RENZI “SCEICCO D’ARABIA” DOPO I VACCINI AI BAMBINI. Consulenze d’Oro dai Sauditi: Partner di GSK e Sponsor del “Decreto Lorenzin”
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
AGGIORNAMENTO DEL 24 FEBBRAIO 2022
Operazione Sospetta: un Milione di Euro dall’Arabia all’ex premier Renzi
«L’ex premier Matteo Renzi, oggi senatore e leader di Italia Viva, ha incassato 1,1 milioni di euro per “prestazioni fornite in qualità di consulente all’Arabia Saudita”. Lo ha dichiarato lui stesso rispondendo alle richieste di chiarimenti di un istituto bancario, secondo quanto riporta una Segnalazione di operazione sospetta (Sos) dell’Uif di Bankitalia visionata da La Stampa e dal Corriere della Sera. La metà dei fondi, 570 mila euro, arrivano dalla Royal commission for Al Ula, l’organismo che fa capo al regno saudita che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo turistico del sito di Al Ula, nel deserto saudita».
E’ quanto ha scritto Repubblica il 6 febbraio 2022 senza peraltro svelare i retroscena degli intrighi d’oro tra Renzi, GSK e Riad da noi evidenziati nell’articolo sotto.
A far scattare la segnalazione, un bonifico di 1,1 milioni effettuato il 13 dicembre dallo stesso Renzi dal suo conto presso la filiale Bnl del Senato a un conto, sempre intestato al leader di Iv, presso un altro istituto bancario e aperto nel novembre scorso.
Alla richiesta di chiarimenti, il senatore fiorentino ha dichiarato al suo consulente finanziario che si trattava appunto dei corrispettivi di consulenze “all’Arabia Saudita, finalizzate a sostenere la nascita di una città green, a scopo turistico, negli Emirati Arabi”, riporta testualmente la segnalazione. La segnalazione cita, come origine dei fondi, una serie di bonifici “ripetitivi” di 8.333 euro ciascuno da parte di Mataiao International, un bonifico di 66.090,10 da Founder Future Investment Initiative – la “Davos del deserto”, conferenza finanziata dal fondo sovrano saudita, organizzata dal regno saudta una volta all’anno a Ryad – e uno da 570 mila euro dalla Royal Commission for Al Ula.
Proprio nella conferenza FFI Renzi fu ospitato come consulente sanitario anche alla luce della promozione del progetto-pilota dei 10 vaccini obbligatori in età scolare promosso da OMS e dall’ong di Bill Gates Global Health Security Agenda, sponsorizzato proprio dal Regno di rabia Saudiata insieme a USA e Corea del Sud
ARTICOLO DEL 5 GENNAIO 2022
Come Diventare Consulente Sanitario Saudita in pochi anni
Non solo bombe costruite in Italia e ritrovate nello Yemen in sfregio ad ogni embargo sulle armi imposto dall’ONU. Ma anche un intrigo di piani internazionali e finanziamenti sui vaccini che ruota intorno all’ormai famigerata multinazionale farmaceutica londinese GlaxoSmithKline, amministrata da una direttrice di Bill Gates e proprietaria maggioritaria della rete commerciale Joint Venture Consumer Healthcare creata con Pfizer, la Big Pharma americana del siero genico sperimentale antiCovid Comirnaty.
Sono questi gli affari prosperati sull’asse Roma-Riad ed adombrati da macroscopici conflitti d’interessi che probabilmente hanno consentito all’ex premier italiano Matteo Renzi di diventare un “consulente d’oro” nel Regno di Arabia Saudita che – prestate bene attenzione allo scoop – ha finanziato il piano di immunizzazione mondiale in cui è stato sviluppato il progetto-pilota per i 10 vaccini obbligatori ai bambini italiani, imposto dal Decreto Lorenzin.
Sul suo ruolo nel business degli armamenti hanno scritto già molti quotidiani come sulla sua lauta prebenda erogatagli da un fondo sovrano saudita.
