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BOMBA(?) SULL’ASILO IN UCRAINA, FALSE-FLAG NATO & JIHADISTI. Battaglione Sheikh Mansur Difeso da Media di Soros, UE e USA

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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«Quello che sta accadendo noi non lo conosciamo, sentiamo solo una voce. È stato bombardato un asilo nella zona delle repubbliche popolari abitate dalle popolazioni russe. A bombardare sono stati gli ucraini, ma tutti quelli che hanno letto i giornali sono convinti che sia stato bombardato da parte dei russi o dei filo-russi». E’ quanto ha dichiarato ieri, venerdì 18 febbraio, il segretario del Partito Comunista ed ex parlamentare Marco Rizzo durante la trasmissione Stasera Italia in onda su Rete 4.

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Lo ringrazio per la sua versione dei fatti perché, pur con varie imprecisioni, collima con l’accaduto e con la mia interpretazione dei fatti sulla tanto attesa, da chi ne capisce di geopolitica ed intelligence militare, False-Flag della NATO per incendiare la già precaria pace in Ucraina dopo anni di cessate il fuoco occasionalmente ma ripetutamente violati. Ieri le autorità delle Repubbliche Separatiste hanno ordinato l’evacuazione dei civili verso la Russia.

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False-Flag, ovvero “falsa bandiera” per chi non conosce l’inglese, è un’attività innescata da reparti speciali dei servizi segreti o da paramilitari a loro affiliati finalizzata ad accusare del “casus belli” necessario allo scoppio di un conflitto.

Il più celebre caso di “false-flag” fu l’assassinio dell’arciduca degli Asburgo  Francesco Ferdinando d’Austria-Este il 28 giugno 1914 che giustizia la Grande Guerra voluta dai massoni anglo-italiani, il più occultato fu il massacro di Srebrenica, col genocidio di migliaia di musulmani attribuito all’esercito serbo del presidente Slobodan Milosevic, il più infame fu l’attacco chimico di Douma (Siria) dove alcuni bambini furono legati e uccisi con gas clorino dai jihadisti di Al Nusra (con l’aiuto dei loro complici sedicenti soccorritori White Helmets) per accusare le forze armate del presidente Bashar Al Assad.

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E’ invece stato quasi innocuo, onde evitare che quale organizzazione internazionale scoprisse i veri responsabili, il bombardamento dell’altro giorno su un asilo di Stanytsia Luhanska: un insediamento di appena diecimila anime sulle rive del fiume Seversky Donec, venti chilometri a nord-est di Luhansk, abitato da cittadini filo-ucraini: pertanto ostili alle Repubbliche Separatiste dei Donetsk e Lugansk.

Ma, come in Siria, anche nell’area di conflitto è stata segnalata dal controspionaggio russo la presenza di guerriglieri islamici internazionali.

Da anni opera al fianco della Guardia Nazionale Ucraina il feroce battaglione Sheikh Mansur composto da jihadisti ceceni di cui si ergono paladini i media finanziati dal pultarca ungaro-americano George Soros, come Open Caucasus Media.

Dal 2014 il Donbass, ricco del gas agognato dalla società energetica Burisma di cui cui amministratore lautamente pagato Hunt Biden (figlio del presidente americano Joseph Biden allora vice di Barack Obama), è conteso dal Governo di Kiev, insediati dopo il golpe successivo alla strage dei cecchini mercenari in piazza Maidan, e dai “ribelli” russofoni che non hanno accettato la Rivoluzione Arancione finanziata da George Soros e dalle ambasciate occidentali con la regia occulta della North Atlantic Threat Organizazion (NATO).

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Le foto di quella breccia nel muro hanno fatto il giro di tutti i quotidiani di mainstream per dimostrare quanto sono cattivi i filo-russi del Donbass a cui è stato attribuito l’attacco in un’emetica propaganda pro-NATO priva della minima giustificazione. Perché mai tali Repubbliche avrebbero dovuto accendere la miccia di una pericolosa guerra dopo che hanno ottenuto un’autorizzazione ufficiale per gli scambi commerciali con la confinante Russia?

«La tensione tra Russia, Ucraina e Nato continua ad aumentare di ora in ora, soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti sul confine. I separatisti appoggiati da Mosca hanno accusato Kiev di aver aperto il fuoco nel Donbass mentre l’Ucraina ha accusato i separatisti di aver iniziato lo scontro armato bombardando con artiglieria pesante un asilo a Stanytsya Luhanska, ferendo due insegnanti» riferisce un giornale online di mainstream.

