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CAUSA LEGALE NEGLI USA CONTRO I VACCINI SUL CONSENSO INFORMATO
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I DENUNCIANTI: “TUTTI I DECESSI ATTRIBUITI AL COVID-19”
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“TAMPONI PCR AMPLIFICATI CON CONSEGUENZE DISASTROSE”
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I CONTAGI ASINTOMATICI MOLTO RARI
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I LIMITI DELL’ESAME DI UN UNICO GENE VIRALE IN ITALIA
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ALLARME FALSI NEGATIVI DAL REGNO UNITO
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AMPLIFICAZIONI PCR NEI LABORATORI PARTNER DI BIG PHARMA DEI VACCINI
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Il 19 luglio gli avvocati che seguono la causa di America’s Frontline Doctors (AFLDS) e decine di persone danneggiate dagli effetti indesiderati dei vaccini hanno depositato un’integrazione alla loro prima ingiunzione contro il Dipartimento della Salute degli Usa inoltrata il 10 giugno 2021.
In essa hanno evidenziato, tabella alla mano, che i cicli di analisi dei tamponi rinofaringei RT-PCR sono stati amplificati al punto di alterare il processo nel rilevamento del virus SARS-Cov-2 producendo così effetti “disastrosi” per il numero “inaccettabilmente elevato di falsi positivi”. Due giorni dopo il deposito della denuncia i CDC hanno informato tutti i laboratori americani che dal 31 dicembre 2021 sarebbe stato richiesto (imposto) alla Food and Drug Administration il ritiro dell’Autorizzazione all’Uso di Emergenza di tali test diagnostici.
La coincidenza temporale appare così sospetta da non sembrare soltanto casuale. Pertanto è lecito supporre che proprio quell’azione legale abbia indotto i Centers of Diseases Control and Prevention (massime autorità sanitarie negli States) ad ammettere l’inaffidabilità dei tamponi RT-PCR sulla base dei quali vengono rilasciati Green Pass, necessari per poter viaggiare, e si adottano le misure di emergenza nell’Unione Europea e soprattutto in Italia.
In aggiunta a tutto ciò Gospa News ha pure scoperto che due kit test Covid-19 con le amplificazioni eccessive, tra cui quelli degli stessi CDC, sono utilizzati nei laboratori partner di un colosso europeo della diagnostica biomedica a sua volta partner di una ong di Cambridge sponsorizzata dalle Big Pharma dei vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson. A questo punto a pensar male non si fa più nemmeno peccato…
In relazione all’inaffidabilità dei test PCR è emerso invece il problema diametralmente opposto nel Regno Unito: l’attività di un laboratorio è stata sospesa perché rilevava troppi falsi negativi al SARS-Cov-2 col rischio di compromettere una diagnosi e terapia precoce.
https://www.gospanews.net/2021/11/03/usa-scandalo-vaccini-covid-ai-bimbi-da-gsk-socia-di-pfizer-18mila-a-medico-del-comitato-cdc-che-ha-dato-ok-e-ricercatore-di-fauci/
Da più parti era stato detto che, in un momento di scarsa circolazione virale, anche quelli rapidi riuscivano a fare la loro parte ma, in una situazione pandemica come quella attuale, si stanno rivelando un’arma a doppio taglio. Su Future Virology emerge il dato preoccupante che mette in luce come quasi un caso su due non venga rilevato dando origine ad una marea di falsi negativi. Lo ricorda Il Giornale (link a fondo pagina).
“Sono il vero tallone d’Achille, perché nel migliore dei casi lasciano scoperto un 30% di falsi negativi, quindi infetti che acquisiscono il green pass e contagiano mediamente tra le 6 e le 7 persone, determinando un meccanismo di crescita”, ha affermato a Repubblica Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute. Gli fa eco il Prof. Broccolo dell’Università Bicocca di Milano, che ha spiegato come la sensibilità dei tamponi rapidi sia estremamente bassa “tanto che i casi positivi sono attualmente rilevati dallo 0,2% dei test rapidi e dal 6% dei molecolari. Inoltre abbiamo oltre il 50% di falsi negativi”.
