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ARRESTATO TERRORISTA ISIS IN CAMPANIA, MA MIGLIAIA RESTANO LIBERI… Protetti da Turchia, NATO e USA in Siria, Libia e… Italia

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

Le divisioni antiterrorismo delle Forze di Polizia del Mediterraneo e dell’Interpol fanno il loro sacrosanto dovere nella lotta contro i tagliagole dell’ISIS. Ma possono operare solo quando l’intelligence militare della NATO lo permette e non ritiene i jihadisti funzionali ai suoi progetti geopolitici come continua ad avvenire in Siria e Libia dove operano sotto lo scudo dell’Esercito Turco, il secondo più potente del Patto Atlantico dopo gli USA.

Infatti, mentre la Polizia italiana raccoglie i giusti applausi per aver catturato un esponente di spicco dello Stato Islamico in Campania, il Rojava Information Center (ROC), l’organo di comunicazione dell’amministrazione Curda del Nord Est Siriano (NES), svela la continua attività delle cellule terroristiche ISIS in Siria, guardacaso vicino all’area di Deir Ezzor dove ci sono i pozzi petroliferi sequestrati dalle truppe americane, che giustificano così la loro presenza in funzione del rischio di una recdrudescenza del DAESH (acronimo in arabo dello Stato islamico dell’Iraq e della Siria).

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Ma in mezzo a tutto ciò c’è un gigantesco paradosso. Se i jihadisti dell’HTS (Hay’at Tahrir al-Sham) possono ancora incutere timore e controllare la roccaforte di Idlib è soltanto grazie all’appoggio della Turchia che si è assunta il compito di finanziarli, armarli e gestirli dopo che gli USA hanno interrotto il piano MOM del controspionaggio americano CIA (Central Intelligence Agency) con cui l’amministrazione Obama-Biden rifornì di missili anticarro TOW almeno 21 fazioni di milizie islamiche Sunnite ribelli contro il presidente siriano Bashar Al Assad (nemico in quanto Islamico Sciita come il governo dell’Iran) ma alleate, all’occorrenza, di ISIS ed HTS, derivato dall’ex fronte Al Nusra, vicino ad Al Qaeda. Il piano CIA fu orchestrato fin dal 1983 contro Assad padre, come rivelato da documenti desecretati pubblicati da Gospa News

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Proprio nell’organizzazione terroristica Al Nusra, vicina ai famigerati White Helmets, la sedicente organizzazione umanitaria della Difesa Civile Siriana addestrata da un ex 007 militare e mercenario britannico misteriosamente morto in Turchia, si arruolò il giovane marocchino arrestato in Italia.

Ma nelle stesse file di Al Nusra, ISIS ed HTS hanno militato migliaia e migliaia di jihadisti, in parte siriani ed in parte foreign fighters, finiti nel libro paga del MIT (Millî İstihbarat Teşkilâtı), l’organizzazione nazionale d’intelligence di Ankara controllata direttamente dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, nelle differenti missioni militari della Turchia.

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Ciò è avvenuto a partire dall’operazione Olive Branch 2018 (Ramoscello d’ulivo) con cui si è creata la sostituzione etnica dei Curdi nell’enclave di Afrin dove le violazioni dei diritti umani gridano vendetta, alla Peace Spring 2019 (Fonte di pace), che ha consentito all’esercito turco di conquistare una fetta del Rojava, guadagnato dai Curdi nella lotta contro l’ISIS condotta dall’esercito SDF, prima protetto dagli USA oggi in balìa delle rappresaglie dei jihadisti ex Al Qaeda e Daesh liberati dalle prigioni turche per farne dei mercenari del terrore. Inviati anche in Libia, grazie al consenso NATO ammesso dall’ambasciatore italiano a Tripoli, e presto nell’Afghanistan abbandonato dall’US Army.

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Ecco quindi che il volto dei guerriglieri tagliagole cambia aspetto, come avvenuto nel corso della storia durante le Rivoluzioni in Francia e Russia e per la Spedizione dei Mille in Italia, a seconda che gli stessi siano funzionali o meno alle strategie di un Deep State massonico-militare, facile da identificare con il Nuovo Ordine Mondiale segnalato già nel 1956 dal commodoro della Marina Canadese William Guy Carr nel suo libro Pawns in the Game. Fatte queste debite premesse analizziamo i fatti.

 

L’ARRESTO DEL MAROCCHINO NEL SALERNITANO

«Arrestato in provincia di Salerno un combattente jihadista ricercato a livello internazionale. La Polizia di Stato ha infatti dato esecuzione ad un mandato di arresto internazionale per “associazione a delinquere finalizzata alla preparazione ed alla commissione di atti di terrorismo, detenzione illegale di armi da fuoco, attività collettiva avente fine di attentare l’ordine pubblico e raccogliere fondi per il finanziamento di atti di terrorismo” emesso dal Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Rabat (Marocco) il 28 giugno scorso ed esteso in campo internazionale il giorno 8 luglio nei confronti di un pericoloso latitante marocchino di 29 anni» scrive Adnkronos mentre NovaNews rivela anche il presunto nome del latitante: Abi al Barae.

