In copertina l’insegnante americana Brianne Dressen ricoverata per le reazioni avverse da vaccino
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
«Dressen non aveva mai avuto il COVID-19. Ma quel novembre aveva ricevuto una dose del vaccino di AstraZeneca come volontaria in una sperimentazione clinica. Quella sera, la sua vista si offuscò e il suono divenne distorto: “Mi sentivo come se avessi due conchiglie sulle orecchie”, dice. I suoi sintomi sono rapidamente peggiorati e moltiplicati, includendo infine fluttuazioni della frequenza cardiaca, grave debolezza muscolare e ciò che lei descrive come scosse elettriche interne debilitanti. Un medico le ha diagnosticato l’ansia. Suo marito, Brian Dressen, un chimico, iniziò a setacciare la letteratura scientifica, nel disperato tentativo di aiutare sua moglie, un’ex arrampicatrice di roccia che ora trascorreva la maggior parte del suo tempo in una stanza buia, incapace di lavarsi i denti o di tollerare il tocco dei suoi bambini».
Comincia così l’inizio dell’incubo di Brianne Dressen, un’ex insegnante di scuola materna di Saratoga Springs, Utah (USA) che si è improvvisata detective trascorrendo ore nelle comunità online per persone con Long Covid, una sindrome cronica e invalidante che può seguire un attacco con il virus, per capire se ci fosse un collegamento tra tale disturbo conclamato ormai da tutti i medici del mondo ed i suoi seri problemi da reazioni avverse al siero genico sperimentale.
La donna americana ha accumulato circa 250mila dollari di debiti per le diagnosi e le terapie necessarie ad attenuare i suoi problemi. Ma è stata più fortunata di João Pedro R. Feitosa, il medico 28enne brasiliano morto durante i trials di AstraZeneca.
La storia di Brianne non è stata pubblicata sui social o su un sito di contro-informazione in cerca di scoop. E’ stata pubblicata da una delle più storiche ed autorevoli riviste scientifiche del mondo sotto l’inquietante titolo che svela una certezza, non un dubbio: “In rari casi, i vaccini contro il coronavirus possono causare sintomi simili a LongCovid”.
Il 20 gennaio scorso i giornalisti scientifici Jennifer Cousin-Frankel e Gretchen Vogel hanno pubblicato il loro articolo su Science, al centro di importanti scoperte scientifiche sin dalla sua fondazione nel 1880, grazie al capitale iniziale di Thomas Edison.
«Oggi, Science continua a pubblicare il meglio della ricerca scientifica, con articoli che si classificano costantemente tra i più citati al mondo. Solo nell’ultimo mezzo secolo, Science ha pubblicato: L’intero genoma umano per la prima volta, Immagini inedite della superficie marziana, I primi studi che collegano l’AIDS al virus dell’immunodeficienza umana. Pioniere anche nell’editoria online, la famiglia di pubblicazioni Science è cresciuta fino a includere le riviste online Science Translational Medicine, Science Signaling, Science Immunology, Science Robotics e la rivista ad accesso libero Science Advances».
E’ quanto si legge nella presentazione della rivista che ha messo il dito su una piaga purulenta: quella degli effetti indesiderati causati dai vaccini che si protraggono per mesi. L’articolo è stato segnalato alla Dottoressa Valeria Venezia, Urologa piemontese sospesa dal servizio per non aver ancora adempiuto all’obbligo vaccinale, oggi consulente statistico del Comitato ASCOLTAMI, l’associazione italiana che raggruppa già 670 vaccinati danneggiati.
Sia Venezia che il vicepresidente di Ascoltami Stefano Ferrero (e alcune testimonianze) avevano evidenziato nella nostra inchiesta la cronicizzazione delle reazione avverse patite dopo i sieri genici sperimentali (sia quelli a RNA messaggero di Pfizer-Biontech e Moderna, sia quelli a DNA messaggero di AstraZeneca).
Ora Science non solo conferma il problema ed evidenzia un analogo comportamento dei medici curanti che non vogliono andare contro al mantra governativo sui vaccini “efficaci e sicuri” e pertanto attribuiscono ad ansia o turbe psicosomatiche dei reali e seri effetti indesiderati tra i vaccinati. Oltre al danno anche la beffa! E’ lecito affermare… La beffa di essere presi per visionari.
In tale contesto è facile comprendere perché l’articolo di Science può avere la portata di uno tsunami anche se, per comprensibile prudenza, la rivista ha inserito nel titolo la precisazione “in rari casi” sebbene non esistano statistiche di farmacovigilanza attiva (ovvero con follow-up dopo la segnalazione alle piattaforme preposte EudraVigilance dell’European Medicines Agency nei paesi dell’Unione Europea e VAERS dei Centers of Disease Control and Prevention negli Usa).