Non va però dimenticato che Broccolo è uno dei principali scienziati della filiale italiana della multinazionale francese CerbaHealthCare, specializzata in diagnostica medica e nei test antiCovid ma diventata partner delle Big Pharma dei vaccini fin dal febbraio 2020, come evidenziato da Gospa News in un’inchiesta esclusiva. Pertanto è palese il suo conflitto d’interesse ed implicita la sua propensione a lanciare l’allarme sui presunti falsi negativi piuttosto che sull’altissimo rischio di falsi negativi.
CAUSA LEGALE NEGLI USA CONTRO I VACCINI SUL CONSENSO INFORMATO
La questione dei tamponi è uno dei tanti argomenti sollevati dagli avvocati Lowell H. Becraft, Jr. (Huntsville, Alabama), Michael A. Hamilton (Nicholasville, Kentucky), Jonathan Diener (Mule Creek, New Mexico), Thomas Renz (Fremont, Ohio), Robert J. Gargasz (Lorain, Ohio), Joseph S. Gilbert (Reno, Nevada), F.R. Jenkins (Portland, Maine) e Ana Garner (Santa Fe, New Mexico).
Riporteremo gli altri temi, tra cui le sospette reazioni avverse da vaccini patite dai denuncianti o da loro parenti deceduti, non appena avremo il tempo necessario per tradurre e sintetizzare quasi 200 pagine di causa civile contro Xavier Becerra, Segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani USA e altre autorità sanitarie federali tra cui il famoso Anthony Fauci, direttore del Niaid (Istituto Nazionale Allergie e Malattie Infettive) nonché consulente della Casa Bianca per l’emergenza Covid-19, e Janet Woodcock, Commissario ad interim della Food and Drug Administration.
KENNEDY CONTRO L’OK FDA AL VACCINO PFIZER: “Abolito il Processo Pubblico, Svelata la Corruzione”
Per ora ci basti menzionare la motivazione dell’azione legale. «I querelanti avanzano ai sensi dell’articolo 65, Fed.R.Civ.P., un’ingiunzione preliminare nei confronti dei citati a giudizio che diffida loro dal continuare ad autorizzare l’uso di emergenza del cosiddetto “Vaccino COVID-19 Pfizer-BioNTech”1 “Moderna COVID- 19 Vaccine” 2 e il “Johnson & Johnson (Janssen) COVID-19 Vaccine” 3 (collettivamente, i “Vaccini”) 4 ai sensi dei rispettivi EUA, e dalla concessione della piena approvazione della Food and Drug Administration (“FDA”) del Vaccini:
- per la categoria di età inferiore ai 18 anni;
- per coloro, indipendentemente dall’età, che sono stati infettati da SARS-CoV-2 prima della vaccinazione; e
- fino al momento in cui i Convenuti non abbiano adempiuto al loro dovere di creare e mantenere le “condizioni di autorizzazione” richieste ai sensi della Sezione 546 del Food, Drugs and Cosmetics Act, 21 U.S.C. § 360bbb– 3(e), consentendo in tal modo ai candidati al vaccino di dare veramente consenso volontario e informato».
L’azione civile è stata inoltrata all’Hon. Don B. Long, III, Assistente del Ufficio del Procuratore di Stato del Distretto Settentrionale dell’Alabama e all’Hon. James W. Harlow, avvocato della Sezione Protezione Consumatori Divisione Civile del Dipartimento della Giustizia a Washington.
https://www.gospanews.net/2021/08/18/vaccini-covid-presto-pure-ai-neonati-diktat-di-pediatri-sip-fimp-e-medici-sponsorizzati-da-gsk-pfizer-di-gates/
Come sappiamo la FDA è andata in direzione totalmente opposta dando la piena e definitiva approvazione al siero genico a base di RNA messaggero Comirnaty prodotto dall’americana Pfizer con la tedesca Biontech (senza mostrare i dati clinici al Comitato Consultivo e perciò sollevando non solo le proteste dell’avvocato Robert F. Kennedy jr. ma anche del British Medical Journal) e ne ha poi autorizzato l’uso di emergenza persino per i bambini tra 5 e 11 anni.
Perché nella causa si parla di tamponi? La risposta si legge nelle prime righe: perché secondo i querelanti l’emergenza della pandemia non era e non è tale da giustificare uno stato di emergenza continuativo ma è stata rilevata tale grazie all’alterazione nel processo di elaborazione dei test RT-PCR.
