, uno degli aspetti logistici più facili da usare in questi case per aggravare la posizione clinica del paziente”.
«Inoltre, durante il suo ricovero, a Navalny “vengono eseguiti numerosi test diagnostici che verranno passati integralmente (e accettati) al team medico tedesco”, permettendo loro di guadagnare tempo ed “avere un’anamnesi completa del paziente, tracciandone l’intera dinamica clinica”. Nello specifico, si tratta di 8 esami del sangue biochimici e 11 test di emogasanalisi, 6 esami del sangue generali, 5 elettrocardiogrammi, 25 test del glucosio; 4 test generali delle urine, nonché di una risonanza magnetica» scrive Il Giornale.
A questo si aggiunge il fatto che appena il blogger russo giunge nell’ospedale di Omsk, viene subito “trattato con iniezioni di atropina che ne stabilizzano la posizione a tal punto che il team medico tedesco continuerà a usare lo stesso farmaco, riconoscendone l’efficacia”. Elementi che fanno dunque supporre che dietro l’avvelenamento di Navalny non ci sia la mano del Cremlino.
Le condizioni del politico ed attivista russo Aleksey Navalny continuano a rimanere serie, ma i sintomi degli inibitori della colinestarasi stanno affievolendosi. A rivelarlo, in un post su Twitter, è la clinica Charite, dove l’oppositore russo è ricoverato dallo scorso 22 di agosto.
“Aleksey Navalny è in cura presso lo #charitéberlin dallo scorso fine settimana. Le sue condizioni sono stabili. Ci sono stati dei miglioramenti nei sintomi causati dagli inibitori della colinestarasi. Navalny continua ad essere trattato in un reparto di terapia intensiva, dove è tenuto in stato di coma indotto e rimane attaccato ad un ventilatore meccanico. Sebbene le sue condizioni rimangano serie, la sua vita non è in pericolo immediato”, si legge nel tweet della clinica.
SKRIPAL GUARITO DAL MISTERIOSO NOVICHOK
Come riporta Inside Over, Navalny sarebbe stato colpito dal NoVichok, un agente nervino da tre a 10 volte più letale del VX, sviluppato in Unione Sovietica tra il 1970 e il 1980 nell’ambito di un programma rinominato “Foliant”, del quale poco si sapeva fino all’avvelenamento di Skripal, e che secondo le poche informazioni divulgate è stato sviluppato nell’impianto chimico di Pavodrsk (attuale Kazakistan) per poi attendere una Guerra fredda che non si è mai “riscaldata” in un deposito militare di massima sicurezza.
Sergei Skripal, ex-agente del Gru, dopo l’esilio in Inghilterra, aveva cominciato a collaborare con i servizi segreti britannici che hanno poi garantito a lui ed alla figlia una nuova identità in Nuova Zelanda. Anche in quel caso i sospetti si erano indirizzati «verso il palazzo della Palazzo della Lubjanka, un tempo sede del Kgb, oggi Fsb, e verso il Palazzo del Cremlino, dove Vladimir Putin potrebbe restare al potere fino al 2036».
Ma due anni fa Il Sole 24Ore pubblicò un reportage assai dettagliato da cui emergevano parecchi dubbi sul presunto avvelenamento di Skripal e della figlia Yulia, guariti miracolosamente in pochi giorni da una condizione critica che sembrava compromessa proprio perché contro il Novichok non vi sono antidoti.
«L’appartenenza del gas nervino di tipo militare alla famiglia dei “Novichok”, confermata dagli inquirenti con grande rapidità, è l’elemento centrale da cui partono le accuse di Londra nei confronti della Russia. In russo novichok significa “novellino”. Una sostanza molto complessa da sviluppare e da gestire, dicono le autorità britanniche, riconducibile per questo solo a uno Stato sovrano. Ma proprio su questo fronte la versione ufficiale di Londra ha suscitato perplessità tra la comunità degli scienziati britannici» scriveva il quotidiano finanziario più importante d’Italia.
