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“MIGRANTI, EX SINDACO DI RIACE IN ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE”. La Dura Condanna a 13 anni di Lucano umilia la Cassazione che lo Liberò. E il PD che lo Difese

Domenico Lucano, ex sindaco di Riace, prima della lettura della sentenza con cui il Tribunale di Locri lo ha condannato a 13 anni e due mesi di reclusione a Locri, 30 settembre 2021. Foto ANSA/Marco Costantino

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

Alla sbarra una prima verità è venuta fuori. La strategia di gestione dei migranti di Domenico Lucano, Sindaco di Riace e innalzato a paladino di un’accoglienza talmente indiscriminata da farsi beffa delle leggi amministrative e penali, non solo è risultata davvero irregolare sotto il profilo burocratico e finanziario ma ai giudici del Tribunale di Locri è apparsa assolutamente criminale al punto da configurare il reato di associazione a delinquere quale coacervo di altri assai gravi delitti patrimoniali contro la pubblica amministrazione. Non è quindi stato il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (reato prescritto) a metterlo nei guai.

La condanna a 13 anni e 2 mesi di reclusione, con la confisca di beni per 700 mila euro (insieme ad un altro imputato) e la richiesta di una maxi-restituzione allo Stato e all’Unione Europea di 500mila euro indebitamente ricevuti e utilizzati nella gestione dei migranti, si presta a molteplici letture tra cui quella politica che ha già spaccato due dei partiti della maggioranza del Governo di Mario Draghi: la Lega che evidenza il fallimento delle logiche buoniste sostenute dal Partito Democratico, ed il PD, per bocca del numero uno dello schieramento, che arriva denigrare la sentenza come se un attore politico possa ostentare l’arroganza di minare la credibilità della giustizia quando i pronunciamenti non sono di suo gradimento.

“Siamo molto esterrefatti per la vicenda e la pesantezza della pena. Ovviamente le sentenze si rispettano ma in questa vicenda ci sono ancora tantissime cose da capire”. Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, a margine della chiusura di campagna elettorale con Roberto Gualtieri e Andrea Casu a Primavalle. Il segretario ha anche espresso la “solidarietà e la vicinanza nei confronti di Lucano”

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Proprio nell’alveo delle conflittualità istituzionali che regnano in Italia rendendo le sentenze ballerine e contraddittorie ai differenti livelli di giudizio, va rimarcato un aspetto molto sconcertante di questa condanna. I giudici di primo grado, infatti, non solo hanno confermato l’impianto accusatorio della Procura di Locri secondo cui, come esternato dal pm nella requisitoria del processo, “a Riace comandava Lucano. Era lui il dominus assoluto, la vera finalità dei progetti di accoglienza a Riace era creare determinati sistemi clientelari. Lucano ha fatto tutto questo per un tornaconto politico-elettorale e lo si evince da diverse intercettazioni. Contava voti e persone. E chi non garantiva sostegno veniva allontanato”.

Ma hanno messo in luce la totale infondatezza dell’ordinanza con cui la Corte di Cassazione, sulla scia delle pressioni politiche esercitate dal PD a favore di Mimmo Lucano dopo il suo arresto il 2 ottobre 2018 nell’ambito dell’inchiesta “Xenia”, aveva rimesso in libertà lo stesso Sindaco di Riace, sostenendo che dalle circostanziate indagini della Guardia di Finanza locrese, vagliate dal Giudice delle Indagini Preliminari che emise la misura della custodia cautelare a domicilio, non emergessero rilievi comprovanti le sue intenzioni fraudolente. L’inchiesta, coordinata e diretta dalla Procura della Repubblica di Locri, era stata avviata in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico, dopo gli esiti di alcune ispezioni che avevano palesato gravissime irregolarità.

DALL’ARRESTO ALLA PESANTISSIMA CONDANNA

Lucano era così finito ai domiciliari a seguito dell’ordinanza del GIP del Tribunale della città calabrese con cui si disponeva anche il divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem,  in relazione a pesantissimi reati che sono rimasti in piedi fino al dibattimento. L’ex sindaco di Riace era accusato insieme ad altre 26 persone, a vario titolo, diassociazione a delinquere, abuso d’ufficio, truffa aggravata, turbativa d’asta, concussione oltre che favoreggiamento dell’immigrazione clandestina finalizzato ad attrarre un illecito profitto derivante dalla gestione dei progetti legati all’accoglienza dei migranti. Accuse che hanno indotto il PM a chiedere 7 anni e 11 mesi di carcere. Ma i giudici hanno elevato la condanna a 13 anni e 2 mesi suscitando un po’ di imbarazzo persino nel procuratore locrese, come evidenzia RaiNews. Gli ermellini della Cassazione, invece, lo avevano graziato, eliminando anche la misura del divieto di dimora in Riace e perciò ridandogli la libertà, perché non rilevarono estremi di comportamenti fraudolenti.

