di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
«La presenza di un eurodeputato in questa mappatura indica che è probabile che sosterrà il lavoro di Open Society. Dovrebbero essere avvicinati con una mente aperta: anche se molto probabilmente vorranno lavorare su aree a cui sono già interessati, potrebbero anche essere felici di sentire parlare di nuovi problemi. Oltre a discutere di singoli argomenti, Open Society dovrebbe cercare di costruire relazioni durature e affidabili con questi legislatori europei».
Questo fu lo scopo per cui la società Kumquat Consult di Bruxelles durante la legislatura 2014-2019 aveva schedato 226 eurodeputati quali «comprovati o probabili alleati della Open Society» di George Soros.
Tra i paladini del plutarca ungaro-americano c’era anche la maltese Roberta Metsola, da poche ore nuovo presidente del Parlamento dell’Unione Europea (di cui era primo vice presidente dal 2020) al posto del compianto David Sassoli, deceduto a causa di una disfunzione immunitaria così grave ed improvvisa da avvalorare i sospetti di una reazione avversa ai sieri genici sperimentali antiCovid.
I voti favorevoli sono stati 458, quelli espressi in totale 617. Le schede bianche e nulle 74. Nata nel 1979, l’eurodeputata maltese, esponente del Partito Popolare Europeo, è la persona più giovane della storia a ricoprire questo incarico.
La sua nomina ha scatenato una “false-flag” mediatica poiché alcuni giornali online noti per le loro lusinghe a Soros, megadonor del Democratic Party e amicone di tutti gli esponenti PD da Romano Prodi a Paolo Gentiloni (nominato commissario UE), nel ribadire la sua attenzione alle donne l’hanno però dipinta come conservatrice e anti-abortista, per il fatto di essere esponente del Partit Nazzjonalista di Malta dove l’aborto è illegale anche in caso di stupro.
In realtà, sebbene aderente al PPE che si presenta come schieramento dei Cristiani Democratici, fu ritenuta affidabile per Open Society proprio per le sue visioni progressiste nell’ambito sociale devote al “vangelo secondo Gates e Soros” che con il movente della filantropia finanziano l’immigrazione incontrollata, per attuare il piano Kalergi funzionale alla creazione dei nuovi servi della gleba per l’abbattimento dei costi di manodopera, e promuovono la cultura No gender e transessuale LGBT fin dalla tenera infanzia.
UE: 3 COMMISSARI E 73 DEPUTATI NELLA SOROS LIST. MOLTI PRO “NO GENDER”
Ciò suscita significative perplessità in merito al voto favorevole espresso dagli eurodeputati italiani di Lega e parte di Fratelli d’Italia ma ancor di più sugli immediati peana dispensati da alcuni autorevoli vescovi della Chiesa Cattolica.
METSOLA, EX LEADER DEGLI STUDENTI ANTI-ORBAN
Non certo per una coincidenza, l’avvocatessa Metsola è stata eletta presidente del Parlamento UE nel giorno del suo 43° compleanno (è nata infatti il 18 gennaio 1979) diventando così la più giovane presidente dell’Assemblea di Strasburgo e la terza donna nella storia dell’emiciclo. La sua elezione porta la “quota rosa” del vertice ad avere un predominio schiacciante all’interno dell’Unione affiancandosi a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ed a Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, mentre l’unico maschietto Charles Michel è a guida del Consiglio Europeo, l’organo meno strategico tra tutti.
Si è laureata in legge all’Università di Malta e al College of Europe di Bruges. Prima della sua elezione a eurodeputato nel 2013, ha prestato servizio presso la Rappresentanza permanente di Malta presso l’Unione europea e successivamente come consulente legale dell’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza. E’ stata coordinatrice del gruppo PPE della Commissione Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni di cui è tutt’ora membro e in tale ruolo è stata più volte relatrice sul regolamento europeo sulla guardia di frontiera e costiera, in relazione al problema dei migranti.
La carriera politica dell’eurodeputata maltese comincia quando è soltanto un’avvenente ragazza: all’età di 21 anni è infatti già vicepresidente degli Studenti democratici europei di cui poi diviene segretario generale fino al 2003. European Democrat Students (EDS) è un’organizzazione studentesca nata da associazioni conservatrici di centrodestra in Svezia che fu consacrata nel 1961 a Vienna durante l’International Christian Congress con il nome di Action Committee New Life. Successivamente è divenuta il “vivaio” del Partito Popolare Europeo (Christian Democratic).
