di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Se in Italia non ci fosse stato lo scandalo Gladio, ovvero l’operazione dei servizi segreti anglo-americani denominata Stay Behind che tra gli anni ’70 e ’90 portò militari ed operatori delle forze dell’ordine ad occultare in posti segreti armi pronte ad essere usate contro un’eventuale invasione sovietica, l’ultimo maxi-sequestro di armi della Polizia di Stato effettuato in Italia e per la precisione nella Regione Puglia non desterebbe inquietanti sospetti. Non ci sono prove, al momento, di piste eversive però una collezione così ricca di potenti fucili mitragliatori e mine anti-carro non appare come la semplice armeria di una banda malavitosa.
Quello che hanno trovato gli uomini del vicequestore Filippo Portoghese, capo della Squadra Mobile di Bari, non può essere considerato un normale sito di stoccaggio di armi della criminalità organizzata. «Al momento non risultano correlazioni con gruppi terroristici né con associazioni di stampo mafioso» dichiara lo stesso funzionario della Polizia di Stato che è determinato a comprendere i due lati oscuri della vicenda: la provenienza e la destinazione delle armi, nascoste da un personaggio che gli inquirenti ritengono ben consapevole del pericoloso materiale occultato nei sotterranei della villa.
L’arsenale «ad una prima valutazione potrebbe verosimilmente rappresentare ad oggi il più importante sequestro di armi mai effettuato nel paese». Lo scrive il procuratore della Repubblica di Lecce, Leonardo Leone de Castris, in una nota nella quale rivolge un «sentito plauso” agli agenti della Squadra Mobile di Bari «per la grande professionalità dimostrata nella complessa indagine».
La scoperta dell’arsenale di armi sequestrato ad Andria deriva da un filone di indagini relativo all’arresto dell’ex giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, il magistrato molfettese Giuseppe De Benedictis, in carcere dal 24 aprile scorso con l’accusa di concorso in corruzione in atti giudiziari, assieme all’avvocato penalista barese Giancarlo Chiariello.
Ci sono voluti circa tre mesi di investigazioni, con gli appostamenti e pedinamenti di rito, per individuare il covo di armi. Un arsenale da guerra, composto da 65 fucili mitragliatori d’assalto (Uzi, kalashnikov, M12, AR15), 33 fucili (tra cui carabine di precisione), 99 pistole, mine anticarro, bombe a mano, circa 300 detonatori e 10 silenziatori per pistole, è stato sequestrato dalla Squadra Mobile di Bari, su disposizione della Dda di Lecce, in una masseria di Andria, di proprietà di un imprenditore agricolo del posto, Antonio Tannoia, incensurato, classe ’66, che è stato arrestato.
Il sospetto degli investigatori è che l’uomo custodisse le armi per conto di terze persone. Fucili, mitragliatori e munizioni sono state trovate all’interno di una botola, murate in una specie di pozzo e sopra, per occultare il nascondiglio, erano stati posizionati un frigorifero e una cucina. Gli investigatori sono arrivati al deposito di armi partendo da un’inchiesta avviata per altri motivi. Il titolare della masseria si è dichiarato estraneo ma gli inquirenti ritengono che non sia una semplice “testa di legno” ignara del pericoloso materiale accatastato tra cui mine anticarro di fabbricazione inglese, residuo della seconda guerra mondiale, ormai molto vecchie ma funzionanti, prive soltanto dei detonatori.
Le armi sono state trovate in un nascondiglio all’interno della masseria durante lunghe indagini che si sono avvalse di intercettazioni ambientali, telefoniche, pedinamenti e ricognizioni fotografiche. All’esito degli accertamenti, gli agenti della Squadra mobile, su disposizione della Dda di Lecce, hanno deciso di intervenire per sequestrare l’ingente arsenale da guerra. Sulle armi sono state avviate perizie per risalire alla provenienza, alla destinazione e all’effettiva titolarità.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES
GOSPA NEWS – JIHADISTS REPORTS
GOSPA NEWS – LOBBY ARMI REPORTAGES