L’uomo, grazie ad un importante contributo dell’Aisi (i servizi segreti interni dell’Italia) e della Dgst (Direzione Generale per la Sorveglianza del Terrorismo) del Marocco, è stato localizzato e poi catturato in località Lago (Salerno), dopo un’approfondita attività di ricerca effettuata dalle Digos di Napoli e Salerno, con il coordinamento della Direzione Centrale per la Polizia di Prevenzione – Servizio per il Contrasto all’Estremismo e Terrorismo Esterno ed il contributo del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, che, tramite i canali Interpol, ha acquisito la necessaria documentazione all’esecuzione del provvedimento restrittivo, sotto il coordinamento dell’autorità giudiziaria di Salerno.

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Dopo una articolata attività di osservazione, controllo e pedinamento, integrata dall’impiego di rilevanti apparecchiature tecniche del Servizio di Polizia Scientifica della Direzione Centrale Anticrimine, l’uomo è stato individuato in prossimità di un bar insieme ad altri cittadini extra comunitari.

Il cittadino marocchino era già emerso alla attenzione del Comparto Sicurezza nel 2018, in quanto segnalato dall’Intelligence quale combattente jihadista recatosi nel 2012 in Siria per partecipare al conflitto nelle fila del fronte Al Nusra e successivamente dello Stato Islamico, nel cui ambito avrebbe ricoperto la carica di responsabile militare. Ora è in carcere a Salerno in attesa del perfezionamento della procedura per l’estradizione.

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Il jihadista “era colpito da mandato di arresto internazionale emesso dalle autorità marocchine in quanto ritenuto affiliato all’Isis. Sia la Spagna che la Francia l’avevano segnalato in regime Schengen come soggetto pericoloso. Bisogna considerare che lo stesso in un primo momento aveva aderito alla formazione al-Nusra affiliata ad al-Qaeda e successivamente era passato ad aderire al sedicente Stato Islamico”. Ha spiegato alle agenzie Antonio Bocelli, I° Dirigente della Polizia di Stato della Digos di Napoli.

 

JIHADISTI IN ITALIA DALLA LIBIA

Alcuni particolari restano avvolti nel mistero. Quale e dove fosse il gruppo comandato dal terrorista marocchino e per quale motivo, sebbene latitante, si trovasse tranquillamente al bar in compagnia di amici… Ma soprattutto come sia arrivato in Italia. Anche se la sua segnalazione sui confini di Francia e Spagna induce a ritenere che possa essere transitato dal Marocco all’Europa attraverso l’enclave di confine di Ceuta, presa d’assalto ogni giorno da centinaia di migranti africani.

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L’allarme sull’infiltrazione di terroristi tra i flussi degli immigrati clandestini era stato lanciato già nel settembre 2017 anche da uno dei magistrati diventati poi famosi proprio per la tutela dei diritti dei migranti. Il Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio (noto per aver incriminato l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini poi prosciolto dall’accusa di sequestro di una nave ONG) segnalò con preoccupazione gli sbarchi fantasma di piccole imbarcazioni nelle isole di Lampedusa e Linosa.

«Migliaia di persone, quasi tutte tunisine, in piena notte o all’alba sbarcano da barche in legno o piccoli pescherecci e fanno perdere le loro tracce. Tra loro ci sono persone che non vogliono farsi identificare, gente già espulsa in passato dall’Italia o appena liberata con l’amnistia dalle carceri tunisine o magari che ha preso parte alle rivolte del 2011. Tra loro potrebbero esserci anche persone legate al terrorismo internazionale. Per questo penso che siamo di fronte a un’immigrazione pericolosa» dichiarò Patronaggio ai media.

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A distanza di tre anni la soluzione non migliorò con il successivo sbarco in Libia di 14mila jihadisti mercenari assoldati dalla Turchia per la guerra civile a difesa del Governo di Accordo Nazionale di Tripoli del presidente Fayez Al Serraj indusse gli avversari dell’Esercito Nazionale Libico del generale Khalifa Haftar a segnalare l’arrivo di mille tagliagole dell’ISIS in Italia, paese che protegge l’invasione “fuorilegge” del sultano turco Recep Tayyib Erdogan come candidamente ammesso dal nostro ambasciatore in Libia.

