“VARIANTE SARS-COV-2 ELUDE ANTICORPI DA VACCINI”. Studio Shock di 14 Scienziati Tedeschi conferma SOS di Bolgan, Montagnier e Trinca: “Virus più Contagioso”.
In copertina la ricerca tedesca pubblicata su Nature e gli scienziati Loretta Bolgan, Luc Montagnier e Franco Trinca
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
«La proteina spike della variante A.30 di SARS-CoV-2 è fortemente mutata ed elude gli anticorpi indotti dal vaccino con alta efficienza». Basta il titolo della ricerca scientifica pubblicata lo scorso 25 ottobre sulla rivista specializzata Nature per far comprendere l’importanza vitale della scoperta di 14 scienziati tedeschi.
«La pandemia di COVID-19, causata da SARS-CoV-2, continua a imperversare in molti paesi, mettendo a dura prova i sistemi sanitari e le economie. I vaccini proteggono da malattie gravi e morte e sono considerati fondamentali per porre fine alla pandemia. I vaccini COVID-19 (e l’infezione da SARS-CoV-2) suscitano anticorpi diretti contro la proteina del picco virale (S) e neutralizzano il virus. Tuttavia, l’emergere di varianti SARS-CoV-2 con mutazioni della proteina S che conferiscono resistenza alla neutralizzazione potrebbe compromettere l’efficacia del vaccino. Inoltre, le varianti virali emergenti con una maggiore trasmissibilità, probabilmente a causa di interazioni alterate tra virus e cellula ospite, potrebbero diffondersi rapidamente a livello globale. Pertanto, è importante indagare se le varianti emergenti di SARS-CoV-2 mostrano interazioni alterate delle cellule ospiti e resistenza alla neutralizzazione mediata da anticorpi».
A scrivere queste parole nella loro ricerca (pubblicata in inglese) sono Prerna Arora, Cheila Rocha, Amy Kempf, Luise Graichen, Stefan Pöhlmann e Markus Hoffmann dell’Unità di Biologia Infettiva, German Primate Center, Göttingen, Germany e docenti della Facoltà di Biologia e Psicologia della Georg-August-University della stessa città; Inga Nehlmeier (sempre dell’Unità di Biologia Infettiva); Martin S. Winkler e Martin Lier del Dipartimento di Anestesia dell’University of Göttingen Medical Center; Sebastian Schulz e Hans-Martin Jäck della Divisione di Immologia Molecolare del Dipartimento di Medicina della Friedrich-Alexander University of Erlangen-Nürnberg; ed infine Anne Cossmann, Metodi V. Stankov e Georg M. N. Behrens del Dipartimento di Reumatologia ed Immunologia dell’Hannover Medical School.
https://www.gospanews.net/2021/11/01/vaccini-covid-cronache-di-flop-annunciato-piu-morti-in-ue-piu-ricoveri-in-irlanda-piu-contagi-in-uk-dosi-e-restrizioni-extra-in-italia/
La loro ricerca si è focalizzata sulle risposte degli anticorpi indotti da due dei sieri genici più diffusi al mondo: il Vaxzevria dell’inglese AstraZeneca (Cambridge), utilizzato nel Regno Unito, in India e nelle ex colonie britanniche (e nell’Unione Europea solo fino alla fine del 2021) e basato su un vettore adenovirale di scimmmia con DNA modificato, e il Comirnaty dell’americana Pfizer e della tedesca BioNTech, adottato soprattutto negli Usa e nell’Unione Europea e creato con RNA messaggero.
La portata della loro ricerca è dirompente per due motivi. Da una parte mette in discussione la narrazione internazionale sulla reale efficacia dei sieri genici antiCovid, ma dall’altra conferma quanto sostenuto da autorevoli virologi ed altri esperti di biologia in relazione alla circostanza che una vaccinazione massiva durante una pandemia può produrre “varianti molto più infettive” come sostenuto dallo scienziato Geert Vanden Bossche, esperto di ricerca farmacologica sui vaccini per molteplici Big Pharma (GSK Biologicals, Novartis Vaccines, Solvay Biologicals).
Un identico allarme lo avevano lanciato in Italia la dottoressa Loretta Bolgan, laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche a Padova, ed il biologo Franco Trinca di cui vedremo più avanti le argomentazioni tecniche. Per ora continuiamo a leggere lo studio dei 14 scienziati tedeschi che conferma nel dettaglio i timori sulle varianti già emersi da altre precedenti ricerche pubblicate da Gospa News.