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«In realtà noi sappiamo di tre persone ferite, ma solo con lievi contusioni. Quando hanno bombardato l’asilo all’interno erano presenti tra le 14 e le 20 persone» ha dichiarato un misterioso Anatoly al periodico cattolico Tempi riferendo anche di altri colpi di mortaio ed inviando “la foto di una casa distrutta dai bombardamenti” in realtà solo con l’infisso di una finestra divelto ma i muri rimasti per magia intatti…

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A fronte di un enorme pertugio nel muro proprio nella stanza dei giochi dei bimbi ci sono state solo 2/3 dipendenti lievemente contusi. Un altro miracolo per fortuna! Tanto da indurre a sospettare che il buco, perfettamente pulito e concentrico, sia stato fatto con una palla di cannone ottocentesco o con tanti colpi di piccone: alcuni nostri amici militari ci segnalano infatti la totale assenza di tracce di esplosione quali schegge o segni di bruciature tipiche di qualsiasi granata esplosiva o moderno proiettile da artiglieria pesante.

La parte esterna dell’asilo colpito a Stanytsia Luhanska

Ma tanto è bastato ai giornali atlantisti per linciare mediaticamente i “ribelli” del Donbass mentre l’ex parlamentare Marco Rizzo ha frettolosamente incolpato l’esercito ucraino. Con ogni probabilità si sbagliano entrambi perché potrebbe essere stata una tipica azione di guerriglia urbana in cui sono maestri gli attentatori ben addestrati dell’ISIS e di Al Qaeda.

Chi si stupisce di questo riferimento dovrebbe prima di tutto rileggere il nostro precedente reportage sul tentato golpe in Kazakistan ma soprattutto quello, di cui parleremo nel dettaglio più avanti, sui combattenti jihadisti ceceni in Ucraina.

Alla luce di questa conclamata presenza di jihadisti, tra cui militano anche Foreign Fighters di ritorno dalla Siria e dall’Iraq dove avevano combattuto per lo Stato Islamico, diventa perciò molto attendibile l’allarme riportato l’altro giorno dal giornalista italiano Maurizio Blondet, già inviato per molti quotidiani e grande esperto di geopolitica.

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Grazie alle sue molteplici fonti Blondet ha infatti recuperato un articolo dal giornale russo RBC (link a fondo pagina) in cui compare l’intervista al capo del controspionaggio del Cremlino.

I preparativi per la guerra nel Donbass in Ucraina “sono in pieno svolgimento”, ha detto in un’intervista a Moskovsky Komsomolets Sergei Naryshkin, direttore del Servizio di intelligence estero russo (SVR) .

Sergei Narishkin, direttore del SVR, il controspionaggio di Mosca

“Tutte, almeno in una certa misura, le unità pronte al combattimento delle Forze armate dell’Ucraina (Forze armate dell’Ucraina. – RBC ) sono concentrate al confine con il Donbass. C’è un massiccio trasferimento di centinaia di tonnellate di equipaggiamento militare e munizioni dalle basi statunitensi in Europa, dalla Gran Bretagna e dal Canada. Il contingente di consiglieri e istruttori delle forze speciali della NATO viene aumentato “, ha elencato Naryshkin.

Secondo lui, ci sono informazioni sulla comparsa nella regione di “distaccamenti multinazionali di militanti jihadisti”.

Il capo dell’SVR ha anche annunciato la preparazione di provocazioni da parte del Servizio di sicurezza ucraino (SBU) e delle forze armate ucraine sulla linea di demarcazione e falsi “alla maniera dei falsi” caschi bianchi “in Siria”.

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Secondo Naryshkin, “nazionalisti e mentori occidentali” stanno spingendo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a scatenare le ostilità. “Qual è lo scopo? Distruggi le repubbliche popolari, suppongo. E tutto questo con l’obiettivo di trascinare la Russia nel conflitto intra-ucraino “, ritiene il capo del Foreign Intelligence Service. Il capo di stato e la Verkhovna Rada (Consiglio Supremo dell’Ucraina, ovvero il parlamento), a suo avviso, hanno perso la capacità di prendere decisioni indipendenti.

“Non è nell’interesse dei popoli di Ucraina e Russia che le fiamme della guerra divampano. Le conseguenze per tutti in ogni caso saranno difficili”, ha sottolineato.