Il tassello mancante in questa già emetica tregenda è però quello dei vaccini che hanno consentito di lucrare miliardi di euro ai laboratori della GSK in Toscana, storico feudo della sinistra più rossa e del Partito Democratico di cui fu segretario nazionale lo stesso Renzi dopo una fulminea carriera grazie al suo mentore Francesco Rutelli, fondatore dell’European Democratic Party, che lo presentò ad Hillary Clinton.
L’IMBARAZZANTE AMICIZIA CON LO SPIETATO MBS
Da presidente della Provincia di Firenze divenne poi sindaco della città del Giglio, diventato “magico”, su molti media, per il tourbillon di inchieste giudiziarie che hanno coinvolto i suoi parenti, i suoi più stretti collaboratori ed infine lui stesso.
Tra queste, come vedremo alla fine di questo reportage, merita attenzione la vicenda dei cognati finiti nei guai per i milioni di dollari piovuti dagli Usa per il tramite di fondazioni gestite da politici del Democratic Party e vicini all’ex presidente Barack Obama, tra i primi a fare un viaggio in Italia per conferirgli credibilità internazionale dopo la sua nomina a Presidente del Consiglio dei Ministri.
Ma partiamo dalla fine. Dal Nuovo Rinascimento che il Matteo sinistrato, dal referendum bocciato dall’Italia del 2016 che lo costrinse a dimettersi dalla leadership di Governo e Pd, sta predicando dall’Arabia, uno dei paesi più bersagliati dalle accuse internazionali di violazioni dei diritti umani per le losche trame geopolitiche, militari e spionistiche condotte dal principe ereditario Mohamed Bin Salman.
JIHAD SAUDITA, TOP SECRET FILES: DAI DETENUTI INVIATI IN SIRIA ALLE BOMBE IN SRI LANKA
Sul Regno Saudita di MBS, com’è chiamato dai media, Gospa News ha scritto vari reportages da cui emergono inquietanti: quello sui condannati a morte reclutati dagli 007 sauditi per combattere con Al Qaeda nello Yemen, quello sui mancati allarmi per le stragi della Pasqua 2019 nello Sri Lanka, e quello sull’omicidio del giornalista Kamal Kashoggi, ordito perché sapeva troppo degli attentati dell’11 settembre 2001 a New York.
In relazione a quest’ultimo tremendo assassinio, quanto da noi anticipato è stato in parte confermato dai documenti dell’intelligence USA desecretati su disposizione del presidente americano Joe Biden, su pressante sollecitazione dei parenti delle quasi 3mila vittime. Da essi emergono senza ombre di dubbio i rapporti tra gli 007 del Regno Saudita e i terroristi di Al Qaeda dirottatori dei Boeing che colpirono le Twin Towers. Proprio le informazioni di cui sarebbe stato a conoscenza Khashoggi: ma il condizionale è d’obbligo essendo stato messo a tacere per sempre nel Consolato saudita di Istanbul.
Il crollo delle costruzioni del World Trade Center (soprattutto la n. 7 non colpita da alcun aereo) è ancora oggetto di contenzioni avviati da avvocati, architetti ed ingegneri convinti che sia stato causato da materiale esplosivo: secondo loro della termite, secondo l’ex ufficiale della Cia Gordon Duff, marines reduce del Vietnam e senior editor del sito di geopolitica ed intelligence militare Veterans Today (per cui sono corrispondente dall’Italia), dei piccoli ordigni nucleari.
Resta il fatto che l’ex premier italiano è ormai nella lista annuale spese di Riad nonostante i Sauditi siano al centro di decine di inchieste scottanti che avrebbero già scatenato sanzioni internazionali tremende se non fosse che sono tra i maggiori acquirenti di armamenti bellici nel mondo in combutta con gli Usa e con i Sionisti d’Israele.
