di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Alle 12,40 di oggi, martedì 26 gennio, il Governo Conte Bis è formalmente concluso.
Come riporta l’ANSA, Il presidente del Consiglio ha lasciato il Palazzo del Quirinale dove ha consegnato le sue dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Conte è uscito in auto da mezz’ora dal suo arrivo. Il premier aveva già comunicato le dimissioni nel CdM di questa mattina. Un CdM che, a quanto si apprende, si è chiuso con un momento “molto affettuoso” e gli applausi dei ministri al premier. “Ringrazio l’intera squadra di governo, ogni singolo ministro, per ogni giorno di questi mesi insieme”, avrebbe detto Conte.
I capi delegazione del M5s Alfonso Bonafede, del Pd Dario Franceschini e di Leu Roberto Speranza avrebbero ribadito in Consiglio dei ministri il loro sostegno a Giuseppe Conte, dopo che il presidente del Consiglio ha comunicato la sua decisione di dimettersi. Mentre il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi non ha nemmeno atteso l’ufficializzazione delle dimissioni per spalancare le porte ad un governo di unità nazionale che ha già il sapore di un grande inciucio “Nazareno Bis” con il Partito Democratico in vista di un candidato “tecnico” come potrebbe essere Mario Draghi.
A tradire il Governo Conte sostenuto dal Movimento 5 Stelle e dal Partito Democratico è stato proprio l’ex segretario del PD ed ex premier Matteo Renzi che, in qualità di alleato della maggioranza giallo-rossa con il suo nuovo partito Italia Viva ha fatto mancare l’appoggio durante la votazione della fiducia in Senato, dove i numeri della coalizione di governo sono così diventati critici.
Renzi, per non privarsi della possibilità di rientrare nei giochi delle alleanze in una nuova maggioranza, ha guidato i suoi senatori verso una diplomatica astensione che ha di fatto prolungato l’agonia del governo Conte, sopravvissuto alla mozione di sfiducia in Senato grazie ai voti dei senatori a vita e ad una risicata maggioranza 156 a 140, di 6 voti inferiore a quella assoluta necessaria per governare. Il leader di Italia Viva ha quindi annunciato le dimissioni dei suoi ministri per la polemica sulla mancata condivisione del piano di utilizzo degli oltre 200miliardi di euro di finanziamnti dell’Unione Europea del cosidetto Recovery Fund.
In realtà i dissapori tra l’ex premier Renzi ed il Preisdente del Consiglio in carica Giuseppe Conte si annidano nelle contestazioni di centralismo e nelle velleità dello stesso leader di Italia Viva per le delega sulla gestione dell’Intelligence, affidata al consigliere diplomatico ed ex ambasciatore Piero Benassi pochi giorni prima della crisi di governo. Il controllo politico degli 007 ha assunto notevole importanza in Italia dopo lo scandalo PalamaraGate, la tempesta che si è abbattuta sui vertici della magistratura, e le molteplici implicazioni nella presunta inchiesta ObamaGate emerse in relazione alla Link University.
Lo scorso 20 gennaio, secondo quanto riportato da RaiNews, il Copasir (il comitato parlamentare di controllo dell’attività dei srrvizi segreti italiani), aveva chiesto l’audizione del premier Giuseppe Conte, del capo ufficio stampa di Palazzo Chigi Rocco Casalino e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio in relazione alla vicenda dei pescatori trattenuti per alcuni mesi in Libia ma ha anche chiesto l’audizione del senatore Matteo Renzi “al fine di arricchirsi di ulteriori ed eventuali notizie relative alla vicenda riguardante la visita nel 2019 del procuratore generale degli Stati Uniti, William Barr”.
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Al di là di questi scabrosi retroscena resta ora l’incognita sul futuro politico dell’Italia. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si trova infatti di fronte a tre strade: un ricorso alle elezioni anticipate, un governo di langhe intese o un incarico al centrodestra di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia nel tentativo che possa reperire in Parlamento una maggioranza utile a governare.