«Abbiamo studiato l’ingresso delle cellule ospiti e la neutralizzazione mediata da anticorpi della variante A.30 (denominata anche A.VOI.V2), che è stata rilevata in diversi pazienti in Angola e Svezia nella primavera del 2021 e probabilmente ha avuto origine in Tanzania [2]. Per confronto, abbiamo analizzato le varianti Beta (B.1.351) ed Eta (B.1.525). Queste due varianti sono state rilevate per la prima volta in Africa e la variante Beta, che è considerata una variante preoccupante (VOC), mostra il più alto livello di resistenza alla neutralizzazione tra i VOC SARS-CoV-2 [3, 4]. Rispetto alla proteina S di SARS-CoV-2 B.1, che circolava nella prima fase della pandemia, la proteina S della variante A.30 contiene 10 sostituzioni di aminoacidi e cinque delezioni (Fig. 1a e Informazioni supplementari, Fig. S1a). Tutte le delezioni insieme a quattro sostituzioni si trovano nel dominio N-terminale dell’unità di superficie S1, che ospita un supersito antigenico che è preso di mira dalla maggior parte degli anticorpi neutralizzanti non diretti contro il dominio legante il recettore (RBD) [5]. Inoltre, tre mutazioni si trovano all’interno del RBD, che si lega al recettore cellulare ACE2 e costituisce il principale bersaglio degli anticorpi neutralizzanti (Fig. 1a). Due di queste mutazioni, T478R ed E484K, si trovano vicino al sito di legame ACE2 (Informazioni supplementari, Fig. S1a) ed è noto che E484K riduce la suscettibilità alla neutralizzazione mediata da anticorpi. Infine, due mutazioni si trovano vicino al sito di scissione S1/S2 e una mutazione si trova nell’unità transmembrana S2, che facilita la fusione dell’involucro virale con le membrane cellulari (Fig. 1a)» si legge nella ricerca di Nature.
I ricercatori di Gottingen hanno poi confrontato i comportamenti sia di anticorpi monoclonali sia di due dei vaccini più uttilizzati: il Vaxzevria di AstraZeneca ed il Comirnaty di Pfizer-Biontech. Ecco le loro conclusioni (figure e note sono accessibili dal link alla ricerca a fondo pagina).
«Il test degli anticorpi monoclonali diretti contro la proteina S e utilizzati per la terapia COVID-19 ha rivelato che B.1.351 era resistente sia a bamlanivimab che a etesevimab, come previsto e che B.1.525 era resistente a bamlanivimab (Fig. 1c, ). A.30 era anche resistente al bamlanivimab ma suscettibile all’inibizione da parte di un cocktail di bamlanivimab ed etesevimab (Fig. 1c). Inoltre, B.1.351 ha mostrato una neutralizzazione marcatamente ridotta da parte degli anticorpi indotti dall’infezione, come previsto; L’evasione della neutralizzazione da parte di A.30 e B.1.525 era da leggermente (A.30) a moderatamente (B.1.525) meno efficiente (Fig. 1d e Informazioni supplementari, Fig. S2). Al contrario, A.30 era più resistente alla neutralizzazione da parte degli anticorpi indotti sulla vaccinazione omologa ChAdOx1 nCoV-19 (Vaxzevria) o BNT162b2 (Comirnaty) rispetto a B.1.351, ma la sensibilità di neutralizzazione di B.1.525 era approssimativamente nello stesso intervallo di quella di B.1.351 (Fig. 1e e Informazioni supplementari, Fig. S2 e Tabella S1). Infine, tutte le varianti testate hanno mostrato un’evasione degli anticorpi ridotta e comparabile indotta dalla vaccinazione eterologa ChAdOx1 nCoV-19/BNT162b2, in linea con i risultati pubblicati per la variante Delta (B.1.617.2)».
In tal senso la ricerca tedesca giunge ad ipotizzare che il mix di due differenti vaccini possa essere più efficace nel potenziare la risposta degli anticorpi alle varianti. Ma è bene ricordare che non esistono trials clinici condotti dalle multinazionali farmaceutiche in relazione alle interazioni tra i differenti vaccini che, come sostenuto dal genetista tedesco Walter Dorfler, rappresentano un “esperimento globale di esposizione della popolazione ad un Dna estraneo” che potrebbeb modificare quello umano.
