SUICIDA (?) DE DONNO, GENIO DEL PLASMA ANTI-COVID. Dopo la Cura sottratta da PD e Big Pharma di Gates. Morte sospetta: la magistratura apre un’Inchiesta
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
AGGIORNAMENTO DEL 28 LUGLIO 2021
Come era facile prevedere vista la celebrità della persona e la sua attività contrastata nel proporre una terapia efficace ed economica per il Covid-19, la Procura della Repubblica di Mantova ha deciso di aprire formalmente un’inchiesta sulla morte di Giuseppe De Donno, ex primario di pneumologia dell’ospedale Carlo Poma e padre della terapia anti-Covid con il plasma iperimmune. De Donno si sarebbe suicidato impiccandosi nella sua casa di Eremo di Curtatone. Gli inquirenti, che hanno già sentito i familiari e sequestrato cellulari e computer del medico, vogliono valutare eventuali responsabilità di terzi.
Lo riporta TGCom24, dando spazio anche alle manifestazioni dei suoi innumerevoli sostenitori. Una cinquantina di manifestanti, che si sono ritrovati in piazza Fontana per la prima delle tre manifestazioni in programma nel centro di Milano per protestare contro il Green pass obbligatorio, hanno reso omaggio a De Donno.
«Per il comitato ‘Liberi di scegliere’, il nuovo idolo è proprio l’ex primario di pneumologia dell’ospedale Carlo Poma di Mantova che per primo l’anno scorso aveva iniziato la cura del Covid con le trasfusioni di plasma iperimmune. Diversi, infatti, i tributi e le dediche riservate al medico, definito “un eroe che ha nobilitato la medicina nel periodo più buio”, mentre alcuni striscioni si chiedono cosa ci sia “dietro il suicidio di De Donno?”, mentre un altro recita “De Donno, sei vivo come chi hai salvato”» scrive ancora TGCom24.
ARTICOLO DEL 27 LUGLIO 2021
«Si è tolto la vita nel pomeriggio di oggi 27 luglio Giuseppe De Donno, il medico diventato famoso durante la pandemia per aver scoperto e proposto la cura di plasma iperimmune per sconfiggere il Covid. Secondo quanto riporta la Gazzetta di Mantova, ancora non si sanno le cause e i motivi che hanno spinto il medico a togliersi la vita. Il dottor De Donno era il primario di Pneumologia dell’ospedale Carlo Poma di Mantova, e insieme al Policlinico di Pavia, ha sperimentato la plasmaterapia con successo».
La sconcertante notizia è stata riportata in questi termini da Fanpage dopo che il giornale locale ha riferito del drammatico evento su cui ovviamente sarà chiamata ad indagare la magistratura in virtù del ruolo importante e delicato che ebbe il più famoso promotore della plasmaferesi terapeutica attraverso la quale si sarebbe riusciti a sconfiggere il Covid-19 se fosse stata adottata tempestivamente e diffusamente.
Lo pneumologo, aveva compiuto 54 anni il 2 luglio scorso. E’ stato trovato morto dai suoi parenti nella sua casa di Curtatone alle porte di Mantova. Secondo le primi indiscrezioni si sarebbe ucciso impiccandosi. Era stato tra i primi ad infrangere i protocolli del Ministero della Salute e fare le autopsie, vietate dal ministro Roberto Speranza, scoprendo i microtrombi fatali delle embolie polmonari massive e poi il plasma che guariva gli ammalati tramite una trasfusione con quello dei malati guariti ricco di anticorpi immunizzanti. Gli mandarono un ispezione in ospedale quando criticò il Ministero e propose la sua innovativa terapia.
Da tempo De Donno aveva iniziato a condurre una vita ritirata allontanandosi da quei riflettori che lo avevano giustamente celebrato come uno dei medici eroi della pandemia perché capace di trovare una cura efficace, rapida ed economica contro il Sars-Cov-2, a volte micidiale, altre volte innocuo,
Dal 5 luglio aveva cambiato vita: da primario ospedaliero a medico di medicina generale a Porto Mantovano. Una scelta sofferta, ma frutto di una lunga riflessione: voleva stare a contatto con il territorio e seguire i suoi pazienti uno a uno, forse con meno stress rispetto a quanto fatto in ospedale.
«Sono stanco – aveva confidato agli amici – stanco dei troppi attacchi che ho subito, stanco che ancora oggi che sono uscito dall’ospedale continuo a ricevere, anche da parte di colleghi».