Mentre l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, con sede a Coventry e da sempre vicino all’intelligence del Regno Unito, ha segnalato la migrazione dalla Tunisia alla Libia (e poi chissà dove…) di 2500 miliziani dello Stato Islamico, fondato dal califfo Al Baghdadi (dichiarato morto tra mille sospetti degli 007 della Russia).

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Sono trascorsi ormai quasi 4 anni da allora. Nel mezzo c’è stata l’operazione Nettuno 2 dell’Interpol, durante la quale sono state monitorati i viaggi sulle compagnie marittime individuando terroristi dell’ISIS in transito dall’Africa all’Italia sui traghetti di linea. Ma sono emerse anche le infiltrazioni di tagliagole sui barconi del Mediterraneo grazie alle sospette azioni del MIT, l’intelligence di Ankara, nota regista degli spostamenti di jihadisti e Foreign Fighters di Al Qaeda e Stato Islamico tra Turchia, Siria, Libia ed Europa.

Come riferito in un precedente reportage di Gospa News, almeno 229 furono identificati da un dossier dei Curdi in quanto già colpiti da un mandato di cattura internazionale perché terroristi islamici estremisti.

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Infatti, molti miliziani della Bandiera Nera dello Stato Islamico sono stati rilasciati dalle carceri turche per combattere nell’offensiva Peace Spring avviata da Ankara nell’ottobre 2019 nel Rojava controllato dai nemici Curdi dell’Amministrazione Autonoma del Nord Est della Siria (AANES), secondo lo schema di arruolare detenuti condannati per gravissimi crimini già applicato dall’Arabia Saudita nello Yemen e in Siria per rinfoltire le tuppe di Al Qaeda.

Altri estremisti islamici arrestati per terrorismo sono stati invece liberati dagli stessi jihadisti del TNSA (Turkish National Syrian Army) mentre si trovavano detenuti dalle milizie curde SDF nei campi di prigionia come Al Hol.

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Tutto ciò è avvenuto sotto gli occhi della diplomazia internazionale che, per non compromettere l’alleanza ormai storica di Regno Unito ed Italia con i Fratelli Musulmani che governano Turchia e Qatar sfociata sotto il segno della Lobby delle Armi, è giunta pure ad ignorare i terroristi HTS curati nell’ospedale dei Bersaglieri a Misurata e i processi avviati a Londra e negli Usa per i finanziamenti ad Al Nusra transitati dalle banche di Doha, capitale dell’Emiro Qatariota dove Us Air Force vanta una delle basi più strategiche nel Golfo Persico.

 

GLI ATTACCHI DELLE CELLULE DORMIENTI IN SIRIA

«Su 25 attacchi alle cellule dormienti, 11 sono avvenuti nella regione di Deir ez-Zor, 8 nella regione di Raqqa, 4 nel cantone di Heseke (regione di Jazeera) e 2 nella regione di Manbij. Anche se gli attacchi rimangono il numero più alto nella campagna di Deir ez-Zor, sono significativamente inferiori rispetto a maggio. A maggio, 29 dei 42 attacchi alle cellule dormienti sono avvenuti nella regione di Deir ez-Zor». È la nota rilasciata dal Rojava Information Center, l’organo di comunicazione che fa capo ai curdi all’Amministrazione Autonoma del Nord Est Siriano.

«Western Deir ez-Zor e Raqqa hanno ancora visto l’attività dei cosiddetti “checkpoint volanti” (punti di controllo temporanei falsi istituiti dall’ISIS). Gli attacchi rimangono presenti, anche dopo il Ramadan, che di solito vede una diminuzione delle attività sulla base delle osservazioni degli anni passati. Questa continuità negli attacchi può essere dovuta alle campagne della SAR (Esercito Arabo Siriano) e della Russia contro l’ISIS che hanno spinto le cellule attraverso il fiume Eufrate e nel NES» precisano dal ROC.

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Secondo l’organo d’informazione curso, le cellule dormienti prendono di mira il personale di sicurezza, ma anche molti civili. 4 attacchi di cellule dormienti hanno preso di mira SDF (Syrian Democratic Forces) o Asayish (intelligence Curda antiterrorismo). Un membro del Consiglio civile è rimasto ferito in un attacco rivendicato dall’Isis. Attraverso i suoi canali mediatici ufficiali, l’ISIS ha affermato che i suoi membri hanno preso di mira due auto di un “funzionario e un membro del Consiglio civile” con mitragliatrici, tra cui Ali Muhammad al-Salem.

Al-Salem è il capo dell’Unione degli agricoltori a Raqqa, che lavora per comunicare tra l’Amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale (AANES) e i gruppi sociali e le attività economiche. La campagna orientale di Raqqa ha recentemente assistito alla presenza di cellule dormienti dell’ISIS che minacciano i lavoratori nei consigli e nelle istituzioni dell’amministrazione autonoma. Inoltre, l’ISIS cerca ancora di attuare la legge della sharia nell’area.

