PALAMARA-GATE – 12. A GIUDIZIO L’EX PM. Assolto l’ex PG di Cassazione Fuzio: “Spiata Tenue”. Patteggia il Corruttore: ex ufficiale EI-NATO premiato dal Quirinale
Nell’immagine di copertina l’ex PM Luca Palamara, l’ex PG di Cassazione Riccardo Fuzio e l’ex ufficiale dell’Esercito Italiano Fabrizio Centofanti
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Proseguono inarrestabili le vicissitudini giudiziarie dell’ex Ras delle Toghe (soprattutto rosse) Luca Palamara che si appresta ad essere sacrificato come unico capro espiatorio degli intrighi tra la politica e la Casta dei Magistrati, in mezzo ai quali sono capitate manovre per pilotare le nomine alla direzione delle Procure della Repubblica più strategiche ma persino aggiustamenti delle sentenze anche grazie ai soldi di un ex ufficiale dell’Esercito Italiano, premiato per una missione Nato, diventato faccendiere senza scrupoli.
L’ex consigliere del Csm ed ex sostituto procuratore di Roma Luca Palamara va a processo nel filone principale dell’inchiesta per corruzione. Il gup di Perugia Piercarlo Frabotta ha fissato l’inizio del procedimento per il 15 novembre. Rinviata a giudizio anche Adele Attisani, amica dell’ex magistrato, radiato nei mesi scorsi dall’ordine giudiziario.
«Sono certo – ha commentato Palamara – che l’udienza pubblica servirà a far emergere la verità e la mia innocenza. Le prove documentali dei pagamenti fatti sono insuperabili». Questa è la prima notizia riportata nei giorni scorsi dai quotidiani in relazione alle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Perugia che è guidata dal procuratore capo Raffaele Cantone.
Ecco quindi una prima anomalia nella vicenda che evoca un legittimo quesito sulla gestione del Consiglio Superiore della Magistratura già oggetto di un appello di 109 magistrati al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in qualità di Presidente dello stesso CSM, organo di autogoverno e vigilanza sulla categoria, in merito alle scandalose commistioni tra magistrati e politica.
Com’è possibile che proprio alla direzione della procura del capoluogo umbro sia stato nominato il dottor Cantone che, per quando degno di massima stima professionale, era stato il pm di fiducia scelto dall’ex segretario del Partito Democratico Matteo Renzi quale presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (dal 27 marzo 2014 al 23 ottobre 2019)?
INTRIGHI TRA TOGHE E POLITICA ALL’OMBRA DEL PD
Non va infatti dimenticato che dai provvedimenti disciplinari con cui l’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) ha estromesso l’ex presidente di tale organizzazione sindacale di categoria e con cui il CSM ha rimosso l’ex consigliere dall’ordinamento giudiziario è emerso lo scandalo degli incontri clandestini tra Palamara, altri magistrati e parlamentari del PD.
Tra questi è divenuto famoso del maggio 2019 all’Hotel Champagne di Roma cui presero parte i deputati Cosimo Maria Ferri (ex magistrato e già Sottosegretario alla Giustizia del Goveno PD di Gentiloni) e Luca Lotti per influenzare le nomine alla Procura di Roma dove lo stesso Lotti, braccio destro di Renzi. era ed è sotto inchiesta con il padre di lui Tiziano per favoreggiamento (Lotti) e traffico di influenze (Renzi Senior) in due differenti tronconi della maxi-inchiesta sugli appalti truccati del Consip (la società del Ministero dell’Economia che seleziona i fornitori per la pubblica amministrazione).
Tutto ciò assume rilevanza perché proprio gli affari Consip sarebbero stati nel mirino della rete tessuta tessuta dall’avvocato Piero Amara e dall’imprenditore Fabrizio Centofanti per avere informazioni riservate sulle indagini in corso e soprattutto per «aggiustare» i processi.
«Personaggi di alto livello che sarebbero stati messi a “libro paga” per garantirsi decisioni favorevoli nel settore amministrativo e così avere la certezza di aggiudicarsi gli appalti pubblici, primi fra tutti quelli di Consip. Ma anche per “spiare” le inchieste, in particolare quella sulle tangenti dell’Eni avviata a Milano» scriveva il Corriere sulle pagine di Roma il 6 febbraio 2018 quando entrambi finirono in manette.
«Amara e Centofanti sono stati arrestati su richiesta delle procure di Roma e Messina. Ai domiciliari ci sono altre 13 persone, compreso Enzo Bigotti, l’imprenditore amico di Denis Verdini e già finito nel fascicolo Consip proprio per aver ottenuto commesse milionarie».
