Tributo postumo al valore della scoperta dello pneumologo di Mantova
Pubblicata l’analisi statistica di alcuni noti ricercatori internazionali:
«Maggior uso di sangue iperimmune avrebbe salvato 29mila americani in più»
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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Nella Basilica di Mantova, per dare l’ultimo mesto saluto al professor Giuseppe De Donno, non c’erano le autorità nazionali delle grandi celebrazioni, forse timorose di prendersi i fischi e gli insulti piovuti durante i funerali di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Ma c’erano molti uomini della Polizia e della Digos che avrebbero impedito ad un uomo, secondo giornali locali, di tenere esposto un cartello con scritto “Ucciso dallo Stato” nella piazza Mantegna gremita fino ai vicini ponti da circa 700 persone.
De Donno, com’è noto, è stato trovato impiccato nella sua casa dell’Eremo di Curtatone, nella periferia di Mantova. Il suo gesto apparentemente inspiegabile (e che non risulta spiegato da nessun biglietto d’addio) ha innescato il sospetto di un’istigazione al suicidio, tanto da indurre la Procura di Mantova ad aprire un’inchiesta sequestrando PC e smartphone, e quello più estremo di qualcosa di peggio…
Al di là della differente morte tra il medico simbolo mondiale della terapia antiCovid col plasma iperimmune e i due magistrati eroi nella lotta alla Mafia, il loro destino appare segnato dalla comune disgrazia di essere stati completamente isolati dallo Stato Italiano.
“MAFIA-APPALTI-POTERI OCCULTI: FALCONE E BORSELLINO UCCISI PER L’INFORMATIVA CARONTE”
I giudici perché indagavano sugli affari tra massoneria, mafia, politica e appalti nella Tangentopoli di Palermo (da cui uscì indenne per un soffio l’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella).
De Donno perché stava riscrivendo la lotta contro il Covid-19 secondo una narrativa troppo scomoda per quei politici (i premier Giuseppe Conti e Mario Draghi ed il Ministro della Salute Roberto Speranza, tutti nominati o raccomandati proprio da Mattarella) che avevano già aderito al piano sanitario mondiale delle Big Pharma tracciato nella profetica esercitazione simulata Event 201 dell’ottobre 2019 a New York, finanziata dalla Bill & Melinda Gates Foundation.
Allora, due mesi prima della scoperta ufficiale del SARS-Cov-2 a Wuhan, fu infatti prevista e preparata l’azione contro una pandemia da Coronavirus attraverso un simposio capace di prevedere nei dettagli il successo immediato di un antivirale (poi rivelatosi il Remdesivir della Gilead) e poi quello di un vaccino sperimentale (un anno dopo arrivò il Comirnaty della Pfizer controllata da GSK di cui è azionista lo stesso Gates).
LO SFREGIO DI WIKIPEDIA ALLE CURE COL PLASMA
Prima dell’ultimo di una folla commossa e di un parroco temerario nell’omelia quanto don Abbondio nei Promessi Sposi, ammaestrato ad evitare callidamente ogni riferimento alla nobile attività dello Pneumologo come se le sue nozze con il successo del plasma non fossero da celebrare, è giunto lo sfregio inatteso del Web che cancella e riscrive le biografie umane grazie a quattro piloti ammaestrati dell’Intelligenza Artificiale, affinchè tutto sia Politically Correct. Domenica pomeriggio, alla vigilia dei funerali di De Donno, infatti, la sua pagina Wikipedia è sparita. I suoi fans hanno gridato subito al complotto. I censori di Wikipedia hanno spiegato che era in fase di aggiornamento… pressoché integrale, dunque!
E’ riapparsa aggiornata alle 12,35 del 2 agosto, praticamente a funerali conclusi con uno sfregio ancor forse peggiore. Una doppia citazione sull’inutile terapia col plasma iperimmune: «A novembre 2020, uno studio realizzato dall’Hospital Italiano de Buenos Aires e pubblicato sulla rivista New England Journal of Medicine aveva sostenuto che l’utilizzo del plasma iperimmune sui pazienti gravi per Covid-19 non sortiva alcun effetto» si legge in Wikipedia
«Il 14 maggio 2021 la rivista medica The Lancet pubblicò i risultati dello studio scientifico condotto in 177 ospedali pubblici del Regno Unito su 11 558 pazienti per valutare l’efficacia del metodo proposto da De Donno. La conclusione dello studio fu che “nei pazienti ricoverati con COVID-19, l’impiego di plasma autoimmune (high-titre convalescent plasma) non ha migliorato il tasso di sopravvivenza né altre insorgenze cliniche prespecifiche”» prosegue l’Enciclopedia ben accorta nel trattare i temi cari al cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale.
