di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
«I querelanti non dichiarano un reclamo a cui hanno diritto per la testimonianza al Gran Giurì che cercano. Per quanto riguarda la presentazione della petizione modificata a un Gran Giurì, i querelanti non hanno articolato un danno sufficiente per soddisfare i requisiti di legittimazione. Inoltre, i querelanti non dichiarano di avere il diritto del Primo Emendamento di presentare una petizione direttamente al Gran Giurì. Di conseguenza, questo caso deve essere archiviato».
Questa è la risposta con cui l’8 maggio 2020 Alexander J. Hogan, assistente procuratore di Geoffrey S. Berman, Procuratore del Distretto Meridionale di New York che l’ha presentato, ha rifiutato di aprire un’indagine incentrata sulla petizione del Lawyers ‘Committee for 9/11 in riferimento a un’inchiesta sul procuratore degli Stati Uniti per denunciare i crimini federali al Grand Jury.
Il grand jury rappresenta, in alcuni ordinamenti di common law americana e anglosassone, una particolare giuria chiamata a stabilire se le prove raccolte sono sufficienti per iniziare un processo penale nei confronti di una persona.
Con motivazioni formali e non sostanziali, i magistrati del Dipartimento di Giustizia respingono la richiesta di nuove indagini sulla distruzione del complesso del World Trade Center avvenuta durante l’attacco dei due aerei dirottati dai terroristi islamici martedì 11 settembre 2001: in particolare su quello che Richard Gage, AIA (American Institute of Architect) definisce la “pistola fumante”, ovvero il misterioso crollo dell’edificio 7 (video sotto), non colpito da aerei come le due Torri Gemelle.
Ma l’organizzazione no profit Lawyers’ Committee in occasione del XIX anniversario della più grave e occultata strage della storia contemporanea è pronto a replicare con una video conferenza in diretta che si annuncia davvero rovente perchè avrà due relatori di eccellenza, esperti di Sicurezza Nazionale.
Si tratta di Francis Boyle, avvocato per i diritti umani e professore presso l’Università dell’Illinois, che ha redatto la legislazione di attuazione interna degli Stati Uniti per la Convenzione sulle armi biologiche, nota come Biological Weapons Anti-Terrorism Act del 1989, approvata all’unanimità da entrambe le Camere del Congresso degli Stati Uniti e firmata come legge dal presidente George HW Bush.
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Boyle è stato inoltre il primo a ritenere il virus Covid-19 un’arma biologica costruita in laboratorio, così come l’ex direttore del controspionaggio britannico MI 6 Richard Dearlove in seguito.
Alla conferenza, in programma dalle 15 di domenica 13 settembre sul sito di LCfor 911, parteciperà anche William Binney, ex funzionario dell’intelligence dell’Agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti (NSA) e informatore. Si è ritirato il 31 ottobre 2001, dopo più di 30 anni nell’agenzia. Binney è un critico schietto dei programmi di sorveglianza domestica illegale ed è il creatore di Thin Thread, un sistema di sorveglianza che proteggerebbe i diritti alla privacy dei cittadini statunitensi.
Non è ancora noto su cosa verterà l’intervento dei due esperti di diritto e intelligence convocati dal Comitato degli Avvocati per il 9/11 che è presieduto da David R. Meiswinkle, avvocato penalista, ufficiale di polizia in pensione da 23 anni ed ex veterano dell’esercito degli Stati Uniti.
Appare però certo che questa associazione è pronta a dare battaglia perché sia fatta luce sulla verità rimasta sepolta sotto il “ground zero” dover morirono 2.977 persone. Ma soprattutto rimasta nascosta in quei documenti spariti o mai rivelati nonostante numerose richieste tra cui quella di un’altra organizazione in prima linea: quella degli “Architetti & Ingegneri per il 9-11 (AE for 9/11 Truth)” che sostiene le iniziative legali degli avvocati e ha lanciato raccolte fondi per finanziare le azioni di alcuni dei parenti delle vittime che si sono uniti nella battaglia.