I DENUNCIANTI: “TUTTI I DECESSI ATTRIBUITI AL COVID-19”
«Il 4 febbraio 2020, il Segretario del Dipartimento della salute e dei servizi umani (“DHHS”) ha dichiarato, ai sensi del § 360bbb-3(b)(1)(C), che SARS-CoV-2 ha creato un'”emergenza sanitaria pubblica. ” Questa dichiarazione iniziale di emergenza è stata rinnovata ripetutamente e rimane in vigore oggi. La dichiarazione di emergenza è il presupposto legale necessario per l’emissione dei vaccini EUA, che hanno consentito l’uso di massa dei vaccini da parte del pubblico americano, anche prima del completamento del regime standard di studi clinici e dell’approvazione della FDA» si legge nell’atto integrativo depositato il 19 luglio.
«La dichiarazione di emergenza e i suoi molteplici rinnovi sono illegali, poiché di fatto non esiste un’emergenza di fondo. Supponendo l’accuratezza dei dati sulla morte COVID-19 degli imputati, SARS-CoV-2 ha un tasso di sopravvivenza globale del 99,8% a livello globale, che aumenta al 99,97% per le persone di età inferiore ai 70 anni, alla pari dell’influenza stagionale. Tuttavia, i dati degli imputati sono deliberatamente gonfiati. Il 24 marzo 2020, il DHHS ha modificato le regole applicabili ai coroner e ad altri responsabili della produzione di certificati di morte e delle determinazioni della “causa della morte” – esclusivamente per COVID-19» aggiungono gli avvocati.
«La modifica della regola afferma: “COVID-19 dovrebbe essere riportato sul certificato di morte per tutti i deceduti in cui la malattia ha causato o si presume abbia causato o contribuito alla morte”. In effetti, le statistiche DHHS mostrano che il 95% dei decessi classificati come “decessi per COVID-19” coinvolge una media di quattro comorbilità aggiuntive. Il CDC sapeva che “… le regole per la codifica e la selezione della causa sottostante della morte dovrebbero portare a COVID-19 come causa sottostante il più delle volte”».
Si tratta dell’analoga polemica emersa nei giorni scorsi quando l’Istituto Superiore della Sanità di Roma ha diffuso i dati sui decessi con Covid-19 in Italia (ma non necessariamente per Covid visto che le autopsie furono vietate dal Ministero della Salute) dai quali si evince che solo il 2,9 % sarebbe deceduto senza alcuna patologia pregressa, mentre la stragrande maggioranza ne aveva almeno 3.
Ma andiamo avanti a leggere gli interessantissimi contenuti dell’azione legale che pare aver cambiato la storia dei test RT-PCR negli Usa.
“TAMPONI PCR AMPLIFICATI CON CONSEGUENZE DISASTROSE”
«Allo stesso modo, il numero effettivo di “casi” COVID-19 è di gran lunga inferiore al numero riportato. Il DHHS ha autorizzato l’uso di emergenza del test della reazione a catena della polimerasi (“PCR”) come strumento diagnostico per COVID-19, con conseguenze disastrose. I test PCR sono essi stessi prodotti sperimentali, autorizzati dalla FDA con EUA separati. I produttori di test PCR utilizzano dichiarazioni di non responsabilità come questa nei manuali dei prodotti: “[l]a FDA non ha determinato che il test sia sicuro o efficace per il rilevamento di SARS-Co-V-2”. Gli inserti del produttore forniti con i prodotti per test PCR includono dichiarazioni di non responsabilità che affermano che i test PCR NON devono essere utilizzati per diagnosticare».
Si arriva poi al dunque sulle presunte alterazioni nel processo di elaborazione dei campioni biologici raccolti: «Il modo in cui vengono somministrati i test PCR garantisce un numero inaccettabilmente elevato di risultati falsi positivi. Il valore di soglia del ciclo (“valore CT”) è essenzialmente il numero di volte in cui un campione (di solito da un tampone nasale) viene ingrandito o amplificato prima che venga rilevato un frammento di RNA virale. Il valore CT è esponenziale, quindi una soglia di 40 cicli significa che il campione viene ingrandito di circa un trilione di volte. Maggiore è il valore CT, minore è la probabilità che venga rilevato 35 cicli o più sono inutili».