Nessun riferimento al fatto che la terapia sperimentale condivisa dagli ospedali Poma di Mantova e San Matteo di Pavia fu destinata ad un altro di Pisa, il caso passo in mano al Parlamento che valutò l’offerta di collaborazione di un’azienda italiana leader nella farmacologia sugli emoderivati in partnership con una israeliana di una Big Pharma che controlla la Moderna di cui diventò azionista lo stesso Gates. Il progetto De Donno svanì così nei misteri politici…
Peccato, perché il professor Cesare Perotti nella primavera 2020 dichiarò ad un convegno: «Abbiamo raccolto 329 donazioni, con donatori giunti anche dal Trentino. Una manifestazione di grande generosità, che ci consente ora di avere a disposizione un numero di sacche di plasma da utilizzare in caso di un’eventuale seconda ondata in autunno. Il ricorso al plasma iperimmune ha ridotto la mortalità dal 15 al 6 per cento. A riconoscere il nostro lavoro è stata anche la Commissione Europea, che ci ha assegnato l’incarico di scrivere le linee guida per tutta Europa per la terapia con il plasma donato da pazienti convalescenti».
DE DONNO: LA RIVINCITA ARRIVA ORA DAGLI USA
Lui abbacchiato lasciò la direzione della Pneumologia dell’ospedale di Mantova dopo 8 anni. E si mise a fare il medico di famiglia. Fu anche un poco bersagliato dai No Vax più estremisti perché si dichiarò favorevole al vaccino, sebbene confidasse realmente nelle cure alternative come le trasfusioni con il plasma iperimmune dei malati guariti.
Per colpa della politica il suo nome rimase emarginato a quello di un medico contro il sistema. Questo però non impedì alla sua terapia di arrivare negli Usa, essere sperimentata da 117 ospedali universitari convincendo persino l’attore Tom Hanks a donare il sangue dopo la sua guarigione dal Covid.
Ed ora che è morto nel rapido oblio della comunità scientifica italiana, al professor Giuseppe giunge la celebrazione più inattesa e sorprendente. La sua terapia ha salvato 95mila americani! Ed avrebbe potuto salvarne altri 29mila se fosse stata utilizzata con più convinzione dagli ospedali USA che si fecero invece distrarre dagli studi clinici cui presta fede Wikipedia.
A scriverlo a chiare lettere è la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimore che lo scorso 7 giugno pubblicò uno studio scientifico in merito sul suo sito ufficiale, rimasto ignorato dai media di mainstream che temono ogni minima alternativa alla strategia politica delle Big Pharma sui vaccini ad oltranza (Israele ha già avviato la somministrazione della terza dose per l’incubo della Variante Delta, poco letale ma assai contagiosa anche per i vaccinati).
La Johns Hopkins non solo è l’università che tiene il conteggio mondiale sui casi di Covid-19 ma è anche l’ente che organizzò il già citato Event 201 finanziato proprio da Gates. Pertanto non può certamente essere accusata di complottismo anti Vax o di millantare crediti che sono e sempre saranno del professor Giuseppe De Donno. Pneumologo pugnace, fino alla morte!
Ecco il testo integrale pubblicato dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health tradotto in Italiano.
Calo dell’uso di plasma convalescente negli ospedali USA
collegato a un più alto tasso di mortalità COVID-19
Le analisi suggeriscono il declino dell’uso del plasma in convalescenza
negli ospedali degli Stati Uniti da novembre 2020 a febbraio 2021
potrebbe aver portato a 29.000 morti in eccesso di covid-19
Un nuovo studio condotto da ricercatori della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health e colleghi suggerisce che un rallentamento nell’uso del plasma convalescente per il trattamento di pazienti ospedalizzati con COVID-19 ha portato a una maggiore mortalità da COVID-19 durante un periodo critico durante l’aumento dello scorso inverno.
Gli ospedali statunitensi hanno iniziato a trattare i pazienti affetti da COVID-19 con la terapia al plasma convalescente, che utilizza sangue ricco di anticorpi proveniente da pazienti guariti da COVID-19, nell’estate del 2020, quando i medici stavano cercando di identificare i trattamenti per la malattia emergente. Entro la primavera del 2021, i medici negli Stati Uniti avevano trattato oltre 500.000 pazienti COVID-19 con plasma convalescente. L’uso del plasma convalescente ha iniziato a diminuire verso la fine del 2020 dopo che diversi ampi studi clinici non hanno mostrato alcun beneficio apparente.
L’analisi dei ricercatori suggerisce che il calo dell’uso di plasma convalescente potrebbe aver portato a oltre 29.000 decessi in eccesso per COVID-19 da novembre 2020 a febbraio 2021. Lo studio è stato pubblicato online il 4 giugno sulla rivista eLife.
“Gli studi clinici sull’uso del plasma convalescente nel COVID-19 hanno avuto risultati contrastanti, ma altri studi, incluso questo, sono stati coerenti con l’idea che riduce la mortalità”, afferma l’autore senior dello studio Arturo Casadevall, MD, PhD, Alfred e Jill. Sommer Professor e Presidente del Dipartimento di Microbiologia Molecolare e Immunologia presso la Bloomberg School.