«La famiglia di Geoffrey Thomas Campbell – un uomo britannico che è stato ucciso nella Torre Nord del World Trade Center l’11 settembre 2001 – ha annunciato oggi che presenteranno la loro petizione per una nuova inchiesta più tardi questo autunno» si legge nel sito web AEfor911Truth in data 9 settembre.
La loro decisione di posticipare il deposito della petizione dalla data originariamente prevista dell’11 settembre 2020, è dovuta all’emergere di nuove prove aggiuntive che devono essere ulteriormente sviluppate nonché ai vincoli di programmazione di alcuni periti.
«In occasione del 19 ° anniversario di quel giorno orribile, la famiglia Campbell è più fiduciosa che mai che la vera causa della morte di Geoff sarà finalmente stabilita in un tribunale, aprendo la strada alla vera giustizia per l’11 settembre».
Da una parte ci sono le molteplici prove esibite da loro in relazione a plurime esplosioni precedenti agli impatti degli aerei, evidenziate anche nei numerosi reportages sul massacro del World Trade Center dal Senior Editor di Veterans Today, Gordon Duff, esperto internazionale di intelligence.
Dall’altra c’è il muro di gomma del Deep State all’interno delle istituzioni che ritengono sufficienti le conclusioni delle inchieste giudiziarie e del Congresso e non ritengono necessari ulteriori approfondimenti. Tra questi c’è la Corte Distrettuale del Columbia Disttrict (Washingto D.C.) che il 2 ottobre 2019 ha respinto la causa civile intentata dal Lawyers Commitee contro la Federal Bureau of Investigation nel marzo 2018 in riferimento alle presunte omissioni nelle indagini.
Ma proprio nelle scorse settimane è arrivata anche la secca risposta del National Institute of Standards and Technology (NIST) in relazione al rapporto sulla “pistola fumante” che secondo architetti e ingegneri sarebbe la prova di un’esplosione controllata.
Senza la pretesa di voler scrivere in un solo articolo una ricostruzione esauriente su quanto accaduto nel settembre 2001, in onore delle vittime vogliamo però riportare i contenuti delle azioni legali e alcune importanti rivelazioni diffuse negli ultimi anni da Veterans Today, affinchè i lettori si chiedano se “i querelanti non hanno articolato un danno sufficiente per soddisfare i requisiti di legittimazione” come sostenuto dai procuratori di New York che hanno archiviato il caso.
LA PETIZIONE DEL COMITATO AVVOCATI
«Nella petizione, il Comitato degli Avvocati spiega che il procuratore degli Stati Uniti è legalmente tenuto a presentare le prove sottoposte a un gran giurì» si legge nel riepilogo del reclamo.
«La petizione di 52 pagine, accompagnata da 57 reperti, presenta ampie prove scientifiche e di testimoni oculari dell’uso di esplosivi per distruggere tre edifici del WTC l’11 settembre, tra cui:
1) Analisi di laboratorio scientifico indipendente di campioni di polvere WTC che mostrano la presenza di esplosivi ad alta tecnologia e / o incendiari sotto forma di termite o termate (TH3 variante militare dell’altra – ndr).
2) Testimonianza di numerosi vigili del fuoco di New York che sono stati i primi soccorritori dell’11 settembre che hanno sentito suoni di esplosioni e hanno visto esplosioni l’11 settembre al WTC simili a demolizioni controllate, e alcuni hanno riferito di aver visto ferro fuso come in una fonderia.
3) Testimonianze e analisi scientifiche di numerosi architetti, ingegneri, fisici e chimici che dimostrano in modo conclusivo che le torri gemelle del WTC e l’edificio 7 del WTC sono stati abbattuti mediante l’uso di esplosivi e incendiari, non da impatti di aeroplani o dal conseguente carburante per aerei e dagli incendi .
