di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
È più pericoloso per l’umanità un complottista eccessivamente devoto al sano concetto cartesiano del “cogito ergo sum” (dubito dunque esisto) oppure un pandemista protervamente certo di possedere la verità assoluta anche di fronte al latebroso ignoto?
Per essere più schietti: può fare più danni a una nazione qualche cittadino negazionista di un virus misterioso – quanto schizofrenico – che violando leggi “nazi-comuniste” non indossa la mascherina in un parco oppure molti politici intrallazzati con le Big Pharma che si sono dimostrati incapaci ad affrontare un’emergenza sanitaria al punto da ignorare per mesi terapie efficaci per ascoltare solo le sirene sibilline dell’Organizzazione Mondiale della Sanità?
Noi, schierati sul fronte dei complotto-logi (studiosi di un complotto) grazie alle molteplici autorità e ricerche scientifiche che ritengono il SARS-COV-2 costruito in laboratorio, dopo 31 inchieste sull’argomento non avremmo dubbi nel rispondere...
A partire da questo reportage, quindi, faremo un dossier a puntate su un esercito di medici di tutto il mondo che, oscurati dai media terroristi di mainstream, dall’Italia al Belgio, passando per la Francia e gli Usa, gridano una sola cosa: “Ora il Covid-19 si può curare senza troppe difficoltà, perciò non è più letale come nei mesi scorsi, quindi l’emergenza sanitaria e le restrizioni nuocciono gravemente alla salute dei cittadini quanto delle nazioni”.
Vedremo nei vari articoli i dettagliati appelli lanciati e sottoscritti finora da oltre 12mila medici e scienziati partendo dalle dichiarazioni pubbliche di quelli italiani. Ma partiamo proprio da una conferma che arriva direttamente dagli esperti reclutati dallo Stato Italiano.
«Che ci sia stata un’accelerazione dei casi è innegabile ma non direi che ci sia una crescita esponenziale. Serve guardare i numeri con allerta ma non con panico». Lo ha detto Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità durante la trasmissione “Mezz’ora in più” su Rai3, lo scorso 19 ottobre.
«Solo un terzo dei di casi ieri è sintomatico, a febbraio invece identificavamo tutti soggetti sintomatici. I numeri nelle terapie intensive, 700 ricoverati, non sono neanche lontanamente paragonabili al picco dei 4000 casi» ha aggiunto Locatelli che è componente del Comitato Tecnico Scientifico nazionale per l’emergenza Covid-19. La circolazione investe tutto il continente europeo, «ma l’Italia ha un numero di casi positivi rispetto ai test realizzati fra i piu bassi, l’età media dei contagiati è più bassa ed il paese che ha un livello di preparazione neanche comparabile». Serve invece, ha aggiunto, «tenere d’occhio assembramenti incrementando i meccanismi di controllo e sorveglianza».
Nonostante ciò i media del mainstream, allineati sulle posizioni contrapposte di governanti, politici ed esperti terroristi del pandemismo – una degenerazione forse ancor più grave del negazionismo e del complottismo – hanno dato enfasi agli allarmi e alle continue misure di restrizione della libertà che sembrano indirizzate a portare verso al lockdown per Natale.
Un “lockdown massonico”, come fu definito nei mesi scorsi da un deputato leghista, che potrebbe celare anche l’intento di laicizzare ulteriormente l’Italia cancellando le celebrazioni cristiane pubbliche come già avvenne per la Pasqua del 12 aprile 2020 ma non per le sfilate delle Bandiere Rosse in occasione della Festa della Liberazione del 25 aprile.
Ciò sta avvenendo in una perfetta sintonia Bipartisan tra il Governo Conte sostenuto dal centrosinistra (Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Italia Viva) e l’opposizione di centrodestra che non ha avuto il coraggio di cavalcare le posizioni di quei medici di “contro-informazione” che in alcuni casi sono anche quelli che scoprirono cure rivoluzionarie.
Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia in quota alla Lega, è stato il primo a spingere sull’acceleratore di un coprifuoco dalle 23 alle 5 del mattino per contrastare la movida del weekend. Non va però dimenticato che Fontana non è in una posizione di tranquillità di giudizio sul caso pandemia essendo indagato dalla Procura di Milano per frode in pubbliche forniture in relazione a una fornitura di camici e mascherine alla Regione Lombardia per 512mila euro, poi divenuta donazione, da parte dell’azienda del cognato.
Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha proposto al Governo la medesima misura che sarà con ogni probabilità varata nelle prossime ore. Intanto il Piemonte ha deciso di chiudere nel fine settimana i centri commerciali. Lo ha reso noto il governatore Alberto Cirio, esponente di Forza Italia sempre più schierato sulla “cortina di ferro“ pandemista del Partito Democratico.