La questione è assai sconcertante per chi come noi ha pubblicato una ricerca di due università cinesi che già nell’ottobre 2020 allertava la comunità scientifica sui rischi di gravi conseguenze autoimmuni connesse ai vaccini mRNA. Proprio il fenomeno che ora pare emergere dall’articolo di Science in riferimento a varie persistenti patologie post-vaccino quali «Nebbia cerebrale, mal di testa, sbalzi della pressione sanguigna». Rammentiamo che i disturbi neurologici e cognitivi sono stati associati ai danni di prioni patogeni che potrebbero svilupparsi nei sieri genici secondo il virologo Luc Montagnier.
Per chi ha fretta sintetizziamo ora i passaggi dell’inchiesta giornalistica americana che pubblichiamo integralmente in calce (con traduzione automatica e minima revisione, ma il testo originale è leggibile nella sezione in Inglese di Gospa News).
Cominciamo subito da alcune frasi esplosive quanto eloquenti: «Science ha contattato le autorità di regolamentazione e i produttori di vaccini in merito a qualsiasi informazione che avessero raccolto su questi effetti collaterali. Un portavoce di Pfizer ha scritto: “Possiamo confermare che è qualcosa che stiamo monitorando”. Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson hanno tutti affermato di prendere sul serio gli effetti collaterali e di condividere i rapporti ricevuti con le autorità di regolamentazione. Un portavoce della FDA ha affermato che l’agenzia “continua a mantenere una forte attenzione sul monitoraggio della sicurezza dei vaccini COVID-19”, mentre l’Agenzia europea per i medicinali osserva che “sta adottando misure per utilizzare i dati del mondo reale dalla pratica clinica per monitorare la sicurezza e efficacia dei trattamenti e dei vaccini contro il COVID-19”».
KENNEDY CONTRO L’OK FDA AL VACCINO PFIZER: “Abolito il Processo Pubblico, Svelata la Corruzione”
L’attenzione della Food and Drug Administration fu però contestata dall’avvocato Robert F Kennedy jr dell’associazione Children’s Health Defense e dal British Medical Journal quando diede l’approvazione definitiva al vaccino Comirnaty di Pfizer-Biontech senza convocare l Comitato Consultivo degli osservatori indipendenti per l’analisi dei dati dei trials clinici.
Il problema esiste anche se la comunità scientifica si sta comportando come lo struzzo che mette la testa nella sabbia per non vedere il ciclone in arrivo all’orizzonte: «Altri ricercatori notano che la comunità scientifica è a disagio nello studio di tali effetti. “Ci girano tutti in punta di piedi”, dice Pretorius. “Ho parlato con molti clinici e ricercatori in varie università e non vogliono toccarlo”» scrive Science. Resia Pretorius è fisiologa della Stellenbosch University in Sud Africa,
«“Devi stare molto attento” prima di legare i vaccini COVID-19 alle complicazioni, avverte Nath. “Puoi trarre la conclusione sbagliata. … Le implicazioni sono enormi”» ha dichiarato Avindra Nath, direttrice clinica del National Institute of Neurological Disorders and Stroke (NINDS), che ha guidato i ricercatori del National Institutes of Health (NIH) nel loro iniziale approfondimento.
«Con il passare del tempo, tuttavia, i pazienti affermano che gli scienziati del NIH si sono tirati indietro. Le comunicazioni del NIH con i pazienti sono sbiadite alla fine del 2021, anche se Nath afferma che il lavoro continua dietro le quinte. Il ritiro ha causato sconcerto e sgomento tra i pazienti che hanno parlato con Science».
Sono le stesse vittime a narrare il dramma che stanno vivendo: «Le persone con problemi di salute duraturi dopo la vaccinazione accolgono con favore qualsiasi attenzione alla loro situazione. “Hai questa brutta macchia su di te e sei emarginato e abbandonato”, dice Brianne Dressen. All’inizio, “avevo davvero paura di causare esitazione al vaccino”, aggiunge».
Vinta la ritrosia iniziale l’insegnante dello Utah ha poi preso parte a una conferenza stampa del giugno 2021 sugli effetti collaterali del vaccino tenuta dal senatore Ron Johnson (R-WI), che è stato schietto contro le vaccinazioni COVID-19.