«A partire dagli esperti governativi del laboratorio militare di Porton Down, presso Salisbury, incaricati delle analisi: malgrado il gruppo dei Novichok sia stato messo a punto in Unione Sovietica tra gli anni 70 e 80, hanno spiegato, il gas potrebbe essere stato sviluppato in diversi altri Paesi. Smentendo il governo britannico e in particolare il ministro degli Esteri Boris Johnson, il responsabile di Porton Down, Gary Aitkenhead, ha chiarito che non è nelle facoltà del laboratorio identificare il Paese di provenienza del Novichok usato contro gli Skripal, definito da Aitkenhead soltanto come “di un tipo sviluppato in Russia”».
Così il Foreign Office è stato costretto a cancellare un tweet che affermava che Porton Down non aveva alcun dubbio, e che il Novichok in questione era stato prodotto proprio in Russia. Mentre Downing Street insiste: alla certezza della colpevolezza russa si è arrivati grazie a informazioni di intelligence riservate, analizzate insieme ai resoconti del laboratorio.
«Un’approfondita ricostruzione dei gas Novichok è stata scritta da Martin Williams, di Channel 4 News. Ricordando che il primo a parlare dei segreti sovietici dell’agente nervino fu, a partire dal 1991, Vil Mirzayanov, un chimico russo. Che raccontò in dettaglio come l’Urss produceva e teneva scorte dei gas: piccole, ma sufficienti a uccidere centinaia di migliaia di persone. Un novellino più tossico di altri agenti: il governo russo dopo l’attacco di Salisbury ripete che «l’Unione Sovietica o la Russia non hanno mai avuto programmi per sviluppare un agente tossico chiamato Novichok».
Molti accademici, scrisse Channel 4 News, furono molto cauti sul Novichok e sulle affermazioni di Mirzayanov. La stessa Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw) spiegò di non poter confermare le informazioni del chimico russo, ora residente negli Stati Uniti. Non si dubita che la famiglia dei gas Novichok esista: ma a differenza dei gas Sarin o VX, che possono essere catalogati con precisione, i Novichok sono un gruppo ampio e non composizioni chimiche specifiche. Ottenuti, spiega Peter Cragg dell’Università di Brighton, dalla reazione di due molecole che non appaiono nella lista della Convenzione internazionale sulle armi chimiche.
Così, non essendo specificamente classificato, il gruppo di gas potrebbe essere in mano a più Paesi che non si sentono in obbligo di dichiararlo: «Non posso credere che soltanto la Russia abbia la tecnologia per produrre i Novichok» dichiarò Jerry Smith, ex ispettore di armi chimiche.
«Per essere chiari, molto di ciò che si sa di Novichok è una congettura», spiegava nel 2018 William Atchison, professore di Farmacologia e Tossicologia della Michigan State University. «Si basa sulle limitate informazioni fornite da due chimici russi, uno un disertore e l’altro accidentalmente avvelenatosi con una sostanza al Novichok. È morto, ma non immediatamente. E sono i suoi sintomi clinici ritardati ad aver formato la nostra comprensione di ciò che può accadere quando il decesso non è immediato».
NAVALNY AGENTE DEL DEEP STATE DI SOROS
Il capo della NATO Jens Stoltenberg ha condannato l’uso “scioccante” di un agente nervino di livello militare che, ha detto, ha reso ancora più urgente un’indagine “completa e trasparente” da parte della Russia.
Ma chi è davvero Alexei Navalny? Un attivista dei diritti umani osteggiato dal Cremlino nella sua volontà di contrapposizione politica al presidente Putin oppure una costruzione geopolitica-mediatica del Deep International State come furono Eli Khouri, promotore della Rivoluzione dei Cedri del 2005 in Libano e poi divenuto manager in Medio Oriente di uno dei più importanti gruppi mondiali di comunicazione (Omnigroup), o Mustafa Masi Nayyem, il reporter musulmano di origini afghane che diede inizio alle proteste in piazza Euromaidan il 21 novembre 2013 ed il 9 dicembre 2019, come scoperto da Gospa News è diventato vice direttore dell’industria nazionale delle armi Ukroboronprom.
