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HUMA, INCINTA E SCHIAVA DOPO MESI DI STUPRI. Corte chiusa per Covid: 15enne Cristiana resta Prigioniera del Rapitore Islamico

La 14enne cristiana Huma Younas

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In Pakistan un’onesta e seria ragazzina di 14anni, cristiana e fiera della sua verginità, può essere rapita da un musulmano che la desidera come moglie solo perché il suo rapitore ha un fratello poliziotto. Può essere costretta a convertirsi all’Islam contro la sua volontà e stuprata una, dieci, cento volte senza che nessuno possa aiutarla o liberarla. Fino a quando non accade l’irreparabile e rimane incinta, proprio come usavano fare a vicenda musulmani e serbi durante la Guerra dei Balcani sulle femmine dei nemici.

Houma Younas ha compiuto 15 anni lo scorso 22 maggio, in prigionia, nelle mani dell’orco che l’aveva rapita il 10 ottobre 2019. Ora la sua liberazione diventa sempre più difficile, quasi impossibile perché l’Alta Corte del Sindh, la provincia di Karachi, davanti alla quale è pendente il suo caso per l’azione legale intentata dai genitori si troverà di fronte al “fatto compiuto” di una ragazza madre che per ragioni sociali e per non dare scandalo dovrebbe stare con il padre del bimbo che porta in grembo. Inoltre non ha ancora fissato le udienze a causa dell’emergenza pandemia.

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«Purtroppo in Pakistan anche se si è nel giusto non è così facile ottenere giustizia», spiega la signora Tabassum Yousaf, l’avvocato della famiglia che ha denunciato il rapitore Adbul Jabbar per rapimento, conversione forzata e matrimonio forzato. Nemmeno l’appello a Papa Francesco I dei genitori pakistani ma cattolici cristiani.

A dare la notizia degli tremendi sviluppi è stata alcune settimane fa Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN international), la fondazione pontificia che aveva già seguito la tortuosa vicenda di Asia Bibi, liberata dopo una interminabile prigionia tra mille soprusi, che ha ricevuto un drammatico aggiornamento sulla situazione personale e giuridica di questa ragazza adolescente rapita il 10 ottobre 2019.

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“Huma ha telefonato ai suoi genitori, dicendo loro che ora è rimasta incinta a causa della violenza sessuale a cui è stata sottoposta. Alla domanda da suo padre se poteva lasciare la casa del suo rapitore e tornare a casa dei suoi genitori, lei gli ha detto che non le è permesso di lasciare la casa e che la sua vita è diventata ancora più difficile, dal momento che ora è imprigionata tra le mura di uno di loro. stanza ”, ha spiegato l’avvocato, la signora Yousaf.

Il rapitore musulmano della ragazza, Abdul Jabbar, ha un fratello di nome Mukhtiar, che è un membro dei Rangers, un ramo delle forze di sicurezza, riferisce ACN (Aid to the Chruch in Need).

“Quest’uomo ha contattato i genitori di Huma tramite videochiamate telefoniche e li ha minacciati direttamente, mostrando loro le sue armi e dicendo loro che li avrebbe uccisi se mai fossero venuti a cercare la loro figlia. Questo stesso uomo, Mukhtiar, ha aggiunto nei messaggi audio che anche se tutti i cristiani si unissero per riportare indietro Huma, ucciderebbe sia i suoi genitori che chiunque provasse ad aiutarli “.

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Il terzo magistrato giudiziario di Karachi East, aveva archiviato il caso per mancanza di prove. È stato lanciato un appello allo stesso giudice per riesaminare la prova documentale, e il magistrato ha quindi contattato l’autorità ufficiale dei registri pubblici, NADRA, al fine di ottenere il certificato di nascita della ragazza.

Tuttavia, l’avvocato della famiglia delle ragazze aveva già presentato due documenti ufficiali nel corso di una delle precedenti udienze che dimostrano che lei è minorenne: una dichiarazione giurata della sua scuola e di lei certificato di battesimo della sua parrocchia cattolica di San Giacomo a Karachi. Entrambi i documenti indicano chiaramente che la data di nascita di Huma è il 22 maggio 2005.

Ma l’Alta Corte del Sindh è ancora chiusa a causa della pandemia di coronavirus. Solo dopo la sua riapertura sarà possibile fissare una data per l’udienza.

«L’avvocato che rappresenta il rapitore di Huma, Jabbar, sta tentando ogni trucco legale per guadagnare tempo, ha spiegato l’avvocato della famiglia, perché tra tre anni la ragazza avrà 18 anni ed è molto probabile che il caso venga archiviato a tempo indeterminato» scrive ancora ACN.

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«In teoria, la Corte suprema pakistana, che in precedenza aveva assolto Asia Bibi, potrebbe esaminare e pronunciarsi molto rapidamente su questo caso, ma la società islamica radicale in Pakistan non concede piena autonomia al sistema giudiziario. Inoltre, quando si tratta dei diritti delle minoranze religiose, si tende a lunghi ritardi, poiché questi non sono considerati né prioritari né urgenti. Il caso di Asia Bibi, sopra citato, è una testimonianza eloquente di questa realtà» commentano gli attivisti della fondazione pontificia internazionale.

Per quanto riguarda la prevalenza del tipo di fenomeno di cui è vittima Huma Younus, l’avvocato della famiglia Tabassum Yousaf ha detto ad ACN che sono state fatte stime da molte ONG, basate sul numero di casi di rapimento denunciati e resi pubblici, aggiungendo che non vengono addirittura segnalati tutti i casi. Conclude: “Di conseguenza, secondo la mia lettura e sulla base dell’esperienza, ci sono circa 2000 casi di questo tipo all’anno, segnalati o meno”.

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La Sig.ra Yousaf continua: “La giustizia ritardata è giustizia negata, quindi ogni ritardo nel giungere a un giudizio sulla difesa dei diritti delle minoranze religiose rappresenta una negazione di questi diritti. Il tribunale ha ritardato e continua a ritardare la giustizia a nome di Huma, solo perché è una ragazza cristiana minorenne. Se un caso simile dovesse accadere nei confronti di una ragazzina musulmana minorenne, tutte le autorità agirebbero immediatamente. Come avvocato sono certo che il presidente della Corte suprema pakistana potrebbe garantire giustizia ai genitori della ragazza e alla stessa Huma. Tuttavia, a ogni altro livello inferiore del sistema giudiziario non sarà possibile giustizia per le minoranze”, conclude con amarezza.

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