«Altri pazienti descrivono gli oppositori del vaccino affermando che meritano di morire perché sono stati abbastanza sciocchi da farsi vaccinare. I sostenitori del vaccino dicono loro che parlando apertamente rischiano di danneggiare gli altri, che potrebbero rifiutarsi di farsi vaccinare e poi morire a causa del COVID-19. “Siamo bloccati in questa orribile via di mezzo”, dice il paziente che si è recato al NIH la scorsa primavera».
Ma nel frattempo la dottoressa Nath (NINDS) ha affermato «che il suo gruppo ha presentato un emendamento a un protocollo Long Covid per includere pazienti con effetti collaterali post-vaccino». La correlazione è quindi di fatto ufficiale!
“Non dovremmo essere contrari agli eventi avversi”, afferma William Murphy, immunologo presso l’Università della California, Davis. Nel novembre 2021 sul New England Journal of Medicine, ha proposto che un meccanismo autoimmune innescato dalla proteina spike SARS-CoV-2 potrebbe spiegare sia i sintomi di Long Covid che alcuni rari effetti collaterali del vaccino, e ha chiesto più ricerche di base per sondare possibili connessioni.
«La frequenza con cui si verificano effetti collaterali come quello di Dressen non è chiara. Le comunità online possono includere molte migliaia di partecipanti, ma nessuno sta monitorando pubblicamente questi casi, che sono variabili e difficili da diagnosticare o addirittura classificare» precisano i giornalisti Jennifer Cousin-Frankel e Gretchen Vogel sulla rivista fondata da Edison.
«Le prove provenienti da studi sugli animali supportano l’idea che gli anticorpi che prendono di mira la proteina spike SARS-CoV-2, la stessa proteina utilizzata da molti vaccini per innescare una risposta immunitaria protettiva, potrebbero causare danni collaterali, osserva Harald Prüss, neurologo del German Centro per le Malattie Neurodegenerative (DZNE) e l’Ospedale Universitario Charité di Berlino» riferisce Science.
Sono le analoghe conclusioni a cui giunsero già nell’autunno 2020 Yetian Dong e altri scienziati di prestigiosi centri di ricerca: School of Medicine, Zhejiang University, Hangzhou; Life Sciences Institute and Innovation Center for Cell Signaling Network, Institutes of Biology andMedical Science, Soochow University – Suzhou, and Anhui Anlong Gene Technology Co., Ltd, Hefei.
Nel loro studio pubblicato su Nature affermarono la necessità di un approfondimento sul comportamento pro-infiammatorio delle citochine T1 e T2 prima dell’impiego dei vaccini nella popolazione mondiale per i rischi di patologie autoimmuni soprattutto polmonari già evidenziati in uno studio del 2012 che portò all’abbandono della ricerca del brevetto sui vaccini contro la SARS del 2003. Nessuno li ascoltò.
Nei giorni scorsi 73 medici britannici hanno scritto a MHRA (Medicines and Healthcare products Regulatory Agency – Agenzia di regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari), l’omologo inglese di EMA e FDA, per segnalare il numero elevato di decessi tra giovani maschi vaccinati.
Mentre il genetista di Colonia Walter Doerfler aveva pubblicato una ricerca su Science Direct con frasi inquietanti: «La popolazione umana attualmente partecipa all’esposizione al DNA estraneo in un enorme esperimento. Dopo il completamento delle vaccinazioni in tutto il mondo, dovrebbe essere istituito un programma sentinella post-vaccinazione per monitorare l’esacerbazione di disturbi umani inaspettati, forse nuovi, negli individui vaccinati».
Nonostante la gravità delle sue affermazioni con cui palesava la possibile alterazione del DNA umano da parte dei sieri genici sperimentali, lo scienziato si schierò nettamente a favore di essi con una considerazione forse ancora più inquietante.
«Osservazioni cliniche su risultati positivi di lunga durata del test RT-PCR che implicano l’integrazione del DNA SARS-CoV-2 nel genoma umano nel corso di alcuni casi di Covid-19, rendono irrealistiche le apprensioni sugli eventi di integrazione associati al vaccino, se confrontati con l’auspicato per i benefici della vaccinazione contro il Covid-19».
Tradotto in parole povere significa: siccome anche il virus SARS-Cov-2 può alterare il DNA umano meglio che siano i vaccini a far correre questo rischio garantendo però la protezione dalla malattia: un’immunizzazione peraltro ormai messa in forte dubbio dalla necessità di continui boosters pericolosi per il sistema immunitario.
