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PALAMARA-GATE – 8. PM RADIATO: IL RAS “PAGA” PER LE TOGHE ROSSE. Nordio: “Processo Stalinista a Capro Espiatorio”

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In attesa di terminare la nostra delicata inchiesta sul Palamara-Gate ed in particolare sulle relazioni pericolose dell’ex pm Luca Palamara con personaggi vicini ai servizi segreti nazionali e internazionali (già accennati in PalamaraGate 4) nell’ambito di inchieste clamorose, riportiamo la notizia della radiazione dell’ormai ex magistrato disposta dal CSM dall’ordine giudiziario attraverso i reportages di 4 media nazionali. Rammentiamo che il Consiglio della Magistratura è l’organo di autogoverno delle toghe presieduto di diritto dal Presidente della Repubblica che, però, per consuetudine, delega i suoi poteri al vice-presidente: dal 2014 tali importanti ruoli sono stati ricoperti da ex parlamentari del Partito Democratico: Giovanni Legnini con Giorgio Napolitano, David Ermini con Sergio Mattarella.

 


ANSA del 9 ottobre 2020

Luca Palamara è stato radiato dalla magistratura. La Sezione disciplinare del Csm lo ha condannato alla sanzione massima prevista, accogliendo la richiesta della Procura generale della Cassazione . Palamara è il primo ex consigliere del Csm ed ex presidente dell’ Associazione magistrati ad essere rimosso dall’ordine giudiziario.

La sentenza è stata emessa dopo una camera di consiglio durata due ore e mezza. Erano stati ieri i rappresentanti della procura generale della Cassazione a chiedere la sanzione massima – impugnabile davanti alle Sezioni Unite della Cassazione – accusando Palamara soprattutto di aver “pilotato” per interessi personali la nomina del procuratore di Roma e contestandogli una strategia di discredito a danno del procuratore aggiunto Paolo Ielo.

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La vicenda al centro del processo è la riunione notturna all’hotel Champagne del 9 maggio del 2019, nella quale secondo l’accusa Palamara, cinque consiglieri del Csm (tutti dimessi e ora a processo disciplinare) e i politici Luca Lotti e Cosimo Ferri discussero le strategie sulle future nomine ai vertici delle procure. Riunione intercettata con un trojan nel cellulare di Palamara, che era finito sotto inchiesta a Perugia e ora è imputato per corruzione.

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IL RIFORMISTA del 9 ottobre 2020

“Porto e porterò sempre la toga nel cuore essendomi sempre ispirato ai principi di una giustizia giusta”. Così Luca Palamara ha commentato a caldo, durante una conferenza stampa, la decisione dei giudici della disciplinare del Csm che hanno accolto le tesi accusatorie della Procura generale di Cassazione e hanno deciso che l’ex presidente dell’Anm va rimosso dall’ordine giudiziario.

“Sono consapevole di aver pagato io per tutti, per un sistema che non funzionava, che nei fatti si è dimostrato obsoleto e superato – ha continuato Palamara – So che pago io per tutti che è esistita una magistratura silenziosa di tanti che mi hanno chiesto di andare avanti e non vengono allo scoperto”.

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Nel processo disciplinare, “il dottor Palamara aveva chiesto di difendersi depositando una lista di testi di 133 persone. Non gli è stato consentito. Non gli è stato consentito di difendersi provando”. Lo ha detto Giuseppe Rossodivita, legale di Luca Palamara, parlando alla stampa. “La prova è assolutamente mancata nel processo che ha portato alla radiazione di Palamara”, ha aggiunto.

“È un modo di procedere purtroppo molto utilizzato nelle aule di tribunali quello di avere un parametro di riferimento del materiale probatorio molto molto traballante e lasco pur essendo più che sufficiente, secondo la giurispridenza, per arrivare a sentenze che vanno a incidere pesantemente sulla vita delle persone”, ha aggiunto Rossodivita.