Ebbene nel processo Palamara il Giudice dell’Udienza Preliminare ha anche accolto la richiesta di patteggiamento a un anno e sei mesi proprio per l’imprenditore Fabrizio Centofanti, che a giugno ha reso dichiarazioni spontanee ai magistrati della procura di Perugia. I pm Gemma Miliani e Mario Formisano, coordinati dal procuratore Raffaele Cantone, dopo le dichiarazioni rese ai magistrati proprio da Centofanti avevano modificato, nelle scorse settimane il capo di imputazione contestando, tra le accuse, la corruzione in concorso per l’esercizio delle funzioni, e non più la corruzione in atti giudiziari.
Palamara è accusato di avere percepito presunte utilità, per sé e per Attisani, per “l’esercizio delle sue funzioni e poteri”. In particolare – emerge dal capo d’imputazione – consentendo a Centofanti di “partecipare a incontri pubblici e riservati cui presenziavano magistrati, consiglieri del Csm e altri personaggi pubblici con ruoli istituzionali nei quali si pianificavano nomine e incarichi direttivi”. “Permettendo in tal modo a Centofanti – sempre in base all’accusa – di accrescere il suo ruolo di ‘lobbista’”.
Le presunte utilità (il pagamento di viaggi, soggiorni, cene e lavori vari) – in base alla ricostruzione della Procura di Perugia – vennero date a Palamara anche per “la disponibilità di accogliere richieste di Centofanti finalizzate a influenzare o determinare anche tramite i rapporti con altri consiglieri del Csm o di altri colleghi, le nomine e gli incarichi da parte del Consiglio medesimo e le decisioni della sezione disciplinare del predetto organo”.
«Nella contestazione si elencano diversi soggiorni di cui avrebbe usufruito l’ex consigliere del Csm, tra cui quello a Madonna di Campiglio, il viaggio a Madrid con il figlio, la vacanza a Favignana, a Dubai, oltre ai lavori eseguiti a casa della sua amica Attisani. A Palamara, come si legge nell’atto di accusa, si contesta anche la rivelazione e utilizzazione dei segreti d’ufficio» ha riferito con dovizia di particolari Il Fatto Quotidiano.
Vedremo più avanti la curiosa ascesa di Centofanti da ufficiale dell’Esercito Italiano premiato dal Quirinale in una missione Nato a faccendiere senza scrupoli indotto a pateggiare beneficiando dello sconto fino a un terzo della pena per evitare così una condanna di entità più alta ed il rischio di una effettiva detenzione (se non è superiore ai 3 anni il PM ne sospende l’esecuzione, fatte salve alcune eccezioni, e misure alternative fino ai 4 anni dopo la riforma Orlando).
“TENUITA’ DEL FATTO”: ASSOLTO IL PG FUZIO PER LA SPIATA
Ora va evidenziata la curiosa apparente contraddizione per cui l’ex pm di Roma Luca Palamara è stato rinviato a giudizio anche per rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio mentre il coimputato eccellente per la “spiata galeotta” è stato assolto.
«Il gup di Perugia ha assolto l’ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio dall’accusa di rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio nell’ambito di uno dei filoni d’inchiesta che coinvolgono Luca Palamara. Il processo a suo carico si è svolto con il rito abbreviato. Fuzio ha sempre rivendicato la correttezza del suo operato» comunica l’ANSA che poi entra nei dettagli.
«”Ringrazio i miei avvocati e lo studio di Grazia Volo” si è limitato a dire all’uscita dall’aula l’ex pg della Cassazione. “La sentenza di oggi è la testimonianza della buona fede di Riccardo Fuzio, una persona rispettosa delle Istituzioni, che si è difeso nel processo e non dal processo ed è stato riconosciuto per quello che è” ha quindi affermato il suo difensore, l’avvocato Grazia Volo. “Sia i pm che il giudice sono state persone misurate e attente” ha aggiunto il legale» come riferito sempre dall’agenzia di stampa italiana.
TOGHE SPORCHE: NEI GUAI ANCHE IL PROCURATORE GENERALE, MATTARELLA SI DIMETTA
«Fuzio era accusato di avere rivelato a Luca Palamara (il quale deve rispondere di concorso nello stesso reato ma ha scelto il rito ordinario e l’udienza a suo carico è stata rinviata a settembre) che era pervenuto al Comitato di presidenza del Csm un esposto presentato da Stefano Fava “avente ad oggetto comportamenti asseritamente scorretti posti in essere dall’allora procuratore Giuseppe Pignatone, iscritto a protocollo riservato del Csm e come tale coperto da segreto”. Doveva inoltre rispondere di avere comunicato sempre a Palamara le iniziative che il Comitato di presidenza intendeva intraprendere per verificare la fondatezza dei fatti indicati nell’esposto”» riferisce sempre l’ANSA che si scorda però di specificare un dettaglio importante.