Quest’ultima ipotesi, invocata a gran voce dai leader Matteo Salvini (Lega) e Giorgia Meloni (FDI) fu scartata dal Quirinale già nell’estate 2019 quando Salvini aprì la crisi di governo con gli alleati del Movimento 5 Stelle segnando il fallimento del primo Governo Conte e la nascita del successivo esecutivo sostenuto dalla maggioranza PD-M5S con i voti fondamentali dei senatori di Italia Viva.
Ma non viene nemmeno presa in considerazione dall’ex premier e leader del centrodestra Silvio Berlusconi che si dice già pronto all’inciucio tra Forza Italia e Partito Democratico, brutta fotocopia del Patto del Nazareno che nel 2014 portò Renzi alla presidenza del Consiglio, a favore di una maggioranza di larghe intese che potrebbe coalizzarsi intorno al nome dell’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, adulato non si sa bene per quale segreto motivo anche da molti esponenti della Lega.
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“La strada maestra è una sola: rimettere alla saggezza politica e all’autorevolezza istituzionale del Capo dello Stato di indicare la soluzione della crisi, attraverso un nuovo governo che rappresenti l’unità sostanziale del Paese in un momento di emergenza oppure restituire la parola agli italiani. Mi auguro che il presidente del Consiglio sia consapevole dell’ineludibilità di questa strada”, ha scritto Silvio Berlusconi, come riportato ieri da Il Giornale.
Per il leader di Forza Italia, ora le elezioni o un nuovo governo sono l’unico percorso da intraprendere il bene dell’Italia: “Qualunque altra soluzione significa prolungare una paralisi che il Paese non si può permettere e che quindi ovviamente non ci vede disponibili. Di tutto questo ho ragionato a lungo con i miei collaboratori e con i vertici di Forza Italia, e posso garantire un’assoluta unità di valutazioni o di intenti”.
Forza Italia, infatti, grazie a 104 deputati e 54 senatori, potrebbe consentire la nascita di un governo di grandi alleanze insieme a PD e 5 Stelle, con o senza il gruppo di Italia Viva di Renzi che conta solo 18 senatori, a prescindere dalla decisione di Lega e Fratelli d’Italia di supportare la nuova coalizione.
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Il nome di Draghi da tempo aleggiava ai piani alti dei palazzi della politica ma soprattutto sulla testa di Conte, messo in crisi anche dalle inchieste della magistrarura sulla gestione della pandemia, e sicuramente otterrebbe una standig ovation sia dalla Commissione Europea che dall’Eurotower di Francoforte, in quanto è divenuto celebre per il bazooka dei Quantitative Easing, gli acquisti di titoli di stato dell’Italia e di altri paesi europei in difficoltà finanziaria, che consentirono ai governi del Partito Democratico di Renzi e Gentiloni di sforare i bilanci. Ciò aveva però determinato la drammatica conseguenza di spostare nella pancia della BCE centinaia di miliardi di debito pubblico italiano in una perfetta logica mondialista fondata sul signoraggio bancario.
Ma Draghi rappresenterebbe il perfetto anello di congiunzione tra la politica europeista caldeggiata dal Qurinale e dal PD, capace di piazzare l’ex premier Paolo Gentiloni nella Commissione Europea grazie al placet strategico del plutarca internazionale George Soros, i mondialisti bancari e le multinazionali controllate dai fondi d’investimento più potenti, proprio nel momento in cui i colossi dei vaccini stanno cercando di sfruttare a loro vantaggio il terrorismo pandemista, grazie a palesi conflitti d’interessi con i politici Dem di Italia e Usa, favoriti dall’insediamento di Joseph Biden alla Casa Bianca.
In pratica si tratterebbe di un passaggio di testimone senza sostanziali cambiamenti di strategia politica né in ottica europea né nelle strategie contro la pandemia. Conte sarebbe pertanto solo la vittima sacrificale necessaria da offrire a quelle categorie di operatori della ristorazione e del turismo fortemente penalizzate dagli autarchici Decreti del Presidente del Consiglio contestati anche da una grande parte della popolazione. Ma soprattutto rivelatisi totalmente inutili a contenere la diffusione del contagio da Covid-19.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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