Consapevole di ciò Matteo Renzi ha saputo sfruttare al meglio gli appetiti esplosivi del principe ereditario MBS tanto da imbarcare l’Italia nello scandalo internazionale delle bombe costruite in Sardegna e piovute nello Yemen dove avrebbe dovuto esserci l’embargo all’importazione di armamenti imposto dalle disposizioni ONU, peraltro mai rispettate né dall’Arabia di confessione islamica Sunnita-Wahabita né dai separatisti Houtu di fede musulmana Sciita e pertanto appoggiati dall’Iran.
Abbiamo tracciato il quadro geopolitico generale. Ora entriamo nel dettaglio cominciando dalla questione della vendita di armamenti prodotti in Italia che è al centro di un’inchiesta giudiziaria avviata nei mesi scorsi dalla Procura della Repubblica di Roma (ma nella quale Renzi non risulta al momento coinvolto o indagato, è bene chiarirlo subito), per poi arrivare al business sui vaccini.
L’INCHIESTA SULLE BOMBE NELLO YEMEN
«Il boom di armi italiane vendute ai sauditi durante ilgoverno Renzi diventa un caso internazionale oltre che giudiziario. Come riporta La Stampa, infatti, risultato indagati i vertici della Rwm Italia, ditta autorizzata dal nostro governo a vendere a Riad 20mila bombe al prezzo di 411 milioni di euro, e dell’Uama, l’autorità italiana che concede le autorizzazioni all’export di armamenti» ha scritto nel marzo 2021 su Inside Over (Il Giornale) l’esperto di geopolitica militare Roberto Vivaldelli.
«L’indagine, condotta dalla procura di Roma, è stata avviata grazie all’esposto presentato nell’aprile 2018 dalla Rete italiana pace e disarmo, dal centro europeo per i diritti costituzionali e umani Ecchr di Berlino e dalla Ong yemenita Mwatana: anche se in un primo momento la Procura aveva chiesto l’archiviazione dell’indagine, il Gip l’ha rigettata e ha disposto altri sei mesi di indagine per accertare le eventuali responsabilità italiane e della Rwm – aggiungeva il giornalista – In particolare, va fatta chiarezza sull’attacco a Deir al-Hajari, nel nord-ovest dello Yemen, nella notte tra il 7 e l’8 ottobre 2016. Lo si deve, fra gli altri, alla famiglia al-Ahdal, sterminata da un bombardamento della coalizione militare guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi».
«Esistono ampie e affidabili prove che nella guerra nello Yemen vengano utilizzati equipaggiamenti militari prodotti in Italia, come gli aerei da combattimento Eurofighter Typhoon e Tornado (prodotti congiuntamente dal Consorzio Eurofighter, di cui Leonardo S.p.A. è uno degli azionisti) e le bombe della serie MK 80 (prodotte in particolare da RWM Italia S.p.A.), i cui resti sono stati trovati sul luogo di potenziali crimini di guerra in Yemen. Questo materiale viene esportato in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait”» denunciò la stessa Rete Italiana Pace e Disarmo in un post pubblicato il 27 ottobre dello scorso anno sul sito dell’organizzazione.
In esso si menzionavano i contenuti di una comunicazione inviata l’11 dicembre 2019 alla Corte Penale Internazionale da parte di ECCHR, Mwatana for Human Rights e delle loro organizzazioni partner, tra cui l’associazione degli attivisti italiani.
IL BUSINESS TRA ROMA E RIAD FAVORITO DA RENZI
In risposta alle gravi violazioni dei diritti umani commesse nello Yemen, nel luglio 2019 il Governo italiano ha sospeso fino a gennaio 2021 tutte le licenze per bombe aeree, missili e loro componenti verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.
Ma in realtà ciò è accaduto dopo che il presidente americano Joe Biden, per diffondere un’ipocrita ventata pacifista (subito smentita dagli attacchi coi droni in Siria), interruppe il diritto di esportazione nel Golfo Persico alla Raytheon, di cui la RWM del gruppo tedesco Rheinmetall era solo una sub-appaltatrice.