Alla luce di quest’ultima inchiesta di Science e delle rivelazioni del professor Doerfler di Colonia sulle possibili alterazioni del DNA che potrebbe causare il Covid-19 sarebbe fondamentale accertare una volta per tutte l’origine del SARS-Cov-2 che secondo un numero crescente di scienziati ed esperti d’intelligence è stato costruito in laboratori biologici in “un affare tra Cina e USA” come dichiarò Luc Montagnier.
Il virologo francese vincitore del Nobel per la Medicina nel 2008 per la scoperta dell’HIV avrebbe trovato tracce del patogeno prodromo dell’AIDS proprio nel SARS-Cov-2 e in alcuni aminoacidi che non avrebbero potuto derivare da mutazioni naturali come sostenuto (e poi ritrattato) anche da un microbiologo americano secondo quanto emerso dalle scottanti email inviate a Anthony Fauci e svelate da due rappresentanti della Camera del Congresso USA.
Ecco perché il dossier di Gospa News denominato Wuhan-Gates, per il ruolo di Bill Gates nel finanziamento degli esperimenti sui virus chimerici in Cina e delle Big Pharma dei vaccini, sviluppato in 45 inchieste (27 delle quali sintetizzate lo scorso anno nel libro omonimo WuhanGates: il complotto del Nuovo Ordine Mondiale) assume una rilevanza di tragica attualità. Proprio per le gravi conseguenze di Covid-19 e vaccini che paiono individuare come principale indiziato dei danni patologici la tossicità della proteina Spike, inserita anche nel nuovo vaccino a nanoparticelle proteiche di Novavax.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES
GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE
GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS
In rari casi, i vaccini contro il coronavirus possono causare sintomi simili a LongCovid
Nebbia cerebrale, mal di testa, sbalzi della pressione sanguigna vengono sondati da NIH e altri ricercatori
di Jennifer Cousin-Frankel e Gretchen Vogel per Science
Alla fine del 2020, Brianne Dressen ha iniziato a trascorrere ore nelle comunità online per persone con Long Covid, una sindrome cronica e invalidante che può seguire un attacco con il virus. “Per mesi mi sono semplicemente nascosta lì”, dice Dressen, un ex insegnante di scuola materna a Saratoga Springs, Utah, “rileggendo post dopo post sintomi che erano proprio come i miei”.
Dressen non aveva mai avuto il COVID-19. Ma quel novembre aveva ricevuto una dose del vaccino di AstraZeneca come volontaria in una sperimentazione clinica. Quella sera, la sua vista si offuscò e il suono divenne distorto: “Mi sentivo come se avessi due conchiglie sulle orecchie”, dice. I suoi sintomi sono rapidamente peggiorati e moltiplicati, includendo infine fluttuazioni della frequenza cardiaca, grave debolezza muscolare e ciò che lei descrive come scosse elettriche interne debilitanti.
Un medico le ha diagnosticato l’ansia. Suo marito, Brian Dressen, un chimico, iniziò a setacciare la letteratura scientifica, nel disperato tentativo di aiutare sua moglie, un’ex arrampicatrice di roccia che ora trascorreva la maggior parte del suo tempo in una stanza buia, incapace di lavarsi i denti o di tollerare il tocco dei suoi bambini.
Con il passare del tempo, i Dressen hanno trovato altre persone che avevano avuto problemi di salute seri e di lunga durata dopo un vaccino COVID-19, indipendentemente dal produttore. Entro gennaio 2021, i ricercatori del National Institutes of Health (NIH) hanno iniziato a sentire parlare di tali rapporti e hanno cercato di saperne di più, portando Brianne Dressen e altre persone colpite alla sede dell’agenzia per i test e talvolta il trattamento.
La ricerca era di piccola scala e non ha tratto conclusioni sul fatto o sul modo in cui i vaccini possano aver causato problemi di salute rari e duraturi. I pazienti avevano “associazioni temporali” tra la vaccinazione e la loro salute vacillante, afferma Avindra Nath, direttrice clinica del National Institute of Neurological Disorders and Stroke (NINDS), che ha guidato gli sforzi del NIH. Ma “un’associazione eziologica? Non lo so.” In altre parole, non sa se la vaccinazione abbia causato direttamente i successivi problemi di salute.
Le comunicazioni del NIH con i pazienti sono sbiadite alla fine del 2021, anche se Nath afferma che il lavoro continua dietro le quinte. Il ritiro ha causato sconcerto e sgomento tra i pazienti che hanno parlato con Science, che ha affermato che i ricercatori del NIH erano gli unici ad aiutarli. Ora, un piccolo numero di altri ricercatori in tutto il mondo sta iniziando a studiare se la biologia di Long Covid, di per sé ancora poco conosciuta, si sovrappone ai misteriosi meccanismi che guidano alcuni effetti collaterali post-vaccino.