«Il Dr. Fauci ha affermato (il corsivo è aggiunto di seguito): Ciò che ora si sta evolvendo in una sorta di standard è che se si ottiene una soglia del ciclo di 35 o più, le possibilità che sia competente per la replicazione sono minime… Abbiamo pazienti ed è molto frustrante per i pazienti così come per per i medici… qualcuno entra e ripetono la loro PCR ed è come una soglia di 37 cicli… non si può quasi mai coltivare virus da un ciclo di 37 soglie. Quindi penso che se qualcuno entra con 37, 38, anche 36, devi dire, lo sai».
«Uno studio finanziato dal governo francese ha mostrato che anche a 35 cicli il tasso di falsa positività raggiunge il 97%. Nonostante ciò, la maggior parte dei test PCR per COVID-19 distribuiti nell’ambito degli EUA negli Stati Uniti viene eseguita a 35-45 cicli in conformità con le istruzioni del produttore. Secondo le EUA emesse dalla FDA, non c’è flessibilità per discostarsi dalle istruzioni del produttore e cambiare il modo in cui il test viene somministrato o interpretato. Il grafico seguente (sopra ndr) mostra che tutti i principali test PCR in uso negli Stati Uniti vengono eseguiti a cicli fino a 35 o superiori» si legge ancora nel documento della causa che esibisce una tabella importante sia per la conferma di questi cicli di amplificazione esagerati ma anche per alcune partnership che spiegheremo più avanti.
I CONTAGI ASINTOMATICI MOLTO RARI
«Inoltre, i citati a giudizio e le loro controparti nei governi statali hanno usato lo spettro della “diffusione asintomatica” – l’idea che persone fondamentalmente sane potrebbero causare COVID-19 in altri – per giustificare la presunta emergenza. Ma non ci sono prove scientifiche credibili che dimostrino che il fenomeno della “diffusione asintomatica” sia reale».
«Al contrario, il 7 giugno 2020, la dott.ssa Maria Von Kerkhov, capo dell’unità Malattie emergenti e zoonosi dell’OMS, ha dichiarato in una conferenza stampa che dalla ricerca nota, la diffusione asintomatica era “molto rara”. “Dai dati che abbiamo, sembra ancora raro che una persona asintomatica trasmetta effettivamente a un individuo secondario”. Ha aggiunto per enfasi: “è molto raro”».
«I ricercatori della Southern Medical University di Guangzhou, in Cina, hanno pubblicato uno studio nell’agosto 2020 concludendo che la trasmissione asintomatica di COVID-19 è quasi inesistente. “I casi asintomatici avevano meno probabilità di infettare i loro contatti stretti”, hanno scoperto i ricercatori. Uno studio più recente che ha coinvolto quasi 10 milioni di residenti a Wuhan, in Cina, ha scoperto che non c’erano test COVID-19 positivi (zero) tra 1.174 contatti stretti di casi asintomatici, indicando la completa assenza di trasmissione asintomatica».
«Il 9 settembre 2020, il dottor Fauci è stato costretto ad ammettere in una conferenza stampa ufficiale: “[E] anche se c’è qualche trasmissione asintomatica, in tutta la storia dei virus respiratori di qualsiasi tipo, la trasmissione asintomatica non è mai stata la causa di epidemie. Il driver dei focolai è sempre una persona sintomatica, anche se c’è una rara persona asintomatica che potrebbe trasmettere”».
Analoghe parole a quelle dichiarate a Gospa News in un’intervista dell’ottobre 2020 dal professor Giorgio Palù, accademico di virologia in Italia e negli Usa, poi promosso a presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco dopo le sue contestazioni sulla reale gravità dell’emergenza pandemica.
I LIMITI DELL’ESAME DI UN UNICO GENE VIRALE IN ITALIA
L’affidabilità dei test RT-PCR varia infatti in base a molteplici fattori come rilevato in uno studio realizzato da esperti della Société Française de Microbiologie (SFM) il 25 settembre 2020 e pubblicato il 7 ottobre dello stesso anno, in risposta ad alcuni quesiti dei funzionari della Direction Générale de la Santé (DGS) Jérôme Salomon e Bernadette Worms (è con ogni probabilità la ricerca cui fanno riferimento i querelanti America’s Frontline Doctors).
