SIRIA, CRIMINI DI GUERRA SOTTO L’EGIDA NATO. Olocausto di Bimbi per Fame e Malattie. Sequestrate 400 Donne dai Jihadisti Protetti dalla Turchia

SIRIA, CRIMINI DI GUERRA SOTTO L’EGIDA NATO. Olocausto di Bimbi per Fame e Malattie. Sequestrate 400 Donne dai Jihadisti Protetti dalla Turchia

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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Per l’ipocrita mondo occidentale il diritto di una donna afghana a fare sport vale più della vita di un bimbo siriano o del rischio di una ragazza curda di essere rapita e stuprata fino al pagamento del riscatto. Se fiumi di parole, soventi distanti dalla realtà, sono state scritte sulla caduta di Kabul e la nascita del nuovo Emirato Islamico dell’Afghanistan, ben pochi articoli vengono pubblicati dai media occidentali sulla spinosa ed incancrenita situazione di alcune zone della Siria dove i crimini di guerra sono all’ordine del giorno; ma al tempo stesso sono tollerati perché compiuti dai combattenti del TFSA (Turkish-backed Free Syrian Army), l’esercito di mercenari creato dalla Turchia grazie alla protezione della NATO.

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In Afghanistan, infatti, l’Occidente ha cercato di esportare una democrazia all’altissimo prezzo di 172mila morti in vent’anni di guerra. Salvo poi abbandonare la nazione agli estremisti Sunniti Talebani quando il presidente americano Joseph Biden ha deciso che tale formazione politica e l’instabilità del paese sarebbero state utili nelle nuove strategie geopolitiche internazionali, affidate anche al controspionaggio della Central Intelligence Agency,  e soprattutto nella rinnovata ostilità contro la Russia.

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Anche – ma non solo – stessa logica russofoba, figlia di una esplicita contrapposizione del progressismo antiteista massonico del Nuovo Ordine Mondiale contro il risorto anelito cristiano di Mosca (a suo tempo resettato dalla rivoluzione bolscevica pilotata dagli stessi incappucciati del Rito Scozzese Antico Accettato), legittima il comportamento diametralmente opposto nella Siria del riconfermato presidente Bashar Al Assad dove si sta consumando un vero e proprio genocidio, con la strage di moltissimi bambini innocenti, per l’ostinazione pervicace e malvagia dell’Alleanza Atlantica a lasciare piena libertà alle mire espansionistiche del presidente-dittatore turco Recep Tayyp Erdogan.

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Proprio in queste ore le tensioni tra Russia e Turchia sono arrivate all’apogeo dopo l’attacco delle truppe di Ankara ad un elicottero dell’esercito di Mosca che ha innescato manovre di rafforzamento nel Nord Est della Siria sia da parte dei russi che degli americani. Queste frizioni, che cercheranno di essere chiarite in un imminente meeting tra Erdogan e il presidente russo Vladimir Putin previsto per il 29 settembre a Sochi, sono alimentate dai ripetuti bombardamenti dell’aviazione del Cremlino contro la provincia di Idlib, roccaforte dei terroristi islamici sunniti di Hayat Tahrir al Sham, armati dalla Turchia e finanziati anche dal Qatar quando si chiamano ancora Fronte Al Nusra, costola siriana di Al Qaeda, come emerso da due cause giudiziarie intentate da prigionieri dei jihadisti pendenti negli Usa e nel Regno Unito.

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Ma prima di analizzare per l’ennesima volta le ipocrisie e contraddizioni della NATO – e perciò implicitamente dell’Unione Europea – che sta permettendo con unanime consenso la violazione dei più basilari diritti umani e la perpetrazione di torvi crimini di guerra da parte della Turchia e dei suoi mercenari jihadisti, raccogliamo l’accorato appello che giunge dalla fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre per i bambini siriani, ma anche dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani.

