COVIDISMO 2.0, LA NUOVA ANTI-RELIGIONE GLOBALE. Grande Saggio Antropologico di Martino Nicoletti
In copertina il libro di Martino Nicoletti e Bill Gates, che secondo Gospa News è la perfetta incarnazione del guru del Covidismo
di Carlo Domenico Cristofori
La proclamazione dello “stato di guerra” causato dalla Pandemia da Covid-19 e l’insieme delle misure messe in atto per combatterla, possono essere interpretate nel loro insieme come la nascita di una nuova “religione di massa” su scala globale?
Un culto con tanto di miti fondatori e narrazioni apocalittiche, di profeti chiaroveggenti, dogmi, riti purificatori ed esorcismi, di santi martiri e pericolosi eretici, minacce di castighi divini e promesse messianiche di futuri paradisi in terra?
Le pagine del nuovo saggio Covidismo 2.0 (Bologna, OM edizioni), 2022 scritto da Martino Nicoletti, esperto di Antropologia, illuminano su questi interrogativi, presentando il quadro impressionante di un’immensa liturgia collettiva mai esistita sino ad ora: un credo carismatico e incantatore che, senza nessun mistero, utilizza la paura e l’emotività priva di freni come suoi più grandi strumenti d’affermazione e di proselitismo.
Il Covidismo viene presentato come una fede potente e trascinante in grado di convertire al proprio credo anche gli atei più convinti, i laici più radicali, i cattolici più conservatori e i buddhisti più devoti.
«Il Covidismo 2.0 mira a sgretolare la memoria personale, facendo sì che gli uomini dimentichino rapidamente chi erano e come vivevano prima della Pandemia. Sostituendo l’idea di ‘sopravvivenza biologica’ a quella di trascendenza e di ‘vera vita’, il suo scopo è inculcare il pensiero unico, trasformando di fatto le persone in un semplice ‘oggetto’ privo di arbitrio, facilmente manipolabile e interamente assoggettabile» spiega l’autore.
«Per poter esistere e perdurare nel tempo la Nuova Religione non ha soltanto bisogno di creare uno stato di emergenza permanente fondato sulla paura, ma anche di fabbricare senza sosta nemici su cui abbattersi e da estirpare: dalla lotta al virus si passerà in breve alla caccia alle streghe e alla persecuzione di eretici ed untori, così da arrivare infine alla Guerra Santa contro gli Infedeli e al terribile “tutti contro tutti” della delazione e del caos senza più quartiere. La storia è antica: avere il controllo dell’invisibile significa esercitare un potere assoluto sull’uomo» aggiunge Nicoletti.
Martino Nicoletti (Dottorato di ricerca in Antropologia e practice-based Ph.D. in Multimedia Arts) è scrittore e antropologo delle religioni. Con oltre venticinque anni d’esperienza di studi e ricerche sullo sciamanesimo himalayano e la spiritualità dell’Asia meridionale, è autore di numerosi volumi dedicati alle religioni asiatiche, libri di viaggio e opere letterarie pubblicate in più lingue. Gospa News gli ha chiesto qualche anticipazione sul suo libro.
Martino Nicoletti, lei è l’autore di un libro uscito proprio in questi giorni e che tratta di un tema per molti versi spinoso e controverso: l’interpretazione di quanto è accaduto dall’inizio della Pandemia come la nascita di una vera e propria religione a livello globale…
Sì, in effetti, utilizzando gli strumenti dell’antropologia, ho desiderato analizzare quanto si è verificato dall’inizio della Pandemia per vedere se in realtà non si stia assistendo alla nascita di una vera e propria immensa liturgia collettiva mai esistita prima di ora: una sorta di fede laica e di massa elaborata e promossa in maniera coerente da coloro che si trovano a gestire la narrazione ufficiale di quanto sta accadendo. Non si tratterebbe in questo caso di un accadimento positivo o neutro, bensì, al contrario, di un’azione consapevole il cui scopo è quello d’inculcare un’unica e univoca visione del mondo, trasformando di fatto le persone in un semplice ‘oggetto’ privo di arbitrio, facilmente manipolabile e interamente assoggettabile.
Quali sono secondo lei gli strumenti che hanno permesso l’affermazione di questo nuovo credo globale?
Come il mio volume mostra in maniera dettagliata e articolata, gli aspetti principali che hanno permesso la nascita di quello che io chiamo Covidismo 2.0 sono fondamentalmente tre. In primo luogo abbiamo la sostituzione della fede, in senso religioso, con la cieca fede nei riguardi della scienza. Negli ultimi decenni, e in maniera ben più accentuata durante la Pandemia, la scienza ha realmente assunto un ruolo di entità assoluta e incontrastata.
Durante la Pandemia la narrazione scientifica ufficiale, si è trasformata in una vera e propria “Scienza-Religione” arrogandosi il diritto di agire senza più la necessità di dover rendere conto a nulla e nessuno della validità dei propri principi e dei propri interventi. In questi ultimi due anni abbiamo assistito a una costante alternanza di affermazioni e di ritrattazioni da parte della scienza, di azioni messe in atto e presto contraddette, trasformando di fatto la salute dei cittadini non in un campo di applicazione di criteri sicuri bensì in quello di un semplice laboratorio di sperimentazione su scala mondiale.
Il secondo elemento che ha permesso una penetrazione così potente di questa nuova religione è l’uso indiscriminato della tecnologia che caratterizza il nostro tempo nonché l’esposizione pressoché permanente al flusso di informazioni da parte delle persone.