Sono stati riconosciuti effetti collaterali più discreti collegati ai vaccini COVID-19, tra cui un raro ma grave disturbo della coagulazione che si verifica dopo i vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson e l’infiammazione cardiaca, documentata dopo i vaccini a RNA messaggero (mRNA) prodotti da Pfizer e Moderna. L’indagine sui possibili effetti collaterali presenta un dilemma per i ricercatori: rischiano di fomentare il rigetto dei vaccini che sono generalmente sicuri, efficaci e cruciali per salvare vite umane. “Devi stare molto attento” prima di legare i vaccini COVID-19 alle complicazioni, avverte Nath. “Puoi trarre la conclusione sbagliata. … Le implicazioni sono enormi”. E i sintomi complessi e persistenti come quelli di Dressen sono ancora più difficili da studiare perché i pazienti possono non avere una diagnosi chiara.
Allo stesso tempo, la comprensione di questi problemi potrebbe aiutare coloro che attualmente soffrono e, se un collegamento è smascherato, aiutare a guidare la progettazione della prossima generazione di vaccini e forse identificare quelli ad alto rischio di gravi effetti collaterali. “Non dovremmo essere contrari agli eventi avversi”, afferma William Murphy, immunologo presso l’Università della California, Davis.
Nel novembre 2021 sul New England Journal of Medicine, ha proposto che un meccanismo autoimmune innescato dalla proteina spike SARS-CoV-2 potrebbe spiegare sia i sintomi di Long Covid che alcuni rari effetti collaterali del vaccino, e ha chiesto più ricerche di base per sondare possibili connessioni. “Rassicurare il pubblico che tutto viene fatto, dal punto di vista della ricerca, per comprendere i vaccini è più importante del semplice dire che tutto è sicuro”, afferma Murphy. Come altri, continua a sollecitare la vaccinazione.
Echi di Long Covid?
La frequenza con cui si verificano effetti collaterali come quello di Dressen non è chiara. Le comunità online possono includere molte migliaia di partecipanti, ma nessuno sta monitorando pubblicamente questi casi, che sono variabili e difficili da diagnosticare o addirittura classificare.
I sintomi includono anche affaticamento, forti mal di testa, dolore ai nervi, sbalzi della pressione sanguigna e problemi di memoria a breve termine. Nath è convinto che siano “estremamente rari”.
Long Covid, al contrario, colpisce ovunque dal 5% al 30% circa delle persone infette da SARS-CoV-2. I ricercatori stanno facendo progressi provvisori con diverse idee sulla biologia sottostante. Alcuni studi suggeriscono che il virus può in alcuni casi indugiare nei tessuti e causare danni permanenti. Altre prove indicano che gli effetti collaterali dell’infezione originale potrebbero avere un ruolo anche dopo che il corpo ha eliminato il virus.
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Ad esempio, le prove provenienti da studi sugli animali supportano l’idea che gli anticorpi che prendono di mira la proteina spike SARS-CoV-2, la stessa proteina utilizzata da molti vaccini per innescare una risposta immunitaria protettiva, potrebbero causare danni collaterali, osserva Harald Prüss, neurologo del German Centro per le Malattie Neurodegenerative (DZNE) e l’Ospedale Universitario Charité di Berlino. Nel 2020, durante la ricerca di terapie anticorpali per COVID-19, lui e i suoi colleghi hanno scoperto che dei 18 anticorpi identificati con potenti effetti contro SARS-CoV-2, quattro miravano anche ai tessuti sani nei topi, un segno che potevano innescare problemi autoimmuni.
“Non dovremmo essere contrari agli eventi avversi”.
William Murphy, Università della California, Davis
I primi dati clinici puntano in una direzione simile. Nell’ultimo anno, gruppi di ricerca hanno rilevato livelli insolitamente elevati di autoanticorpi, che possono attaccare le cellule e i tessuti del corpo, nelle persone dopo un’infezione da SARS-CoV-2. In Nature nel maggio 2021, gli immunologi Aaron Ring e Akiko Iwasaki della Yale School of Medicine e i loro colleghi hanno riferito di aver trovato autoanticorpi in pazienti acuti con COVID-19 che colpiscono il sistema immunitario e il cervello; ora stanno studiando per quanto tempo persistono gli autoanticorpi e se possono danneggiare i tessuti. Questo mese, la cardiologa Susan Cheng del Cedars-Sinai Medical Center e la chimica delle proteine Justyna Fert-Bober hanno scritto sul Journal of Translational Medicine che gli autoanticorpi potrebbero durare fino a 6 mesi dopo l’infezione, sebbene i ricercatori non abbiano correlato la persistenza degli autoanticorpi con i sintomi in corso.