LOBBY ARMI – 1: BLACKROCK E GLI ALTRI AFFARISTI DELLE GUERRE USA
Come riporta Inside Over, durante il governo Renzi (22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016) l’export di armi è schizzato alle stelle, grazie proprio alle generose commesse arrivate dall’Arabia Saudita. Nel 2013, prima dell’insediamento di Renzi a Palazzo Chigi, il nostro Paese aveva autorizzato l’esportazione di armi per un valore di 2,1 miliardi di euro.
«Nulla in confronto al periodo nel quale Renzi era in carica, dove l’export è cresciuto del 581%, toccando i 14,6 miliardi di euro, come documentato da Giorgio Beretta del’Opal di Brescia, l’osservatorio permanente sulle armi leggere. Con Renzi al governo, secondo La Stampa, Riad ha ottenuto l’autorizzazione a ricevere oltre 855 milioni di euro in armamenti contro i poco più di 170 milioni del triennio successivo» precisa ancora il reporter Vivaldelli nella sua inchiesta.
Tutto ciò, per quanto riprovevole sotto il profilo etico e politico, basti pensare alla recente condanna al business delle armi lanciata da Papa Francesco e dal Vaticano, non rappresenta un illecito a carico dell’ex premier a meno che qualcuno non riesca a dimostrare la sua consapevolezza delle bombe partite dalla Sardegna, dove RWM ha lo stabilimento, ed arrivate prima negli Emirati Arabi Uniti, poi in Arabia e nello Yemen, nonostante l’embargo ONU e le proteste degli attivisti sardi che andarono a manifestare persino sotto la finestra del Quirinale: ottenendo però dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella soltanto indifferenza.
Non va infatti dimenticato che Mattarella (ex deputato PD ed in passato vicepresidente del Consiglio dei Ministri con delega ai servizi segreti e Ministro della Difesa negli anni 1998-2001 prima di diventare Capo dello Stato nel 2015) anche di recente si è occupato in prima persona nelle più delicate relazioni diplomatiche con i paesi arabi tra cui il Qatar dei Fratelli Musulmani, sospettati di finanziare le operazioni dei mercenari jihadisti della Turchia in Siria e Libia, come comprovato da varie inchieste giornalistiche e giudiziarie.
Non solo. In molti ritengono che ci sia stata la sua regia dietro alla nomina dell’ex direttore del controspionaggio italiano AISE alla presidenza di Leonardo, l’industria bellica nazionale che ha di recente stipulato un accordo internazionale con la Microsoft di Gates per lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale nelle tecnologie militari, nonostante i pesantissimi sospetti che gravano sul tycoon dell’IT per aver finanziato i pericolosi esperimenti sul virus SARS infettato con HIV nel Wuhan Institute of Virology, come peraltro fece per prima la Commissione Europea dell’allora presidente Romano Prodi, primo premier PD in Italia. Su quelle ricerche inquietanti si basa infatti la teoria del SARS-Cov-2 costruito in laboratorio.
IL PROGETTO PILOTA SUI VACCINI AI BAMBINI
Questo enorme giro d’affari delle Lobby delle Armi sul filo del rasoio della legalità rappresenta, nel migliore dei casi, la scarsa attenzione dell’ex premier Renzi alle ricadute etiche e geopolitiche di un mercato ignobile su cui speculano le stesse potenti entità finanziarie che lucrano anche sulle Big Pharma.
Come evidenziato in varie inchieste di Gospa News, infatti, i fondi d’investimento che si sono arricchiti grazie a Rheinmetall o a Raytheon sono più o meno gli stessi che da anni spartiscono lauti dividendi agli azionisti grazie alla GlaxoSmithKline, la multinazionale londinese dei vaccini rimasta invischiata in varie inchieste giudiziarie in Italia.