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«In sintesi, A.30 mostra una preferenza per la linea cellulare non osservata per altre varianti virali ed elude efficacemente la neutralizzazione da parte degli anticorpi provocati dalla vaccinazione ChAdOx1 nCoV-19 o BNT162b2. L’ingresso di SARS-CoV-2 nelle linee cellulari dipende dall’attivazione della proteina S da parte delle proteasi cellulari catepsina L o TMPRSS2 [8] e si ritiene che l’attivazione da parte di quest’ultima supporti la diffusione virale nel polmone. Pertanto, è degno di nota che l’ingresso A.30 migliorato è stato osservato per le linee cellulari con catepsina L (cellule Vero, 293 T, Huh-7, A549), ma non l’ingresso dipendente da TMPRSS2 (Calu-3, Caco-2) [8 ]. Pertanto, si potrebbe ipotizzare che A.30 potrebbe utilizzare la catepsina L con maggiore efficienza e una leggera (ma non statisticamente significativa) resistenza di A.30 contro l’inibitore della catepsina L MDL 28170 supporta questa possibilità (Informazioni supplementari, Fig. S1c). In particolare, un robusto ingresso nelle linee cellulari è stato combinato con un’elevata resistenza contro gli anticorpi indotti dalla vaccinazione con ChAdOx1 nCoV-19 o BNT162b2. La resistenza alla neutralizzazione ha superato quella della variante Beta (B.1.351), che è marcatamente resistente alla neutralizzazione nella coltura cellulare e, rispetto alla variante Alpha (B.1.1.7), è meno ben inibita dal vaccino ChAdOx1 nCoV-19 [ 9]. Tuttavia, la vaccinazione eterologa ChAdOx1 nCoV-19/BNT162b2, che in precedenza aveva dimostrato di aumentare le risposte anticorpali neutralizzanti contro i VOC rispetto alle corrispondenti vaccinazioni omologhe [7, 10], potrebbe offrire una solida protezione contro la variante A.30».
«Complessivamente, i nostri risultati suggeriscono che la variante A.30 di SARS-CoV-2 può eludere il controllo da parte degli anticorpi indotti dal vaccino e potrebbe mostrare una maggiore capacità di entrare nelle cellule in modo dipendente dalla catepsina, il che potrebbe essere particolarmente utile nella diffusione extrapolmonare. Di conseguenza, la potenziale diffusione della variante A.30 garantisce un attento monitoraggio e una rapida introduzione di contromisure».
Allarmati alcuni scienziati come Brian Hjelle, professore presso il Dipartimento di Patologia dell’Università del New Mexico, che su Twitter ha affermato che la variante necessita di monitoraggio e “ha [una] serie impressionante di mutazioni e si sta avvicinando alla vera fuga immunitaria”.
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Scettici sulla reale pericolosità altri. Il professor Francois Balloux del Dipartimento di genetica dell’University College di Londra, ha indicato i suddetti dati GISAID e ha affermato che “A.30 è con ogni probabilità estinto ora”. E Jeremy Kamil, professore associato di microbiologia e immunologia presso la Louisiana State University Health Shreveport, ha fatto eco: “Probabilmente è già estinto”, ha twittato.
In una dichiarazione a Newsweek, Markus Hoffmann, ricercatore presso l’Unità di biologia delle infezioni presso il laboratorio di ricerca sugli animali del German Primate Center e autore principale dello studio A.30, ha affermato che i dati suggeriscono in effetti che “A.30 attualmente non si sta diffondendo su un livello globale». Ma lo spettro di A.30, come altre varianti capaci di resistere agli anticorpi indotti dai vaccini, continua ad aleggiare sulla comunità scientifica, troppo preoccupata di sostenere le linee dittatoriali PRO-VAX di governi occidentali foraggiati dalle Big Pharma come nel caso del presidente americano Joseph Biden.
Le conclusioni biochimiche degli scienziati tedeschi sono analoghe a quelle pubblicate su Science e Nature da alcuni loro colleghi in relazione alla variante californiana Epsilon ed altre evidenziate da un articolo del professore di Fisica Francesco Cappello, tra i primi ad intervistare la dottoressa Loretta Bolgan che profetizzò quanto sta accadendo sulle varianti.