In parte per capire se questi autoanticorpi danneggiano le persone, DZNE sta controllando il liquido cerebrospinale dei pazienti Long Covid per gli anticorpi che reagiscono al tessuto cerebrale del topo: se reagiscono, potrebbero attaccare anche i tessuti neurali umani. In un articolo che Prüss e i suoi colleghi stanno per presentare, descrivono la scoperta di autoanticorpi che attaccano i neuroni del topo e altre cellule cerebrali in almeno un terzo di quei pazienti. Un gruppo della Northwestern University, nel frattempo, ha riferito in una prestampa dell’agosto 2021 che nelle persone con complicazioni neurologiche dopo COVID-19, un sottoinsieme di cellule T viene attivato in modo persistente come accadrebbe con un’infezione da SARS-CoV-2 in corso, suggerendo una sorta di risposta immunitaria aberrante o virus persistente.
Alcuni ricercatori stanno esaminando un altro possibile colpevole di Long Covid: minuscoli coaguli nel sangue. In un’infezione acuta da SARS-CoV-2, possono formarsi piccoli coaguli che possono danneggiare le cellule che rivestono i vasi sanguigni. Resia Pretorius, fisiologa della Stellenbosch University in Sud Africa, e i suoi colleghi hanno pubblicato in agosto prove preliminari su diabetologia cardiovascolare che i coaguli microscopici possono persistere dopo che un’infezione si è risolta. Potrebbero interferire con l’erogazione di ossigeno, il che potrebbe spiegare alcuni sintomi di Long Covid come la nebbia cerebrale. Pretorius sta ora collaborando con i colleghi per sviluppare la diagnostica per questa microcoagulazione e studiare i modi per trattarla in Long Covid.
Pretorius dice che lei e i suoi colleghi hanno anche visto pazienti – meno di 20, stima – con problemi cronici dopo la vaccinazione. Dice che questi includono sintomi simili a Long Covid come la nebbia cerebrale e altri problemi di coagulazione come la trombosi venosa profonda. La causa della coagulazione molto rara ma grave dopo i vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson rimane sconosciuta, ma Pretorius sospetta che tutti i vaccini COVID-19 potrebbero talvolta innescare problemi di coagulazione più sottili. Dice di avere prove preliminari che la vaccinazione può portare a microcoaguli, anche se nella maggior parte dei casi passano inosservati e scompaiono rapidamente, un effetto che lei e un collega hanno visto nel proprio sangue e in quello di altri otto volontari sani, che hanno campionato dopo le vaccinazioni.
Un argomento delicato
La lunga ricerca sul Covid ha portato anche i Dressen a Nath. Nel gennaio 2021, Brian Dressen ha cercato aiuto da Nath, che aveva studiato Long Covid. Nath ha risposto rapidamente e ha chiesto a Brianne Dressen di partecipare a uno studio in corso che conduce sulla storia naturale delle malattie infiammatorie del sistema nervoso.
Altre dozzine di pazienti che descrivono complicazioni post-vaccino sono arrivate da Nath e Farinaz Safavi, un neurologo NINDS. “Ti prometto che segnaleremo il tuo problema e altri casi che stiamo esaminando ora”, ha scritto Safavi a Danice Hertz nel marzo 2021. Hertz, un gastroenterologo in pensione che vive nel sud della California, aveva sviluppato effetti collaterali debilitanti dopo una dose del vaccino Pfizer . Gli alti funzionari della Food and Drug Administration (FDA) statunitense, dei Centers for Disease Control and Prevention e di Pfizer, tra gli altri, sono stati copiati nell’e-mail, che Hertz ha condiviso con Science.
Nella prima metà del 2021, Nath e Safavi hanno invitato Brianne Dressen e altri al NIH per i test e, in alcuni casi, il trattamento a breve termine, ad esempio con steroidi ad alte dosi o immunoglobuline per via endovenosa (IVIG), che possono sedare o modulare il sistema immunitario risposte. I pazienti hanno trascorso almeno diversi giorni sottoponendosi a test neurologici, cardiaci e di altro tipo, comprese punture lombari e biopsie cutanee.