4) Analisi di esperti sulle prove sismiche che le esplosioni si sono verificate alle torri del WTC l’11 settembre prima dell’impatto dell’aereo e prima del crollo dell’edificio.
«La Petizione presenta rapporti scientifici e testimonianze che spiegano che la presenza documentata di ferro fuso dimostra che le temperature erano presenti a Ground Zero molto più alte di quelle che il carburante per aviogetti e il contenuto dell’edificio potevano creare quando bruciato, temperature estreme compatibili con l’uso di esplosivi ad alta tecnologia e materiali incendiari chiamati termite – scrive Lcfor9 / 11 – La Petizione presenta anche rapporti scientifici e testimonianze spiegando che la presenza di microsfere di ferro precedentemente fuse, che sono state accertate come presenti nella polvere del WTC in grandi quantità mediante analisi al microscopio elettronico della polvere del WTC i campioni, sia da parte del governo che di scienziati indipendenti, sono scientificamente impossibili sulla base della combustione di carburante per aviogetti e del solo contenuto dell’ufficio, ma ci si aspetterebbe dall’uso di termite».
«Vengono anche presentate prove video che mostrano l’espulsione durante il crollo dei WTC 1 e 2 di elementi in acciaio pesante lateralmente a una certa distanza da questi edifici WTC, cosa che non sarebbe possibile a causa di un crollo dovuto alla gravità. Inoltre, la Petizione rileva che analisi scientifiche, testimonianze oculari e rapporti governativi confermano la solfatazione e la corrosione ad alta temperatura dell’acciaio trovato tra le macerie dopo il crollo delle torri del WTC e del WTC 7, un fenomeno non previsto in un incendio di carburante per aerei e collasso dovuto alla gravità ma coerente con l’uso della termite».
WTC EDIFICIO 7: LA PISTOLA FUMANTE
E’ proprio sul misterioso crollo dell’edificio 7, la pistola fumante della celata cospirazione, che si è concentrata l’attenzione di “Architetti & Ingegneri per la Verità sull’9/11” chiedendo al NIST informazioni dettagliate in merito.
«Architects & Engineers for 9/11 Truth è profondamente deluso nel riferire che venerdì 28 agosto 2020, il National Institute of Standards and Technology (NIST) ha emesso la sua decisione iniziale negando la richiesta di correzione che noi – insieme a dieci membri delle famiglie 9/11 e 88 tra architetti e ingegneri strutturali – presentata il 15 aprile 2020, in merito al rapporto del NIST del 2008 sul crollo del World Trade Center Building 7 (video Youtube)».
«La nostra richiesta descriveva in dettaglio meticoloso otto elementi di informazione nel rapporto Building 7 del NIST che violava il Data Quality Act federale e gli standard di qualità delle informazioni del NIST. Il nostro obiettivo era costringere il NIST a rettificare queste violazioni e così facendo annullare la sua conclusione non supportata che il fuoco fosse la causa del crollo dell’edificio 7 », ha aggiunto in una dichiarazione AE9 / 11Truth.
«Anche una lettura superficiale della lettera del NIST, preparata dal personale della sede del Laboratorio di Ingegneria, rivela che la risposta del NIST è un palese elusione degli argomenti e dei fatti contenuti nella richiesta, scritta con l’intenzione di indurre in errore il lettore disinformato a credere una risposta adeguata sia stata fornita» aggiunge AE9/11Truth.
«Ad esempio, l’unica risposta del NIST alla prima affermazione nella richiesta è quella di descrivere la posizione di una trave chiave e di una colonna in relazione l’una all’altra a temperatura ambiente – il che implica che lo spostamento laterale e lo spostamento laterale della trave erano possibili da questa posizione – quando il NIST sa perfettamente che ciò che conta è la posizione della trave e della colonna l’una rispetto all’altra alle elevate temperature dichiarate dal NIST. Anche l’analisi stessa del NIST mostra che a temperature elevate la trave si sarebbe espansa e sarebbe rimasta intrappolata dietro la piastra laterale della colonna, impedendo così alla trave di allontanarsi che si presume abbia avviato un progressivo crollo dell’edificio».