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Se ACS denuncia la morte per malnutrizione e malattie di almeno 62 bimbi nei campi di prigionia dove famiglie di sfollati vivono accanto a tagliagole dell’ISIS, SOHR segnala i massivi sequestri di ragazze e donne da parte dei mercenari jihadisti di Erdogan nella martoriata enclave di Afrin: di almeno 400 di loro non si conosce la sorte, mentre altre sono tornate a casa solo dopo il pagamento di ingenti riscatti da parte dei familiari.

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«Mi sono imbattuto in una notizia diffusa da AsiaNews. L’agenzia informa che dall’inizio dell’anno almeno 62 bambini sono morti in due diversi campi profughi nel nord-est della Siria. La denuncia è contenuta in un rapporto di Save the Children che definisce «insostenibili» le condizioni nei centri di Al-Hol e Roj, al cui interno vivono decine di migliaia di sfollati, fra i quali circa 40.000 bambini. Le vittime fra i minori sono almeno due alla settimana. Fra le cause dei decessi vi sono malnutrizione, malattie, precarie condizioni sanitarie e incendi che di frequente scoppiano all’interno delle tende. Dall’inizio dell’anno due bambini sono stati assassinati» afferma in un comunicato Alessandro Monteduro, direttore di ACS Italia.

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«A ciò si aggiungano altri due drammatici fronti aperti. Il diritto allo studio è negato, basti pensare che ad Al-Hol solo il 40% dei minori beneficia di un’istruzione scolastica. Inoltre la Siria è alla prese con una nuova ondata di contagi da Covid-19. Finora i vaccini sono stati somministrati solo al 2,4% della popolazione. «Il dato di occupazione delle terapie intensive», racconta Issam al-Amin, primario del Mouwasat University Hospital di Damasco, «ha ormai quasi raggiunto il 100%». Tutto ciò per i bambini (e non solo per loro) rappresenta un’ulteriore grave minaccia. Purtroppo quanto avete letto ci viene quotidianamente confermato dai nostri fratelli siriani con i quali teniamo contatti continui. Cosa possiamo e dobbiamo fare di fronte a questa situazione angosciante?».

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«Aiuto alla Chiesa che Soffre, come sapete, è costantemente a fianco dell’infanzia siriana. Solo per fare alcuni esempi dei progetti finiti oggi sul mio tavolo, stiamo distribuendo latte per bambini e neonati a oltre 3.000 famiglie cristiane, a giorni forniremo a 30.000 ragazzi abiti per l’inverno in arrivo, stiamo garantendo ai minori sostegno psicologico e servizi sociali e assicurando lezioni private ai bambini che hanno difficoltà di apprendimento, anch’esse una delle conseguenze della lunga guerra. Suor Annie Demerjian, una delle nostre instancabili collaboratrici ad Aleppo, ci scrive: “Durante tutti questi anni di guerra l’aiuto di ACS è stato un’ancora di salvezza per noi cristiani. Non abbandonateci!”. Non intendiamo farlo e, con il Vostro aiuto, vogliamo prenderci cura dei bambini e degli adolescenti siriani. Essi sono il futuro della comunità cristiana che vogliamo fiorisca, nonostante le conseguenze di un drammatico conflitto e la minaccia sempre costante di nuove persecuzioni» aggiunge il comunicato della fondazione cattolica.

400 DONNE SEQUESTRATE DAI JIHADISTI DI ERDOGAN

«Poiché le violazioni e i crimini contro le donne ad Afrin aumentano ogni giorno, le ultime statistiche mostrano che il numero di donne arrestate o rapite con la forza e detenute nelle carceri delle forze di occupazione turche e delle loro fazioni armate per procura ha superato le 1.000, alcune delle quali sono state rilasciate dopo pagare riscatti alle fazioni armate o multe ai tribunali affiliati alle forze turche. Tuttavia, il destino di altre 400 donne rimane noto, comprese le donne apparse di recente in un filmato quando sono state trovate in una prigione della “Divisione di Al-Hamzat”, dopo gli scontri tra “Al-Hamzat” e uomini armati locali della Ghouta orientale».

E’ invece questo l’appello pubblicato dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (ong gestita da un profugo siriano dal Regno Unito) sul proprio sito e sottoscritto da vari altri soggetti.

