Il medico italiano dell’OMS morì
il 29 marzo del 2003 per il virus SARS
che lui stesso aveva individuato e isolato
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Un indizio è un indizio. Due indizi sono due indizi. Ma tre indizi sono una prova. Lo affermava il leggendario investigatore belga Hercule Poirot creato dalla fantasia letteraria di Agatha Christie. Ma di fatto lo sostiene anche il Codice di Procedura Penale italiano che consente al Gip (Giudice per le indagini preliminari) di emettere un’ordinanza di custodia cautelare in carcere quando ricorrono indizi gravi, precisi, univoci e concordanti.
Nelle inchieste sul virus della pandemia, raccolte nel ciclo WuhanGates, di enormi coincidenze tali da diventare macroscopici indizi ne sono emerse ormai centinaia. Vediamo le ultime… Nello stesso giorno in cui la Task-Force nominata dall’Organizzazione Mondiale per la Salute al fine di fare luce sull’origine del SARS-Cov-2, ovvero l’agente patogeno dell’infezione Covid-19, presenta l’esito di un rapporto che fa acqua da tutte le parti perché totalmente incapace di provare la fonte zoonotica del virus passato da qualche misterioso e non identificato animale all’uomo, in Italia pochi bravi esperti di virologia ricordano la morte del professor Carlo Urbani, l’italiano che per primo in Asia nel 2003 scoprì e isolò il genotipo di SARS (Sindrome Acuta Respiratoria Grave).
Brutte bestie queste infezioni da SARS-1 e SARS-2, rinominata quest’ultima Covid-19 per non indurre troppo in tentazione i veri scienziati di trovare un nesso di causalità tra i due. Virus tremendi: soprattutto perché ammazzano in primis i ricercatori che li scoprono e cercano di studiarli davvero. Non possediamo statistiche in merito ma è lecito arguire che la letalità del virus tra gli scienziati “scomodi” sia ben più feroce che tra i civili.
La tragica fine di Urbani, infatti, ricorda quella del medico eroe cinese Li Weinlang, l’oculista di Wuhan prima accusato di seminare il panico in chat svelando misteriose polmoniti nel dicembre 2019, poi arrestato dalla dittatura del Partito Comunista Cinese, infine morto di Covid-19 esattamente come Liu Zhiming, direttore dell’ospedale di Wuhan, primi testimoni di una strage probabilmente evitabile con un po’ di cortisone se ci fosse stato un tempestivo allarme sull’emergenza epidemica.
Non è dato sapere cosa pensassero Urbani, Weinlang e Zhiming sulle origini del virsu SARS-Cov-2 che autorevoli virologi ed esperti d’intelligence come il microbiologo militare Dany Shoam, ex membro dei potenti servizi segreti dell’Israeli Defense Forces, ritengono essere stato costruito in un laboratorio. Il suo parere, infatti, è stato riportato dal Besa Center, think-tank israeliano, da Gospa News, dal sito americano di geopolitica e intelligence militare Veterans Today e da pochissimi altri media al mondo sebbene rappresenti una fonte autorevole e competente in quanto per anni esperto di armi batteriologiche.
Sui media di mainstream, invece, trova spazio la solfa tediosa, ridicola e farlocca degli scienziati dell’OMS inviati in Cina e a Wuhan per fare luce sulle origini del virus ma tornati a casa con un cospicuo conto a carico dell’agenzia sanitaria ONU e nulla di fatto.
La loro storiella è tediosa perché ripetuta come un mantra con la stessa spudorata convinzione dei medici pro-VAX a tutti i costi che non trovano nessuna correlazione tra i vaccini sperimentali anti-Covid (di tipologie mai usate nella storia della medicina) e le morti di giovani insegnanti e militari in perfetta salute.
Il loro “credo”, privo al momento di ogni evidenza scientifica certa, si regge sul dogma dell’origine zoontica: SARS-Cov-2 giunge da un animale, un ospite intermedio ancora non identificato tra i pipistrelli cinesi a ferro di cavallo, su cui per oltre un decennio sonostati condotti pericolosissimi esperimenti di supervirus creati in laboratorio al Wuhan Institute of Virology come a Chapel Hill (North Carolina University, USA) con il Guadagno di Funzione, un potenziamento di carica batteriologica per una finalità “dual use” bioarma-vaccino.
La loro tesi è ridicola perché dopo un anno non hanno la benchè minima prova scientifica dell’origine zoonotica ma si ostinano a ritenere “molto improbabile” quella di un virus SARS-Cov-2 sfuggito ad uno dei laboratori dove i ceppi di coronavirus SARS del 2003 e MERS del 2012 sono stati infettati con il virus HIV/AIDS per creare dei ricombinanti con finalità di vaccino o arma batteriologica.
Questa circostanza non è frutto di elucubrazioni giornalistiche ma di analisi scientifiche che portarono il bio-ingegnere francese Pierre Bricage a mettere in evidenza gli esperimenti condotti dal professor Frank Plummer nel National Microbiology Laboratory of Canada di Winnipeg di cui era direttore prima di morire improvvisamente per un infarto in Africa, a soli 67 anni, il 7 febbraio 2020, tre giorni prima del dottor Weinlang in Cina.
