Qualcuno già riporta alla mente il caso di Al Gore, vice di Bill Clinton, che fu presidente per 37 giorni nel 2000 quando scoppiò la polemica dei voti in Florida. Il Washington Post gli dedicò una prima pagina trionfale proprio come hanno fatto oggi Fox News, MBC, AP e altri media americani e stranieri (tra cui l’ANSA scieratissima coi DEM) a favore di Joe Biden. In seguito la Corte Suprema rifece i conteggi e assegnò la vittoria al repubblicano George W. Bush jr che divenne il 43° presidente americano dal 2001 al 2009 per soli 537 voti di scarto.
«L’America ha un nuovo presidente, Joe Biden, che torna alla Casa Bianca dove per otto anni è stato il braccio destro di Barack Obama. E al suo fianco per la prima volta ci sarà una vicepresidente donna, Kamala Harris Anche se ci sono voluti quattro interminabili giorni per avere un verdetto. Alla fine dalle urne è arrivata una svolta destinata a incidere sul futuro di un Paese e delle relazioni sul piano internazionale.
“Il lavoro davanti a noi sarà difficile ma vi prometto questo: sarò il presidente di tutti gli americani”, ha twittato Joe Biden che ha reclutato un tema di esperti di intelligence per vincere la sua sfida elettorale, come evidenziato in un precedente reportage. “Sono onorato che gli americani mi abbiano scelto come loro presidente”» riporta l’Ansa.
Trump, intanto, non concede la vittoria. La sua offensiva legale contro il risultato delle elezioni inizierà “lunedì per assicurare che le leggi elettorali siano rispettate e che venga eletto il legittimo vincitore”, ha affermato assicurando che “questa elezione è lungi dall’essere finita. La vittoria di Joe Biden non è stata certificata in tutti gli Stati”.
Per quanto tutti i giornali del mondo abbiano annunciato la vittoria di Biden con minore o maggiore cautela, rimangono i passi formali da seguire anche perché il successo accreditato a Biden in Nevada e Pennsylvania dai media che lo ha portato al numero vincente di 290 grandi elettori contro 214 di Trump è in realtà viziato da due variabili.
In Nevada risultano scrutinati soltano l’88 % dei voti e sebbene il margine del candidato democratico sia nettamente alto con 26mila preferenze di differenza tutto potrebbe ancora capitare. Analogo discorso vale per l’Arizona (90 % scrutinati) assegnata frettolosamente da Fox News a Biden tanto da indurre il New York Times ad una polemica a distanza.
C’è poi il caso della Pennsylvania dove i giudici della Corte Suprema, dopo il ricorso dei Repubblicani, hanno deciso di separaare tutte le schede arrivate dopo il 3 novembre per posta per un riconteggio a parte. Ancor più significativi i problemi avvenuti in Michigan.
La presidente del GOP del Michigan Laura Cox ha detto venerdì ai giornalisti che “nella contea di Antrim, i voti sono stati contati per i Democratici destinati ai Repubblicani, causando uno swing di 6.000 voti contro i nostri candidati”. Sebbene il numero non sia tale da ribaltare l’esito favorevole a Biden che vanta 146mila voti in più del presidente uscente rappresenta il campanello d’alllarme di un errore del sofware che teoricamente potrebbe essersi ripetuto anche altrove.
Prima di proclamare Biden vincitore, dunque, i media moderati e non schierati (pochi) farebbero bene ad attendere l’esito defintivo dei conteggi e dei riconteggi (già annunciati anche in Georgia dove Biden è in vantaggio di circa 9mila voti) ed il pronunciamento della Corte Suprema se il repubblicano Trump, come già preannunciato, farà davvero ricorso entro il termine ultimo dell’8 dicembre.
Solo il 14 dicembre quindi il Comitato Elettorale dei 538 Grandi Elettori proclamerà uffcialmente il vincitore. Ma se l’incertezza sui voti causata dai ricorsi dovesse perdurare fino al 6 gennaio, dopo l’insediamento del Senato e della Camera dei Rappresentanti, sarà il Congresso a dover decidere sulla nomina del nuovo presidente.
Redazione Gospa News