Le sue parole rammentano quelle del presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella che, nelle palesi vesti di ambasciatore del Nuovo Ordine Mondiale, al momento della sua elezione ha annunciato al parlamento l’arrivo di venti di guerra e crisi economica, ovviamente a causa delle speculazioni sul gas che la minaccia di guerra in Ucraina sta continuando ad alimentare per un rischio di calo di forniture all’Europa.

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In un tragico paradosso, però, proprio l’Unione Europea sta soffiando sui bracieri del conflitto anche grazie ad alcuni media caucasici che sono diventati paladini dei jihadisti utilizzati dal Governo di Kiev per combattere nel Donbass fin dal 2014.

LA DIFESA OCCIDENTALE AI GUERRIGLIERI ISLAMISTI

Tale atteggiamento delle autorità politiche di Bruxelles, sede anche del quartier generale della NATO, è solo apparentemente assurdo poiché è invece finalizzato ad un progetto di medio-lungo termine, già avviato con la dittatura sanitaria della pandemia innescata da un SARS-Cov-2 costruito in laboratorio in un affare tra i Democratici Usa-Italia e i Comunisti cinesi della Gang di Shangai dell’ex presidente Jiang Zemin, nel quale la popolazione dei ceti medi deve essere impoverita e resa inerme contro l’insediamento dell’oligarchia del Nuovo Ordine Mondiale.

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Nel contempo la guerra nel Donbass serve ad inasprire l’acrimonia degli Europei contro la Russia, additandola quale responsabile della crisi del gas, e giustificando ulteriori passi in avanti dei piani NATO per l’erosione dei confini territoriali di Mosca per un ulteriore isolamento della nazione del presidente Vladimir Putin e la preparazione di guerre localizzate pianificate per attuare quel regime-change più volte tentato con le azioni politiche di Alexei Navalny, presunto agente della Central Intelligence Agency (CIA, controspionaggio USA).

Fatte queste doverose premesse vediamo chi sono i jihadisti che da anni operano accanto alla Guardia Nazionale Ucraina (NGU).

Nella NGU confluirono vari gruppi di milizie volontarie del Pravyj Sector (Settore Destro) tra cui il famigerato Battaglione Azov, denunciato da Amnesty International e noto per l’ostentazione di simboli neonazisti che non impedirono ai suoi militanti di ricevere il fucile semi-automatico Tavor prodotto da un’azienda israeliana dell’attivissima lobby sionista delle armi.

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Nella NGU ha militato anche il paramilitare Vitaly Markiv, accusato e poi assolto dell’omicidio di Andy Rocchelli, il fotoreporter pavese ucciso nel Donbass il 24 maggio del 2014, ucciso in un “tiro al bersaglio con mortaio” insieme all’interprete e fotografo russo Andrej Mironov.

Perché perché stupirsi dunque se alcuni guerriglieri del battaglione islamico Sheikh Mansur, ispirato a un famoso sceicco musulmano, sono stati addestrati dall’Isis e hanno combattuto fianco a fianco con i neonazisti di Pravyj Sector ottenendo dall’ex presidente ucraino Peter Poroshenko la promessa di un passaporto di Kiev con il quale sarebbe stato facile ottenere un visto per entrare nell’Unione Europea. 

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A sollevare il caso dei jihadisti addestrati dallo Stato Islamico fu Russia Today nel dicembre 2018 dando risalto ad alcune inquietanti frasi riportate dal giornalista britannico Marc Bennetts sul Times.

«Egli cita anche, una volta, a metà del testo, che alcuni combattenti ceceni in Ucraina ammettono di essersi addestrati con lo Stato islamico (IS, ex ISIS / ISIL) in Iraq e in Siria. Kiev, scrive, non ha legami ufficiali con loro, ma è stato criticato per aver chiuso un occhio sulle loro azioni» scrisse RT come riportato al tempo da Gospa News.

Ecco perché il recentissimo rapporto dell’intelligence di Mosca sulle infiltrazioni di guerriglieri islamici nel Donbass va preso con grandissima attenzione. Soprattutto perché un media caucasico finanziato da George Soros e dall’occidente ha pubblicato pochi mesi fa un articolo in loro difesa.

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Soros, è bene ricordarlo, è megadonor del Democratic Party di Obama-Biden e nemico giurato di Putin ma si è anche assunto la paternità di tutte le rivoluzioni colorate dal Libano fino alla Georgia. Dopo aver fallito il tentativo di regime change nel 2004 in Ucraina ci è finalmente riuscito nel 2014.