🔵Congratulations to @RobertaMetsola for being elected President of the European Parliament!🎉
The EPP believes in you Roberta, dreams come true pic.twitter.com/WQv1HHEOnn— EPP (@EPP) January 18, 2022
“I sogni diventano realtà” twitta il sito EDS per la nuova nomina di Metsola. Ma cosa c’entra un movimento studentesco conservatore con l’estremista della sinistra radical chic Soros? Esso rientra in quelle logiche bipartisan dove sull’ara pagana di un’utopica democrazia progressista si scordano i valori primigeni.
Come fece l’EDS quando espresse «la sua profonda preoccupazione per il disegno di legge sull’istruzione superiore adottato dal parlamento ungherese il 4 aprile 2017. Questa legislazione costituisce un attacco alla libertà accademica attraverso l’imposizione di restrizioni ingiustificabili e onerose agli istituti di istruzione superiore internazionali, in particolare l’Università dell’Europa centrale».
Ma quell’intervento del primo ministro Viktor Orban fu finalizzato specificamente per togliere al fondatore dell’ateneo Soros di influenzare la crescita intellettuale degli studenti con una didattica pro gender e anti-cristiana.
EURODEPUTATA “AFFIDABILE” PER L’OPEN SOCIETY DI SOROS
Ciò avvenne quando l’eurodeputata Metsola era già stata schedata quale “comprovata o probabile alleata” della Open Society per i suoi innovativi orientamenti politici… Quali siano stati i legami reali tra la neo presidente del Parlamento UE e il plutarca magiaro non si riesce ad appurarlo, anche se certamente possono essere favoriti dal ruolo dell’eurodeputata nella Delegazione UE per le Relazioni con gli Stati Uniti.
Va anche detto che Metsola è tra gli speakers dell’ESPAS (European Strategy And Policy Analysis System) che al congresso annuale del 14 ottobre 2019 a Bruxelles invitò, tra gli altri molteplici influenti relatori, anche Heather Grabbe, direttrice della Open Society European Policy Institute che ha sede nella capitale belga.
Rimane il fatto che la scheda dell’avvocatessa maltese realizzata da Kumquat Consult per la Open Society ne evidenzia alcuni tratti politici ben marcati.
«Consulente legale di Catherine Ashton; consulente legale presso la Rappresentanza permanente di Malta presso l’UE. Molto appassionata di questioni migratorie; interessata anche ai giovani; libertà civili; asilo; parità dei sessi; diritti LGBTI; e i diritti di tutte le minoranze. Fortemente europeista; opinioni molto progressiste, ma le avanzerà solo pragmaticamente; Relatore ombra del PPE per la relazione Lunacek su una tabella di marcia LGBTI nel mandato precedente» si legge su Osservatorio Gender.it.
«Il rapporto (Lunacek – ndr) approvato dal Parlamento Europeo chiede alla Commissione Europea, agli Stati membri e alle agenzie UE di “lavorare congiuntamente” per una strategia europea pluriennale “volta a proteggere i diritti fondamentali delle persone LGBTQ”. Tale risoluzione, votata trasversalmente, suggerisce ai 28 Stati europei una precisa roadmap globale LGBTQ volta a contrastare le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere in tutti i campi della vita sociale, dal lavoro, all’educazione, alla salute, all’accesso a beni e servizi, fino alla libertà di movimento ed espressione» riporta Osservatorio Gender.it.
UNIONE EUROPEA “ZONA LIBERA LGBT” GRAZIE A METSOLA
Nel frattempo la lobby si è ampliata diventando LGBTIQ
(lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali e interrogativi) e l’impegno della parlamentare Metsola per la causa si è fatto molto più energico conquistando uno storico risultato l’11 marzo 2021 quando il Parlamento Europeo approvò (con alcune modifiche) la risoluzione di cui era prima firmataria e dichiarò l’Unione europea una “zona di libertà per le persone LGBTIQ”.
Tale provvedimento prese le mosse da alcune considerazioni sulla protezione della comunità gay e transessuale non solo da campagne di odio ed intimidazione ma anche nell’ambito dell’adozione di figli e della loro presenza in ambiti didattici, le questioni più scottanti dibattute ogni giorno in paesi di tradizionale orientamento cattolico come l’Italia dove l’adozione di figli con la pratica dell’utero in affitto è illegale e pertanto renderebbe un crimine la paternità di coppie maschili gay come quella di Nicky Vendola (ex parlamentare italiano e baby pensionato).
Il testo della risoluzione presentata da Metsola evoca gli spettri aleggiati a Roma per le nuove restrittive normative della Legge Zan (poi bloccata dal Parlamento).