GSK nasce infatti nel 2000 dalla fusione tra Glaxo Wellcome e SmithKlineBeecham, divenuta famosa durante Tangentopoli per aver versato una tangente da 600milioni di lire all’ex Ministro della Sanità Francesco De Lorenzo e al direttore generale Duilio Poggiolini, al fine di rendere obbligatorio il vaccino contro l’Epatite B in età scolare. Beneficio poi ovviamente ereditato dalla “illibata” GSK…
Ma non indugiamo oltre sui molteplici scandali piovuti sulla casa farmaceutica londinese che negli ultimi anni ha potuto fare affari d’oro sia in Italia che in Arabia Saudita grazie alla nuova CEO Emma Walmsley, direttrice di Microsoft Corporation, a riprova degli interessi e finanziamenti di Bill Gates nella strategica multinazionale.
Dove cominciò un’importante svolta economica per GSK? Nel 2014 a Washington: quando il consigliere scientifico dell’Ambasciata italiana Ranieri Guerra, inviato dal premier Renzi nonostante fosse stato in gravissimo conflitto d’interessi quale dirigente del Ministero della Salute ed ex consigliere di amministrazione della Fondazione Smith Kline, s’incontrò con i responsabili dell’amministrazione americana insieme all’allora Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e ai vertici dell’Agenzia Italiana del Farmaco.
La finalità del summit fu quella di dare corso al progetto di immunizzazione mondiale voluto dal presidente Barack Obama e dal suo megadonor Bill Gates che per renderlo concreto fondarono la Global Heath Security Agenda a cui l’Italia no solo aderì ma per iniziativa del premier Renzi fu anche individuata per un progetto-pilota sui bambini…
WUHAN-GATES – 1. INTRIGHI D’ORO BIOARMA-VACCINI tra Cina, Usa-CIA, Sauditi e Big Pharma J&J – GSK
Nel breve volgere di tre anni, infatti, il Partito Democratico che sostenne prima il governo Renzi e poi quello del suo successore Paolo Gentiloni, entrambi nella duplice veste di premier e segretari PD, approvò il famigerato Decreto Lorenzin che impose i 10 vaccini obbligatori a tutti i minori in età scolare (anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus influenzae tipo b, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella).
Renzi non solo andava fiero del mega piano di immunizzazione ma si vantò pubblicamente di aver contribuito al rilancio industriale di GSK nei laboratori di Rosia, una frazione del comune italiano di Sovicille, nella provincia di Siena, nella rossa Toscana.
Il progetto-pilota in Italia non fu finanziato per le sue parti di competenze solo dal governo italiano ma rientrò in uno degli interventi dell’Action Package di Immunizzazione vaccinale VPDs (vaccine-preventable diseases) varato nel 2014 dalla Global Health Security Agenda (GHSA) che ricevette i finanziamenti di tre nazioni: gli Stati Uniti d’America, la Repubblica della Corea del Sud e il Regno dell’Arabia Saudita del principe ereditario Mohamed Bin Salman.
E’ solo una coincidenza che in Italia si siano registrati 138mila morti di Covid su 60milioni di abitanti mentre in Arabia Saudita solo 8,883 (su 35 milioni) e in Corea del Sud 5.838 (su 53milioni)?
E soltanto un caso questi due paesi siano tra quelli meno flagellati dal virus SARS-Cov-2, creato in laboratorio secondo autorevoli virologi ed esperti di intelligence, in un affare tra USA e Cina che vede tra i presunti occulti registi persino Bill Clinton?
LA CONSULENZA D’ORO DI RENZI SULLA… PESTE!
Per comprendere il “regalo” fatto da Renzi e, indirettamente, da KSA – MBS (Kingdom of Saudi Arabia e Mohamed Bin Salman), quali “sponsor” del piano d’immunizzazione globale GHSA e di conseguenza del Decreto Lorenzin, basta leggere una sola tabella del rapporto finanziario 2019 della multinazionale farmaceutica.
