PALAMARA-GATE – 9. “TOGHE COLLUSE IMPUNITE, LA POLITICA DORME”. Magistrato accusa
Riportiamo un’illuuminante riflessione pubblicata sul sito di “contro-informazione” Toghe.blogspot.com creato da alcuni magistrati per denunciare le storture interne alla casta che controlla il sistema giudiziario senza nessuno che davvero controlli il suo a volte corrotto operato, come nel caso del gigantesco scandalo Palamara-Gate.
Luca Palamara è stato radiato dalla magistratura. Il “mostro” è sconfitto. Era chiaro a tutti che il problema della magistratura fosse individuale, un solo prepotente elemento capace di nullificare la volontà del CSM che si prostrava ai suoi piedi. Così come i tantissimi questuanti che ora fingono di non conoscerlo.
A loro è stata promessa, in forma scritta, l’immunità dal potenziale accusatore: non saranno punibili per le loro ignobili suppliche e per le misere progressioni di carriera ottenute a dispetto della dignità e della lealtà nei confronti dei colleghi. Questi sono magistrati che il sistema piazza a capo degli uffici, è documentato.
E tutti siamo disposti a credere che quanti non siano incappati nelle chat di Palamara sono invece delle candide verginelle, fino a trojan contrario. La realtà è che in Palamara il sistema si è riconosciuto, ha visto sé stesso. Ed ha quindi implicitamente ammesso, sebbene con la punizione del solo Luca Palamara, che la magistratura degli ultimi 20 anni merita la radiazione.
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Tuttavia il sistema è salvo, per ora. Serve un’indagine credibile affidata a poteri estranei alla magistratura, una commissione d’inchiesta parlamentare.
Lo ha detto anche il consigliere superiore Giuseppe Marra (della corrente di Davigo) pochi giorni fa: “…ritengo che sia il processo penale, sia quello disciplinare possono avere a oggetto solo singoli fatti, contestati puntualmente in relazioni a fattispecie precise. Il processo al “sistema” degenerato non spetta ai giudici, ma alla politica e, per quanto riguarda la magistratura, anche all’Associazione nazionale magistrati.”.
L’incapacità di purificarsi è quindi autorevolmente certificata. Tralasciata la farsa dell’emenda attraverso l’Associazione Nazionale Magistrati – che è essa stessa la causa del male – cos’altro diamine aspetta la politica?
Nicola Saraceni – magistrato
pubblicato su Uguale per Tutti – www.toghe.blogspot.com
I POLITICI PERSEGUITATI DALLE TOGHE ROSSE
Cerco brevemente di rispondere all’ultima domanda che si è posto il magistrato nella sua concisa ma ficcante riflessione. La politica non è intervenuta perchè si sa benissimo in Italia che chi tocca i fili muore. E’ capitato a Bettino Craxi quando il compagno socialista Claudio Martelli, Ministro della Giustizia, cercò di dare protezione a Giovanni Falcone isolato nel Palazzo dei Veleni di Palermo per gli interessi tra mafia, politica e massoneria che andò a toccare con le sue inchieste in Italia e negli Usa.
https://www.gospanews.net/2019/07/21/mafia-appalti-poteri-occulti-falcone-e-borsellino-uccisi-per-linformativa-caronte/
Poi è toccato a Silvio Berlusconi quando cercò di attuare la sempre più indispensabile riforma per la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti (i PM) su un modello all’americana dove diventano due parti contrapposte del processo e non “alleate”. M a fu perseguitato dalle Toghe Rosse di Magistratura Democratica che invocarono a “resistere, resistere, resistere” portando lo scontro tra il potere giudiziario e quello legislativo ed esecutivo che non dovrebbero poter essere messi in discussione dalla magistratura.
Infine è capitato a Matteo Salvini che ha voluto riformare con i Decreti Sicurezza la gestione buonista dell’emergenza immigrazione, bandiera di alcune Toghe Rosse come il Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio. Sebbene proprio nello scandalo Palamara-Gate siano emerse le prove di un complotto contro il leader della Lega a quel tempo Ministro dell’Interno Salvini è comunque finito sotto processo a Catania e Palermo per i casi dei presunti sequestri sulle navi Open Arms e Gregoretti. Il pm alla prima udienza per quest’ultimo caso ha già chiesto il non luogo a procedere ma il capitano del più importante oartito di centrodestra è stato spaventato quanto basta…
Tanto che gli stessi componenti del CSM in quota Lega hanno votato la nomina del “renziano” Raffaele Cantone, ex presidente dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione ANAC, alla guida della Procura di Perugia che deve indagare sul PalamaraGate e sugli affari tra toghe ed esponenti del Partito Democratico. Un apparente palese conflitto d’interessi dunque…
Il clima che si è creato in politica è ormai spettrale e assurdo. Sia per viltà di molti parlamentari di opposizione che scaldano i loro lucrosi scranni in Parlamento senza aver più il minimo ardimento verso la difesa della giustizia “uguale per tuti”, sia per le resistenze di una casta di toghe che da tempo è ben tutelata nella sua autonomia, a discapito di quella dei membri dell’esecutivo come furono Berlusconi e Salvini, dal primo politico chiamato a difendere i diritti della Costituzione: il presidente del CSM, ovvero il Presidente della Repubblica.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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