BIDEN RIPRENDE LA GUERRA IN SIRIA. Bombardate le postazioni delle milizie iraniane: 22 morti

BIDEN RIPRENDE LA GUERRA IN SIRIA. Bombardate le postazioni delle milizie iraniane: 22 morti

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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Ricominciano le Primavere Arabe! Il nuovo presidente USA Joseph Biden, allievo di Barack Obama di cui fu vice presidente quando iniziarono gli attacchi in Libia a e Siria, ha resistito soltanto un mese nel mostrare al mondo il suo volto pacifista.

Le ripetute dichiarazioni pubbliche per una ripresa del dialogo con l’Iram sull’accordo nucleare, interrotto dall’ex presidente Donald Trump su pressioni di Israele che vorrebbe essere l’unica potenza del Medio Oriente a detenere i missili atomici (si stima che Tel Aviv abbia almeno 100 testate nucleari), sono sfumate davanti all’opposizione del governo iraniano che, legittimamente, ha prima chiesto un segno concreto di distensione con la sospensione delle pesanti sanzioni economiche inflitte da Washington a Teheran.

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Biden ha fatto finta di non sentire ed ora è passato al contrattacco imitando la linea aggressiva e violenta di Israele che da tre anni ogni mese bombarda la Siria con la scusa di colpire le postazioni delle Forze Quds, il reparto speciale del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Pasdaran), un’organizzazione paramilitare iraniana che è benvoluta in Siria in quanto è stata fondamentale per aiutare il presidente siriano Bashar Al Assad nel sconfiggere l’ISIS e i jihadisti estremisti armati dalla Central Intelligence Agency americana per un regime-change pianificato fin dal 1983 quando Damasco era governata da suo padre Hafiz.

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La “scusa” per l’attacco iniziato dall’Us Air Force su ordine di Biden, come riportato da Russia Today, sono stati gli attacchi contro la base di Erbil condotti nei giorni scorsi e attribuiti, senza prove evidenti peraltro, a formazioni vicine agli Hezbollah, il gruppo paramilitare libanese dichiarato terrorista dagli americani e di confessione Islamica Sciita come i Pasdaran iraniani, nemici dei musulmani Sunniti dei paesi del Golfo Persico alleati degli USA e ora anche di Israele in virtù del recente “Accordo di Abramo”. Il conflitto si riaccende in Siria, dunque, alla vigilia dell’imminente visita di Papa Francesco in Iraq. La lobby delle armi ringrazia… Ecco i dettagli nel reportage di Russia Today.

Secondo SANA (Syrian Araba News Agency), la Cina venerdì ha chiesto il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale della Siria.

“Chiediamo a tutte le parti interessate di rispettare la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale della Siria, e di evitare ulteriori complicazioni alla situazione”, ha detto ai giornalisti l’agenzia di stampa Xinhua citando il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin.

Le dichiarazioni arrivano alla luce dell’attacco Usa alla zona di confine siriano-irachena. Il ministero degli Esteri russo ha condannato fermamente l’attacco statunitense, sottolineando che si tratta di una “violazione inaccettabile del diritto internazionale.

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Gli attivisti del SOHR (Osservatorio siriano dei diritti umani) hanno documentato un aumento del numero di miliziani sostenuti dall’Iran uccisi negli attacchi aerei statunitensi nella regione dell’Eufrate occidentale. 22 miliziani degli Hezbollah iracheni e delle forze di mobilitazione popolare irachena, per lo più degli Hezbollah iracheni, sono stati uccisi negli attacchi aerei statunitensi alle loro posizioni e in un carico di armi nel momento in cui stava attraversando dall’Iraq alla Siria, attraverso un incrocio militare vicino ad Al -Qa’em crossing nell’area di Al-Bokamal nella campagna orientale di Deir Ezzor.

«Il bilancio delle vittime dovrebbe aumentare ulteriormente poiché l’attacco ha lasciato diversi miliziani feriti, alcuni in modo grave. Ci sono rapporti non confermati di altre vittime. Vale la pena notare che l’attacco, avvenuto all’una di notte, ora della Siria, ha distrutto tre camion che trasportavano munizioni »ha scritto SOHR.

Secondo fonti SOHR le forze iraniane e le loro fazioni delegate hanno evacuato diversi posti e quartier generali ad Al-Bokamal subito dopo l’attacco, dove sono stati ridistribuiti in altre posizioni per paura di subire attacchi successivi.


ATTACCHI AEREI USA IN SIRIA

da Russia Today (traduzione dall’inglese di Gospa News)

Gli attacchi aerei contro le milizie sostenute dall’Iran in Siria sono stati approvati dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden e intesi come rappresaglia per gli attacchi missilistici alle basi statunitensi in Iraq, hanno riferito diversi media citando funzionari dell’amministrazione anonimi.

L’attacco di giovedì sera è stato descritto come un “attacco contro un sito in Siria collegato a milizie appoggiate dall’Iran” dal corrispondente Reuters al Pentagono, citando un anonimo funzionario statunitense.

Attacco missilistico alla base Usa di Erbil in Iraq: 1 morto, 6 feriti

 

I funzionari dicono a Reuters che lo sciopero è stato approvato dal presidente Joe Biden e arriva dopo una serie di recenti attacchi missilistici contro obiettivi statunitensi in Iraq. – Idrees Ali (@ idreesali114) 25 febbraio 2021

L’attacco “arriva dopo una serie di recenti attacchi missilistici contro obiettivi statunitensi in Iraq”, ha aggiunto Reuters.

Un corrispondente della CBS ha detto che l’attacco “è stato effettuato in risposta ai recenti attacchi missilistici in località in Iraq” dove si trovavano le truppe e gli appaltatori americani.

BREAKING: @CBSDavidMartin riferisce che gli Stati Uniti hanno condotto un attacco contro un sito in Siria collegato alle milizie sostenute dall’Iran. Riferisce che è stato effettuato in risposta ai recenti attacchi missilistici in località in Iraq dove si trovano le truppe e il personale USA. – Margaret Brennan (@margbrennan) 25 febbraio 2021

Finora non ci sono state dichiarazioni ufficiali dell’amministrazione Biden sull’attacco. Rapporti non confermati dalla Siria parlavano di esplosioni nei pressi di Al-Bukamal, una città nella provincia di Deir-ez-Zor vicino al confine con l’Iraq.

Gli attacchi aerei segnalati arrivano dopo una serie di attacchi missilistici contro la Green Zone a Baghdad, la Base aerea di Balad e l’aeroporto internazionale di Erbil in Iraq nelle ultime due settimane. Nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità e il Pentagono non ha ufficialmente incolpato nessuno.

Questa non è la prima volta che gli Stati Uniti accusano l’Iran di attacchi alle truppe e agli appaltatori americani nel vicino Iraq. Dopo la morte di un appaltatore, l’amministrazione Trump ha preso di mira la milizia di Kataib Hezbollah e altre unità di mobilitazione popolare sciita (PMU), che è culminata nell’assassinio con droni del generale Qassem Soleimani, comandante della Forza Quds del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC) dell’Iran, nel gennaio 2020.

Lo stesso Biden guidava il coro dei democratici che all’epoca denunciavano la mossa del presidente Donald Trump, dicendo che “aveva gettato un candelotto di dinamite in una polveriera”. Il presidente della Camera Nancy Pelosi (D-California) aveva detto che l’attacco a Soleimani rischiava di “provocare un’ulteriore pericolosa escalation di violenza” ed era stato intrapreso senza l’autorizzazione del Congresso.

 

 

 

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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