«I combattenti volontari del Caucaso settentrionale del battaglione Sheikh Mansur hanno rischiato la vita per l’Ucraina, ma ora, senza giustificazione ufficiale, sono in una lista di sanzioni con uno status giuridico incerto. Questo deve finire» ha scritto su OC Media Aleks Tor, fantomatico giornalista e analista politico nello spazio post-sovietico, il 7 dicembre scorso, quando già le tensioni sull’Ucraina tra NATO e Russia erano alle stelle.

«Sono passati sei mesi da quando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato l’elenco delle sanzioni del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale ucraino. A differenza delle liste precedenti, queste sanzioni raggruppavano canali filo-russi, imprenditori, criminali internazionali, separatisti filo-russi e combattenti volontari ceceni e ingusci che hanno combattuto per l’Ucraina dal 2014».

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«Per questi combattenti che combattono come parte del battaglione di volontari Sheikh Mansur, la presenza in questo elenco significa che tutti i loro beni sono congelati e non possono vivere una vita normale. Peggio ancora, mentre una legge di giugno impedisce la loro deportazione in Russia, il loro status giuridico indefinito significa che il cambiamento dei venti politici potrebbe significare la loro deportazione in torture e morte quasi certe nei sotterranei dell’FSB» aggiunse il reporter che risulta aver fatto un solo articolo su Open Caucaus Media e si prodiga in un peana ignorando le presunte affiliazioni di tali formazioni jihadiste con l’ISIS.

La sua “penna sospetta” ci ha indotti a fare luce su questo giornale online omonimo delle fondazioni di Soros. «Open Caucasus Media ti offre notizie, commenti, contenuti multimediali e indagini dal Caucaso settentrionale e meridionale, con un’analisi approfondita delle questioni, dei movimenti, dei conflitti e delle persone che plasmano la regione» si legge nell’About Us dove, in fondo a tanti bei propositi, compare una serqua di soggetti già noti per aver sostenuto i progetti regime-change della NATO nei territori delle ex repubbliche sovietiche: tra gli altri Open Society Foundation (Soros), Ambasciata Britannica di Tbilisi, Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, Unione Europea, National Endowment of Democracy (NED).

Gli sponsor occidentali di Open Caucasus Media

«NED è un’agenzia statunitense fondata nel 1983 con l’obiettivo dichiarato di promuovere la democrazia all’estero. Anche se a volte viene definita organizzazione non governativa, funziona come un’organizzazione non governativa quasi autonoma. Finanziata principalmente e annualmente dal Congresso degli Stati Uniti» spiega Wikipedia che poi ricorda accuse poco piacevoli.

«Nel 2015, l’agenzia di stampa statale russa RIA Novosti ha incolpato le sovvenzioni della NED per le proteste di massa di Euromaidan che hanno costretto alla fuga il presidente ucraino Viktor Yanukovich. Nel luglio 2015, il governo russo ha dichiarato NED una ONG “indesiderabile”, rendendola la prima organizzazione bandita dalla legge russa sulle organizzazioni indesiderabili firmata due mesi prima dal presidente russo Vladimir Putin. Nel 2019, il governo della Cina ha sanzionato la NED in risposta all’approvazione da parte del Congresso degli Stati Uniti dell’Hong Kong Human Rights and Democracy Act. Il governo cinese ha dichiarato che la NED e la CIA hanno lavorato in tandem per fomentare segretamente le proteste di Hong Kong del 2019-2020, e che la NED ha agito come un fronte dell’intelligence statunitense».

LA NATO E I MERCENARI JIHADISTI

«Questi sono uomini che hanno perso i propri cari e parenti nella guerra con la Russia e sono venuti in Ucraina per proteggerla. Per molti, questo è stato un “ritorno del debito verso l’Ucraina”, i cui cittadini, nel 1994, si sono offerti volontari per combattere e morire per l’indipendenza e la libertà della Repubblica cecena. Hanno rischiato la vita e hanno combattuto per l’Ucraina senza aspettarsi premi, documenti ufficiali o denaro in cambio. Per loro essere trattati così è niente di meno che vergognoso» riferisce ancora il misterioso Tor (o troll?) di OC Media sul battaglione jhadista Sheikh Mansur.