«Quelle donne, che sono state trovate nella prigione della fazione appoggiata dai turchi, sono state consegnate alla polizia militare, che in seguito le ha restituite alla “Divisione di Al-Hamzat”, nonostante l’incontro delle loro famiglie con il governatore turco e i loro sforzi per liberarle , che sono stati vani. Inoltre, le famiglie di alcune di queste donne rapite hanno fatto visita alle loro figlie nel carcere di Marata nella città di Afrin, dove le donne hanno parlato delle loro sofferenze e hanno chiesto il loro rilascio con qualsiasi mezzo, poiché in tali carceri subiscono abusi e maltrattamenti. Sembra che le donne, rapite e arrestate “arbitrariamente”, stiano aspettando un destino sconosciuto e terribile, tanto più che le loro famiglie sono state avvertite di non rivelare l’identità dei rapitori».

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E’ quanto denunciano, oltre al SOHR, The Kurdish Legal Organization, Al-Jazera Human Rights Organization, Kurdish Antenna Organization – Belgium, Human Rights Organization in Afrin – Syria, Kurdish Civil Society Organization in Europe, Research and Protection of Women’s Rights in Syria Centre, Rights Defence Initiative (R.D.I), Hevi Kurdish Association – Belgium, Violations Documentation Centre in northern Syria.

«Noi, come organizzazioni per i diritti civili e umani, facciamo appello a tutti gli organismi internazionali per i diritti civili e umani, e le organizzazioni femminili in particolare, a non rimanere in silenzio e a lavorare diligentemente, sotto il potere delle leggi, delle carte e degli accordi internazionali e sui diritti umani, esercitando pressioni sulla Turchia di rivelare il destino delle donne arrestate e rapite con la forza ovunque si trovino, nelle carceri affiliate alle forze turche o alle loro fazioni per procura. Chiediamo inoltre processi equi, che assicurino alla giustizia gli autori di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, protezione dei civili rimasti ad Afrin, ritiro delle forze turche e delle loro fazioni armate per procura, garanzia del ritorno di tutti i civili sfollati con la forza e fornitura di tutto necessari per la loro sicurezza e stabilità».

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Nel febbraio scorso Gospa News è stato uno dei pochi media a dare spazio ai drammatici dati emersi dal forum per i Diritti Umani tenutosi a Qamishlo organizzato dall’Amministrazione Autonoma del Nord Est Siriano, gestita dai Curdi, e da associazioni umanitarie ed avvocati. Purtroppo la situazione in Siria è rimasta inalterata con il mantenimento delle sanzioni da parte dell’Unione Europea, nonostante il riconfermato governo di Assad sia ormai stato legittimato in Medio Oriente e stia procedendo con nuovi importanti accordi per gli approvvigionamenti energetici con Giordania, Egitto e Libano.

La piccola enclave di Afrin, cittadina della Siria settenrionale, sequestrata dall’esercito turco a partire dal 20 gennaio 2018 con l’invasione sarcasticamente denominata “Olive Branch”, ovvero ramoscello d’ulivo, è stata lasciata in mano ai feroci jihadisti sunniti di varie fazioni, rinforzati dai comandanti dell’ISIS e di Al Qaeda attraverso un meticoloso lavoro del MIT (Millî İstihbarat Teşkilâtı), l’organizzazione nazionale dell’intelligence di Ankara nota per utilizzare i terroristi islamici della bandiera nera in Medio Oriente, Libia ma persino in Europa.

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In quell’area operano varie fazioni di jihadisti che fanno parte Turkish-backed Free Syrian Army sono state sanzionate per sospetti crimini di guerra, ma nulla è cambiato.

«Vale la pena notare che l’Osservatorio siriano per i diritti umani ha confermato che oltre 70 ex leader e membri dell’ISIS, documentati per nome, si sono uniti ai ranghi di Ahrar al-Sharqiyah nelle aree “Primavera di pace” e “Scudo dell’Eufrate” che sono sotto il controllo delle forze turche e delle loro fazioni per procura. Gli Stati Uniti d’America hanno imposto sanzioni all’Ahrar al-Sharqiyah che opera nel nord della Siria per l’uccisione della politica curda signora “Hafrin Khalaf” nel luglio 2020, mentre l’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha descritto l’uccisione di “Hafrin Khalaf” come atto di potenziale crimine di guerra».