«Numerosi Stati membri non dispongono di leggi specifiche in materia di non discriminazione che rispettino quantomeno le norme minime dell’UE che proteggono le persone dalla discriminazione, dall’incitamento all’odio e dalla violenza basata sull’orientamento sessuale, e che tutelino l’identità di genere, l’espressione di genere e le caratteristiche sessuali; detti Stati membri non hanno adottato alcuna misura per porre rimedio a tale lacuna giuridica» si legge nel documento 2021/2557(RSP) in cui si citano le proposte normative sulle “zone esenti da LGBTQI”, il progetto di legge volto a vietare le attività mirate ad affrontare la teoria dell’identità di genere nei contesti didattici, approvato dal Senato rumeno ma poi naufragato e la stigmatizzazione delle persone LGBTI in Polonia, evidenziata da una relazione del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, del 3 dicembre 2020.
«La direttiva orizzontale sulla non discriminazione, che potrebbe parzialmente colmare questa lacuna in materia di protezione al di là dell’impiego, è bloccata in Consiglio da 10 anni; l’attuazione di misure giuridiche contro la discriminazione, laddove presenti, è ancora inadeguata in molti Stati membri; la Commissione intende estendere l’elenco dei “reati dell’UE” di cui all’articolo 83, paragrafo 1, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, ai reati generati dall’odio e all’incitamento all’odio, anche quando sono mirati alle persone LGBTIQ».
E’ quanto ha scritto Metsola inserendo quella vaga definizione di “incitamento all’odio” già evocata dal DL Zan in Italia che un domani potrebbe essere ravvisata pure nel semplice divieto di un’educazione sessuale nelle scuole primarie volta a proporre a bambini innocenti le alternative dell’omosessualità e transessualità in un contesto di promozione dell’iper-sessualità forzosa e precoce.
Ma un’altra questione sta a cuore alla nuova presidente UE (peraltro sposata e madre di quattro figli). «Essere genitore in uno Stato membro significa esserlo in tutti gli Stati membri; vi sono casi di bambini con due genitori dello stesso sesso che incontrano difficoltà a causa della mancanza di disposizioni giuridiche per il riconoscimento reciproco di un certificato di nascita con due genitori dello stesso sesso; la strategia per l’uguaglianza LGBTIQ prevede un’iniziativa legislativa per colmare tale lacuna giuridica e una revisione degli orientamenti del 2009 sulla libera circolazione, entrambi previsti per il 2022».
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Su questo tema nella primavera scorsa ci fu un allarme riportato dal quotidiano Il Tempo: «Si scrive maternità transfrontaliera, si legge utero in affitto. A denunciare la vocazione di “matrioska” dell’Unione europea in un tema così delicato è Simona Baldassarre, medico, europarlamentare della Lega e Responsabile del Dipartimento Famiglia del Lazio».
“UE come la matrioska. Appare sul sito della Commissione Europea una tabella di marcia per il riconoscimento della genitorialità nelle situazioni familiari transfrontaliere. Questa la prima faccia della matrioska, apparentemente innocua, arrivando però all’ultima faccia scopriamo la verità: il diritto alla libertà di movimento obbligherà gli Stati membri a riconoscere situazioni illegali secondo le regole nazionali. In altre parole, è ufficialmente partita la campagna UE per imporre l’omogenitorialità e l’utero in affitto”, ha scritto Baldassarre.
GLI STRANI CONSENSI DI LEGA E CHIESA CATTOLICA
Ecco perché diviene un arcano la nomina di Metsola con i voti degli schieramenti politici più conservatori italiani e degli stessi ecclesiastici della Chiesa Cattolica.
Dopo che il candidato del gruppo conservatore Ecr, il polacco Kosma Zlotowski, ha ritirato la sua candidatura erano rimasti in lizza altri due candidati: la svedese Alice Kuhnke (Verdi) e la spagnola Sira Rego (Sinistra), nessuno dei due ritenuto “alleato” della Open Society dal dossier Kumquat Consult. Pertanto i partiti conservatori, invece di studiare una candidatura alternativa, si sono coalizzati sul nome della paladina LGBT, ritenendola probabilmente la meno progressista tra quelli rimasti, sebbene fosse l’unica “sorosiana”.
