Nella foto di copertina i Presidente della Repubblica e Presidente del CSM con l’ex PM Luca Palamara radiato dalla magistratura per corruzione giudiziaria
di Carlo Domenico Cristofori
ARTICOLO DEL 29 GENNAIO – ORE 20,35
Si è conclusa nell’Aula di Montecitorio l’ottava votazione del Parlamento in seduta comune integrato dai delegati delle regioni per eleggere il presidente della Repubblica.
Sergio Mattarella è stato rieletto capo dello Stato con 759 voti: 94 in più di quelli che lo proclamarono Capo dello Stato nel 2015 quando sconfisse il mai abbastanza compianto giudice Ferdinando Imposimato (127 voti soltanto).
Il superamento di quota 505 è stato sottolineato da un applauso dell’emiciclo. I grandi elettori di FdI non hanno partecipato all’applauso. E’ stata raggiunta un’intesa nel vertice di maggioranza sul bis per Sergio Mattarella. “Avevo altri piani ma io sono rispettoso del Parlamento”, ha detto il presidente confermando il suo sì.
Ha vinto la teatrocrazia teorizzata da Platone: quando la politica non è governata dal buon senso ma dalla spettacolarizzazione creata ad arte per turlupinare il popolo bue.
E’ stato riconfermato il Capo dello Stato che ha fortemente voluto i lockdown devastanti per l’Italia, ma utili agli affari degli usurai della ‘Ndrangheta, e dei vaccini che stanno mietendo vittime tra giovani ed anziani per le reazioni avverse.
In un parlamento in cui qualcuno ha votato per il Quirinale Claudio Baglioni e Rocco Siffredi il “pupo siciliano” del Nuovo Ordine Mondiale è probabilmente la migliore soluzione possibile per proteggere la dittatura politica della cultura mafiosa.
In fondo ha dimostrato grandissime capacità nella gestione del caso Palamara, mantenendo il giusto distacco dalla più grave vicenda di corruzione giudiziaria capitata in Italia, consentendo a decine di magistrati coinvolti nello scandalo di farla franca ed evitando di rispondere alle toghe oneste che gli hanno chiesto conto dell’accaduto nella speranza di una riforma della giustizia e del Consiglio Superiore della Magistratura che dovrebbe controllare e vigilare sulla casta del potere requirente e giudicante.
ARTICOLO DEL 29 GENNAIO
Senza sosta la farsa in Parlamento per l’elezione del Presidente della Repubblica. Centrodestra ancorato su nomi improbabili. In corso nell’Aula di Montecitorio la settima votazione per eleggere il presidente della Repubblica. I senatori della maggioranza che sostiene il governo Draghi o non hanno finora risposto alla chiama o si stanno astenendo.
ARTICOLO DEL 28 GENNAIO
FONTE RAI NEWS – Alle nove di venerdì sera il presidente della Camera ha letto l’esito del sesto scrutinio per l’elezione del presidente della Repubblica: è una nuova fumata nera, ma il dato che più risalta è costituito dalle 336 preferenze per l’attuale Capo dello Stato Sergio Mattarella. Solo 106 parlamentari hanno rispettato l’indicazione della coalizione giallorossa e di Italia Viva di votare scheda bianca. Il magistrato Nino Di Matteo, scelto dagli ex grillini, ha raggiunto 41 voti, seguito dall’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini con 9, dall’ex senatore Luigi Manconi a cui sono andate otto preferenze da Sinistra Italiana e Europa Verde, dai cinque a testa per il presidente del Consiglio Mario Draghi e per la ministra della Giustizia Marta Cartabia. Infine, quattro voti a Elisabetta Belloni, tre al vicepresidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato, due alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati 2. “Invitiamo tutti a prendere atto della spinta che da due giorni e in modo trasversale in Parlamento viene a favore della riconferma del Presidente Mattarella”, è l’appello che arriva dal Partito democratico.
Il quinto scrutinio, invece, era terminato nel primo pomeriggio con la débâcle della candidatura della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, affossata da oltre 60 franchi tiratori e fermatasi a 382 preferenze. A Mattarella 46 voti, a Di Matteo 38. Pd, Cinque stelle e Leu si erano astenuti, 73 Grandi elettori erano risultati assenti, tra cui quelli di Italia Viva.
L’assemblea è convocata per il settimo scrutinio sabato alle 9.30: sarà finalmente il giorno della fumata bianca? Nella serata di venerdì, mentre era in corsa la sesta votazione, si è aperta una trattativa concreta, con ripetuti colloqui tra Enrico Letta, Matteo Salvini, Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Fonti Pd hanno elencato inizialmente una rosa composta da “Amato, Belloni Cartabia, Casini, Draghi e Mattarella”.
ARTICOLO DEL 27 GENNAIO
Ieri abbiamo pubblicato questo articolo per evidenziare i burloni idioti che siedono in Parlamento e gettano nomi a caso per il Quirinale rievocando il divertente e sarcastico film con Claudio Bisio “Benvenuto Presidente”, quando il protagonista risultò eletto Presidente della Repubblica chiamandosi Giuseppe Garibaldi, il nome più votato per irridente scherzo di massa.
