di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Uccisi solo perché Cristiani. E’ questa la terribile sorte toccata a due giovani sorelle in Pakistan che si sono rifiutate di convertirsi all’Islam dopo le continue angherie anche sessuali di alcuni colleghi di lavoro. Sono state rapite, ammanettate e strangolate a sangue freddo. Anche un ex imam musulamno dell’Uganda da poco convertitosi al Cristianesimo è toccata la medesima sorte: assassinato solo per aver scelto una religione non gradita agli islamici del posto.
Questi omicidi risultanto particolarmente inquietanti perché realizzati con premeditazione scientifica e non con brutalità istintuale. La loro morte è avvenuta nelle ultime settimane ma i casi sono emersi soltanto oggi anche a causa dell’imbarazzo delle autorità locali che non sempre collaborano in modo fattivo alle indagini sui crimini sia in Pakistan, dove la piaga delle ragazzine cristiane rapite, stuprate e costretti a convertirsi per sposare musulmani è dilagante, ma anche in Africa dove spesso le forze dell’ordine non vogliono intromettersi in rivalità locali che travalicano gli aspetti religiosi come in Nigeria, dove è in atto lo scontro tra i pastori musulmani Fulani e gli agricoltori Cristiani.
Lo scorso dicembre la International Society for Civil Liberties & the Rule of Law (Intersociety), una ong senza scopo di luco, ha diffuso un report agghiacciante sulla situazione religiosa in questa nazione africana.
«Nel corso dell’anno appena terminato, sono almeno 2.200 i cristiani uccisiin tutta la Nigeria da Boko Haram e dai militanti Fulani. Scendendo nel dettaglio, “di questa cifra – si legge nel rapporto – i Fulani Herdsmen sono responsabili di circa 1.300 morti, seguiti da Boko Haram e dai suoi gruppi scissionisti (ISWAP e Ansaru) con 500 morti” – ha scritto Federico Giuliani su InsideOver – A seguire troviamo 200 decessi provocati dall’esercito nigeriano e altri 100 da jihadisti definiti genericamente “banditi”. Calcolatrice alla mano, sempre considerando soltanto le morti registrate, la Nigeria nel 2020 ha perso in media sei cristiani al giorno, per un totale di 180 al mese».
E, proprio a causa della loro religione, negli ultimi 20 anni sono stati uccisi 100mila cristiani, la metà dei quali (per l’esattezza 43.242) in seguito ad attacchi terroristici di Boko Haram, Stato islamico e al Quaida. A seguire troviamo 18.834 vittime provocate dai soliti Fulani e 34.233 da altri gruppi armati.
Il caso delle due giovani sorelle strangolate in Pakistan ha suscitato l’indignazione della società inducendo la polizia ad intervenire tempestivamente con l’arresto dei presunti sospetti, come segnalato dall’agenzia Fides delle Pontificie Opere Missionarie. Mentre la vicenda dell’islamico ucciso in Uganda dopo la sua conversione è stata riportata solo dal sito Persecution dell’associazione evangelica International Christian Concern.
Strangolate due cristiane in pakistan per la loro fede
da Agenzia Fides del 12-1-2021
Lahore (agenzia Fides) – “L’uccisione spietata di Abida e Sajida è una tragedia che mostra come la vita delle minoranze religiose in Pakistan sia appesa a un filo o sia senza valore. Stupro, rapimento, conversione forzata e perfino omicidio di ragazze cristiane sono fenomeni preoccupanti. Il governo non deve negarlo e ha il dovere di fermare la violenza sui cristiani”. E’ quanto dice in una nota inviata all’Agenzia Fides Nasir Saeed, Direttore della Ong CLAAS (Centre for Legal Aid Assistance & Settlement), commentando il caso emerso nei giorni scorsi, che ha generato sdegno e protesta nella comunità dei fedeli in Pakistan.
Due giovani sorelle cristiane, Abida, 26 anni, e Sajida, 28 anni, residenti nella colonia cristiana di Makhan, vicino a Lahore, sono state assassinate nel dicembre scorso dopo aver rifiutato tenacemente di convertirsi all’Islam. (il cognome delle sorelle è Bibi come quello della nota madre pakistana cristiana Asia Bibi incarcerata e torturata per anni a causa di un’ingiusta condanna per blasfemia, ma non ci sarebbero legami di parentela – ndr)
La polizia ha arrestato due uomini musulmani, Mumtaz Khan e Muhammad Naeem, sospettati di aver ucciso le donne. Come appreso da Fides, Mushtaq Masih, il marito di Sajida, ha riferito che entrambe le sorelle lavoravano in una fabbrica di medicinali e che erano scomparse il 26 novembre 2020. La famiglia ha sporto formale denuncia per la loro scomparsa, riferendo alla polizia i sospetti di rapimento, poiché entrambe le sorelle avevano riferito di essere state spesso molestate sessualmente e di aver ricevuto dai due colleghi di lavoro, Muhammad Naeem e Mumtaz Khan, la richiesta – sempre rifiutata – di convertirsi all’Islam.
La notizia dell’omicidio è stata confermata dalla polizia nei giorni scorsi. Secondo gli agenti, che hanno rinvenuto i corpi, entrambe le sorelle sono state uccise nello stesso modo: sono state ammanettate e strangolate. Gli inquirenti sospettano che i due uomini arrestati abbiano rapito e ucciso le sorelle e sta svolgendo le opportune indagini. Secondo Nasier Saeed, sebbene il Primo Ministro della Provincia del Punjab, Usman Buzdar, abbia chiesto un rapporto d’indagine all’Ispettore Generale di Polizia, “non vi sono molte speranze che la famiglia possa mai ottenere giustizia, poiché ottenere giustizia in Pakistan è molto costoso, il processi sono lunghi e le famiglie povere non possono sostenere le spese legali. Inoltre quando l’autore di un crimine è musulmano e la vittima è cristiana, persuadere i giudici è molto più difficile, perché la religione gioca il suo ruolo in tutti i ceti sociali in Pakistan”.
Il Pastore protestante Amir Salamat Masih, che seguiva la famiglia delle vittime, riferisce a Fides che la maggior parte della popolazione della colonia di Makhan è composta da cristiani, poveri e analfabeti, che “non hanno altra scelta se non lavorare come operai nelle fabbriche circostanti, per produrre vestiti, scarpe, medicine, materiali vari”. Qui spesso, spiega il Pastore Masih, “le lavoratrici cristiane sono maltrattate, affrontano l’odio e sono considerate inferiori ai musulmani, mentre le ragazze cristiane – soprattutto se avvenenti – vengono spesso molestate e sono oggetto di attenzione di uomini musulmani. Il caso di Sajida e Abida non è isolato, ma evidenzia una pratica molto comune sui luoghi di lavoro. Tali casi si verificano quotidianamente in diverse parti del paese, ma difficilmente vengono segnalati”. “Queste due sorelle – conclude – hanno incontrato la morte solo perché erano cristiane, perché non hanno voluto abbandonare la loro fede in Cristo, fino alla fine”.
Chiosa Nazir S. Bhatti, direttore del Pakistan Christian Post, giornale locale che ha seguito la vicenda: “In teoria e sulla carta le minoranze in Pakistan godono di pari diritti sanciti dalla Costituzione. Il Primo Ministro pakistano Imran Khan si è impegnato a far sì che le minoranze siano al sicuro e vivano felici in Pakistan. Quando assistiamo a casi di false accuse di blasfemia, a rapimento, conversioni forzate e omicidio di ragazze cristiane , bisogna sottolineare che, nella pratica, questo non è vero e che la condizione dei cristiani nella società sta peggiorando”.
(Agenzia Fides 12/1/2021)
Ex Imam ucciso in Uganda dopo la conversione al Cristianesimo
da International Christian Concern 11-1-2021
Yusuf Kintu, un ex imam 41enne della moschea Macca nell’isola di Dolwe, nel distretto di Mayuge, è stato ucciso il 7 dicembre 2020 da una folla di musulmani. Questo attacco è avvenuto solo una settimana dopo che Yusuf si era convertito al cristianesimo. Secondo il pastore Andrew Nyanma della chiesa Full Gospel Dolwe, Yusuf aveva riposto la sua fede in Cristo il 30 novembre 2020 dopo aver ascoltato il messaggio del Vangelo.
Ha detto: “Abbiamo parlato in diverse occasioni, ma è stato così polemico quando abbiamo toccato questioni relative alla fede. Era un brillante imam musulmano ma rispettava anche la fede degli altri. In questo giorno, era calmo e ricettivo. Mi ha dato un tempo umile per spiegargli perché Cristo è l’unica via per il Padre. Si pentì dei suoi peccati e si impegnò a seguire Cristo “.
OLOCAUSTO CRISTIANO: Tragedie, nomi, volti tra i 2.983 martiri del 2019. Stragi in aumento
Yusuf e la sua famiglia vivevano in una casa vicino alla moschea dove era un imam. Tre giorni dopo essere stato “salvato”, sua moglie Hashfa ha divorziato da lui e se n’è andata con due dei loro figli piccoli a casa di suo padre nel distretto di Bugiri. Ha lasciato i due figli più grandi, Abudkriim 19 e Sauda 16. Il partner della CPI in Uganda ha dichiarato: “Secondo diversi testimoni, la comunità musulmana locale era sconvolta a Yusuf per aver lasciato l’Islam e diventata cristiana. Yusuf è stato gravemente picchiato e lasciato privo di sensi. Il figlio maggiore e la figlia non sono stati in grado di aiutarlo immediatamente, fino al mattino quando arrivò il pastore Andrew e lo portò in ospedale”.
In seguito è morto mentre riceveva cure in ospedale. L’Uganda non è noto per l’odio verso il Cristianesimo, tuttavia, sta diventando molto più comune tra le comunità a maggioranza musulmana. Molti nuovi cristiani soffrono per mano delle loro famiglie ed ex amici a causa della conversione. Yusuf è uno dei pochi che viene effettivamente ucciso, ma molti subiscono la perdita di mezzi di sussistenza, famiglia, case e proprietà. Per favore, prega per la famiglia di Yusuf e per coloro che lo hanno attaccato. Pregate affinché la sua testimonianza possa ammorbidire i cuori di coloro che alla fine lo hanno odiato.