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La delegazione della Lega al Parlamento europeo aveva annunciato, dopo il ritiro di Zlotowski, il suo sostegno alla candidata del Ppe Roberta Metsola, di cui “apprezziamo la sensibilità e le posizioni dimostrate nel tempo su temi importanti quali contrasto all’immigrazione clandestina e difesa dei valori della famiglia”, ha detto il capo delegazione Marco Campomenosi. E anche Conservatori e Riformisti hanno poi deciso per il voto alla vice presidente maltese dell’assemblea di Strasburgo. I due partiti principali del gruppo sono Fratelli d’Italia e i polacchi del Pis.
“A nome dei vescovi dell’Unione europea – scrive in una dichiarazione stampa giunta al Sir il cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Comece –, vorrei esprimere le mie più sincere congratulazioni a Roberta Metsola per la sua elezione a presidente del Parlamento europeo. Abbiamo già avuto modo di lavorare con lei e ne riconosciamo le qualità: è una persona brillante che saprà sicuramente svolgere in maniera eccellente questo importante ruolo istituzionale. Non vediamo l’ora di continuare questa collaborazione per il bene comune, avvicinando le istituzioni pubbliche ai cittadini europei, rendendo i giovani protagonisti della politica europea e promuovendo politiche incentrate sulla persona umana, sulla famiglia e sulla comunità”. L’allusione alla comunità arcobaleno, alias la lobby LGBT ormai sposata anche da famosi cardinali, appare quasi evidente.
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«Un “buon segnale” per tutti e una “buona scelta” la definisce monsignor Galea-Curmi, sottolineando che Metsola è una donna madre e seriamente impegnata in politica, fortemente legata ai valori europei della democrazia, del rispetto per i diritti umani, del rispetto per le minoranze. Il vescovo ausiliare di Malta parla di un passo in avanti nella prospettiva di “lavorare insieme” sulle grandi sfide per il vecchio continente. Tra queste cita le migrazioni per sottolineare che non si possono ignorare o emarginare vite umane» aggiunge l’agenzia stampa dello Stato Pontificio, che attraverso Papa Francesco ha di recente encomiato il lavoro di suore che promuovono una dottrina sociale cattolica a favore degli omosessuali, nonostante la palese condanna della Chiesa.
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Il presule maltese «Cita l’antipolitica per ribadire che non è un fenomeno superato e per lanciare un appello a tornare alle radici dell’esperienza di integrazione europea, ai valori fondanti. Si tratta di valori cristiani che – afferma – come Sassoli anche Metsola ha nel proprio orizzonte di formazione. Solo su quei fondamenti può rinascere una speranza nuova per l’Europa e soprattutto per le donne che – sottolinea – con i giovani pagano il prezzo più alto della disoccupazione, delle diseguaglianze sociali, delle discriminazioni».
LA POLITICA ABORTISTA DIETRO L’ANGOLO
Avremo modo nei prossimi reportage di analizzare le posizioni fortemente critiche espresse dall’eurodeputata (visibili nelle sue proposte di risoluzioni qui) in relazione alle politiche della Polonia, dell’Ungheria e per finire contro la Bielorussia per la questione dei migranti in un’analisi geopolitica apparentemente russofoba in perfetta sintonia con il più radicato credo sorosiano.
Per ora riportiamo le considerazioni del giornale online Open di Enrico Mentana, che si fregia dello stesso nomignolo dell’Open Society e ne ha sovente esaltato le gesta, sul fronte di un’altra questione primaria nel campo dei valori cristiani.
Si legge nell’articolo sulla nomina della nuova presidente: «Non sono state quindi le polemiche sull’aborto a fermare la corsa di Metsola. Il Paese da cui proviene, Malta, è l’unico a vietare totalmente l’interruzione volontaria di gravidanza. Anche in casi gravi come stupro, incesto, malformazioni e pericolo di vita per la madre. Nel 2015 lei stessa criticò le conclusioni del report sull’eguaglianza di genere europeo che includeva l’accesso all’interruzione di gravidanza come requisito di parità, parlando di “riferimenti inaccettabili” nel dossier. E soltanto di recente ha assicurato che in caso di elezione a presidente del Parlamento Europeo rispetterà le decisioni della Ue in materia».
Ovvero anche sul controverso e angosciante tema dell’aborto la nuova presidente Metsola si toglierà di dosso l’ingombrante bandiera cristiana sventolata ipocritamente dal PPE per indossare quella dei nuovi progressisti cattolici…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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GOSPA NEWS – WUHAN-GATES REPORTAGE
GOSPA NEWS – SOCIETA’ E BIOETICA
https://www.gospanews.net/2019/04/03/naziabortiste-pecorelle-smarrite-e-lupi-travestiti-da-agnelli/