L’articolo di OC Media con l’immagine di Cheberloevsky. comandante ceceno del battaglione Sheikh Mansur

«Secondo Muslim Cheberloevsky, il comandante del battaglione Sheikh Mansur, proprio all’inizio del conflitto nell’Ucraina orientale, ha dichiarato tolleranza zero nei confronti dei criminali nelle sue file. I combattenti catturati o addirittura sospettati di aver commesso atti criminali furono espulsi dal battaglione. Nonostante ciò, le forze dell’ordine ucraine e alcuni organi di stampa descrivono in modo raccapricciante i dettagli dei crimini in cui i combattenti dello sceicco Mansur avevano sospettato un coinvolgimento e ponevano particolare enfasi sulla possibile partecipazione dei combattenti».

Ecco la conclusione shock del media Open Caucasus finanziato da Soros: «Leggendo tali rapporti, si avrebbe l’impressione che i responsabili del delitto fossero arrivati ​​freschi dalle trincee vicino a Mariupol in piena uniforme. Il fatto che fossero stati espulsi dal battaglione uno o due anni prima è stato opportunamente omesso dalla narrazione. In realtà, nessun combattente attivo del battaglione è mai stato condannato penalmente, nonostante i numerosi arresti e le accuse del Ministero degli Affari Interni ucraino. Per fortuna, l’Ucraina ha una società civile e politici patriottici che, con sorpresa delle autorità ucraine, si sono alzati per difendere i volontari ceceni. Hanno sollevato un grido colossale in difesa degli uomini del battaglione Sheikh Mansur».

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La difesa del presunto giornalista fa acqua da tutte le parti ma ci porta alla mente una circostanza politica significativa. Il Ministro degli Interni di Kiev dal 2014 è Arsen Avakov, giunto a tale incarico governativo nonostante le accuse di abuso d’ufficio che nel 2012 avevano portato al suo arresto nel carcere di Frosinone. Fu rilasciato per l’immunità parlamentare ottenuta dalle successive elezioni ed oggi è responsabile della Guardia Nazionale Ucraina di cui fanno parte anche gli ultranazionalisti del Battaglione d’Azov, accusati da Amnesty International di efferati crimini di guerra.

Durante il processo per l’uccisione del reporter italiano Andrea Rocchelli, il ministro Avakov venne sovente in Italia per prendere le difese del paramilitare Markiv condannato in primo grado per l’assassinio, dimostrandosi molto “permissivo” sulle azioni dei miliziani della NGU. Ecco perché appare inquietante che il suo Ministero degli Interni abbia invece perseguito quelli del battaglione islamico inducendo a ritenere fondate le indiscrezioni sui collegamenti dei jihadisti ceceni con lo Stato Islamico.

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Ma allora perché hanno libertà di azione in Ucraina? Per le stesse ragioni che le hanno i jihadisti mercenari reclutati dalla Turchia, con il tacito consenso della NATO, tra i quali ci sono almeno 229 ex comandanti di Al Qaeda e dell’ISIS ricercati a livello internazionale. Per i lavori sporchi gli 007 americani della Central Intelligence Agency hanno sovente utilizzato estremisti islamici sia in Bosnia che in Siria: dove hanno fornito alle fazioni musulmane i micidiali missili anticarro TOW nell’operazione MOM.

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In ogni landa di guerra i miliziani jihadisti contemporanei sono diventati  come i Lanzichenecchi di cui narrò Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi o i magrebini della Legione Straniera francese che durante la Liberazione dell’Italia nel 1945 si macchiarono di crimini tremendi e stupri massivi divenuti noti come le Marocchinate.

Quei crimini di guerra ora sono oggetto di alcuni tardivi processi in Italia ma appaiono identici a quelli che i mercenari del presidente turco Recep Tayyib Erdogan continuano a commettere da circa due anni ad Afrin e nel Rojava: in quella martoriata Siria dove NATO, USA & CIA di Obama-Biden, come in Ucraina e in Libia, hanno voluto esportare i loro “valori” Democratici! Tramite cruente stragi ed orrende violazioni dei diritti umani ben peggiori delle scelleratezze dei regimi precedenti.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – DOSSIER JIHADISTI

GOSPA NEWS – DOSSIER LOBBY ARMI

GOSPA NEWS – REPORTAGES ZONE DI GUERRA

L’ARTICOLO DI MAURIZIO BLONDET SUI JIHADISTI IN UCRAINA

РБК – Нарышкин заявил, что Украина «полным ходом» готовится к войне

OC MEDIA – Opinion | Ukraine has a duty to remove North Caucasian volunteer fighters from the sanctions list

14MILA JIHADISTI IN LIBIA grazie a Turchia, Deep State NATO e Lobby Armi USA. Col plauso dell’ex consigliere di Napolitano, ora ambasciatore a Tripoli

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