Sarebbe interminabile riportare nel dettaglio tutti i contenuti del comunicato degli architetti e pertanto segnaliamo il link mentre ci soffermiamo alle considerazioni della stessa associazione in merito all’azione contro l’FBI rigettata dalla Corte federale di Washington.
LA CAUSA CONTRO L’FBI
«La causa della Commissione per la revisione dell’11 settembre dell’FBI è un contenzioso complesso contro il governo federale che comprende una serie di fasi che potrebbero durare fino a due anni. L’obiettivo finale è costringere l’FBI a ricostituire in qualche modo la sua Commissione di revisione dell’11 settembre, valutare le prove note all’FBI ma omesse dal rapporto della Commissione del 2015 e includere tali prove in un nuovo rapporto modificato al Congresso e all’americano. persone »ha scritto AE9 / 11Truth.
«Per la prima volta in assoluto, i membri della famiglia e i sostenitori dell’11 settembre stanno intraprendendo un’azione legale contro l’FBI allo scopo di costringere il Bureau a valutare e riferire le prove della demolizione esplosiva del World Trade Center, nonché altre prove dell’11 settembre senza indirizzo – noi si legge sul Comitato degli avvocati per l’11 settembre – Nel 2015, l’FBI ha pubblicato il rapporto finale della sua Commissione di revisione dell’11 settembre. Il Congresso ha incaricato la Commissione di condurre “una valutazione di qualsiasi prova ora nota all’FBI che non è stata considerata dalla Commissione 11 settembre relativa a qualsiasi fattore che abbia contribuito in alcun modo agli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001”.
«Tuttavia, il rapporto non includeva una valutazione delle prove relative alla demolizione del WTC né una valutazione di molte altre aree di prova note all’FBI.
Ma la Corte distrettuale del Columbia District ha rifiutato la causa nonostante troppi interrogativi ancora aperti sollevati anche da fonti di intelligence come riferito da Gordon Duff su VT che in gran parte collimano perfettamente con le teorie degli avvocati e degli architetti.
Per comprenderlo basta ascoltare tre minuti del video registrato per SGT Report e pubblicato su YouTube il 23 marzo 2019 in merito all’azione legale contro l’FBI. Dal decimo minuto in poi l’architetto Richard Gage non solo fa riferimento alla famosa “pistola fumante” ma parla dei collegamenti con i Sauditi e con gli agenti del Mossad israeliano.
ORDIGNI NUCLEARI NELL’EDIFICIO 7
Sarebbe troppo complesso ricostruire in questo reportage le molteplici connessioni e pertanto ci limitiamo a ricordare alcuni passaggi salienti pubblicati da Veterans Today.
«La distruzione dell’Edificio 7 è stata il risultato di ordigni nucleari installati in serbatoi antincendio Halon da 100 galloni collocati in tutto il complesso nell’ambito di un programma di aggiornamento delle apparecchiature di prevenzione incendi, secondo il rapporto del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti», ha scritto Duff il 5 ottobre 2016.
«Ci sono e ci sono state prove del coinvolgimento dell’Arabia Saudita, anche nella versione limitata e falsa pubblicata nel rapporto dell’11 settembre 2005 o nelle presunte” 28 pagine “mancanti.»
«Rapporti reali mostrano anche che Mohammed Atta, l’ex agente di sicurezza egiziano, allora dell’intelligence saudita, era un pianificatore operativo che operava dal suo appartamento in affitto a Fort Lee. Dove l’occultamento colpisce nel segno è che Atta era sotto sorveglianza da una squadra incaricata di indagare sul terrorismo nucleare contro gli Stati Uniti.
https://www.veteranstoday.com/2018/09/25/the-secret-history-of-9-11/
«Questa squadra, originariamente guidata dall’agente speciale dell’FBI John O’Neill e successivamente dall’agente speciale dell’FBI Mike Dick, che doveva includere lo specialista di armi nucleari Jeff Smith, era centrata a Fort Lee, nel New Jersey, non solo per guardare Atta ma per guardare Atta ei suoi complici, che includevano squadre israeliane che usavano un rifugio a pochi isolati di distanza. Una foto trasmessa da Fox News che elenca l’agente speciale Mike Dick come “armato e pericoloso”, sostenendo che stava minacciando di assassinare i funzionari dell’FBI.
