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MEDICI CONTRO TERRORISTI PANDEMISTI – 3. Al Pronto Soccorso solo per paura: 30 % sono pazienti non gravi. Ecco l’effetto panico del governo Conte

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Come altri illustri medici tra cui spicca il professore Giorgio Palù, per sette anni presidente della Società Europea di Virologia, anche il il dottor Alberto Zangrillo, primario di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale San Raffaele di Milano, sostiene che in questo momento in Italia non ci troviamo in alcuna emergenza sanitaria.

La situazione, pertanto, si rivela drammatica non perché ci sia un’esplosione di casi gravi ma perché l’allarmismo terroristico creato dai pandemisti, medici e politici che hanno imposto all’Italia un lockdown parziale, ha creato nelle persone più fragili la paura del contagio portanto anche chi non ha sintomi gravi o non è nemmeno positivo al Covid-19 ad intasare gli ospedali.

Zangrillo, intervenuto a “La Vita in diretta” su Rai1, il medico ha risposto senza titubanza a coloro che si dicono preoccupati per l’incremento delle telefonate al 118: “Noi vediamo che il 60% dei pazienti che giungono in ospedale sono pazienti che vengono dimessi entro le 10 ore successive. Quindi sono i cosiddetti codici verdi”.

Il primario di Rianimazione dell’ospedale dell’ospedale San Raffaele di Milano

Molti di coloro che si recano in ospedale non si trovano affatto in gravi condizioni, un dato riferito anche dal professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, e dal direttore dell’Istituto di Ficerche Farmacologiche “Mario Negri” Giuseppe Remuzzi. Attualmente ci sono cittadini che si presentano al pronto soccorso per paura, ed alcuni di questi vengono ricoverati a scopo precauzionale.

Si tratta della medesima evidenza sostenuta dal professor Palù che aveva rilevato come una gran parte dei ricoverati fosse in realtà indotto a recarsi in ospedale dalla paura di restare sola in casa o dalla mancanza di un’adeguata assistenza familiare.

L’incremento dei contagiati, oggi, 28 ottobre, pari a 24.991(ieri erano 21.994) i morti restano una cifra imparagonabile con quelle della scorsa primavera: 205 (ieri erano 221), un dato poco superiore a quello dei decessi per l’influenza stagionale (10mila morti all’anno nella stagione fredda da ottobre a febbraio). Ed anche l’aumento delle persone in Terapia Intensiva appare statisticamente “fisiologico”: 125 in più nelle ultime 24 ore (ieri l’aumento era analogo, +127).

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Remuzzi aveva fatto esplicito riferimento a un incremento di ricoveri negli ospedali dovuto ad una netta inversione di tendenza rispetto alla scorsa primavera:”Prima avevamo pazienti a casa che non avevano il coraggio di andare in ospedale fino a che non ce la facevano più e si spostavano già in condizioni drammatiche. Adesso abbiamo negli ospedali pazienti non gravi che hanno paura di stare a casa perché hanno visto che gli ospedali si sono organizzati e quindi abbiamo pazienti che potrebbero stare a casa”, aveva precisato Remuzzi durante un’intervista concessa a “InBlu Radio”.

Lo ha riferito il Giornale riportanto le analoghe parole già proferite il professore Palù due settimane fa nella sua lunga e dettagliata intervista su TV7 e anche in un’intervista telefonica a Gospa News

Questo aspetto che viene preso in esame anche da Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano. Nell’analizzare i dati odierni si “evidenzia una duplicazione con base settimanale. La diffusione è ormai a livello comunitario, ed è ampia e diffusa a livello metropolitano, come a Milano”.

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Ciò nonostante i numeri non devono spaventare, come specifica ulteriormente l’esperto: “È però importante che i casi non sono ancora tantissimi. Riusciamo a individuare pazienti asintomatici e a livello ospedaliero la gestione è ancora possibile e le terapie intensive non sono sature. Anzi, i clinici ci segnalano che per una quota del 20-30% dei pazienti il ricovero non è così appropriato, sia in reparto che in terapia intensiva”.

“Io ritengo che questo dato sia assultamente compresibile – ha poi proseguito Zangrillo – perché abbiamo sempre denunciato il fatto che ci sia in qualche modo un disorientamento generale da parte delle persone, che sono molto spaventate e non hanno un punto di riferimento. Questo punto di riferimento lo trovano sicuramente in un ospedale, però in un ospedale ci sono vari livelli di cura. C’è la semplice osservazione, c’è una terapia – quando indicata – di sostegno all’ossigenazione, poi c’è una vera e propria assistenza ventilatoria non meccanica, fino alla situazione più estrema”.

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La responsabilità di questa situazione di panico va indubbiamente addebitata alle politiche del governo del premier Giuseppe Conte che con continui inasprimenti delle misure restrittive della libertà ha indotto le fasce più deboli ed esposte ad avere paura di una seconda ondata che i medici più competenti ritengono non solo meno letale (incidenza dello 0,3 %) ma falsata dai tamponi a tappeto e non allarmante perché a differenza del marzo scorso gli operatori sanitari sanno con quali terapie guarire i pazienti (antivirale remdesivir, cortisonici, trasfusioni con siero iper-immune).

«Zangrillo ha poi parlato dell’importanza di organizzarsi sul territorio, per quanto difficoltoso. Parole simili a quelle del professor Remuzzi, che aveva spiegato come molti pazienti affetti da Coronavirus ma in condizioni assolutamente non gravi dovrebbero essere curati a casa, e non ricoverati in una struttura ospedaliera – spiega il Giornale – Zangrillo ha poi concluso il proprio intervento dicendosi molto preoccupato dalla curva dei contagi, in particolare dalla curva di persone che sono state determinate positive al Coronavirus.

“Non dobbiamo perdere la razionalità”, ha però affermato ancora una volta il primario del San Raffaele. “Abbiamo tutti il dovere di dare delle informazioni corrette, non c’è in questo momento il disastro. Dobbiamo tutti fare la nostra parte”».

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La stessa parte dovrebbero fare anche i media riferendo la verità e non le veline costruite ad arte da un governo che ha come obiettivo primario solo quello di rispondere agli accordi con le Big Pharma per la lucrosa vendita di vaccini al momento tutt’altro che sicuri, come testimoniano i vari incidenti ai volontari (un  morto e due infeziuoni gravi) dei trials clinici di AstraZeneca che dovrebbe distribuirlo in Italia, in risposta ad una pandemia che l’avvocato Robert F. Kennedy, nipote del presidente assasinato JFK, ritiene painificata da decenni e che numerosi scienziati ritengono originata da un virus SARS-CoV-2 costruito in laboratorio.

Redazione Gospa News

FONTE – IL GIORNALE

https://www.gospanews.net/2020/10/22/joao-volontario-vaccino-astrazeneca-morto-di-covid-19-a-28-anni-il-farmaco-in-italia-a-dicembre-agli-anziani-delle-rsa/

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