Il terzo elemento, ben più importante dei due precedenti, è la scomparsa progressiva di una visione autenticamente spirituale e trascendente dell’uomo e dell’esistenza umana. È proprio la perdita di questa connessione concreta con la dimensione “verticale” dell’esistenza ad aver fatto sì che i primi due elementi che ho sommariamente elencato potessero far breccia in maniera così tanto potente e profonda.
Si tratta di una sorta di laicizzazione sistematica della nostra vita?
Si tratta esattamente di questo! È proprio per via del fatto che l’uomo ha perduto i propri riferimenti interiori spirituali ad aver fatto sì che la paura, ovvero il motore potente del Covidismo 2.0, sia riuscita a far breccia così tanto all’interno delle nostre coscienze. Noi abbiamo paura – una paura permanente oramai e senza più volto né nome – perché non sappiamo più vedere né percepire nulla oltre la nostra ordinaria esistenza quotidiana e materiale. Se non è più la presenza del divino ad animare la nostra vita, questa rischia di appiattirsi al livello della semplice esistenza biologica: il valore principale che questa nostra società cerca di tutelare a tutti costi come valore assoluto.
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Da quello che sta dicendo, sembrerebbe che le religioni stesse abbiano perso il loro senso e la loro energia, non riuscendo più ad arginare questo modo collettivo di vedere e percepire l’esistenza?
Le religioni in questo momento particolarmente critico potrebbero avere un ruolo importantissimo, soprattutto per aiutare le persone a interpretare la gravità di quanto sta accadendo secondo una prospettiva spirituale. Il problema è tuttavia che, a livello ufficiale, la maggior parte delle religioni si sono allineate con quanto proclamato dall’unica e, ormai divenuta insindacabile, “narrazione ufficiale”.
Come abbiamo visto, il massimo rappresentante della religione cattolica, Papa Francesco, come anche il più noto rappresentante della religione buddista tibetana, ovvero il Dalai Lama, si sono schierati sin dall’inizio in favore della “narrazione ufficiale” e della sua stessa strategia politica. È per questa strada che la Chiesa è diventata formalmente e istituzionalmente una vera e propria “chiesa vaccinale” e che il Buddhismo stesso un qualcosa che può essere paragonato ad una sorta di “fede immunizzante”.
I simboli di quella che io chiamo “la ritualità del Covidismo 2.0” sono filtrati in maniera insidiosa e capillare all’interno della stessa liturgia della Santa Messa. Sebbene la sostituzione sistematica del liquido idroalcolico all’acqua benedetta all’ingresso delle chiese, come anche l’inserimento della disinfezione delle mani dei celebranti al momento della mensa eucaristica, possano essere considerati come dei semplici “dettagli” – dettagli destinati unicamente a preservare la “salute” dei fedeli – sono in realtà dei “cunei” destinati a minare le fondamenta della liturgia stessa e del suo significato sacro e sacramentale. È proprio a partire da questi piccoli segni che la laicizzazione progressiva del messaggio spirituale cristiano ha modo di svilupparsi senza resistenze.
Si direbbe una disanima della religione…
Assolutamente no, la critica che nel mio volume viene mossa alla dimensione religiosa è proprio relativa questo aspetto: alla religione che si trasforma in ideologia politica, che si rende complice del pensiero unico e uniformante attualmente in voga e che dimentica di proposito di ricordare agli essere umani che la propria natura non è soltanto umana ma anche profondamente divina e rivolta verso il divino. Questo è scandaloso e chiunque lo taccia ne diviene automaticamente complice.
Secondo lei la religione del Covidismo 2.0, come lei la chiama nel suo volume, è destinata presto tardi ad eclissarsi o a svilupparsi?
Il Covidismo 2.0 costituisce in realtà un “format” ideologico vero e proprio, saggiamente elaborato ed efficacemente inculcato. Si tratta di un credo carismatico e incantatore che, senza nessun mistero, utilizza la paura e l’emotività priva di freni come suoi più grandi strumenti d’affermazione e di proselitismo. Si tratta per di più di una fede potente, trascinante e trasversale, in grado di convertire al proprio credo, guarda a caso, anche gli atei più convinti, i laici più radicali, i cattolici più conservatori e i buddhisti più devoti. Una volta messo a punto come format, questo tipo di religione può essere applicata a qualsiasi dimensione in cui esista uno stato di emergenza e la presenza di una condizione generale di paura.
Lo stiamo vedendo esattamente in questi giorni: ci è bastato sostituire l’immagine di un virus maligno con quella di un presidente di stato russo per far sì che la narrazione della nuova religione continuasse a fluire senza interruzioni alcuna. Ci è bastato sostituire l’immagine dei grandi scienziati-profeti, salvatori del genere umano, con quella di un giovane presidente di uno stato nazionalista dell’Europa orientale, per continuare a sentirci legittimati a dividere indiscriminatamente il mondo in “buoni” e “cattivi”, in “bene” e “male”, conoscendo di conseguenza, senza esitazione alcuna, per quale fazione parteggiare. Questa è la cecità infusa da questa nuova religione, autentico oppio delle nuove masse globali e digitalizzate.
Se questo è il trend non c’è quindi molto da meravigliarsi se, come leggiamo in questi giorni, delle anziane monache di clausura di un minuscolo monastero di Perugia, vengano forzatamente “poste al confino” e le loro stesse preghiere costrette al silenzio. Anche questo è uno splendido esempio dell’operato totalitarista del Covidismo 2.0.
Carlo Domenico Cristofori
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GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE