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VACCINI: PARTE DA TERNI LA RIVOLTA CONTRO I MEDICI. Per Prescrizioni Mediche Negate come a Poliziotti e Militari

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

«Non dite che siamo NO VAX, piuttosto siamo NO CAVIE e No Stupidi e nessuno può replicare se affermiamo che quanto in circolazione contro il Covid è solo sperimentale».

Partendo da questa dirimente premessa perfettamente in linea con quella di Gospa News, l’insegnante (non in carica) e mamma (di 7 figli e nonna di 6 nipoti) Paola Persichetti, fervente cristiana e moglie di un militare in pensione, ha lanciato l’inizio di una rivolta contro i medici territoriali «che dalla base dei cittadini di Terni diventerà nazionale».

«Chiediamo che venga rispettato il codice di deontologia professionale e che non si sottopongano i medici a intimidazioni» ha dichiarato la pugnace donna durante una manifestazione pubblica culminata con la pacifica “invasione” dell’Ordine dei Medici provinciale dove è stata scortata dai Carabinieri per depositare l’ultimo appello ad un intervento risolutore.

Il nodo del problema è qualcosa di già noto che nelle scorse settimane è stato capace di bloccare le caselle di posta elettronica dell’Agenzia Italiana del Farmaco: la richiesta di prescrizione medica prima della vaccinazione.

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Centinaia di iscritti del sindacato di polizia COSAP come anche i militari, operatori sanitari e scolastici e semplici cittadini dell’associazione di promozione sociale CONSTITUTIO ITALIA hanno infatti intimato ai loro medici curanti, alle ASL e persino ai medici delle Forze Armate di rilasciare tali prescrizioni mediche sull’idoneità ai sieri genici antiCOVID, ancora sperimentali per l’European Medicines Agency come per l’AIFA, che un dottore di medicina generale può rilasciare in alternativa ad uno specialista solo dopo un iter di visite finalizzate alla verifica dell’assenza di controindicazioni immunitarie, allergologiche o cardiologiche ai cosiddetti nuovi vaccini.

Da COSAP e CONSTITUTIO ITALIA sono già partite le diffide, ovvio preambolo ad eventuali denunce alla Procura della Repubblica competente per omissioni d’atti d’ufficio nei confronti dei medici che seguendo le linee guida del Ministero della Salute e dell’Ordine professionale non rispondono ritenendo tali prescrizioni non indispensabili ai fini del ciclo di immunizzazione, nonostante l’avvocatessa Renate Holzeisen abbia citato una serqua diviolazioni delle norme sanitarie nazionali ed internazionali.

Ma la protesta di Persichetti si è indirizzata anche a denunciare le quotidiane intimidazioni cui sono sottoposti quei medici che, secondo scienza e coscienza come prescrive la loro deontologia professionale, hanno cercato di dare una risposta ai loro assistiti rilasciando certificati di idoneità al lavoro senza vaccino o ai dottori vaccinatori (secondo disposizioni relative all’emergenza Covid) che hanno rilasciato specifiche esenzioni.

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Il ministro della Salute Roberto Speranza, infatti, ha sguinzagliato i Carabinieri del NAS (Nucleo Anti Sofisticazioni) coordinati dal suo stesso Dicastero, nella peggiore “caccia alle streghe” della storia della Repubblica Italiana. Dove streghe diventano anche professionisti di medicina generale, regolarmente vaccinati contro il COVID, che hanno rilasciato 60 esenzioni su un totale di 1300 mutuati e finiscono denunciati per falso ideologico. Vista la complessità anche tecninca della questione di questa vicenda scriveremo dettagliatamente nei prossimi giorni.

Per ora cerchiamo di sintetizzare il problema nelle parole dell’insegnante di Terni che si batte non contro i medici ma contro le intimidazioni a loro fatte dalle istituzioni, destinate a crescere da oggi, 15 febbraio, giorno in cui gli over 50 dovranno comprovare l’avvenuta guarigione da COVID o il ciclo vaccinale in essere per ottenere il cosiddetto Super Green Pass o Certificato Verde rafforzato. Oppure, in alternativa, ottenere l’esenzione o un differimento temporaneo che dal primo di marzo sarà anch’essa digitalizzata con un marchio elettronico simile a quello delle pecore rinchiuse negli allevamenti intensivi.

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«Spesso senza visitare, hanno prescritto la Tachipirina e la vigile attesa per curare il Sars Cov 2 durante i primi sintomi, nel rispetto di indicazioni neanche normanti, dettate dall’alto, venendo meno al rispetto di quel rapporto di fiducia che dovrebbe esserci» segnala Persichetti partendo dalla battaglia legale che proprio dall’Umbria fu portata avanti dal biologo Franco Trinca sulle cure precoci domiciliari ignorate e scaturita in una raffica di denunce ai magistrati con cui lo scienziato umbro stava dialogando anche dal letto di ospedale, prima di essere stroncato da una forma assai letale e sospetta di Covid-19. Per una tragica fatalità nel giorno del suo funerale è spirato anche il virologo Luc Montagnier a cui Trinca si richiamava sovente (citando anche l’esperto Geert Vanden Bossche) per definire “la vaccinazione in piena pandemia un’arma di distruzione di massa”

Gospa News sull’argomento ha pubblicato decine di articoli tra cui la recente sentenza con cui il Consiglio di Stato ha bocciato l’efficacia di due terapie fondamentali nella lotta contro il Covid come viatmina D3 soprattutto nella prevenzione e cortisone ai primi sintomi, oggetto di due differenti appelli di circa duecento medici al ministro Speranza rimasti da mesi senza risposta completamente ignorati anche dai giudici.

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«La situazione In Umbria è molto grave riguardo alla gestione della salute pubblica. Voglio partire dalla nota che il dottor Filippo Anelli, Presidente Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) ha inviato al professor Mario Draghi presidente del Consiglio dei ministri e all’onorevole Speranza il 22 Marzo 2021. Lo stesso professor Anelli ha dichiarato la FNOMCeO, come ente pubblico sussidiario dello Stato, il quale agisce al fine di tutelare gli interessi pubblici garantiti dall’ordinamento e connessi all’esercizio professionale» spiega Persichetti in una sua cronistoria inviata a Gospa News.

L’insegnante Paola Persichetti

«Si riferisce infatti all’articolo 1 della legge 22 dicembre 2017, numero 219 che al comma 1 pone la presente legge nel rispetto dei principi di cui agli articoli 2, 13 e 32 della costituzione e degli articoli 1, 2 e 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, tutela il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona e stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata».

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Breve inciso. Il dottor Anelli è lo stesso che ha difeso la legittimità dei medici ad essere finanziati nelle loro ricerche dalle Big Pharma anche in casi di palesi conflitti di interessi diventanti eclatanti coi sieri genici di Pfizer ed Astrazeneca.

«Il comma 2 prevede che è promossa e valorizzata la relazione di cura e di fiducia tra paziente e medico che si basa sul consenso informato nel quale si incontrano l’autonomia decisionale del paziente e la competenza, l’autonomia professionale e la responsabilità del medico – prosegue l’insegnante di Terni – Il comma 3 stabilisce che ogni persona ha il diritto di conoscere le proprie condizioni di salute e di essere informata in modo completo, aggiornato e a lei comprensibile riguardo alla diagnosi, alla prognosi, ai benefici e ai rischi dei trattamenti sanitari. Vorrei porre particolare attenzione all’articolo 35 del codice di deontologia medica sul consenso e sul dissenso informato L’acquisizione sia del consenso o del dissenso è un atto di specifica ed esclusiva competenza del medico, non delegabile».

Ma la professoressa Persichetti entra ancora più nello specifico: «L’articolo 33 del Codice di deontologia medica stabilisce che il medico deve garantire un’informazione comprensibile ed esaustiva sulla prevenzione, sul percorso diagnostico, sui prevedibili rischi e complicanze, nonché sui comportamenti che il paziente dovrà osservare nel processo di cura. Pertanto l’acquisizione del consenso informato è per legge un atto di esclusiva competenza del medico. Deve essere chiaro che il medico è l’unico soggetto deputato all’anamnesi e alla valutazione dello stato di salute del paziente. Questi concetti che lo stesso Filippo Anelli  rivolge quasi un anno fa a Draghi e Speranza non sono di poco conto visto le modalità con le quali si raccolgono i dati anamnestici dei pazienti che si recano agli hub vaccinali o nelle farmacie».

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Si tratta della stessa osservazione che un medico vaccinatore mi riferì, col vincolo dell’anonimato, in relazione al caso della giovanissima Camilla Canepa, morta a causa del vaccino AstraZeneca, come accertato dal medico legale, dopo il festoso “Open Day per i giovani organizzato dal governatore della Liguria Giovanni Toti.

«La stessa FNOMCeO ritiene imprescindibile riporre la massima attenzione alla tutela della salute dei pazienti nel caso di possibili complicazioni derivanti dallo svolgimento di tale attività di vaccinazione. Il presidente Anelli, lo dice chiaramente, che tale attività sanitaria comporta un potenziale rischio per la sicurezza del paziente tanto che il medicinale o vaccino è soggetto a prescrizione medica limitativa RRL e deve essere necessariamente svolta sotto la supervisione o presenza del medico» aggiunge la battagliera insegnante di Terni.

Prosegue la donna umbra: «E sottolinea che il Ministero della Salute con la circolare del 9 Febbraio 2021 che riguardava gli aggiornamenti sui vaccini disponibili contro il SARS COV2 e chiarimenti sul consenso informato, specifica che la scheda anamnestica, la verifica dello stato di salute o di patologia anche in occasione della seconda somministrazione si pone quale elemento imprescindibile per la decisione di procedere alla vaccinazione da parte del personale sanitario. E ragione di ciò, è necessaria una verifica da parte del personale sanitario preposto alla vaccinazione in merito ad eventuali modificazioni dello stato di salute e di patologia intercorse dopo la somministrazione della prima dose, ivi compresi eventuali reazioni avverse o effetti collaterali, da annotarsi nella scheda anamnestica. Pertanto le valutazioni anamnestiche possono essere effettuate solo da un medico e rappresentano il presupposto dell’assenso del medico a quel determinato cittadino per effettuare il vaccino, così come previsto dall’Aifa nel vincolare la somministrazione alla prescrizione medica limitativa».