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“Non è che io sia soddisfatto di tutti questi anni che il tribunale ha comminato. Noi ci eravamo tenuti sui minimi di legge possibili, il tribunale gli ha dato ben di più”, così al Giornale radio Rai il procuratore di Locri, Luigi d’Alessio, commenta la condanna all’ex sindaco, ben superiore alla richiesta della Procura. “Le sentenze non si commentano, bisogna leggere le motivazioni, ma evidentemente la nostra ricostruzione non era così folle”, spiega d’Alessio e aggiunge: “Umanamente mi dispiace per Lucano, ma è stato riconosciuto l’impianto accusatorio”. Su chi in passato ha criticato l’indagine dice: “Le sentenze e le imputazioni non si fanno con il consenso pubblico che si ha, c’è stata molta superficialità in queste valutazioni che mi sono portato sulle spalle”.

«Il Tribunale, però, ha assolto Lucano dal reato più grave, cioè la concussione e, a differenza dei pm, non ha fatto rientrare tutti i reati sotto il vincolo dello stesso “disegno criminoso”, ma ha sviluppato due diversi filoni. Tutto ciò ha avuto grosse ripercussioni sulla quantificazione della pena. Quando si parla di reati uniti dal vincolo della continuazione, per calcolare la pena non si sommano le eventuali pene per ogni reato, ma si prende quella inflitta per il reato più grave (pena base) e la si aumenta al massimo fino al triplo (a prescindere dal numero dei reati). Ma se i filoni sono due, raddoppia la pena base e aumenta di conseguenza l’entità della condanna» rimarca TG24.

Il primo filone è il più grave: ha prodotto 10 anni e 4 mesi di carcere e comprende 16 reati. Tra questi associazione per delinquere, che prevede da 3 a 7 anni di reclusione. Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, tra i 2 e i 7 anni di reclusione. E peculato (contestato in vari episodi e aggravato dal danno di rilevante entità), punito con una pena che va da 4 a 10 anni di reclusione. Il peculato è l’appropriazione indebita commessa dal pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni.

È questa, quindi, la pena più grave da cui i giudici sono partiti: essendo la pena minima del peculato di 4 anni, potevano spingersi fino a un massimo di 12 anni (il triplo di 4). Ma secondo molti addetti ai lavori, i giudici non sono partiti dalla pena più bassa di 4 anni ma da una più alta, forse perché il peculato per cui è stato condannato Lucano riguarda una somma altissima, quasi 800mila euro. A pesare è stata anche la riqualificazione, fatta d’ufficio dai giudici, di uno degli abusi d’ufficio nel reato più grave di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

TUTTI I PECCATI DEL SINDACO DI RIACE

Ai 10 anni e 4 mesi del primo filone, poi, bisogna aggiungere la pena per altri cinque reati, staccati dal primo gruppo e uniti tra loro dal vincolo della continuazione. Tra questi reati c’è il falso in certificato, contestato a Lucano per aver rilasciato una carta d’identità a una cittadina nigeriana che non era residente a Riace. Ma in questo filone il reato più grave è l’abuso d’ufficio, che prevede una pena fra 1 e 5 anni: ammettendo che sia stata data la pena minima di 1 anno, il massimo a cui si poteva arrivare erano 3 anni. Così i giudici, per questo secondo filone, hanno inflitto 2 anni e 10 mesi di prigione. Sommando le pene dei due gruppi di reati si arriva a 13 anni e 2 mesi.

Il Tribunale di Locri ha invece assolto l’ex sindaco di Riace “dai reati allo stesso ascritti” con riferimento, si legge nel dispositivo della sentenza, “alla condotta tenuta a favore” di Alberto Gervasi “perché i fatti non sussistono”, e “dal reato di cui al capo 19, limitatamente al rilascio della carta di identità a favore di El Bahri Jawad per non aver commesso il fatto”. Inoltre, i giudici (presidente Fulvio Accurso, giudici a latere Cristina Foti e Rosario Sobbrio) hanno dichiarato il “non doversi procedere” nei confronti di Lucano “in relazione al reato di cui al capo 17” per “essersi lo stesso estinto per prescrizione”. Infine, il Tribunale di Locri, in relazione ad “ulteriori condotte”, dispone anche per Lucano e per la compagna, Lemlem Tesfahun, “la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica di Locri”.

GLI ALTRI CONDANNATI

Tra i condannati c’è anche Lemlem Tesfahun, compagna di Lucano che, secondo i giudici, merita la pena di 4 anni e 10 mesi di reclusione. C’è poi Fernando Antonio Capone, rappresentante legale dell’associazione “Città Futura”, che a Riace gestiva i progetti dell’accoglienza. Per lui la condanna ammonta a 9 anni e 10 mesi di reclusione. Nella ricostruzione dell’accusa, che aveva chiesto 7 anni e 5 mesi, Capone figurava come «testa di legno eterodiretta da Lucano» vero «“dominus” di fatto» della compagine. Altro nome è quello di Cosimina Ierinò, a fronte del suo doppio ruolo di responsabile operativo del progetto Sprar e della banca dati, definita «lo strumento amministrativo della volontà di Lucano» per la quale erano stati chiesti 4 anni e 10 mesi. Di 8 anni e 10 mesi è la pronuncia nei suoi confronti.

L’elenco dei condannati (fonte Corriere della Calabria):

Domenico Lucano 13 anno e 2 mesi (chiesti 7 anni e 11 mesi)
Fernando Antonio Capone 9 anni e 10 mesi (chiesti 7 anni e 5 mesi)
Cosimina Ierinò 8 anni e 10 mesi (chiesti 4 anni e 10 mesi)
Abeba Abraha Gebremarian 4 anni (chiesti dall’accusa 4 anni e 1 mese)
Giuseppe “Luca” Ammendolia 3 anni e 6 mesi (chiesti 3 anni e 2 mesi)
Assan Balde 1 anno (chiesti 2 anni)
Oberdan Pietro Curiale 6 anni (chiesti 4 anni e 2 mesi)
Oumar Keita 1 anno (chiesti 2 anni)
Cosimo Damiano Musuraca 1 anni (chiesti 2 anni)
Gianfranco Musuraca 4 anni (chiesti 4 anni e un mese)
Salvatore Romeo 6 anni (chiesti 4 anni e 3 mesi)
Maurizio Senese 1 anno (chiesto 1 anno)
Maria Taverniti 6 anni e 8 mesi (chiesti 3 anni)
Lemlem Tesfahun 4 anni e 10 mesi (chiesti 4 anni e 4 mesi)
Fimon Tesfalem 1 anno (chiesti 2 anni)
Jerri Cosimo Ilario Tornese 6 anni (chiesti 4 anni e 2 mesi)
Annamaria Maiolo 6 anni (chiesti 4 anni e 3 mesi)

LA GESTIONE FRAUDOLENTA DEI MIGRANTI

Già dall’ottobre del 2017 Lucano era iscritto nel registro degli indagati.Nel corso dell’inchiesta, secondo gli inquirenti, erano emerse irregolarità che il primo cittadino avrebbe commesso nell’organizzare “matrimoni di convenienza” tra cittadini del posto e donne straniere, al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano. Lucano e la sua compagna avrebbero architettato degli espedienti volti ad aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l’ingresso in Italia.

Dalle intercettazioni dei finanzieri, sarebbe emerso, in particolare, il ruolo di Lucano nell’organizzazione del matrimonio di una cittadina straniera cui era già stato negato per tre volte il permesso di soggiorno.  La Guardia di Finanza avrebbe poi raccolto elementi circa l’affidamento diretto, definito “fraudolento”, del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti senza le procedure di gara previste dal codice dei contratti pubblici. Due le cooperative sociali, la “Ecoriace” e L’Aquilone”, che secondo l’accusa, il sindaco avrebbe favorito. Le due coop non avrebbero avuto i requisiti di legge richiesti per l’ottenimento del servizio pubblico, in quanto non iscritte nell’apposito albo regionale previsto dalla normativa di settore. Al riguardo, viene contestato a Lucano di aver prima tentato inutilmente di far ottenere l’iscrizione alle cooperative, poi avrebbe istituito un albo comunale delle cooperative sociali cui poter affidare direttamente lo svolgimento di servizi pubblici.

l’opinione – LA GIUSTIZIA MUORE A RIACE

Per quanto riguarda la gestione dei flussi di denaro pubblico destinati alla gestione dell’accoglienza dei migranti, il Gip, pur rilevando una “tutt’altro che trasparente gestione, da parte del Comune di Riace e dei vari enti attuatori”, delle risorse erogate per l’esecuzione dei progetti Sprar e Cas, e parlando di “estrema superficialità”, e “diffuso malcostume”, aveva negato la contestazione di vari reati specifici. Con il pronunciamento del Riesame, a Lucano erano stati revocati i domiciliari, ma era stato disposto il divieto di dimora a Riace. In conseguenza dell’arresto era stata disposta la sospensione dalla carica decisa dalla prefettura di Reggio Calabria.