ECCO PERCHE’ LA NATO PROTEGGE LA TURCHIA

La questione siriana rappresenta ormai un altro dei fronti di fallimento delle primavere arabe fortemente voluto dall’amministrazione del presidente americano Barack Obama che riuscì a mettere in atto un progetto di regime-change pianificato dalla Central Intelligence Agency fin dal 1983, come risulta da un documento desecretata CIA pubblicato in esclusiva da Gospa News, quando il presidente era Hafiz al Assad, padre di Bashar. In realtà il finanziamento dei ribelli anti-Assad iniziò già nel 2006 durante l’amministrazione di George W. Bush e fu sostenuto anche da un megadonor dei democratici americani come il plutarca di origini magiare George Soros.

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Dall’inizio della guerra civile nel 2011, l’Esercito Arabo Siriano si ritrovò non solo a confrontarsi con le fazioni jihadiste armate dalla CIA con i micidiali missili anticarro TOW proprio attraverso la cosiddetta “MOM operations room” attivata in Turchia, ma soprattutto con il dilagare dell’ISIS del califfo iracheno Abu Bakr Al Baghdadi: ritenuto un agente segreto in incognito del controspionaggio israeliano MOSSAD e della stessa CIA per fomentare la guerra civile in Siria ed Iraq e giustificare così gli interventi militari degli USA che poi si sono ricavati  il controllo di vari impianti petroliferi nell’area di Deir Ezzor da dove esportano clandestinamente petrolio da anni.

Nella sconfitta dell’ISIS è stato determinando sia l’intervento militare della Russia, a protezione della base navale di Tartus e di quella aerea di Khmeimim, ma anche quello dei Curdi che si sono guadagnati autonomamente il Nord Est della Siria strappandolo ai tagliagole dello Stato Islamico con l’appoggio aereo dell’Us Air Forces. Un’altra componente fondamentale nella sconfitta dell’ISIS è stata quella delle forze para-militari degli Hezbollah libanesi e delle Forze Quds dei Pasdaran iraniani.

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Proprio la permanenza di queste componenti sul territorio siriano, nell’ambito di una storica alleanza tra i Musulmani Sciiti di Beirut e Teheran e gli Alawiti del partito Ba’ath di Assad, della medesima confessione islamica, non solo è la “scusa” con cui il presidente americano Joe Biden ha ripreso a bombardare la Siria ma è di fatto il movente antico della guerra civile insieme alla conquista delle risorse energetiche del sottosuolo siriano.

Il governo di Assad in Siria era infatti riuscito a garantire una libertà religiosa tra islamici Sciiti e Sunniti ma anche con Cristiani Maroniti, Cattolici, Curdi e Yazidi. Gli USA , al fine di riuscire nell’impresa fallita di un regime-change, hanno fatto leva proprio sulle rivalità ataviche degli estremisti Sunniti contro gli Sciiti, nel tentativo di isolare l’Iran dopo la Rivoluzione Islamica del 1978.

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Ecco perché, dopo la sconfitta dell’ISIS (ridimensionato per l’intervento degli stessi americani che ne avevano favorito la diffusione), la Siria era vocata a riprendere una grande rinascita nelle province di Damasco e dintorni dove la vita è ripresa regolarmente da anni, disturbata solo dai ripetuti attacchi missilistici di Israele quasi sempre intercettati dai sistemi di difesa russi S-400. Non va infatti dimenticato che i Sionisti israeliani sono da sempre un alleato dei Sunniti nei lucrosi affari delle armi che è diventato ufficialmente tale dopo gli Accordi di Abramo.

