di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
«Incredibile! Facebook censura i post delle communities, ma è complice nella diffusione della pornografia. E’ proprio quando lo struzzo mette la testa sotto la sabbia che il suo “didietro” rimane esposto alla mercé di chiunque. Evitare di affrontare le evidenze e la realtà potrebbe pertanto arrecare dolorose “sorprese”».
Queste frasi sono state pubblicate sul suo profilo Rumble AlieAlliance da un genio italiano dell’informatica, il dottor Paolo Pomponi, 53 anni, di Mantova, esperto di IT dal 1985, già consulente di Google e oggi manager di una sua società che elabora algoritmi decisionali per le manipolazioni dei dati fondamentali all’applicazione dell’intelligenza artificiale. Per capire la loro importanza basti pensare che negli USA sono utilizzati per accelerare l’accertamento delle prove nelle sentenze dei Tribunali…
«La questione del porno su FB va diviso tra quello umano e quello robot. L’umano ha capito che può farci dei soldi ma il problema reale è quello dei profili fakes che vengono creati come avatar con un volto costruito artificialmente attraverso algoritmi che studiano immagini ed espressioni che non esistono. Oggi un manichino posso animarlo e animare persino i suoi rapporti sessuali in modo tale che appaiano reali. Fb ha attivato un network di affiliazione inserendo questi profili fake che ridirigono il traffico verso server esterni che hanno geotarget, ovvero un contenuto visivo in lingua di chi si collega. All’interno piattaforme attivano widget di profilazione e portano persone a contenuti video chat e dating».
Il dottor Pomponi ha analizzato attraverso la sua competenza informatica specifica ciò che tutti noi abbiamo notato su FB. Ogni giorni avvenenti ragazze dai nomi stranieri ma anche dal profilo italiano ci mandano una richiesta di amicizia. Se si accetta si riceve quasi subito dei messaggi in Messenger, se invece si va a visualizzare il profilo ecco foto esplicite provocatorie di avance sessuali che segnalano link esterni dove i contenuti sono pornografici o chat spesso a pagamento.
«In FB comunicano con una url esterna che promuove chat Whatspap e poi ti riportano interno siti web» aggiunge Pomponi che nel suo video ha evidenziato decine e decine di casi di prosperose donne o robusti uomini finalizzati ad un adescamento facile soprattutto orientato verso quei profili Facebook, sia di uomini che di donne, in cui compare la parola Single nel profilo.
«Tutto ciò è in contrasto con community policies di FB ma non solo. Io per esempio leggo geroglifici egiziani, simbologia e ho fatto articolo su svastica del Tibet e mi hanno bloccato dopo pochi minuti. Mentre questa promozione di siti porno dilaga… Facebook è una società privata e sostiene che dentro alla sua piattaforma può fare ciò che vuole. Ma di fatto è un servizio pubblico perché rappresenta un unico canale di comunicazione ufficiale. Tutto viene istradato verso manipolazione dell’informazione che si chiama poi lavaggio del cervello. E chi si propone contenuti non graditi viene oscurato: lo psycho-graphic dell’utente viene limitato nell’espansione di una rete sociale» aggiunge ancora l’esperto di IT.
«Il vero problema è l’abuso di certi contenuti. Nonostante il community standard nella rete di FB entrano bambini di 8-9 anni. E soprattutto dai 13 anni in sù perché da quell’età è consentita iscrizione a Facebook. Pare che un algoritmo di Facebook sia in grado di creare autonomamente nuovi falsi profili capaci di chiedere l’amicizia e di agire come gli utenti stessi, dirottandoli poi su siti pornografici a pagamento. Fatti incresciosi che sono in totale violazione con le policy aziendali e community standard contenute nelle condizioni contrattuali, oltre che di cattivo gusto per la visibilità di questi contenuti, soprattutto da parte di minori, anche se sicuramente per la piattaforma social, rimangono molto redditizi» evidenzia Paolo Pomponi.
«La catena rubasoldi. Anche lì un problema di conversione di soldi. Ci sono più soldi lì che in tutte le pubblicità FB. Stanno raccogliendo denaro utilizzando settore pornografico. Ciò avviene iscrivendosi con carta credito o ricaricabile oppure chiamando un numero premium al costo di euro 2 a messaggio» spiega nel dettaglio l’art director del progetto AlieAlliance che vuol contrastare queste speculazioni sui social.
Qual è il segreto del loro successo? «E’ in un’unica parola: shame! In inglese significa vergogna. Le persone non vogliono parlare di queste problematiche perché ritenute scabrose ma anche gli anziani devono capire che va protetta l’integrità dei più piccoli» chiosa Pomponi.
La sua denuncia si aggiunge a quella di don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’associazione onlus “Meter dalla parte dei bambini”, che ogni anno collabora con la polizia di tutto il mondo per smascherare i pedofili. Fu proprio lui a denunciare lo scandalo delle chat hard promosse dai colossi del web.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
© COPYRIGHT GOSPA NEWS
divieto di riproduzione senza autorizzazione
FONTI PRINCIPALI
GOSPA NEWS – INCHIESTE MINORI – PEDOFILIA
GOSPA NEWS – INCHIESTE GIUSTIZIA – MAFIA