«Quel traguardo volante ti vide in manette
Brillavano al sole come due biciclette
Sante Pollastri il tuo Giro è finito
E già si racconta che qualcuno ha tradito»
Francesco De Gregori – Il Campione e il Bandito
di Carlo Domenico Cristofori
MESTO EPILOGO 16 GENNAIO – ORE 9 CET
«Cercavi giustizia ma trovasti la Legge». E’ la lapidaria frase con cui il cantautore De Gregori sintetizza la storia del bandito mentre narra quella del suo concittadino campione del ciclismo Costante Girardengo.
Da oggi Novak Djokovic può essere effettivamente definito un “bandito” nel senso più etimologico del termine come spiega l’enciclopedia Treccani: “persona colpita da bando (annuncio pubblico, in origine letto e anzi gridato da un messo, il banditore, per comunicare al popolo le decisioni dell’autorità. Persona messa al bando dalla legge”.
I tre giudici della corte federale – James Allsop, Anthony Besanko e David O’Callaghan – chiamati a giudicare il caso del tennista numero 1 al mondo si sono espressi all’unanimità a favore della decisione con cui il governo ha cancellato il visto del 34enne tennista serbo. Il team dei legali di Djokovic ha rinunciato a ulteriori appelli, che tra l’altro non consentirebbero a Djokovic di poter giocare.
Ora il n. 1 del mondo attende l’espulsione dal paese. Deve fare i bagagli, lasciare l’infame sistemazione del Park Hotel per profughi dove era stato nuovamente rinchiuso.
LA TRAPPOLA E IL SOSPETTO TRADIMENTO
Questa in sintesi la cronaca di un’espulsione annunciata, fin dalle prime battute della vicenda prettamente burocratica su cui grava enorme come un macigno il sospetto che sia stata tesa un’enorme trappola al campione sportivo dichiaratamente NO VAX.
Il tranello sarebbe scattato, il condizionale è d’obbligo finché non ci saranno prove, nel paese che sta applicando le più severe misure antiCovid al mondo facendo sparare dalla polizia proiettili di gomma contro le famiglie che manifestano contro le restrizioni e internando nel campo di concentramento di Howard Springs chi deve fare la quarantena in isolamento per un contatto con una persona positiva anche se asintomatica e pertanto con bassissima carica virale o magari nulla se “falso positivo” per tamponi notoriamente inaffidabili.
«Il regime nazista e razzista di Hitler, consentì a Jesse Owens (nero) di competere alle Olimpiadi di Berlino nel 1936 e lo applaudirono quando vinse. Il regime nazista e razzista dell’Australia, non consente al N°1 al mondo Novak Djokovic di competere agli Open in Australia». Twitta un suo fans.
Il regime nazista e razzista di Hitler, consentì a Jesse Owens di competere alle Olimpiadi di Berlino nel 1936 e lo applaudirono quando vinse.
Il regime nazista e razzista dell'Australia, non consente al N°1 al mondo Novak Djokovic di competere agli Open in Australia. pic.twitter.com/LcW8OvEJqT
— Chance 🤺 Giardiniere 🍊 🔞 (@ChanceGardiner) January 15, 2022
L’intrica indicente burocratico in cui è inciampato Djokovic, che per le leggi sull’immigrazione di Camberra rischia di non poter più partecipare agli Australian Open per i prossimi tre anni, non può trovare spiegazione nel suo atteggiamento superficiale verso il Covid per aver infranto l’isolamento in Serbia nei giorni successivi al 16 dicembre quando scoprì di essere positivo e tantomeno nell’errore formale di compilazione del foglio d’ingresso in Australia quando negò di aver compiuto viaggi nei 14 giorni precedenti.
I divi dello sport, ragazzi cresciuti in fretta grazie a trofei e milioni di dollari, hanno il cuore impulsivo di monelli, basti pensare ai calciatori George Best e Diego Armando Maradona, pertanto è ben comprensibile che siano un po’ ribelli di fronten alle leggi marziali di una pandemia più mediatica che politica per un virus assai letale solo se curato male come in Italia (sentenza del Tar contro “vigile attesa e paracetamolo” imposto dalle autorità sanitarie nazionali)
Note caratteriali a parte, c’è qualcosa che non torna in tutta la questione. Se Djokovic ha perso la causa non è solo per una casella sbarrata male ma per una mancata “preparazione burocratica» al suo accesso agli Australian Open. Faccio mio il pensiero di un amico tennista dilettante grande tifoso di Novak.
«Com’è possibile che nessuno del suo staff si sia preoccupato di informarlo sull’obbligo di non viaggiare 14 giorni prima e successivamente abbia negato tale fatto?» si domanda intelligentemente dopo che è diventato di dominio pubblico che il tennista ha imputato ai suoi collaboratori la compilazione del modulo d’ingresso che gli ha procurato l’espulsione e potrebbe costargli una condanna per falso (fino a 12 mesi di reclusione).