In essa vengono confrontati i risultati degli ultimi 5 anni dai quali emerge che GSK ha visto lievitare il proprio fatturato in Europa di circa un miliardo e mezzo di sterline inglesi (da 6,4 del 2015 a 8 del 2019) proprio grazie al business dei vaccini che è praticamente raddoppiato dai 3,7 miliardi del 2015 ai 7,1 del 2019.
Ma se GSK riuscì ad ottenere questo incredibile exploit finanziario deve ringraziare anche l’attuale Ministro della Giustizia Marta Cartabia: fu infatti lei, in qualità di giudice costituzionale molto affiatato con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (ex deputato PD ma successivamente membro della Consulta), a redigere l’ordinanza con cui rigettò le contestazioni anti-costituzionali al Decreto Lorenzin.
E per una coincidenza del destino, forse spiegabile con la sua collaborazione ad università finanziate da George Soros che incontrò il premier Gentiloni a Palazzo Chigi pochi mesi prima dell’approvazione della legge sui 10 vaccini obbligatori, proprio il ministro Cartabia ha aiutato il premier Mario Draghi a produrre la legge per l’imposizione agli operatori sanitari dell’obbligo dei sieri genici sperimentali antiCovid prodotti in maggioranza dalla Pfizer, partner di minoranza di GSK nella Joint Venture Consumer Healthcare…
«Dopo la peste del 1348, l’Italia ha creato il Rinascimento. Il mio augurio, per l’Italia e per il resto del mondo, è che questo coronavirus, questa nuova piaga, sia l’occasione per creare un nuovo rinascimento, una nuova visione, un nuovo orizzonte per il futuro del mondo. Non è facile, ma è un’occasione grande e impegnativa»
Con queste parole è intervenuto sull’emergenza sanitaria Matteo Renzi, presentato come Senatore della Repubblica Italiana ed ex Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana e anche Membro del Consiglio Direttivo dell’Istituto FII, al primo evento virtuale dell’Istituto Future Investment Iniziative di Riad, un ente controllato dal fondo sovrano del Regno dell’Arabia Saudita (gennaio 2020).
Con queste tre frasi l’ex premier italiano si è guadagnato la sua mega-consulenza da 80mila euro che ha fatto gridare allo scandalo i media italiani sebbene il politico abbia semplicemente raccolto il generoso frutto di una politica sanitaria funzionale alla Global Health Security Agenda di Obama e Gates, grazie ai finanziamenti internazionali dei Sauditi che da decenni collaborano con GSK.
GLI AFFARI DI GSK IN ARABIA SAUDITA
«GSK ha una significativa presenza storica in Arabia Saudita avendo avviato le prime operazioni commerciali locali nel 1950: GSK è stata la prima azienda farmaceutica multinazionale ad avere un impianto di produzione in Arabia Saudita dopo aver stabilito una joint venture con il gruppo Banaja nel 1992 sotto il nome di Glaxo Saudi Arabia Limited (GSAL) Dalla nostra prima produzione nel 1995, GSK ha costantemente aumentato la sua localizzazione negli ultimi anni, passando a 96 prodotti attualmente fabbricati nel nostro stabilimento di Jeddah»
E’ quanto si legge sul sito ufficiale del National Industrial Development Center, un ente governativo creato dal Regno d’Arabia Saudita per sviluppare parchi industriali e guidare lo sviluppo in cinque settori caratterizzati da una crescita esponenziale e mirati all’esportazione all’estero (automobili, minerali, attività minerarie, desalinizzazione fonti energetiche rinnovabili, prodotti chimici, industrie farmaceutiche e biotecnologia).