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E’ pertanto difficile credere che un uomo di tale levatura abbia deciso di farla finita dopo aver portato il suo metodo terapeutico sperimentale ad avere successo in tutto il mondo. Sarà compito degli inquirenti, se saranno capaci di andare a scavare oltre agli interessi enormi che gravitano intorno all’emergenza Covid-19, quello di accertare quali siano state le cause del suicidio o se non si tratti di un ennesimo caso di testimone scomodo “suicidato” come avvenne per alcuni marescialli del’Aeronautica nella strage di Ustica.
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L’Italia è purtroppo il paese dei misteri e dei massacri avvenuti all’ombra di un Deep State che ieri si occupava di geopolitica militare ed oggi si è specializzato nella cibernetica e nella ricerca batteriologica, visto che sulle Big Pharma dei vaccini investono gli stessi fondi d’investimento della Lobby delle armi.
Ho seguito la parabola sul sangue iperimmune capace di guarire i malati di Covid-19 in molteplici reportages fino a scoprire che quella terapia, inizialmente ritenuta miracolosa ma poi evaporata nel tramestio delle cure ufficialmente riconosciute, finì in parte nelle mani di una società collegata con Bill Gates, l’imperatore mondiale dei vaccini, che avrebbe avuto tutto da perdere se una semplice cura si fosse dimostrata risolutiva per i contagiati prima dell’arrivo delle terapie geniche vaccinali.
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La terapia col plasma iperimmune fu sperimentata dal professor De Donno, direttore della struttura complessa di pneumologia e unità di terapia intensiva respiratoria Ospedale Carlo Poma di Mantova, insieme al professor Cesare Perotti, direttore del servizio di Immunoematologia e Medicina trasfusionale del San Matteo di Pavia.
Impiegarono mesi prima di essere presi sul serio i due abili medici, emulatori dei test con anticorpi innestati negli animali che fecero due scienziati scienziati in Germania già nel 1890: il primo, fu il fisiologo che nel 1901 vinse il premio Nobel per la medicina con la scoperta della cura alla difterite, Emil Von Behring, il secondo Kitasato Shibasaburō, batteriologo giapponese.
Questo ritardo di attenzione da parte della comunità scientifica fu segnalato dal professor Perotti grazie ad un convegno organizzato dall’associazione Novum Ticinum presso l’Università di Pavia nella primavera 2020.
«Abbiamo raccolto 329 donazioni, con donatori giunti anche dal Trentino. Una manifestazione di grande generosità, che ci consente ora di avere a disposizione un numero di sacche di plasma da utilizzare in caso di un’eventuale seconda ondata in autunno. Il ricorso al plasma iperimmune ha ridotto la mortalità dal 15 al 6 per cento. A riconoscere il nostro lavoro è stata anche la Commissione Europea, che ci ha assegnato l’incarico di scrivere le linee guida per tutta Europa per la terapia con il plasma donato da pazienti convalescenti».
«Il rammarico è che in Italia solo i colleghi dell’ospedale di Mantova hanno deciso di adottare il nostro protocollo: abbiamo calcolato che se l’identica scelta fosse stata adottata in tutta Italia, probabilmente sarebbe stato possibile salvare oltre 3mila pazienti che purtroppo sono morti» stigmatizzò Perotti.
Ma qualcosa di ancor più eclatante era accaduto a livello internazionale. Nonostante l’iniziale boicottaggio della comunità scientifica italiana, la terapia con il plasma degli ospedali Poma e San Matteo, visti i successi senza controindicazioni, fu poi emulata in 116 centri clinici universitari degli Stati Uniti d’America. Tra questi ci fu quello dell’Università della California di Los Angeles che sta portando avanti l’UCLA COVID-19 Convalescent Serum Project a cui aderì con una donazione di sangue anche il celebre attore Tom Hanks, guarito dal CoronaVirus.
IL SANGUE IPERIMMUNE SOTTRATTO IN… PARLAMENTO!
Fu la svolta? Macchè! In Parlamento la terapia col plasma subì un’incomprensibile e sconcertante deviazione. Infatti il protocollo sperimentato a Mantova e Pavia fu indirizzato all’Università di Pisa, individuata quale capofila del progetto nello sconcerto dei protagonisti e dei media.
«Perché Pisa? Non lo so, sono sconcertato da questa decisione. Sono sconcertato che il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, voglia querelarmi, qui è la politica che vuole ammutolire la scienza» ha dichiarato il professor De Donno, direttore della struttura complessa di pneumologia e unità di terapia intensiva respiratoria Ospedale Carlo Poma di Mantova, nell’audizione in streaming con il Senato a chi gli ha chiesto il motivo della scelta.