Pur in presenza del contagio con annessa violazione di dicembre Djokovic, se fosse partito direttamente da Belgrado per l’aeroporto di Melbourne non avrebbe violato alcuna regola. Perché nessuno lo ha informato che col suo viaggio in Spagna avrebbe potuto compromettere la sua permanenza in Australia? Lo hanno informato la lui da slavo bizzoso non si è curato dell’avvertimento oppure è stata commessa un’enorme ingenuità burocratica? O peggio?
Vista la risonanza mediatica della vicenda a pensar male ci sia azzecca. Soprattutto perché la messa al bando del facoltoso tennista appare come un monito degli occulti registi del Nuovo Ordine Mondiale, che stanno speculando sulla pandemia grazie ai vaccini e molti altri affari, a tutta la comunità NO-VAX, che io preferisco chiamare NO-CAVIA perché si oppone a questi inutili, poco efficaci e pericolosi sieri genici sperimentali e non ai veri vaccini salvavita (tetano, rabbia ecc).
Nell’udienza, i legali di Djokovic hanno definito “irrazionale” la decisione del ministro Hawke: secondo il membro del governo, la permanenza del tennista nel paese potrebbe alimentare l’orientamento no vax in Australia.
GOVERNO: “PUNIZIONE ESEMPLARE”
“E’ irrazionale contemplare solo questa prospettiva”, ha detto l’avvocato Nick Wood e senza considerare che “un sentimento anti-vax potrebbe essere la conseguenza di un’azione coercitiva dello stato con la cancellazione del visto e l’espulsione”.
Il provvedimento di Hawke, secondo il legale, non può essere motivato dalla convinzione che “la presenza di Djokovic ‘potrebbe costituire’ un rischio rilevante per la salute pubblica” in Australia. In un simile contesto, la cancellazione del visto diventerebbe una “reazione irrazionale” alla posizione dell’atleta nei confronti della vaccinazione. Tra l’altro, secondo Wood, Djokovic non si sarebbe mai espresso contro il vaccino e, se lo ha fatto, “lo ha fatto in modo scrupolosamente privato”.
E proprio il legale del ministro dell’Immigrazione Alex Hawke hanno confermato che la vicenda è diventata una questione di principio. L’avvocato Stephen Lloyd ha sottolineato nuovamente l’effetto che la permanenza di Djokovic potrebbe innescare. Il serbo, che ha dichiarato di essere guarito dal covid a metà dicembre, ha tenuto una condotta poco rispettosa delle norme nei giorni successivi all’infezione, come dimostrano contenuti pubblicati sui suoi canali social.
“Il ministro ha ritenuto che la presenza di Djokovic in Australia spingerebbe persone ad imitare la sua apparente mancanza di rispetto nei confronti delle misure di sicurezza”, le parole di Lloyd. “La gente fa riferimento ad atleti di alto livello per promuovere idee e cause. Non dico che” Djokovic “stia sostenendo una causa. Ma il suo legame con tale causa, voluto o no, è ancora evidente. E si è ritenuto che la sua presenza in Australia possa costituire un rischio”.
L’AMAREZZA DI DJOKOVIC E LE PERVERSIONI AUSTRALIANE
Novak ha rilasciato una breve dichiarazione: “Vorrei fare una breve dichiarazione per affrontare gli esiti dell’udienza di oggi in tribunale. Ora mi prenderò del tempo per riposarmi e riprendermi, prima di fare ulteriori commenti oltre a questo. Sono estremamente deluso dalla decisione di respingere il ricorso contro l’annullamento del mio visto. Questo significa che non posso rimanere in Australia e partecipare agli Australian Open. Rispetto la sentenza della Corte e collaborerò con le autorità competenti in relazione alla mia partenza”.
L’inflessibile rigore del governo australiano e della Corte di Melbourne diventa davvero ridicolo alla luce di alcune rivelazioni comunicate da Gospa News in due articoli pubblicati nei giorni scorsi sulle misure di prevenzione del Covid.
Proprio il Dipartimento di Microbiologia e Immunologia dell’Università di Melbourne presso il Peter Doherty Institute for Infection and Immunity, nello stato di Victoria, ha lanciato l’allarme sui rischi dei gravi reazioni avverse degli anticorpi a causa dei vaccini antiCovid, per il fenomeno ADE che potrebbe aver causato la morte del presidente del parlamento UE David Sassoli.
Mentre alcuni ospedali australiani stanno richiamando al lavoro gli operatori sanitari contagiati dal Covid-19 ma asintomatici per l’ormai gravissima carenza di personale. Ma per Djokovic, sano e guarito due volte dall’infezione, cavillano sui giorni d’isolamento mancato e sulle dichiarazioni per un’immigrazione sicura…
Carlo Domenico Cristofori
© COPYRIGHT GOSPA NEWS
divieto di riproduzione senza autorizzazione
segui Gospa News su Telegram
MAIN SOURCES
GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE
GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS
https://www.gospanews.net/2022/01/14/terapie-intensive-vaccinati-con-2-dosi-classificati-no-vax-toti-in-ospedale-positivi-al-covid-dopo-il-ricovero/