La teoria totalmente ipotetica della commissione OMS è pertanto anche farlocca perché non tiene conto delle ricerche sui virus SARS infettati con HIV (come il virologo Luc Montagnier ritiene essere il SARS-Cov-2) ma soprattutto perchè è la stessa promulgata nel mese di febbraio dallo zoologo anglo-americano Peter Daszak, uno degli eminenti componenti della task-forrce OMS per l’indagine sul virus, nonostante sia stato il principale finanziatore, attraverso la EcoHealthAlliance di New York, degli esperimenti pericolosi sui virus SARS condotti a Wuhan e in altri laboratori internazionali sotto l’egida segreta dell’agenzia governativa americana USAID (sovente braccio finanziario del controspionaggio CIA nei complotti mondiali) e con il supporto della Melinda & Bill Gates Foundation, diventata l’associazione che amministra tutti i vaccini del mondo nonostante il conflitto d’interessi di Gates, socio di molteplici Big Pharma dei vaccini. La vicenda ha suscitato tale clamore e disgusto che persino due quotidiani di mainstream come Daily Mail e Die Welt furono costretti a parlarne con sdegno.
Dinnanzi a tanto schifo non resta che elevare un encomio ai veri martiri del Covid-19 come Li Weinlang ma soprattutto all’italiano che lo ha preceduto in questa ricerca della verità. Il dottor Carlo Urbani di cui riportiamo la breve storia attinta da uno dei siti internet creati in sua memoria.
«Carlo Urbani, medico italiano dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), è morto oggi a causa di Sars (Sindrome respiratoria acuta grave). Il dottor Urbani ha lavorato in programmi di salute pubblica in Cambogia, Laos e Viet Nam. La sua sede di lavoro era ad Hanoi, in Viet Nam. Aveva 46 anni» scrisse in un comunicato ufficiale il 29 marzo 2003 l’OMS.
Carlo Urbani era stato il primo medico dell’Oms ad avere identificato il primo focolaio di questa nuova malattia in un uomo d’affari americano che era stato ricoverato all’ospedale di Hanoi. La sua segnalazione precoce della Sars, ha messo in allarme il sistema di sorveglianza globale ed è stato possibile identificare molti nuovi casi e isolarli prima che il personale sanitario ospedaliero venisse contagiato. Ad Hanoi, il focolaio di Sars sembra sulla via di essere messo sotto controllo.
“Carlo era un essere umano meraviglioso e siamo tutti costernati”, ha detto Pascale Brudon, il portavoce dell’Oms in Viet Nam. “Era soprattutto un medico, il suo primo obiettivo era quello di aiutare le persone. Carlo è stato il primo ad accorgersi che c’era qualcosa di molto strano. Mentre in ospedale le persone diventavano sempre più preoccupate, lui era là ogni giorno, raccogliendo campioni, parlando con il personale dello staff e rafforzando le procedure di controllo dell’infezione”.
Carlo Urbani era sposato ed era padre di 3 figli. Si era laureato in medicina all’università di Ancona, e aveva compiuto gli studi di specializzazione lavorando sulla malaria e sulla parassitologia medica. Era un esperto di malattie dovute a parassiti nei bambini in età scolare. E’ stato anche presidente di Medici Senza Frontiere-Italia.
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«All’inizio di marzo si reca a Bangkok per un convegno, nulla lascia intuire che abbia contratto il contagio. Dopo l’arrivo i sintomi si manifestano con forza e Carlo, tra i primi a occuparsi della malattia, capisce benissimo la propria situazione – scrive il sito AICU (Associazione Italiana Carlo Urbani) – Ricoverato in ospedale a Bangkok avverte la moglie di far tornare in Italia i figli, che vengono subito fatti partire. L’amore per il prossimo che lo ha accompagnato tutta la vita, lo fa rinunciare anche all’ultimo abbraccio per evitare ogni possibilità di contagio. La moglie gli resta vicina, ma nessun incontro diretto è più possibile. Dopo avere ricevuto i sacramenti, Carlo Urbani muore il 29 marzo 2003».
Nei giorni scorsi è mancata sua figlia Maddalena a soli 20 anni. E’ deceduta in circostanze misteriose che sono state attribuite dai media ad un’overdose: una delle tecniche più usate dai killer del controspionaggio per eliminare testimoni scomodi. Ma ovviamente è soltanto un’altra infausta coincidenza. Anche se la tragica perdita del padre potrebbe aver davvero istigato la giovane ad un gesto estremo nell’imminenza dell’anniversario della scomparsa del genitore.
Probabilmente è davvero un evento senza nessuna correlazione. Ma certamente non lo sono gli esperimenti di Anthony Fauci, direttore del NIAID (National Institute of Allergy and Infectious Diseases) sui coronavirus potenziati in laboratorio fin dal 1999, di cui parleremo in una prossima inchiesta, quattro anni prima dell’emergenza SARS del 2003 che fece 774 morti. Tra cui lo stesso Carlo Urbani che lascia aperto un quesito inquietante: come fece un grandissimo esperto di malattie infettive, aduso a tutte le massime precauzioni, a contagiarsi ugualmente?
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES
GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE
GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS
https://www.gospanews.net/2020/12/05/wuhan-gates-covid-19-il-complotto-del-nuovo-ordine-mondiale-il-libro-in-arrivo/