Nei confronti dell’ex procuratore generale della Cassazione «i pm avevano chiesto 8 mesi di condanna: che rispondeva di due episodi di rivelazione di segreto d’ufficio: per un episodio la formula è stata il fatto non sussiste, per l’altro per la tenuità del fatto» precisa invece Il Fatto Quotidiano in riferimento a una violazione del segreto istruttorio che rese di fatto Palamara edotto delle indagini a suo carico aiutandolo a prepararsi un’idonea linea difensiva.
«Dai brogliacci che la Guardia di Finanza ha inviato al Consiglio Superiore della Magistratura su disposizione dei pm umbri, emergono le trascrizioni integrali dei colloqui avvenuti il 21 e 22 maggio scorso tra Fuzio e lo stesso Palamara, durante i quali l’alto magistrato (nonché membro di diritto del Consiglio superiore della magistratura) svela al collega indagato le notizie sull’inchiesta di Perugia. Del contenuto delle intercettazioni ne scrive il settimanale L’Espresso sul proprio sito. I due inoltre parlano anche del futuro capo dell’ufficio di Roma» scrisse Il Fatto Quotidiano nel maggio 2019 quandò scoppiò lo scandalo a seguito del quale il dottor Fuzio fu indotto a chiedere il pensionamento anticipato.
L’ex procuratore generale ha poi chiesto ed ottenuto di essere processato con rito abbreviato, pertanto è già stato giudicato, mentre l’ex pm Palamara ha scelto di andare dibattimento e pertanto dovrà essere vagliato dai giudici il suo comportamento in relazione alla “spiata” ricevuta.
Ecco il motivo di un’apparente contraddizione giudiziaria nell’imbarazzante vicenda in cui rimase coinvolto l’ex PG di Cassazione. Il dottor Fuzio, quando fu indagato e scelse di anticipare il suo pensionamento, ricevette comunque l’immediato elogio pubblico del presidente del CSM Sergio Mattarella che di fatto per primo anticipò il giudizio di “tenuità” dell’episodio.
Alla stessa stregua il nuovo procuratore generale Giovanni Salvi considerò “veniale” il peccato delle toghe che per anni avrebbero fatto la propria “autoproduzione” con l’ex consigliere Palamara, come emerso dalle sue chat sullo smartphone intercettato dalla Guardia di Finanza, suscitando la vibrante contestazione di tale criteri assolutori da parte dei magistrati del blog Uguale per Tutti che si batte per una riforma del CSM a partire dai metodi delle nomine.
Anche il pm sotto accusa davanti alla Commissione Disciplinare del CSM chiese che fossero chiamati a deporre 133 testi tra cui proprio quei magistrati destinatari di raccomandazioni e persino dei funzionari del Quirinale… Ma l’istanza fu rigettata ponendo così una lapide definitiva sulla possibilità di comprendere il funzionamento e l’estensione del sistema Palamara.
UN PICCOLO “GELLI D’ITALIA” DOPO LA MISSIONE NATO
Per un’altra curiosa coincidenza che si annida nei retroscena della vicenda, proprio nel Palazzo del Presidente della Repubblica Italia (allora Carlo Azeglio Ciampi) il faccendiere Centofanti ricevette la Croce d’argento al merito dell’Esercito quando, il 4 giugno 2001, era ancora un tenente, prima di congedarsi come capitano.
«Capo Cellula Pubblica Informazione del Contingente militare italiano sin dall’inizio della missione in FYROM nel dicembre 1998, assolveva tale delicata funziona per ben 10 mesi, partecipando in successione alle operazioni “Join Guarantor” e di soccorso umanitario e protezione internazionale in FYROM, nonchè all’operazione “Joint Guardian” in Kosovo, durante tutto questo lungo periodo, nonostante il coinvolgimento continuo e senza limitazioni di orario, mai mostrava il benchè minimo segno di stanchezza, ma evidenziava una profonda conoscenza delle problematiche dell’informazione ed una spiccata capacità di impostare e sviluppare in maniera efficacissima e pienamente rispondente alle esigenze della Forza Armata i rapporti con i rappresentanti dei mass-media nazionali ed esteri».
Questa in sintesi la motivazione per cui l’allora militare, dopo la missione organizzata dalla NATO, ricevette l’onorificenza con una chiosa finale che oggi suona stridente: «Limpida ed entusiasta figura di Ufficiale, che si distingueva per la fortissima motivazione, l’eccezionale capacità realizzatrice, l’impegno elevatissimo e la disponibilità serena e senza alcun limite di orario e che sicuramente ha elevato l’immagine del contingente militare italiano nel contesto internazionale».