Nella voce su GlaxoSmithKline il sito commette l’imprecisione di attribuirle una lunga storicità sebbene il gruppo GSK, in cui oggi speculano lobby finanziarie sioniste collegate anche coi Rothschild, sia nato solo nel 2000 e, pertanto, in precedenza la partnership poteva essere con una delle farmaceutiche che si fusero in esso. Ma questo è solo un acribico dettaglio…
«GSK ha lanciato 6 prodotti innovativi in KSA negli ultimi 5 anni e nel 2017 ha anche aumentato la sua partecipazione in GSAL al 75%. Attraverso questo investimento, GSK ribadisce il suo impegno per l’innovazione e sostiene la visione del governo di aumentare la produzione locale di prodotti medici e sanitari e promuovere i talenti locali. Attualmente, GSAL produce l’80% del volume delle vendite farmaceutiche di GSK, essendo 1/3 di esso completamente prodotto. Facciamo questo per aiutare le persone a fare di più, sentirsi meglio, vivere più a lungo».
E’ quanto spiega NIDC che ha sede nel National Industrial Cluster Program, nel cuore di Riad, all’interno del quartiere strategico di Al Mutamarat dove si trovano il Ministero dell’Interno, alcuni dei più importanti ospedali e la Sicurezza della Presidenza di Stato.
NEO-RINASCIMENTO, GREAT RESET E… FONDI UNICEF
«I periodi di crisi possono essere seguiti da massicce trasformazioni sociali ed economiche se ci sono idee audaci e nuove idee per interrompere gli approcci legacy e catalizzare nuovi modelli di business. I progressi tecnologici e l’energia delle prossime generazioni sono pronti ad alimentare questo slancio come mai prima d’ora» si legge invece nella relazione del Future Investment Iniziative del gennaio 2020.
«Ogni aspetto della vita sul nostro pianeta sta per essere ottimizzato. Quasi tutti i settori saranno reimmaginati con nuovi modelli di business. Il mondo sta entrando in un periodo di rinascita. Questa è l’essenza del Neo-Rinascimento» spiega ancora il dossier FII proprio nelle pagine 48-49 in cui è stato pubblicato l’intervento di Renzi.
Questa sembra in realtà la radice del Great Reset di Klaus Schwab, conseguente ad una pandemia pianificata da decenni da Gates ed Antony Fauci secondo l’avvocato Robert F. Kennedy jr, nella quale l’ex segretario PD e premier ha trovato il modo, con il suo partito Italia Viva, di essere l’ago bilancia nel Senato della Repubblica a sostegno del Governo Draghi voluto dal presidente Mattarella e certamente benvoluto dalla Goldman Sachs che fece grossi investimenti sulla multinazionale Pfizer del vaccino antiCovid.
Ma l’intrigo tra Regno Saudita e Casa Bianca al tempo dei Democratici Obama-Biden (2009-2015) che ruota intorno ai vaccini di GSK (e oggi indirettamente con quelli di Pfizer e Novavax) può destare altri curiosi interrogativi…
Soprattutto in relazione ai milioni di dollari che, pochi anni prima dell’avvio del progetto-pilota italiano della Global Health Security Agenda, partirono dall’Unicef di New York, diretta da un uomo di Obama, per finire – illegalmente secondo la magistratura che istruito il processo – sui conti correnti del fratello del cognato di Renzi e dell’azienda di famiglia.
SCANDALO FONDI AFRICANI UNICEF SOTTO IL SEGNO DEI DEMOCRATICI ITALIA-USA
L’ex premier, indagato in Italia per altre questioni inerenti i fondi della sua ultima campagna elettorale, è del tutto estraneo alla vicenda e non ha perciò alcuna colpa, né morale né tantomeno giudiziaria, per la presunta appropriazione indebita contestata ai parenti dalla Procura della Repubblica di Firenze ma non dall’Unicef, che stranamente non ha sporto querela (a differenza dell’altra fondazione coinvolta).
Sono solo semplici coincidenze. Sotto il segno dei Democratici…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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INSIDE OVER – IL BUSINESS DELLE ARMI ITALIA-ARABIA
REPUBBLICA – LA CONSULENZA D’ORO DI RENZI
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INDUSTRIAL CENTER – GSK IN KINGDOM OF SAUDI ARABIA
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