«Molte tecniche di RT-PCR per la rilevazione del genoma virale SARS-CoV-2 sono attualmente disponibile mirato a 1, 2 o 3 geni virali (in Francia, si consiglia di utilizzare a kit mirato ad almeno 2 geni virali) tra il gene dell’involucro (E), il gene del nucleocapside (N), il gene della RNA polimerasi virale RNA-dipendente (RdRp), il gene proteina spike (S, spike) e ORF1 (open reading frame 1). La sensibilità di queste tecniche dipende in particolare dalle coppie di primer/sonde utilizzate nonché dalle possibili piattaforme analitiche (coppia estrattore in tempo reale / termociclatore). Questo spiega la grande eterogeneità dei test RT-PCR».
In essa si evidenzia che la precisione dei test si basa sui rilevamenti della presenza di almeno due geni virali mentre in Italia e in molti paesi dell’Unione Europea, al fine di abbattere tempi e costi di laboratorio, si basa soltanto su uno, come ammesso dal prof. Stefano Vella, virologo e già direttore del Centro per la Salute Globale presso l’Istituto Superiore di Sanità nonché professore presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in un’intervista per il sito Osservatorio Malattie Rare.
«“Il test diagnostico di riferimento è basato su un saggio di real-time RT-PCR”, spiega il prof. Vella. “che consiste sostanzialmente in un’amplificazione del genoma. È il metodo più affidabile per rilevare anche concentrazioni molto basse dell’RNA virale”. L’analisi dei tamponi viene effettuata in tutti i laboratori di riferimento regionali e presso i principali ospedali individuati dalle Regioni e la diagnosi molecolare viene posta utilizzando sia il protocollo CDC USA, basato sull’amplificazione del gene N che è maggiormente espresso durante la replicazione virale nella cellula, sia il protocollo sviluppato dalla Charitè di Berlino, entrambi indicati dall’OMS. È sufficiente eseguire la raccolta di un campione biologico prelevandolo preferibilmente dalle basse vie respiratorie (campioni di espettorato, aspirato endo-tracheale o lavaggio bronco-alveolare)» si legge nell’articolo.
Ma quali furono invece i criteri avvalorati dagli esperti francesi?
«Il medico biologo può quindi, previa valutazione locale o utilizzando la tabella dei valori Ct ottenuti rispetto alla tecnica CNR IP4 (vedi appendice), stabilire la categoria di escrezione virale. Si raccomanda di seguire le regole di interpretazione fornite dal fornitore per i kit commerciali, se disponibili. Oltre a queste regole, e in base al numero di bersagli virali positivi e al valore Ct del bersaglio più sensibile, il biologo può fornire un risultato qualitativo come segue:
– Se tutti i bersagli rilevati (1/1, 2/2 o 3/3) con Ct del bersaglio più sensibile ≤ 33, riportare “Positivo”
– Se 2 bersagli su 3 con Ct del bersaglio più sensibile ≤ 33, riportare “Positivo”
– Se 2 bersagli su 3 con Ct del bersaglio più sensibile > 33, riportare “Positivo basso”
– Se tutti i bersagli rilevati (1/1, 2/2 o 3/3) con Ct> 33, riportare “Basso positivo”
– Se viene rilevato solo 1 target su 1 con Ct> 33, riportare “Basso positivo”
– Se solo 1 target su 2 o 3 con Ct <33, campione da controllare
– Se viene rilevato solo 1 bersaglio su 2 o 3 con Ct ≥ 37, rendere “Negativo”».
Stando a questa tabella il rilevamento basato su un solo “gene virale” dovrebbe essere automaticamente classificato come “basso positivo”, ovvero non necessariamente contagioso, soprattutto se asintomatico come nel 95 % delle persone sottoposte a tamponi.
Ecco perché l’affidabilità dei test RT-PCR fu messa in discussione da ben tre ricerche scientifiche che confermarono il rischio di falsi positivi fino al 97 %.
Ecco perché i CDC americani, sostenendo che i tamponi non sono in grado di distinguere perfettamente il SARS-Cov-2 da altri tipi di coronavirus o ceppi virali influenzali, hanno richiesto (imposto) all’FDA il ritiro dell’Autorizzazione all’Uso di Emergenza nella speranza di elaborare strumenti diagnostici più affidabili, al momento però inesistenti.
Da mesi infatti si ritiene che i sierologici non abbiamo un’efficacia attendibile perché ricercano anticorpi specifici contro il SARS-Cov-2 che potrebbero essere stati sviluppati mesi prima durante una guarigione da un contagio inconsapevole dell’individuo.