«Questo è l’argomento della vera indagine e le registrazioni di questo, sequestrate dal Dipartimento per la sicurezza interna e trattenute per il rilascio tra 50 anni, raccontano una storia più ampia, che coinvolge profondamente Israele ad ogni svolta, insieme ai traditori del Pentagono.
Quello che possiamo fare ora è aprire le porte ai consulenti legali che perseguono l’Arabia Saudita. Senza quello che c’è qui, a nessun avvocato potranno essere negati documenti che delineano testimoni e prove che, secondo la narrativa popolare di fantasia, non esistono» conclude Gordon Duff su VT.
LE ESPLOSIONI TESTIMONIATE DA 36 REPORTERS
A luglio 2020 lo stesso AE911Truth ha rilasciato un’intervista molto interessante.
«Nell’episodio di questa settimana di 9/11 Free Fall, Ted Walter e Graeme MacQueen si uniscono al presentatore Andy Steele per parlare del loro articolo appena pubblicato,” How 36 Reporters Brought Us the Twin Towers ‘Explosive Demolition on 9/11. ” Con più di 12.000 parole e con 80 spezzoni di notizie separate dall’11 settembre, il giornale getta nuova luce su come i media riferissero la distruzione delle Torri Gemelle prima dell’inizio della narrazione ufficiale ».
Ted Walter è il direttore della strategia e dello sviluppo di AE911Truth. Ha conseguito un master in politica pubblica presso l’Università della California, Berkeley. È l’autore principale di Beyond Misinformation: What Science Says about the Destruction of World Trade Center Buildings 1, 2, and 7.
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«Bene, fondamentalmente questo documento è il risultato di ciò che Graeme e io abbiamo guardato in merito a circa 70 ore di copertura giornalistica dall’11 settembre 2001 e abbiamo presentato i risultati di ciò che abbiamo scoperto. Abbiamo consultato quello che potevamo trovare su Internet, una copertura continua di notizie da circa 11 canali diversi, che vanno dalle principali reti alle notizie via cavo ai canali locali di New York City – in pratica, tutte le organizzazioni di stampa che avevano giornalisti sul campo di vari network» ha detto Walter.
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«E quello che abbiamo scoperto è stato, in modo schiacciante, che la grande maggioranza dei giornalisti che erano lì e che hanno assistito all’evento, hanno percepito che si è trattato di un’esplosione o di un evento basato sull’esplosione. E poi i giornalisti che erano a terra a parlarne nei minuti e nelle ore successive, l’hanno definita un’esplosione o altra terminologia che suggerisce che si tratta di un evento basato sull’esplosione. E in realtà abbiamo trovato un numero molto piccolo, una percentuale molto piccola di giornalisti che riportavano eventi a New York City, senza parlare delle esplosioni nei loro reportages».
Ma le alleanze geopolitiche tra Usa, Regno di Arabia Saudita e Israele sono troppo in fluenzate da quel Deep International State che attraverso un apparato di potentati finanziari, giudiziari e militari è in grado di occultare la verità per decenni.
Come avvenuto in Congo per il disastro aereo in cui morì il segretario generale dell’Onu Dag Hammarskjold, come avvenuto per la strage di Ustica in Italia, quella del Malaysian Airlines in Ucraina o la misteriosa esplosione al porto di Beirut che si sospetta sia stata causata da un attacco nucleare israeliano. Troppi segreti da scoperchiare, troppi equilibri da sovvertire per donare verità e giustizia a migliaia di vittime.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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