I ricercatori del NIH stavano “cercando di aiutare le persone”, afferma un operatore sanitario i cui sintomi sono iniziati dopo il vaccino Pfizer, una delle quattro persone nello studio che hanno parlato con Science. Nath dice che 34 persone sono state arruolate nel protocollo, 14 delle quali hanno trascorso del tempo al NIH; gli altri 20 hanno spedito i loro campioni di sangue e in alcuni casi il liquido cerebrospinale.
Con il passare del tempo, tuttavia, i pazienti affermano che gli scienziati del NIH si sono tirati indietro. Una visita di settembre che Brianne Dressen aveva programmato per ulteriori test neurologici è stata convertita in un appuntamento di telemedicina. A dicembre, Nath le ha chiesto di smettere di mandare pazienti a modo suo. “È meglio che questi pazienti ricevano cure dai loro medici locali”, le scrisse.
Per i pazienti, il silenzio del NIH è stato angosciante, soprattutto perché hanno lottato per trovare assistenza altrove. Gli scienziati “hanno preso i dati e ci hanno lasciato in sospeso”, dice una persona che si è recata al NIH nella primavera del 2021. “Non ho cure, non ho idea di cosa stia succedendo al mio corpo”. I medici, hanno detto diversi pazienti, non avevano nulla da offrire e talvolta dichiaravano addirittura i sintomi immaginati.
Nath ha detto a Science che le strutture dei NIH non sono attrezzate per trattare un gran numero di pazienti a lungo termine. Dice l’operatore sanitario dello sforzo: “È troppo da fare per due persone al NIH”. I dati del NIH, che hanno documentato i casi dei pazienti, non sono stati ancora riportati. Due importanti riviste mediche hanno rifiutato di pubblicare una serie di casi di circa 30 persone, che Nath ha presentato per la prima volta nel marzo 2021. Nath afferma di comprendere il rifiuto.
I dati non sono stati “tagliati e asciugati; erano studi osservazionali”. Questo mese, gli scienziati hanno presentato una serie di casi di 23 persone a una terza pubblicazione e Nath afferma che il suo gruppo ha presentato un emendamento a un protocollo Long Covid per includere pazienti con effetti collaterali post-vaccino.
Science ha contattato le autorità di regolamentazione e i produttori di vaccini in merito a qualsiasi informazione che avessero raccolto su questi effetti collaterali. Un portavoce di Pfizer ha scritto: “Possiamo confermare che è qualcosa che stiamo monitorando”. Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson hanno tutti affermato di prendere sul serio gli effetti collaterali e di condividere i rapporti ricevuti con le autorità di regolamentazione. Un portavoce della FDA ha affermato che l’agenzia “continua a mantenere una forte attenzione sul monitoraggio della sicurezza dei vaccini COVID-19”, mentre l’Agenzia europea per i medicinali osserva che “sta adottando misure per utilizzare i dati del mondo reale dalla pratica clinica per monitorare la sicurezza e efficacia dei trattamenti e dei vaccini contro il COVID-19”.
Altri ricercatori notano che la comunità scientifica è a disagio nello studio di tali effetti. “Ci girano tutti in punta di piedi”, dice Pretorius. “Ho parlato con molti clinici e ricercatori in varie università e non vogliono toccarlo”.
Tuttavia, il suo gruppo e altri stanno andando avanti. Prüss ha rilevato autoanticorpi in alcuni pazienti con sintomi post-vaccino, sebbene non in altri. Diversi gruppi stanno studiando se i sintomi post-vaccinazione di un paziente sono dovuti agli autoanticorpi contro il recettore dell’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2), che la proteina spike prende di mira. Cheng e i suoi colleghi stanno pianificando una serie di casi che include sofisticati test diagnostici e di imaging da un mix di pazienti Long Covid e quelli con effetti collaterali post-vaccino. E Pretorius e la sua collega Chantelle Venter sperano di reclutare almeno 50 persone per studiare i modelli di coagulazione prima e dopo la vaccinazione.
A Yale, Iwasaki ha in programma di collaborare con Nath e di esaminare qualsiasi potenziale collegamento tra Long Covid e gli effetti post-vaccino, dice. Ha parlato con i pazienti affetti e il suo laboratorio intende raccogliere campioni da loro, potenzialmente di sangue o saliva. Murphy afferma che è necessario più lavoro sui modelli animali per tracciare la risposta del corpo alla vaccinazione. “Dobbiamo guardare a questo in situazioni controllate”, dice.
Prüss è alla ricerca di autoanticorpi dopo la vaccinazione contro il COVID-19 nei topi. E continua a prendersi cura dei pazienti, sia dopo il vaccino che dopo l’infezione. La sua clinica spera di avviare presto una sperimentazione clinica di un trattamento che rimuove la maggior parte degli anticorpi dal sangue di un paziente. Tuttavia, anche se funziona bene, la procedura è costosa e potrebbe non essere ampiamente disponibile.