ALLARME FALSI NEGATIVI DAL REGNO UNITO
Ma questa inaffidabilità è anche causa del forse ancor più grave problema opposto: i falsi negativi e la conseguente mancanza di una diagnosi precoce dell’infezione, fondamentale per praticare quelle prime cure domiciliari efficaci proprio se tempestive (cortisone, antibiotici e vari integratori come pro-ormone vitamina D3, quercetina o il farmaco vegetale a base dell’estratto di Pelargonium Sidoides, Geranio del Sudafrica, già usato per curare la TBC a metà del XX secolo).
Ciò è emerso da un articolo pubblicato dal British Medical Journal. «I test per il covid-19 sono stati sospesi in un laboratorio privato a Wolverhampton dopo un’indagine dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito sui resoconti dei media di un picco nel numero di persone che hanno ricevuto risultati negativi del test PCR dopo essere risultati positivi per covid-19 su un dispositivo di flusso laterale (LFD)».
L’aumento è stato osservato nel corso di diverse settimane, sollevando interrogativi sul motivo per cui i processi di controllo della qualità del laboratorio e quelli di NHS Test and Trace non hanno rilevato il problema prima. Ci sono anche domande su quante persone che sono state sottoposte a test PCR senza un risultato LFD, come i contatti di persone con casi positivi e viaggiatori di ritorno dall’estero, potrebbero anche aver ricevuto risultati negativi quando sono stati effettivamente infettati.
Secondo quanto riportato da BMJ, i dati dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria mostrano che la proporzione di risultati negativi dei test PCR abbinati a risultati positivi di un LFT preso in un centro del sito di test è aumentata nella settimana a partire dal 2 settembre al 20% (959 su 4748) e al 17% (65 di 380) nella settimana a partire dal 23 settembre, dal 10% (44 di 441) a metà agosto» scrive BMJ.
«Un portavoce di NHS Test and Trace ha affermato che circa 400 000 campioni sono stati elaborati dal laboratorio e che circa 43 000 persone, per lo più residenti nel sud-ovest dell’Inghilterra ma anche nel sud-est dell’Inghilterra e nel Galles, potrebbero essere state somministrate risultati del test PCR negativi errati tra l’8 settembre e il 12 ottobre» aggiunge la rivista medica britannica.
AMPLIFICAZIONI PCR NEI LABORATORI PARTNER DI BIG PHARMA DEI VACCINI
In precedenti articoli abbiamo visto i sospetti conflitti d’interesse tra laboratori diagnostici medici e quelle Big Pharma produttrici dei vaccini che ovviamente possono trarre beneficio dal rilevamento di un maggior numero di contagi a causa di falsi positivi per tamponi alterati da amplificazioni dei cicli eccessive.
Tra questi si distinse Cerba HealthCare, il colosso di Parigi che con acume profetico iniziò ad acquistare i centri biomedici in varie parti d’Europa e soprattutto in Italia a partire dal 2017. In un precedente reportage avevamo evidenziato il fatto che già il 27 febbraio 2020, prima ancora che fosse dichiarata ufficialmente la pandemia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (11 marzo), Cerba era entrata nell’ong One Nucleus di Cambridge di cui è mainsponsor la multinazionale londinese AstraZeneca, produttrice del vaccino Vaxzevria basato su vettore adenovirale di scimpanzè geneticamente modificato in Italia, ma con cui ha collaborato anche l’americana Johnson&Johnson, distributore dell’altro siero adenovirale Janssen.
Suscita pertanto sconcerto scoprire, oggi, un documento (sopra) secondo il quale almeno due kit test Covid-19 (CDC assay e LabCorp) che negli USA avrebbero amplificato da 35 in su i cicli di elaborazione dei campioni RT-PCR, secondo la tabella della denuncia depositata da America’s Frontline Doctors, sono utilizzati proprio nei laboratori riconosciuti quali partner dalla stessa Cerba Research (società di Ghent, Belgio, affiliata al quasi omonimo gruppo francese).
Ma sarà anche questa soltanto l’ennesima inquietante coincidenza in una storia della pandemia ormai finita in mano a un cartello di Big Pharma grazie all’accordo stipulato con esse dalla Bill & Melinda Gates Foundation, tra i finanziatori dei pericolosi esperimenti condotti dal Wuhan Institute of Virology sui virus SARS (2003) infettati con l’HIV per potenziarne la carica virale con finalità dual use: vaccino o bioarma.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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