 


LIBERO QUOTIDIANO del 10 ottobre 2020

“Un processo stalinista”. Così Carlo Nordio liquida la radiazione di Luca Palamara, ex consigliere del Csm e numero uno dell’Associazione nazionale magistrati. Non solo perché la sentenza contro Palamara riporta al passato l’ex magistrato: “Ricorda – si legge nelle colonne del Giornale – quella del generale Friedrich Fromm che condannò e fece fucilare von Stauffenberg con processo sommario, sperando che non lo coinvolgesse” nel fallito colpo di Stato contro Hitler, “poi però non la fece franca neanche lui”.

L’ex pm Carlo Nordio, già procuratore aggiunto della Procura di Venezia e titolare delle maxi inchieste sul Mose e sullle cooperative rosse

Ma Nordio è in buona compagnia. Anche l’ex pm non ha dubbi su Palamara “utilizzato come capro espiatorio”. Sembra che il pensiero nei confronti dell’ex consigliere del Csm sia unanime e non conosca fazione politica. A domandarsi se solo Palamara pagherà “per un sistema che si prestava alle sue macchinazioni” anche il pentastellato Nicola Morra. “Qualcuno – gli fa eco Enrico Costa di Azione – pensa di far credere agli italiani che il solo unico esclusivo problema della magistratura si chiamasse Palamara e che, eliminato lui, restino solo purissimi esempi di etica e dirittura morale? D’ora in avanti le correnti, che oggi si sono autoassolte, continueranno ad imperversare, complice la finta riforma del Csm presentata da Bonafede”.

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IL DUBBIO del 9 ottobre 2020

«Pago io per tutti». Luca Palamara non è più un magistrato, rimosso da quel Csm di cui è stato parte e nel cui seno si sarebbe reso «infaticabile organizzatore, sceneggiatore e regista della strategia» per arrivare alle nomine ai vertici delle Procure di Roma e Perugia, secondo l’avvocato generale della Cassazione Piero Gaeta. La polvere è stata nascosta sotto il tappeto: il sistema, con la sua condanna, sarebbe stato distrutto. Perché un sistema, per il Csm, non esiste.

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Ma per l’ex presidente dell’Anm la partita non è chiusa: dicendosi non disposto a vestire il ruolo della vittima, annuncia di voler accogliere l’invito del Partito Radicale – che lo ha ospitato per la conferenza stampa con la quale ha commentato la sentenza pronunciata dai colleghi – per la creazione di una Commissione d’inchiesta in grado di fare luce sul mondo della magistratura. Dove a ragionare su nomine e logiche correntizie, spiega, non sarebbe stato solo lui. «Sarò in grado di fare i nomi delle persone con cui ho parlato di nomine, anche dei politici, non solo Lotti, non solo quelli del Pd», spiega.

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Con occhi segnati e voce pacata, Palamara annuncia ricorso. Prima alle Sezioni Unite della Cassazione, poi, se necessario, alla Cedu (Corte Europea Diritti Umani – ndr). Ma il processo alla magistratura, intanto, si sposta fuori dalle aule. «La mia nuova esperienza mi ha fatto maturare idee nuove e diverse, che prima non avevo», dice parlando di separazione delle carriere, tema sul quale nella sua vita da magistrato era orientato su un secco “no”.

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«Prima avevo una visuale dei problemi della magistratura, la visuale di chi esercita il terribile potere di giudicare, che spesso travolge fatti, persone e situazioni», sottolinea. La prospettiva ora è diversa, al punto da abbracciare le battaglie del Partito Radicale, contro il quale prima stava dall’altra parte della barricata: «Riflettiamo sul perché un fascicolo va avanti e un altro no», aggiunge parlando con i giornalisti.

Non fa nomi – promettendo di farli a tempo debito -, ma descrive un sistema che «ha tagliato fuori coloro che non facevano parte». Un fatto «oggettivo», quello del mercato delle nomine, «piaccia o non piaccia», di cui lui non sarebbe stato l’unico protagonista.

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https://www.ilriformista.it/palamara-fatto-fuori-dal-csm-col-processo-farsa-ho-pagato-io-per-tutti-166752/

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