Libano-Iraq: i capi religiosi cristiani benedicono i golpe CANVAS di USA-CIA, Sionisti e Sunniti
C’è un elemento in comune tra questi due personaggi: entrambi sono stati appoggiati dagli attivisti di CANVAS, supportato da USAID, l’agenzia governativa americana ritenuta strumento operativo della CIA per i regime-change, ma anche dal più sfacciato finanziatore dei golpe mondiali e del Nuovo Ordine Mondiale che il Deep State sta costruendo sotto le mentite spoglie di una finta democrazia che di Democratico ha solo il nome dei partiti asserviti alla cospirazione sull’asse Washington-Roma-Bruxelles.
Stiamo parlando del magnate ungherese naturalizzato americano George Soros. Per comprendere il suo ruolo bisogna andare indietro fino al 2006, lo stesso hanno in cui vide la luce in Ucraina Renaissance International, emanazione della Open Society di Soros, che ebbe un ruolo fondamentale nella duplice Rivoluzione Arancione culminata con il massacro di piazza Maidan del 20 Febbraio 2014 perpetrato da cecchini mercenari georgiani, come più volte evidenziato.
In quegli anni un gruppo di oligarchi russi si aggregò intorno a Boris Berezovskij che, «spinto dagli interessi esterni che gli garantivano il potere, tentò di privatizzare, acquistandola, una emittente televisiva con copertura nazionale, Tv-6, fino ad allora statale, al fine di rendere rappresentati gli interessi delle oligarchie e la “cultura” occidentale» riporta un inchiesta de Il Multipolare.
«Per acquistare l’emittente, Berezovskij collabora con una istituzione sovranazonale, l’Open Society Institute di George Soros su mandato di poteri governativi statunitensi. Soros sostiene con fondi e sostegno internazionale la scalata, riuscendo ad aggregare a Berezovskij altri oligarchi del calibro di Abramovich, Deripaska, Malnichenko, Chodorkovskij, ma in particolare uno: Alexander Leonidovich Mamut. Costui è stato CEO della banca di affari internazionali MDM-Bank e fu coinvolto in numerose inchieste, da cui è sfuggito riparando a Londra, riguardanti operazioni di riciclaggio di denaro dalla Russia agli USA attraverso banche situate a New York City, quartier generale di Soros» si legge nel reportage.
«Con l’ingresso di Vladimir Putin nella scena politica e la serrata lotta alle oligarchie da lui innescata, la scalata a Tv-6 non fu possibile e l’iter culminò con la chiusura del canale televisivo nel 2002. Ma i legami tra oligarchi, che nel tempo hanno abbandonato la Russia per fuggire all’estero, non si sono dissolti, così come neppure quelli con le istituzioni paragovernative come la Open Society di Soros – scrive ancora la redazione de Il Multipolare – Infatti nel 2006 Mamut riesce ad acquistare i gruppo editoriale americano Live Journal fondato da Brad Fitzpatrick e principalmente provider di web blog, avente un pubblico internazionale e un consistente successo in Russia. Affidandone la direzione ad Andrew Paulson, un esperto editore e produttore di news media e entertainment , diventano principali autori due blogger: Alexey Navalny e Pavel Senko. I due, accomunati dall’odio verso l’attuale governance russa, avevano già in passato dato vita ad un progetto chiamato Rospil.info avente finalità eversive e chiuso in seguito ad indagini della FSB, il servizio di sicurezza russo».