LA PARABOLA DEL PALADINO DELL’ACCOGLIENZA

Nel 2016 la rivista Forbes mette nella sua lista uno sconosciuto sindaco Mimmo Lucano, nel quarantesimo posto tra le persone più influenti al mondo. Nel 2010 si era posizionato terzo nella World Mayor, un concorso mondiale organizzato da City Mayors Foundation che a cadenza biennale stila la classifica dei migliori sindaci del mondo. E’ nato il modello Riace.

Un piccolo paese della Jonica reggina, nel momento più drammatico dell’emergenza dei migranti, si distingue per politiche di accoglienza e integrazione. Il paese, noto per essere stato il luogo di ritrovamento degli stupendi Bronzi simbolo della bellezza calabrese ma esposti al Museo Archeologico di Reggio Calabria, diventa un luogo internazionale meta di turismo solidale e partecipato.

Quest’anno, nonostante il decadimento dall’incarico di Sindaco dopo l’arresto del 2018, le polemiche ed il processo pendente, Domenico Lucano è stato “adottato” dal Partito Democratico che facendone una bandiera dell’accoglienza dei migranti lo ha candidato alle elezioni regionali di domenica 3  e lunedì 4 ottobre, nella coalizione che sostiene l’ex magistrato Luigi De Magistris per la presidenza della Regione Calabria. L’imminente sentenza rischia dunque di aver trasformato in un boomerang tale candidatura in una terra calabrese dove molti politici, di vari partiti ma soprattutto del PD, finirono indagati nell’inchiesta Rinascita Scott del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri in relazione ai rapporti tra politica e mafia.

‘NDRANGHETA & MAFIA: I POLITICI ARRESTATI-PROCESSATI sull’“autostrada” dei massoni…

“Non ho parole, non me l’aspettavo. Ho speso la mia vita per rincorrere ideali contro le mafie. Ho fatto il sindaco, mi sono schierato dalla parte degli ultimi, dei rifugiati che sono arrivati. Mi sono immaginato di contribuire al riscatto della mia terra, contro le immagini negative. E’ stata un’esperienza indimenticabile, fantastica. Però oggi devo prendere atto che è finito tutto. E’ stata una cosa pesantissima, non so se per i delitti di mafia ci sono questo tipo di sentenze. Ora posso anche morire, non c’è pace nè giustizia”. Così Domenico Lucano ha commentato la condanna che ha poi ringraziato i suoi avvocati e quanti gli sono stati vicini.

Nonostante il gravissimo impianto accusatorio confermato dai giudici del Tribunale ci sono altri partigiani di sinistra che non accettano la sentenza: «Il modello Riace, ritenuto esempio eccellente di accoglienza e integrazione, viene degradato oggi a un sistema criminale, in cui si lucrava sull’accoglienza attraverso una serie di truffe. Uno scenario irreale, quasi distopico, quello illustrato dalle accuse, così lontano dalla realtà che conosciamo e che abbiamo ammirato e promosso da sembrare assurdo. – affermano i Presidenti di Federconsumatori Nazionale e Federconsumatori Calabria. Nell’esprimere solidarietà e sostegno a Mimmo Lucano, ribadiamo la massima fiducia nella magistratura, confidando che i successivi gradi di giudizio arrivino a una risoluzione positiva e rendano chiari e nitidi i contorni di questa vicenda.» riferisce una nota di Federconsumatori che sembra volersi ergere al di sopra di ogni rilievo penalmente rilevante…

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – DOSSIER GIUSTIZIA – MAFIA

GOSPA NEWS – INCHIESTE COSPIRAZIONI – MASSONERIA

GOSPA NEWS – REPORTAGES PALAMARAGATE

RAI NEWS – EX SINDACO DI RIACE CONDANNATO

TG24 – IL CALCOLO DELLA PENA PER LUCANO

CORRIERE DELLA CALABRIA – TUTTI I CONDANNATI

GENERALE MORI ASSOLTO DALL’INFAMIA DI STATO. Eroi antiMafia Isolati, Infangati o Uccisi dal Deep State: l’antica Triade 007, Massoneria e Cosa Nostra

 

 

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