.Che il rimedio di restrizioni esaperanti possa essere peggiore del problema lo ha indirettamente confermato persino il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella nel suo discorso per la Giornata della Salute Mentale.
LOCKDOWN: DISAGI PSICHICI PER IL 65 % DEGLI ITALIANI
Ormai aduso alla più posticcia retorica l’uomo del Quirinale non si è forse reso conto della soverchia gravità delle sue dichiarazioni: «Quest’anno, le vicende della pandemia hanno acuito la sofferenza delle persone affette da patologia psichica, spesso costrette a vivere lontano dalle proprie famiglie per ragioni terapeutiche e che si sono trovate in alcuni casi ad affrontare in solitudine gli effetti della chiusura».
E’ RaiNews, però, a fornire un quadro sulla gravità del fenomeno: «L’epidemia di Covid-19 ha provocato disturbi psicologici durante il lockdown nel 65% degli italiani, 63% dei britannici, 69% degli spagnoli e 50% dei tedeschi, con una media europea del 58%. Lo evidenzia una ricerca condotta dall’Istituto Elma Research in Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Spagna, Polonia su 1000 persone, per Angelini Pharma in occasione della Giornata mondiale della salute mentale del 10 ottobre».
«Dobbiamo sempre tenere in considerazione i danni psicologici creati da queste continuo terrorismo». A lanciare l’allarme contro la pericolosità dei pandemisti era stato già un mese orsono il professor Giulio Tarro, autorevole virologo di fama mondiale, anticipando quanto poi sostenuto da altri esperti medici.
TARRO: “GLI ASINTOMATICI NON SONO CONTAGIOSI”
«Le persone sane asintomatiche non possono essere considerate contagiose. Il problema è sorto facendo i tamponi a tappeto con un’alta percentuale di falsi positivi» scrisse su Facebook a fine settembre Tarro lanciando il monito anche sull’abuso e sull’affidabilità dei tamponi (cui dedicheremo un più appronfodito reportage).
«Sin dal 25 febbraio 2020 – ricorda il virologo napoletano – il consiglio superiore della sanità aveva emesso un documento in cui solo ai sintomatici andava fatto il tampone per soggetti che avevano avuto contatti con pazienti positivi per COVID-19 oppure provenienti da aree di province, regioni, paesi in piena fase epidemica».
Ma la corsa ai tamponi per contenere i contagi ha creato un allarmismo esaperato: «Assistiamo adesso alla diffusione non della patologia del coronavirus, ma alla resistenza anticorpale per la stessa malattia. Purtroppo – spiega Tarro – il fine è quello di prolungare il lockdown per una infezione le cui vittime sono inferiori da 100 a 500 volte i decessi quotidiani per patologie cardiovascolari (600) e per patologie tumorali (500)».
Secondo il virologo: «l’asintomatico non contagia perché ha una bassa carica virale; inoltre dobbiamo tenere presente sempre l’inaffidabilità dei tamponi come mezzo diagnostico proprio rifacendosi al suo scopritore professore Mullis, Premio Nobel, perchè misura un acido nucleico che potrebbe essere anche inattivo».
«A questo punto – dice ancora il professore napoletano – dobbiamo tenere in considerazione l’illegittimità degli obblighi (per tamponi, test, mascherine, ecc) per ordinanza o circolare o norma di carattere amministrativo e per decreto ministeriale che violi una legge pertanto sono provvedimenti per definizione illegittimi».
BASSETTI: “IL TERRORISMO PEGGIORE CONSIGLIERE”
«La paura, l’allarmismo, il terrorismo sono i peggiori consiglieri. E’ evidente che oggi c’è da essere preoccupati più di quanto non fossimo tre mesi fa, perché il numero dei contagi cresce. Però bisogna anche provare a guardarli con l’interpretazioni di numeri che sono sicuramente importanti, ma molto diversi da quelli di marzo e aprile» ha dichiarato lo scorso 9 ottobre a Omnibus il professor Matteo Bassetti, infettivologo dell’ospedale San Martino di Genova.
«Dico questo perché ieri, se prendiamo ad esempio la Toscana, il report ci dice che il 67% dei positivi sono asintomatici e il 25% circa sono paucisintomatici. Il che vuol dire che oggi abbiamo il 95% dei contagiati che ha una malattia moderata. Questa è una cosa importante, tanto è vero – sottolinea il medico – che se guardiamo le ospedalizzazioni crescono quelle di medio-bassa complessità e crescono meno quelle in terapia intensiva. Quindi si è invertita rispetto alla situazione di marzo e aprile la tipologia delle ospedalizzazioni».