«Fabrizio lo conosco da quando era un ragazzetto, proviene da una famiglia di pizzicaroli di Artena, ma che oggi sia diventato il nuovo Gelli d’Italia, è una roba incredibile . Lui è sempre stato intelligente, arrembante. Da giovane era vicino all’Msi, poi conobbe Sergio Boschiero (presidente dell’Unione monarchica italiana deceduto nel 2015, ndr), che lo aiutò ad entrare in una dimensione mentale superiore a quella del paesetto. Si è fatto la sua carriera passando dall’Esercito alla Croce Rossa, dove diventò capo delle relazioni esterne con Maurizio Scelli. Nel 2015 mi chiese se volevo andare con un gruppo di giornalisti a Baghdad. Ma erano rapporti sempre saltuari, non l’ho mai frequentato».
E’ quanto riferì Umberto Croppi, classe 1956, stimato intellettuale di centrodestra, ex direttore generale della Fondazione Valore Italia ed ex assessore alla Cultura nella prima giunta Alemanno, da cui fu estromesso nel 2012 e da cui prese spunto per un libro al vetriolo su quella esperienza, in un’intervista a Notte Criminale. Il politico accettò infatti di «raccontare come è incappato, “senza averne la minima percezione”, in quello che gli inquirenti definiscono il “mondo Centofanti”, composto da “molteplici figure, deputate al compimento di una pluralità di reati economico-finanziari, complessi e strutturati, ed in quanto tali ancora più insidiosi” e strettamente collegato al “mondo Amara” (ex legale esterno dell’Eni, ndr)».
«Due gruppi societari, operanti tra la Sicilia e la capitale, apparentemente autonomi, “ma in realtà tra loro convergenti” per la messa in opera di una serie di reati fiscali e tributari, come si legge nell’ordinanza di misura di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Roma per 13 indagati, tra cui lo stesso Croppi. Il cui nome figura anche tra i nove professionisti accusati di una presunta associazione a delinquere per compiere reati fiscali» si legge nell’articolo che invitiamo i più curiosi a leggere.
“Ma non chiamatelo il nuovo Gelli, che fa ridere” disse allora Croppi ignorando forse l’insidiosa ed estesa ragnatela di contatti ed affari dell’ex tenente che ebbe un ruolo strategico nella comunicazione all’interno della missione NATO in Kosovo, divenuta famosa, mai purtroppo abbastanza, soprattutto per lo scandalo delle armi all’uranio impoverito. Sono 7600 i militari italiani che si sono ammalati di cancro a causa dei proiettili all’uranio impoverito utilizzati dalla NATO durante i bombardamenti del 1999 in Jugoslavia e, di questi, 400 sono deceduti.
E’ pertanto assai probabile che il bagaglio di segreti raccolti dall’ufficiale Centofanti sia diventato il suo preziosissimo viatico in un viaggio di relazioni non solo con Palamara, che lo portò persino a cena con il procuratore generale di Roma Pignatone e con un Ministro della Difesa in carica, ma anche con agenti deviati dei servizi segreti e persino con la famosa Link University, la fucina di 007 della Central Intelligence Agency in Italia sospettata di aver avuto un ruolo importante negli scandali orchestrati contro il presidente americano Donald Trump (RussiaGate e UkraineGate) fino al cosiddetto ObamaGate. Di questi abbiamo riferito in precedenza. Delle relazioni pericolose di Centofanti con alcuni 007 parleremo in una prossima inchiesta.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
© COPYRIGHT GOSPA NEWS
divieto di riproduzione senza autorizzazione
MAIN SOURCES
GOSPA NEWS – DOSSIER PALAMARA-GATE
GOSPA NEWS – GIUSTIZIA – MAFIA
GOSPA NEWS – COSPIRAZIONI – MASSONERIA
IL FATTO QUOTIDIANO – PALAMARA A GIUDIZIO
IL CORRIERE – LA RETE DI AMARA E CENTOFANTI
ANSA – ASSOLTO IL PG DELLA CASSAZIONE
QUIRINALE – ONORIFICENZA A CENTOFANTI
NOTTE CRIMINALE – L’ASCESA DI CENTOFANTI
INDIPENDENTE – URANIO IMPOVERITO IN KOSOVO
Un pensiero su “PALAMARA-GATE – 12. A GIUDIZIO L’EX PM. Assolto l’ex PG di Cassazione Fuzio: “Spiata Tenue”. Patteggia il Corruttore: ex ufficiale EI-NATO premiato dal Quirinale”