«Per la manifestazione non autorizzata del 26 marzo a Mosca è stato arrestato Navalny, un oppositore di Putin e blogger provocatore pagato dai vari Soros & company. E’ pro gay, pro immigrazione clandestina, ecc… ma incapace di sostenere un democratico confronto. E’ curioso come peraltro si candidi subito alla presidenza senza aver fatto un minuto di vera politica. Essere dissidente con i mega avvocati e con soldi dei sovversivi oltreoceano non vuol dire saper gestire e governare il più grande paese del mondo. Tutti uniti contro la Russia: unica vera spina nel fianco del loro nuovo ordine mondiale» ha scritto invece Cinzia Palmacci su SapereèunDovere.
«Navalny è cresciuto in una famiglia di tradizione militare e ha intrapreso gli studi in legge. Nel 2006 ha cominciato a essere finanziato dal National Endowment for Democracy statunitense, l’ufficio del Dipartimento in Stato (di fatto una dependance della CIA) specializzato in destabilizzazioni estere e cambi di regime, per un progetto di dibattito giovanile denominato DA!» scrive ancora il dettagliato articolo in cui si menzionano gli intermediari politici e finanziari con le amministrazioni Bush e Obama del 49enne russo, forse avvelenato dallo stesso Deep State proprio perché diventato “sacrificabile” come pseudo-martire in un complotto internazionale.
IL COMPLOTTO DENUNCIATO DA LUKASHENKO
“Prima del discorso della cancelliera Merkel, in cui ha detto che volevano chiudere la bocca a Navalny, abbiamo intercettato la conversazione. Si capisce che Varsavia sta parlando con Berlino” – ha detto Lukashenko in un incontro con il primo ministro russo Mikhail Mishustin. Li ha intercettati la nostra intelligence militare radioelettronica. Poiché ai confini occidentali della Bielorussia stanno schierando unità militari e, ovviamente, stiamo conducendo uno scontro con la NATO nella sfera radio-elettronica”.
Queste frasi sono riportate con risalto dal già citato sito Sicurezza Internazionale dell’Università massonico-atlantista LUISS che sembra l’unico media a voler vederci chiaro nello scandalo.
“Abbiamo intercettato una conversazione interessante, che prepareremo e spediremo all’FSB e che indica chiaramente che si tratta di falsificazione. Non c’è stato avvelenamento di Navalny” – ha aggiunto Lukashenko, invitando Mishustin a leggere il documento dei servizi bielorussi
“Pertanto, penso che il direttore dell’FSB Bortnikov e il direttore dei servizi segreti esteri Naryshkin abbiano bisogno di capire seriamente questa situazione. Trasmetteremo sia la voce registrata che il testo, in modo che tutti coloro che sono coinvolti possano capire. “Uno dice anche: ‘Inoltre, nel prossimo futuro hanno le elezioni nelle regioni della Russia’. Cioè, sanno che ci sono elezioni in Russia e hanno bisogno di fango per procedere con i loro sporchi trucchi” – ha aggiunto Lukashenko.
Secondo Lukashenko, Varsavia e Berlino hanno discusso della falsificazione dell ‘”avvelenamento” di Navalny per “scoraggiare Putin dal ficcare il naso negli affari della Bielorussia”. Il leader bielorusso ha citato diverse frasi della presunta conversazione. “Un gruppo di specialisti, a quanto ho capito, ha preparato i fatti per l’amministrazione Merkel, e forse anche la dichiarazione che ha fatto la cancelliera. Lo hanno fatto – cito testualmente: ‘Per scoraggiare Putin dal ficcare il naso negli affari della Bielorussia’.
Alle tensioni a Minsk contro il presidente bielorusso, lo Zar di Mosca ha risposto offrendo tutto l’aiuto possibile anche in termini militari per resistere alle pressioni esterne esercitate soprattutto della Lituania, avamposto della Nato.
A metà agosto «numerosi camion Ural e KamAz senza numero di targa o altri segni distintivi, sono stati notati durante la giornata di ieri sulle autostrade che congiungono Mosca alla Bielorussia. I camion sono identici alle macchine in forza alla Rosgvardija, la guardia nazionale russa. I mezzi si dirigevano verso la frontiera bielorussa, secondo le conclusioni del gruppo Conflict Intelligence che ha analizzato i video fatti circolare sui social media» ha scritto Asia News.