Il professor Bassetti lancia un appello al Comitato Tecnico-Scientifico per rivedere la quarantena imposta ai debolmente positivi. «Il 50-60% dei positivi è asintomatico, mentre un 35-40% è debolmente positivo e trasmette in meno del 3% dei casi – ha spiegato ai microfoni di La7 – , faccio un appello al CTS per liberarli in un tempo congruo. Credo che si debba lavorare su un aspetto che è meno scientifico ma più sociale. Abbiamo un numero importante di contagi e pochissimi ricoveri. Negare questo fatto è negare un’evidenza. Sono nemico della paura, oggi siamo più bravi a gestire la situazione».
Il rapporto del 20 ottobre pubblicato dall’Ansa conferma nei numeri questo trend: « Sale al 9,44% l’incidenza del numero di persone risultate positive rispetto al numero complessivo di tamponi effettuati nelle ultime 24 ore. Sono 134.003 le persone attualmente positive al Covid in Italia (7.766 in più rispetto a ieri). Di queste, 7.676 (+545) sono ricoverate nei reparti ordinari mentre 797 (+47) sono in terapia intensiva: 113 sono in Lombardia, 111 nel Lazio, 85 in Campania e 72 in Sicilia. I decessi hanno raggiunto quota 36.616 (+73) e i guariti sono in tutto 252.959 (+1498). I contagiati totali in Italia sono 423.578».
Se si traduce in percentuale il dato riferito ai sintomatici ricoverati ed ai deceduti viene avvalorato quanto sostenuto dai medici Locatelli, Bassetti e Tarro anche se con sfumature differenti. I malati ospedalizzati rappresentano il 5,7 % dei positivi ai tamponi ma non si può sapere se, come la media dei deceduti per Covid-19 della scorsa primavera, siano affetti da altre gravi patologie. La percentuale delle persone ricoverate in terapia intensiva precipita ulteriormente allo 0,59 % mentre le persone morte con Sars-Cov-2 (ma non necessariamente per l’epidemia) in 24 ore è pari allo 0,054 %. Se riferito alla popolazione italiana risulta pari allo 0,0001 %!
Va aggiunto, come riferito in un articolo su ‘La Verità’ del 16 ottobre, che l’ Istituto Superiore di Sanità ha presentato in data 7 settembre le analisi delle autopsie sul 12% dei morti totali (quindi circa 4000) e di questi solo il 3,6% non presentava altre co-morbilità.
PEROTTI: “PLASMA E CORTISONICI, LE CURE ORA CI SONO”
In linea con i colleghi c’è anche l’autorevole parere del professore Cesare Perotti, primario di immunologia dell’ospedale San Matteo di Pavia, padre della sperimentazione della cura con il plasma iperimmune insieme al collega Giovanni De Donno, del Poma di Mantova, poi adottata come procollo nazionale negli USA.
In una lunga e dettagliata intervista pubblicata da La Nuova Bussola Quotidiana lo scorso 9 ottobre a firma del giornalista Andrea Zambrano, il professore confermava la ripresa dei ricoveri nell’ospedale Hub (ovvero riferimento regionale) ma anche l’esistenza di terapie adeguate tra cui 650 unità di plasma-iperimmune di cui soltanto 14 somministrate ai pazienti.
«Come medici abbiamo notato che siamo in grado di curare meglio perché abbiamo capito come ci deve comportare e quindi quali farmaci usare e quali farmaci non usare, ma il virus è lo stesso. Il plasma iperimmune è un’ottima opzione terapeutica, che fa da ponte in attesa del vaccino. Se mai ci si arriverà… Non mi compete, dico solo che il plasma è una ottima opzione, ma ce ne sono altre e noi stessi ne usiamo anche delle altre. E soprattutto non è che utilizzando il plasma mi debba precludere altre terapie. Ad esempio noi lo usiamo in associazione con l’eparina. Oggi abbiamo un vantaggio non indifferente rispetto all’inverno scorso».
Il primario Perotti fa poi l’elenco delle cure oggi disponibili: «C’è il Remdesivir, che anche la FDA americana ha licenziato come farmaco d’emergenza da usare precocemente. Ma con la differenza che il plasma costa 86 euro e il Remdesivir 2500 dollari. C’è poi un’interessante scoperta o se vogliamo un grande ritorno. Il cortisone…».
E’ a questo punto che il professore tocca il tasto dolente della terapia segnalata da 33 medici al Ministro della Salute il 24 aprile 2020 ma ignorata, almeno fino a giugno perché sconsigliata a metà marzo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il test Recovery della Oxford University ne legittimò l’efficacia il 22 giugno, quando ormai migliaia di persone erano morte anche per le terapie inadeguate.
«La ricerca è andata avanti e si è visto che con l’utilizzo di desametasone nei casi più gravi è eccellente. Vede? All’inizio c’era un fortissimo pregiudizio verso i corticosteroidi, poi la ricerca è andata avanti. Si tratta di un farmaco che costa 4 euro e che agisce con una potentissima azione antinfiammatoria. Noi lo utilizziamo in associazione col plasma con eccellenti risultati» commenta in merito Perotti che poi viene stuzzicato dal giornalista sul tema quasi tabù dell’Idrossiclorichina, l’antimalarico messo al bando da uno studio poi rivelatosi fasullo di Lancet ma denigrata dai media di mainstream.