Ma nel frattempo gli americani hanno ceduto il passo allo spietato esercito turco di Erdogan, leader dei Fratelli Musulmani sunniti, che tra il 2018 ed il 2019 ha effettuato ripetuti interventi militari in parte arginati solo dagli accordi trilaterali con Mosca e Teheran, in buone relazioni diplomatiche con Ankara in virtù delle vecchie tensioni tra Qatar e gli altri paesi del Golfo Persico.

L’APPELLO DEL MINISTRO SIRIANO ALL’ONU

In questo scenario geopolitico estremamente complesso, nel quale è sempre presente la variabile di un’escalation delle tensioni militari sul campo tra Russia e Turchia (come avvenuto anche in passato per l’abbattimento di un aereo di sorveglianza del Cremlino), l’esercito turco ha ottenuto il placet della NATO a mantenere l’occupazione di una frangia del Nord Est della Siria (Rojava) e persino della roccaforte dei terroristi qaedisti HTS nella provincia di Idlib, in contrapposizione non solo all’esercito siriano di Assad e dei Curdi, che non hanno mai raggiunto un’intesa con Damasco per la legittimazione del Rojava, ma soprattutto contro la Russia che è diventata ormai un alleato consolidato di Assad, anche in difesa dei tradizionali valori religiosi e multietnici di Cristiani e Musulmani.

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Il ministro degli Esteri siriano Faisal Mekdad ha invitato gli Stati Uniti e la Turchia a ritirare le loro truppe dalla repubblica araba e ha messo in guardia i separatisti nel nord del paese dal cercare aiuto da forze esterne nel suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite di lunedì 27 settembre.

“[La presenza di] forze turche e statunitensi, che continuano ad occupare i territori siriani con falsi pretesti, e il loro saccheggio delle risorse nazionali del popolo siriano dovrebbe terminare immediatamente e senza precondizioni”, ha affermato.  Mekdad ha inoltre accusato la Turchia di continuare a sostenere e proteggere i gruppi terroristici, tra cui Jabhat al-Nusra*, nella provincia di Idlib, violando così i propri obblighi ai sensi degli accordi raggiunti a Nur-Sultan e Sochi. Queste attività hanno trasformato la regione, secondo il ministro, in un “incubatore di terroristi stranieri”.

Ma anche questo appello sembra destinato a cadere nel vuoto proprio perché l’incubatore di jihadisti è funzionale alle logiche di Erdogan di controllo del MENA (Middle East North Africa) come ben dimostrato dall’impiego di 14mila ribelli siriani, tra cui ex comandanti di Al Qaeda e Isis, nella guerra civile in Libia, che ottenne la piena legittimazione politica dalla NATO,

 

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Intanto nella provincia settentrionale di Al-Hasakah forze russe hanno portato rinforzi militari, ieri pomeriggio, da Ain Issa alla base russa nell’area di “al-Mabaqer” nel nord di Tel Tamr. Il rinforzo comprendeva veicoli militari coperti e veicoli blindati. Questo sviluppo è arrivato dopo l’attacco delle forze turche a un elicottero russo nella stessa zona.

«Ieri, gli attivisti del SOHR hanno riferito che le forze del regime hanno lanciato diversi razzi su postazioni delle forze turche e dei loro affiliati ad al-Qasemiya e su altre linee del fronte nella campagna di Tel Tamr. Tuttavia, non sono state segnalate vittime. Secondo fonti del SOHR, il bombardamento è avvenuto su ordine delle forze russe dopo che un elicottero russo è stato attaccato nella regione dalle forze turche poche ore fa» afferma sempre l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani.

In mezzo a questo caos perfettamente funzionale alla lobby delle armi i bimbi possono continuare a crepare di fame e le donne ad essere sequestrate e stuprate. La Turchia può! Perché fa parte della NATO.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – JIHADISTS REPORTS

GOSPA NEWS – WARZONES REPORTS

ACS – APPELLO IN AIUTO DEI BIMBI SIRIANI

SOHR – Civil and human rights organizations demand the release of women forcibly arrested and kidnapped by Turkish forces and their proxies in Afrin

SOHR – After targeting Russian helicopter by Turkish forces, Russian forces bring in military reinforcement to their base in Tel Tamr

 

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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