Oggi confermiamo che la supposizione di un Mattarella Bis è estremamente realistica. In quanto i voti per il Capo dello Stato “scaduto”, in tutti i sensi, sono saliti a 166 nel quarto scrutinio segreto. Complice una valanga di schede bianche del PD e un’astensione da galera del centrodestra.
«Il quorum era di 505 voti, la maggioranza assoluta dei grandi elettori. Importante il numero degli astenuti, 441, quasi tutti dell’area di centrodestra, 261 le schede bianche. La quinta votazione per il presidente della Repubblica si terrà domani alle 11» sintetizza RAI News.
Mattarella sarebbe certamente un ottimo nocchiero della Repubblica fino alle prossime elezioni politiche del 2023. Quando in caso di scontata vittoria del Partito Democratico per defezione alle urne di ogni votante di centrodestra sano di mente, potrà finalmente prodursi in estemporanee dimissioni anticipate consacrando la salita al Quirinale di Mario Draghi.
ARTICOLO DEL 26 GENNAIO
Per rispetto a Dante, Virgilio e Calliope, musa della poesia e scrittura, non vergherò più di 28 righe per fotografare l’immane tragedia “teatrocratica” (Platone docet…) che si sta consumando in Parlamento mentre in Italia c’è uno stillicidio di bambini morti per malori improvvisi dopo i vaccini.
Le votazioni per il nuovo Presidente della Repubblica sono forse il momento migliore per inquadrare la categoria di vigliacchi ruba-stipendio che nel Transatlantico sempre più simile alla nave Costa Concordia del capitano Francesco Schettino dovrebbe impegnarsi a dotare l’Italia dell’arbitro, purtroppo sovente fazioso, della Repubblica Italiana.
La corsa al Quirinale non è un affare politico perché non implica poteri immediatamente eseguibili dal nominato e direttamente tangibili dagli elettori.
Purtroppo (o forse per fortuna dopo la nascita del Partito Unico del Covid) l’Italia non è una Repubblica presidenziale pertanto il Capo dello Stato può anche allegramente ignorare il suo ruolo di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura quando scoppia un PalamaraGate, può fregarsene della legittimità delle leggi sul Green Pass che come uno scribo egiziano deve solo firmare.
E può diventare impositivo solo quando si tratta di dare ordini alle Forze Armate in virtù del suo ruolo al vertice del Consiglio Supremo di Difesa, come fece Giorgio Napolitano inducendo Silvio Berlusconi ad ammazzare il suo amico Muhammar Gheddafi in ossequio alle Primavere Arabe di Barack Obama.
Pertanto il Presidente della Repubblica Italiana può influenzare ma non dirigere la politica governativa, a meno che non ci sia una guerra.
CENTINAIA DI MORTI IN LIBIA SULLA COSCIENZA SPORCA DI NAPOLITANO
Per il resto il presidente della Repubblica è una figura nebulosa che spazia tra la partigianeria calcistica di Sandro Pertini a quella politica per il Partito Democratico dell’uscente Mattarella.
Il Capo dello Stato ha il compito importante, certamente, di incaricare un premier per un governo o di bocciarne l’incarico come fece l’attuale inquilino del Quirinale quando nel 2018 la risicata e inconcludente maggioranza del centrodestra salì al Colle senza avere il nome di un vero candidato premier e probabilmente senza nemmeno veramente sperare in un mandato.
Ecco perché il primo goliardico vilipendio alla serietà che resta del Quirinale lo fanno i parlamentari stessi quando durante le votazioni per il nuovo Presidente della Repubblica, nascosti dietro l’anonimato, scrivono i nomi Claudio Baglioni o Rocco Siffredi (due voti al re del Porno censurati nella proclamazione dal Presidente della Camera perché si sente probabilmente più… Fico): forse più dotati di differenti “attributi” rispetto al senile siciliano emerito che scampò per un soffio alla Tangentopoli di Palermo.
Ma non sono nemmeno le schede “sporcate” da nomi fuoriluogo da qualche idiota zuzzerellone della politica a fare vergogna. Sono in realtà le centinaia di schede bianche riversate nelle urne per l’elezione del Presidente della Repubblica anche alla terza votazione. Perché tanta manfrina vergognosa se volevate nuovamente Mattarella sul Colle (già 125 voti al terzo scrutinio)?
Se vi sta ancora bene il Notaio della Dittatura Politica della Cultura Mafiosa non fateci almeno perdere del tempo nel pensarvi una mandria di vacche al pascolo in cerca di un vero pastore…
Mattarella sarà certamente un ottimo nocchiero della Repubblica fino alle prossime elezioni politiche del 2023. Quando in caso di scontata vittoria del Partito Democratico per defezione alle urne di ogni votante di centrodestra sano di mente, potrà finalmente prodursi in estemporanee dimissioni anticipate consacrando la salita al Quirinale di Mario Draghi.
Quando ormai per governare l’Italia del Partito Unito della Nona Dose (di siero magico antiCovid) potrà essere eletto premier anche Cetto La Qualunque.
Carlo Domenico Cristofori
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