PLASMA “DE DONNO” TRA BIG PHARMA COI DEM MARCUCCI E GATES. Tramite azienda israeliana
Lo studio è stato condotto in collaborazione con ricercatori della Michigan State University e della Mayo Clinic. Casadevall e colleghi hanno osservato che mentre l’uso del plasma stava diminuendo alla fine dello scorso anno, il tasso di mortalità dei pazienti COVID-19 riportato era in aumento. Ciò li ha portati a ipotizzare che i due fenomeni fossero correlati.
Nello studio, i ricercatori hanno confrontato il numero di unità di plasma distribuite agli ospedali statunitensi dalle banche del sangue, su base per paziente, con il numero di decessi per COVID-19 segnalati per ricovero ospedaliero in tutto il paese.
Una scoperta è stata che mentre l’uso totale di plasma ha raggiunto il picco lo scorso dicembre e gennaio durante l’ondata invernale di nuovi pazienti COVID-19, l’uso per paziente ospedalizzato ha raggiunto il picco all’inizio di ottobre 2020, proprio mentre i decessi per ricovero ospedaliero COVID-19 hanno toccato il fondo. Successivamente, sulla scia delle segnalazioni di risultati negativi degli studi clinici, l’uso di plasma per paziente ricoverato è diminuito drasticamente e sono aumentati i decessi per ricovero ospedaliero COVID-19.
I ricercatori hanno analizzato la relazione tra questi due set di dati e hanno trovato una forte correlazione negativa, un tasso di utilizzo più elevato associato a una mortalità inferiore e viceversa. Hanno anche raggruppato i periodi di utilizzo del plasma in cinque gruppi “quintile” dalle settimane di utilizzo più basso a quelle più alte e hanno trovato una relazione graduale tra un uso minore e una mortalità più elevata.
Un modello generato dai ricercatori per adattare i dati ha suggerito che il tasso di mortalità dei casi COVID-19 è diminuito di 1,8 punti percentuali per ogni aumento di 10 punti percentuali nel tasso di utilizzo del plasma. Quel modello implicava che ci sarebbero stati 29.018 decessi in meno, da novembre 2020 a febbraio 2021, se il tasso di utilizzo massimo di inizio ottobre avesse tenuto. Inoltre, ha suggerito che l’uso del plasma nel suo complesso, per quanto limitato, ha impedito circa 95.000 morti fino all’inizio di marzo di quest’anno.
I ricercatori hanno analizzato, e poi respinto, la possibilità che diversi altri fattori potessero spiegare il legame tra un minor uso di plasma e una maggiore mortalità. Questi fattori includevano i cambiamenti nell’età media dei pazienti ospedalizzati e l’emergere di nuove varianti del coronavirus che causa il COVID-19.
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Per quanto riguarda il motivo per cui alcuni studi clinici non hanno riscontrato alcun beneficio per l’uso del plasma, i ricercatori osservano nel loro articolo che molti degli studi clinici con risultati negativi avevano utilizzato il plasma, considerato principalmente un trattamento antivirale, relativamente tardi nel corso di COVID-19, quando i pazienti potrebbe essere stato troppo malato per trarne beneficio e quando la malattia è guidata principalmente da risposte immunitarie piuttosto che dal coronavirus stesso.
Casadevall osserva che il plasma convalescente rimane soggetto all’autorizzazione all’uso emergente della FDA negli Stati Uniti e che è prontamente disponibile. “Ci auguriamo che i medici, i responsabili delle politiche e le autorità di regolamentazione considerino la totalità delle prove disponibili, compresi i nostri risultati, quando prendono decisioni sull’uso del plasma convalescente nei singoli pazienti COVID-19”, afferma Casadevall.
“L’uso del plasma convalescente negli Stati Uniti era inversamente correlato con la mortalità da COVID-19” è stato scritto da Arturo Casadevall, Quigly Dragotakes, Patrick Johnson, Jonathon Senefeld, Stephen Klassen, R. Scott Wright, Michael Joyner, Nigel Paneth e Rickey Carrettiere.
Non c’era alcun finanziamento specifico per questo studio. I singoli autori sono stati supportati dal National Institutes of Health (RO1 HL059842; R01 AI152078 9; 5R35HL139854). Questo progetto è stato finanziato in tutto o in parte dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani; Ufficio del Segretario aggiunto per la preparazione e la risposta; Autorità per la ricerca e lo sviluppo biomedico avanzato ai sensi del contratto n. 75A50120C00096.
MAIN SOURCES
JOHNS HOPKINS BLOOMBERG SCHOOL OF PUBLIC HEALTH – NEWS
GOSPA NEWS – WUHANGATES REPORTAGE
GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS
CORRIERE DELLA SERA – FOLLA AI FUNERALI DI DE DONNO