Con la sorveglianza aerea della Coalizione internazionale, le unità antiterrorismo hanno condotto un’operazione approfondita contro le cellule dormienti dell’ISIS ad al-Busayrah, nella campagna di Deir ez-Zor, il 22 giugno 2021. L’operazione ha portato all’arresto di 17 sospetti dell’ISIS. Diverse armi, attrezzature e documenti sono stati sequestrati. Ma, come evidenzia il Rojava Information Center, a «Hol Camp, gli omicidi continuano ad aumentare nonostante l’arresto di una cellula assassina».

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Il 21 giugno le SDF hanno annunciato l’arresto di quattro iracheni legati all’ISIS che hanno confessato il loro coinvolgimento nelle recenti uccisioni. Hanno riconosciuto di aver ricevuto comandi dall’esterno. I quattro iracheni erano entrati nel campo come civili dopo la campagna di Baghouz del 2019. Avevano ricevuto istruzioni dai leader dell’Isis tramite dispositivi mobili utilizzando numeri turchi per ritenere responsabili tutti coloro che non hanno eseguito gli ordini provenienti dall’esterno. Questo ordine ha provocato l’assassinio di tre abitanti del campo.

L’arresto di 15 contrabbandieri ha «fornito ulteriori indicazioni su come le rotte di contrabbando fuori da Hol Camp conducano alle aree occupate dai turchi della Siria settentrionale e orientale, in modo che i fuggitivi possano ricongiungersi all’ISIS. Una donna marocchina è stata arrestata nel campo di Hol dopo che il suo telefono è stato perquisito e si è scoperto che lei cercava di far uscire di nascosto suo figlio adolescente dal campo e tornare all’ISIS».

 

LA PANTOMIMA DELLE MINACCE ISIS ALL’ITALIA

In questo intricato orizzonte geopolitico la Turchia appare come il perverso ago della bilancia tra gli interessi NATO in Siria e Libia, opposti a quelli della Russia, e la protezione dei jihadisti quali componente para-militare da utilizzare per ogni evenienza, come Erdogan si appresta a fare in Afghanistan nella strategia finalizzata anche a garantire il controllo militare dell’aeroporto di Kabul dinnanzi all’avanzata dei Talebani che sta strappando all’esercito afghano territori dopo territori in seguito al ritiro delle truppe americane disposto dal presidente Joseph Biden.

Ecco perché appare persino imbarazzante prendere troppo sul serio le minacce dell’ISIS all’Italia e al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dopo il vertice anti-terrorismo tenutosi a Roma.

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«Condanniamo le minacce contro l’Italia e Luigi Di Maio. Gli Stati Uniti ribadiscono il nostro sostegno ai nostri alleati italiani dopo aver co-ospitato il D-ISIS Global Coalition (il summit della coalizione anti Daesh svolto a Roma il 28 giugno scorso). Insieme, la coalizione D-ISIS sconfiggerà l’ISIS» Ha scritto su Twitter, il segretario di Stato degli Stati Uniti, Anthony Blinken.

“Le ultime minacce di daesh contro Luigi Di Maio e l’Italia sono inaccettabili. L’Unione europea è pienamente solidale ed è determinata a continuare a svolgere il proprio ruolo negli sforzi globali per sconfiggere l’ideologia odiosa e intollerante dell’Isis” scrive in un tweet l’Alto Rappresentante Ue, Joseph Borrell.

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«Le minacce all’Italia riportate da Al-Daba, organo propagandistico del Daesh, non rappresentano una novità, ma vengono attentamente vagliate dalla nostra Intelligence secondo cui – apprende l’Ansa – da un lato, aumentano il livello di rischio per i connazionali e per gli interessi italiani che si trovano nelle aree dove agiscono gli estremisti dell’Isis e, dall’altro, potrebbe ‘attivare’ qualche lupo solitario presente nel nostro paese, desideroso di guadagnarsi il rispetto del mondo jihadista» scrive Rai News.

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«Fonti di Intelligence chiariscono che non vi sono elementi concreti di minaccia, soprattutto nei confronti di target di alto livello, anche istituzionale, né vi sono notizie di reti o network terroristici strutturati all’interno dei nostri confini, ma bisogna essere consapevoli che l’impegno nel Sahel potrebbe esporre l’Italia a possibili azioni ritorsive» evidenzia il network statale.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE

GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS

GOSPA NEWS – INCHIESTE LOBBY ARMI

SYRIA, GOSPA NEWS REPORTAGES

JIHADISTI, GOSPA NEWS REPORTAGES

ROJAVA INFORMATION CENTER – ISIS ATTACKS IN SYRIA

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