L’IPOCRISIA BRITANNICA SUGLI ATTACCHI CHIMICI
“L’avvelenamento di Alexei Navalny ha scioccato il mondo” e il Regno Unito intende dare il suo contributo per assicurare che i responsabili siano puniti e che “giustizia sia fatta”. Lo scrive via Twitter il premier Tory britannico, Boris Johnson, intervenendo per la prima volta sul caso dell’oppositore russo ricoverato attualmente in Germania.
Il caso che ha suggerito in Occidente paragoni con la fatale intossicazione al polonio perpetrata a Londra a suo tempo contro l’ex ufficiale del Kgb Aleksandr Litvinenko e con il più recente tentativo d’avvelenamento, attribuito a una dose di agente nervino di tipo Novichok, dell’ex spia doppiogiochista Serghiei Skripal: episodi ricondotti entrambi dalle autorità del Regno “con alta probabilità” a presunti ordini del Cremlino.
E’ davvero imbarazzante leggere queste dichiarazioni del primo ministro di Londra sullo scandalo Navalny che pare orchestrato ad arte per destabilizzare i rapporti tra Europa e Russia.
Lo è per ben tre motivi. Perché il Regno Unito ha messo la parola fine all’inchiesta internazionale sulla morte di Dag Hammarskjold, l’ex Segretario dell’ONU scomparso 58 anni fa in un incidente aereo divenuto sempre più sospetto ad ogni desecretazione di documenti. Il Commissario dell’Informazione (Information Commissioner Office – ICO) ha infatti negato l’apertura degli archivi dell’intelligence britannica sulla strage, come richiesto dal giudice africano incaricato dall’ONU e sollecitato dagli attivisti diplomatici del United Nation Association Westminster, senza che il premier Johnson dicesse una sola parola.
E’ sconcertante perché l’avvelenamento di Navalny sembra interessare a Londra più dei 41.537 decessi di cittadini britannici causati dalla pandemia SARS-2 che l’ex direttore del controspionaggio britannico MI6, Richard Dearlove, ha sostenuto essere stata causata da un virus costruito in laboratorio a Wuhan, come dimostrato con tanto di ricerche scientiche nei 29 reportages di Gospa News sul WuhanGates.
DOUMA: MASSACRO JIHADISTA CON ARMI CHIMICHE SU 35 VITTIME LEGATE
E’ altresì vergognoso che BoJo si indigni per l’uso delle armi chimiche visto che il famoso attacco di Douma, in Siria, in parte finto, in parte tale da uccidere bambini risultati legati prima della contaminazione, sarebbe stato preparato dai White Helmets della Difesa Civile Siriana, addestrati dall’ex ufficiale militare dell’intelligence britannica James Le Mesurier (trovato morto in circostanze misteriose a Istanbul nel novembre 2019, legati ad Al Nusra-Al Qaeda e accusati dalla Russia e dalla Siria davanti all’ONU di essere trafficanti di organi umani, come evidenziato da recenti agghiaccianti video.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES
GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE
GOSPA NEWS – INCHIESTE LOBBY ARMI
SPUTNIK ITALIA – LE INTERCETTAZIONI SCOTTANTI
IL GIORNALE – NAVALNY SALVATO DAI RUSSI
INSIDE OVER – I SOSPETTI SUI SERVIZI SEGRETI RUSSI
https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2020/09/04/lukashenko-caso-navalny-montatura-dei-servizi-tedeschi-polacchi/
IL SOLE 24ORE – I DUBBI SUL CASO SKRIPAL
IL MESSAGGERO – IL MISTERO NOVICHOK
IL MULTIPOLARE – OLIGARCHI, SOROS E NAVALNY
https://www.sapereeundovere.com/le-spallate-di-soros-contro-putin/
ASIA NEWS – CAMION RUSSI IN BIELORUSSIA