Pazienti in mezzo
Le persone con problemi di salute duraturi dopo la vaccinazione accolgono con favore qualsiasi attenzione alla loro situazione. “Hai questa brutta macchia su di te e sei emarginato e abbandonato”, dice Brianne Dressen. All’inizio, “avevo davvero paura di causare esitazione al vaccino”, aggiunge.
Altri pazienti descrivono gli oppositori del vaccino affermando che meritano di morire perché sono stati abbastanza sciocchi da farsi vaccinare. I sostenitori del vaccino dicono loro che parlando apertamente rischiano di danneggiare gli altri, che potrebbero rifiutarsi di farsi vaccinare e poi morire a causa del COVID-19. “Siamo bloccati in questa orribile via di mezzo”, dice il paziente che si è recato al NIH la scorsa primavera.
Brianne Dressen, da parte sua, è diventata pubblica. Dice di essere stata frustrata quando è apparso che le autorità di regolamentazione, inclusa la FDA, non stavano indagando tempestivamente sugli apparenti effetti collaterali. Ha preso parte a una conferenza stampa del giugno 2021 sugli effetti collaterali del vaccino tenuta dal senatore Ron Johnson (R-WI), che è stato schietto contro le vaccinazioni COVID-19. “Parlare con i politici non era il nostro piano A… nemmeno vicino”, dice Brianne Dressen. “Era più simile al piano J.”
Anche Jana Ruhrländer si sente presa. Dopo una singola dose del vaccino Moderna, la studentessa laureata in microbiologia a Kassel, in Germania, ha sviluppato sintomi tra cui la sensazione di shock elettrici interni sperimentati da Brianne Dressen, paralisi facciale parziale, debolezza muscolare che l’ha lasciata terrorizzata di avere convulsioni o un ictus, intenso sete e oscillazioni selvagge della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna. I medici l’hanno licenziata, dicendo che i loro test non hanno trovato nulla di sbagliato. Ha interpretato il ruolo di detective, rendendosi conto che i suoi sintomi si sovrapponevano a un sistema ormonale chiamato sistema renina-angiotensina-aldosterone che regola la pressione sanguigna e l’equilibrio dei liquidi e in cui ACE2 gioca un ruolo chiave. Di recente si è messa in contatto con medici che stanno cercando di scoprire se gli autoanticorpi mirati a quel sistema potrebbero causare i suoi sintomi.
Nonostante la sua esperienza, “Penso ancora che i vaccini siano fantastici”, afferma Ruhrländer. E la tecnologia dell’mRNA “ha così tanto potenziale”. Ma questi effetti collaterali, che per lei sono leggermente migliorati ma non sono scomparsi, dovrebbero essere riconosciuti e compresi, dice. “Dobbiamo parlarne apertamente”.
Alcuni dei pazienti che hanno parlato con Science affermano che i farmaci che riducono il sistema immunitario hanno offerto almeno un certo sollievo. Nath ha notato lo stesso fenomeno. Spera che i risultati di uno studio clinico del NIH che testa le IVIG e gli steroidi per via endovenosa nei pazienti Long Covid “siano applicabili alle complicanze legate al vaccino”. Nessuno dei pazienti con cui Science ha parlato si è completamente ripreso.
I ricercatori che esplorano gli effetti collaterali post-vaccino sottolineano tutti che il rischio di complicazioni dovute all’infezione da SARS-CoV-2 supera di gran lunga quello di qualsiasi effetto collaterale del vaccino. “Vedi 10, 100, 1000 volte meno rischi dal vaccino”, dice Prüss. Ma capire la causa dei sintomi post-vaccino e se il trattamento precoce può aiutare a prevenire problemi a lungo termine potrebbe essere cruciale per progettare vaccini ancora più sicuri ed efficaci, afferma Murphy, oltre a fornire potenzialmente indizi sulla biologia di Long Covid.
Cheng ha sentito decine di persone che descrivono problemi post-vaccino cronici e trova convincente la sovrapposizione tra i loro sintomi e quelli di Long Covid. Ora vuole muoversi deliberatamente e scientificamente alla ricerca di risposte. “Dobbiamo mantenere il rigore”, dice. “C’è solo questa completa mancanza di dati.”
Aggiornamento, 21 gennaio, 12:45: questa storia è stata aggiornata con i commenti della Food and Drug Administration statunitense e dell’Agenzia europea per i medicinali.
Originariamente pubblicato da Science
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