«Al protocollo aderiscono quattro Regioni, tutte a guida Pd. Tu chiamale, se vuoi, coincidenze. Il 15 maggio nasce il comitato scientifico: 13 esperti, da Reggio Emilia a Catania, dall’Aifa al Centro nazionale del sangue. De Donno no, sbotta e parla di scelte politiche. E il governatore della Toscana Enrico Rossi annuncia querela» scrissero Felice Manti ed Edorado Montolli in un articolo al vetriolo sul quotidiano Il Giornale di mercoledì 20 maggio in cui ricostruiscono quanto avvenuto in Parlamento.
PLASMA “DE DONNO” TRA BIG PHARMA COI DEM MARCUCCI E GATES. Tramite azienda israeliana
«Giovedì scorso De Donno è atteso in streaming alla commissione Sanità del Senato. Deve parlare di quanto sia gratuito il plasma e di come una persona guarita da coronavirus possa salvarne 2 (con una sacca da 82 euro). Prima deve intervenire Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria. Che presto cede la parola al toscano Paolo Marcucci, che non era atteso. È l’amministratore delegato di Kedrion Biopharma, colosso dei plasmaderivati con un fatturato da 687 milioni di euro» spiegarono i giornalisti.
«Lavoriamo a fianco del Centro nazionale del sangue contro il contagio» ha rimarcato Marcucci che ha poi illustrato la seconda fase: Kedrion metterà a disposizione il proprio stabilimento di Napoli per raccogliere il plasma dei donatori italiani e trasformarlo, in «conto lavorazione» in plasma iperimmune industriale utilizzabile nei quattro anni successivi.
L’AFFARE PLASMA ALLA BIG PHARMA DI MODERNA-GATES
Da lì in poi della terapia col plasma iperimmune ma anche dello stesso De Donno non si seppe più nulla. Ma Gospa News, indagando sulle società coinvolte nel progetto, fece una scoperta clamorosa.
«Si eviterà di eseguire l’inattivazione virale nei singoli centri che è un’inattivazione comunque artigianale, costosa e adatta solo alla sperimentazione» sostiene il fratello del capogruppo PD in Senato che in passato è stato anche dirigente della medesima azienda e ora ne è indirettamente azionista. Nella terza fase invece interverrà una società straniera per «la produzione di gammaglobuline imperimmuni con l’israeliana Kamada, con cui è d’accordo da aprile. Prime consegne per ottobre».
Kamada è una multinazionale farmaceutica del Science Park Rehovot di HaMerkaz quotata sulle borse di Tel Aviv e in stradorinario sviluppo: nel trimestre chiuso a marzo 2020 ha registrato ricavi per $ 33,29 milioni ben superiori alle attese del colosso americano Zacks Medical Biomedical e Genetics Industry cui appartiene.
Zacks controlla anche la Moderna, Inc. la società di biotecnologia di Cambridge, nel Massachusetts, specializzata nella scoperta e nello sviluppo di farmaci basati sull’RNA messaggero, che allora aveva già superato la prima fase del test sulle cavie umane per il suo vaccino contro il Covid-19. Il metodo di immunizzazione fu poi autorizzato in via sperimentale da Food and Drug Administration negli Usa, da European Medicines Agency nei paesi Ue e dall’Agenzia Italiana del Farmaco in Italia, nonostante le incognite sui rischi in quanto non è mai stato sperimentato prima nella storia della farmacologia.
Ma ora tenetevi forte. Come già svelato da Gospa News in Bio-Arma 6: «Moderna è una società di biotecnologia con sede a Cambridge nel Massachusetts, specializzata nella scoperta e nello sviluppo di farmaci basati sull’RNA messaggero. Tra i soci saltano fuori i soliti noti: Astrazeneca, Merck, Fondazione Bill & Melinda Gates, Darpa».
Il cerchio si chiude perfettamente. Come il cappio intorno al collo di De Donno, apparentemente strangolatosi da solo nella sua impotenza in un mondo di Big Pharma senza scrupoli come Pfizer (controllata da GSK e perciò da Gates) capaci di finanziare il presidente americano Joseph Biden in campagna elettorale per poi ottenere da lui l’acquisto di mezzo miliardo di dosi per il piano di immunizzazione globale COVAX gestito da Ong dello stesso Gates.
Oppure la morte di De Donno è stata causata da qualche occulta manina che ha voluto metterlo a tacere insieme a qualche segreto di troppo di cui forse era a conoscenza.
Per conoscere tutti i retroscena nei dettagli acquista il libro WuhanGates…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES
GOSPA NEWS – WUHANGATES REPORTAGE
GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS
come volevasi dimostrare
Onore e gloria in eterno al carissimo De Donno.