«Dobbiamo tener conto che i virus a RNA, a singolo filamento come questi, non solo formano rapidamente mutanti, soprattutto nella parte della Spike ché quella è immunogenica, riuscendo così a sfuggire rapidamente a quello che è l’attacco del sistema immunitario, soprattutto adattativo. C’è, infatti, un RNA polimerasi RNA dipendente che introduce molti errori nella sua replicazione, formando, quindi, molto rapidamente mutanti con mutazioni che sono presenti in tutti i virus del nuovo mutante, ossia in tutte le copie, al 100%. Può però formare anche una popolazione di mutanti minori, presenti in una percentuale che varia dal 20 all’80% del mutante maggiore che si chiamano quasispecie» dichiarò molti mesi fa la dottoressa Bolgan che ha conseguito un dottorato di ricerca in scienze farmaceutiche lavorando come Research fellow al Massachusetts General Hospital (Boston) prima di diventare ricercatrice industriale nello sviluppo di kit diagnostici di biologia molecolare. Da oltre 20 anni collabora come consulente scientifico con studi legali, associazioni no-profit, movimenti civici e comitati scientifici che hanno come obiettivo la tutela del consumatore, della salute umana e ambientale e lavorano per la libertà vaccinale e terapeutica e per la salvaguardia dell’ambiente.
«Quindi accanto al mutante maggiore si hanno anche centinaia di questi mutanti minori, tutti in equilibrio competitivo tra di loro. Quando si vaccina si producono degli anticorpi specifici per l’antigene vaccinale ma questi anticorpi prodotti attraverso il vaccino non sono in grado di legarsi a tutti i mutanti minori, quindi i mutanti minori che sfuggono dal legame con l’anticorpo vaccinale sono propriamente quelli che si replicano e fanno la resistenza perché godono di un vantaggio selettivo. Essi vengono quindi selezionati proprio dalla vaccinazione ed ecco la vaccino resistenza!» concludeva Bolgan nell’intervista con il professor Cappello, pubblicata da Gospa News in relazione allo studio di due università cinesi sui rischi di immunopoatologia polmonare (danni permanenti ai polmoni) derivanti dai vaccini a RNA messaggero.
Analoghe considerazioni furono fatte dal biologo Franco Trinca citando precedenti interventi del virologo francese Luc Montagnier, sostenitore della teoria del SARS-Cov-2 creato in laboratorio, e del suo collega tedesco Vanden Bossche, già componente del team Global Health Discovery della Bill & Melinda Gates Foundation a Seattle (USA) come Senior Program Officer; ma anche della Global Alliance for Vaccines and Immunization (GAVI, fondata da Bill Gates che oggi gestisce il piano di immunizzazione globale antiCovid nei paesi poveri con il progetto Covax) a Ginevra come Senior Ebola Program Manager.
«Secondo i più grandi virologi mondiali indipendenti dalle logiche di profitto delle multinazionali (Geert Vanden Bossche, Luc Montagnier e altri) vaccinare in corso di pandemia equivale ad un’arma di distruzione di massa!». Non usò termini il dottor Franco Trinca, biologo nutrizionista dell’Umbria già noto per la sua denuncia per “strage di Stato” in varie Procure della Repubblica italiane soprattutto a causa delle terapie domiciliari efficaci ignorate dal Ministro della Salute Roberto Speranza pur di imporre le linee guida della “vigile attesa con paracetamolo”.
«Gli anticorpi che non legano bene neutralizzando le varianti rendono il virus più infettivo per le cellule e potenziano la malattia (fenomeno ade o vade) – dichiara il ricercatore umbro – Pertanto vaccinare in fase pandemica stimola le varianti, indebolendo nel contempo la immunità innata che se ben attivata con alimentazione vitalizzante e micronutrienti uccide tutti i virus e varianti, allenando oltretutto il sistema anticorpale naturale a produrre anticorpi contro le varianti in corso».
Parole analoghe a quelle della ricerca dei 14 scienziati tedeschi che, come citato nell’incipit dell’articolo, hanno scritto: «Le varianti virali emergenti con una maggiore trasmissibilità, probabilmente a causa di interazioni alterate tra virus e cellula ospite, potrebbero diffondersi rapidamente a livello globale. Pertanto, è importante indagare se le varianti emergenti di SARS-CoV-2 mostrano interazioni alterate delle cellule ospiti e resistenza alla neutralizzazione mediata da anticorpi».
Purtroppo gli interessi economici e geopolitici, soprattutto sull’asse della dittatura sanitaria Roma-Washington, sono così grandi che difficilmente questi allarmi saranno presi nella dovuta considerazione…
Per conoscere tutti i dettagli sulla pandemia da virus da laboratorio acquista il libro WuhanGates…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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GOSPA NEWS – WUHANGATES REPORTAGE
GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS
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