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«Sono voluta partire da questo documento perché è da questo che abbiamo organizzato un sit-in sotto l’ordine dei medici per riferire allo stesso ordine che i pazienti avevano perso la loro fiducia nei confronti del proprio medico di medicina generale che non agiva più in scienza e coscienza nell’espletare la sua arte medica, non sembrava essere soggetto non al codice deontologico ma ad un altro codice».

Il codice, per farla breve, è quello della paura! La paura delle ispezioni dei Carabinieri dei NAS che, ad esempio, a Catania hanno contestato a quattro medici un falso ideologico per esenzione da vaccino nonostante la dichiarazione dei dottori certificasse ben altro.

«Solo i Medici certificatori dei Centri Vaccinali HUB, sulla base di specifiche condizioni cliniche documentate, possono esentare alla vaccinazione i richiedenti, anche temporaneamente. I Medici denunciati, invece, rilasciavano gli esoneri alla vaccinazione certificando che i loro pazienti potevano “essere ammessi in qualunque ambiente di vita e di lavoro, non presentando, e non presentasse sintomi o segni di malattie infettive o contagiose in atto”» si legge sul sito ufficiale del Ministero della Salute.

In pratica questi medici hanno sancito uno stato di perfetta salute finalizzato alla tutela del diritto essenziale alla circolazione nella Repubblica Italiana sancito dall’articolo 16 della Costituzione come evidenziato dal dottor Ciro Scognamiglio, membro del direttivo di Constitutio Italia, nella sua dichiarazione cartacea “equipollente al Certificato Verde”.

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Ma torniamo all’allarme di Paola Perschetti che analizzeremo meglio nel prossimo articolo specifico sulle esenzioni al vaccino negate anche a pazienti in gravi condizioni di salute (come danneggiati dalla somministrazione dei sieri genici sperimentali).

«Nella nostra città di Terni ci sono stati molte persone che a seguito dell’inoculazione del vaccino, chi dopo la prima dose chi dopo la seconda, Hanno avuto eventi avversi gravi e molto gravi. Alcuni medici addirittura, hanno avuto conseguenze molto gravi – narra l’insegnante – Un medico addirittura ha avuto un arresto cardiaco dopo l’inoculazione del vaccino ed è stato prontamente rianimato grazie al tempestivo Intervento di un altro medico e al fatto che ci si trovava all’interno di un ambulatorio specializzato con defibrillatore. I cittadini hanno assistito anche alla morte di tre giovani avvenuta a distanza di una settimana dall’ inoculazione del vaccino ma senza nessuna correlazione con lo stesso. È stato così che giorno dopo giorno la paura e la non chiara informazione che si riceveva negli hub vaccinali e negli ambulatori dei propri medici di medicina generale è sfociata in un disagio e in una paura per la propria incolumità. Molti pazienti si sono recati dai propri medici di medicina generale chiedendo semplicemente quello che È previsto dalla legge: avere una prescrizione medica per il vaccino».

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«Tra i medici di Terni tutti hanno rifiutato di fare la prescrizione lasciando il paziente disorientato e confuso. I vaccini COVID-19 sono stati autorizzati in via condizionata per l’immissione sul mercato dell’Unione europea e, dunque, anche dell’Italia».

Persichetti spiega poi nel dettaglio tenico farmacologico quanto già evidenziato dall’avvocatessa Holzeisen in relazione alle richieste di prescrizioni mediche inoltrate dai poliziotti del sindacato COSAP e rimaste senza risposta.

«I medici hanno ignorato la richiesta allora i pazienti hanno mandato un sollecito urgente tramite una Pec, ricordandogli che il vaccino attualmente è obbligo di legge e che era necessario avere una valutazione in tempi contenuti per non perdere lo stipendio e i diritti civili, che ogni giorno di attesa rappresentava per loro un danno economico e esistenziale».

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«Usare questo ultimo termine è importante perché l’accordo collettivo dei medici di medicina generale prevede che debbano occuparsi degli assistiti non solo dal punto di vista fisico, ma anche psicologico, sociale ed esistenziale» precisa la donna e mamma di Terni.

In seguito a ciò è iniziata la caccia al medico “non allineato” da parte dei Carabinieri dei NAS.

«I medici di medicina generale si sono rinchiusi nei loro ambulatori e in alcuni casi addirittura non rispondevano più al telefono per giorni interi. I pazienti sono stati abbandonati. Tutto questo è ampiamente documentato, registrato, video registrato ed ogni soggetto conserva le proprie registrazioni custodite in un cassetto per tutelarsi. Nonostante le sollecitazioni non arrivava nessuna risposta dall’Ordine dei Medici».

Ecco perché è stato fatto un sit-in di una settantina di ternani davanti alla sede provinciale della FNOMCeO con conseguente deposito di un documento di protesta. Nel prossimo articolo vedremo la logorante lotta di pazienti a rischio per ottenere un’esenzione.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

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