IL SOSPETTO SABOTAGGIO SULL’IDROSSICLORICHINA
«Non è ancora stata sdoganata, dopo le critiche non è più “uscita dal tunnel”, lo dico perché ho appena partecipato a un congresso con alcuni colleghi a Milano sulla Medicina d’urgenza e si è posto l’accento sul fatto che la clorochina non è stata ancora “rilasciata”. Ma aspettiamo con fiducia» ha risposto Perotti che in un convegno a Pavia, alcune settimane, fa evidenziò come la tardiva applicazione nazionale di un protocollo per il plasma-iperimmune avrebbe causato la perdita di almeno 3mila vite che avrebbero potuto essere salvate.
Proprio l’Idrossiclorichina, non approvata dall’AIFA per presunti effetti collaterali, è stata invece utilizzata in dosi massicce dalla Germania, i cui medici di base ne hanno prescritte 1.710 miioni di dosi gornaliere tra febbraio e marzo riducendo il numero dei morti ad un quarto dell’Italia, e riabilitata dalla Francia. Il Parlamento francese ha anche tenuto un’audizione con il professore francese Didier Raoult, grande sostenitore di quella terapia, per veriicare se nel presunto “sabotaggio” della terapia non ci siano stati conflitti di interessi con qualche Big Pharma.
Gospa News ha analizzato la promozione del costosissimo antivirale Remdesivir, curiosamente richiesto già a gennaio dal Wuhan Institute of Virology, il laboratorio cinese nell’occhio del ciclone per il presunto rilascio del virus SARS-Cov-2 analogo al SARS-1 infettato con HIV su cui lavorava dal 2004, e gli affari d’oro della multinazionale americana che lo produce, la Gilead. Si tratta di un contractor del Pentagono per le ricerche su armi batteriologiche in Georgia (Richard Lugar Center, nell’ambito dei test CIA-DTRA) tra i cui azionisti figura un personaggio assai noto e influente in Europa: il plutarca George Soros che fu tra i finanziatori della Rivoluzione delle Rose a Tiblisi.
Risulta pertanto assai sospetto che l’antimalarico rivale, l’Idrossiclorichina, sia stata boicottata a livello mondiale a favore dell’altro più costoso farmaco autorizzato dall’Agenzia Italiana del Farmaco, dall’Agenzia Europea del Farmaco e dalla Foodo and Drug Administration negli Usa. Già a fine agosto era apparso uno studio circostanziato, riportato dalla rubrica online InsideOver de Il Giornale, in cui la terapia promossa da Raoult e sposata dal presidente americano Donald Trump, si era rivelata efficace.
A distanza di qualche mese un report ha rimesso tutto in discussione. Uno studio osservazionale multicentrico coordinato dall’I.R.C.C.S. Neuromed, con la partecipazione di 33 centri ospedalieri italiani, ha mostrato come l’utilizzo dell’idrossiclorochina riduca del 30% il rischio di morte nei pazienti ospedalizzati per infezione da coronavirus.
Scendendo nel dettaglio, lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica European Journal of Internal Medicine, ed è stato coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con Mediterranea Cardiocentro di Napoli e Università di Pisa. I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a 3.451 pazienti ricoverati per COVID-19. Nella ricerca sono stati presi in esame vari parametri, tra cui le patologie pregresse, le terapie che seguivano prima di essere colpiti dall’infezione e le terapie intraprese in ospedale specificamente per il trattamento del COVID-19.
“Abbiamo potuto osservare – ha spiegato Augusto Di Castelnuovo, epidemiologo del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione del Neuromed, attualmente presso Mediterranea Cardiocentro di Napoli – che i pazienti ai quali è stata somministrata idrossiclorochina hanno avuto un tasso di mortalità intraospedaliera inferiore del 30% rispetto a quelli che non avevano ricevuto questo trattamento”.
Ennesima cura efficace ignorata da governanti, media e medici terroristi pandemisti che sarebbe stata efficace a salvare migliaia di vite umane come plasma-iperimmune e cortisonici. Ma per il mainstream rilevare questa lapalissiana evidenza significa essere complottisti…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES
GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE
GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS
RAI NEWS – 65 % DI PERSONE CON DISAGI DA LOCKDOWN
TARRO – GLI ASINTOMATICI NON CONTAGIANO
BASSETTI – TANTI ASINTOMATICI, POCHISSIMI RICOVERI
PEROTTI – ALLARMI INGIUSTIFICATI, CI SONO LE CURE
INSIDE OVER – IDROSSICLORICHINA GUARISCE DAL COVID