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Clamoroso Studio! SPIKE DA VACCINI COVID FINO A 6 MESI NEL SANGUE. “Proteina Tossica” secondo Montagnier e Altri Medici

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

«Abbiamo commesso un grosso errore. Pensavamo che la proteina spike fosse un ottimo antigene bersaglio, non abbiamo mai saputo che la proteina spike stessa fosse una tossina e che fosse una proteina patogena. Quindi, vaccinando le persone, le stiamo inavvertitamente inoculando con una tossina».

Questo allarme fu lanciato nel giugno 2021 dal professor Byram Bridle, immunologo virologico e professore associato presso l’Università di Guelph, Ontario, ma rimase inascoltato dai media di mainstream tutti profumatamente pagati da Bill Gates per proteggere le Big Pharma e sostenere il piano di immunizzazione globale portato avanti dal Nuovo Ordine Mondiale attraverso i governi complici degli Stati Uniti d’America e delle nazioni dell’Unione Europea.

“COVID-19: SPIKE-TOSSINA INOCULATA COI VACCINI”. L’allarme di un Immunologo Canadese

 

Analoghi allarmi, che vedremo nei prossimi paragrafi, giunsero dal virologo francese Luc Montagnier e dal colonnello dell’Esercito USA Lawrence Sellin, grande esperto di armi batteriologiche.

Ora un nuovo studio italiano risponde alla domanda che nessun virologo ha voluto finora porsi e che, come vedremo in una prossima inchiesta, potrebbe mettere in correlazione la tossicità della Spike geneticamente modificata (e di altri componenti delle nuove biotecnologie a RNA messaggero dei vaccini Covid) con milioni di sospette reazioni avverse nel mondo.

Il numero di esiti fatali e malori improvvisi successivi alle vaccinazioni è ormai talmente elevato da rendere praticamente impossibile una reale farmacovigilanza attiva con il monitoraggio dei nessi di causalità tra l’iniezione dei sieri genici pericolosi (ancora sperimentali nell’Unione Europea ma non negli USA) ed i decessi.

La fatidica domanda è semplice ma altrettanto imbarazzante: quanto rimane nel corpo umano la proteina Spike creata dalla reazione genica innescata dai vaccini nelle cellule?

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«L’Infectious Disease Society of America (IDSA) stima che le proteine spike che sono state generate dai vaccini COVID-19 durano fino a poche settimane, come altre proteine prodotte dall’organismo. Il sistema immunitario identifica, attacca e distrugge rapidamente le proteine spike perché le riconosce come non parte di te. Questo processo di “apprendimento del nemico” è il modo in cui il sistema immunitario scopre come sconfiggere il vero coronavirus. Ricorda ciò che ha visto e quando si è esposti al coronavirus in futuro può montare rapidamente una risposta immunitaria efficace».

E’ quanto sostiene il sito Nebraska Medicine, uno dei pochi a porsi questa inquietante domanda che si collega all’incubo di molti italiani, europei ed americani che hanno rifiutato di diventare cavie in un “esperimento globale”, come lo ha definito in una ricerca il genetista tedesco Walter Doerfler segnalando il rischio di alterazione del DNA umano da parte dei sieri genici a base di RNA (come di Pfizer e Moderna) e DNA messaggero (come di AstraZeneca e Johnson&Johonson).

L’articolo pubblicato da Nebraska Medicine – link a fondo pagina

Ebbene lo studio pubblicato sul sito Zenodo in Preprint da alcuni ricercatori italiani (primo firmatario Simone Cristoni della Ion Source & Biotechnology srl di Bresso Milano, corrispondente scientifica Marina Piscopo del Dipartimento di Biologia dell’Università di Napoli Federico II) smentisce i colleghi americani dell’IDSA.

Secondo la nuovissima ricerca la proteina Spike può rimanere in circolo nel sangue umano fino a 189 giorni, ovvero più di 6 mesi.

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Se fosse vero quanto sostenuto dall’immunologo Bridle ciò potrebbe significare che nei vaccinati, a seconda delle loro differenti e misteriose risposte immunitarie, circola per lunghissimo tempo una “tossina” che potrebbe essere causa o concausa degli ormai evidenti danni vaccinali anche permanenti, in alcuni casi, come nei disturbi cognitivi da “brain fog” (nebbia del cervello), associabili agli effetti long-Covid.

LA NUOVA RIVOLUZIONARIA RICERCA ITALIANA

«Alcune persone sono preoccupate che le proteine spike generate dai vaccini COVID-19 possano causare danni agli organi o ai tessuti del corpo. Tuttavia, non ci sono prove che le proteine spike generate dal vaccino causino danni. L’infezione da COVID-19, tuttavia, può danneggiare molti organi e tessuti. È importante concentrarsi sul rischio giusto.» scrive la sezione ImmunizeBC della British Columbia, un progetto internazionale finanziato dal Ministero della Salute del Canada.

«Le proteine spike generate dal vaccino non durano a lungo nel corpo; il sistema immunitario li identifica, li attacca e li distrugge rapidamente. Gli scienziati stimano che le proteine spike, come altre proteine create dal nostro corpo, possono rimanere nel corpo per un massimo di alcune settimane» si legge ancora nel sito che è peraltro tra i pochi al mondo ad affrontare la questione.

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Le ricerche della comunità scientifica si sono infatti orientate quasi tutte solo ed esclusivamente nel ricercare la durata degli anticorpi provocati dalle somministrazioni vaccinali al fine di studiare le tempistiche corrette dei richiami, booster in inglese, già arrivati alla quarta dose in Italia (e Usa) e alla quinta nel Regno Unito.

Ma ora proprio dall’Italia arriva la ricerca che va a mettere in discussione questa certezza. Lo studio si intitola “Detection of recombinant spike protein in plasma from vaccinated against SARS-CoV-2 individuals” ovvero “”Rilevamento della proteina spike ricombinante nel plasma da individui vaccinati contro SARS-CoV-2″.

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Pur essendo in Preprint su Zenodo decidiamo di rilanciarlo con enfasi perché proviene da quel team di medici e scienziati che ha già fatto la clamorosa scoperta della replicazione del SARS-Cov-2 anche nei batteri con la produzione di tossine simili a quelle dei veleni animali. Tali da poter uccidere i contagiati dalla malattia Covid-19 come un serpente a sonagli.

La crescita virale in ambito batterico è stata oggetto di un articolo revisionato e pubblicato anche da PubMed, una delle più importanti riviste scientifiche del mondo. Ecco perché siamo orientati ad accreditare anche quest’altra nuova ricerca

«Lo sfortunato avvento della pandemia SARS-CoV-2 ha dato una nuova spinta allo sviluppo e all’uso di una prossima generazione di vaccini. Tra questi, i vaccini a base di mRNA consistono in soluzioni iniettabili di mRNA che codifica per un picco ricombinante, che è distinguibile dalla proteina di tipo selvaggio per la presenza di variazioni di amminoacidi specifiche introdotte per mantenere la proteina in uno stato di prefusione» si legge nell’Abstract dello studio pubblicato il 9 gennaio 2022.

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«Qui, presentiamo un approccio proteomico per rivelare la proteina Spike ricombinante nei soggetti vaccinati per rilevarne la presenza indipendentemente dal titolo anticorpale. Questo approccio è di prezioso supporto per integrare il monitoraggio del livello di anticorpi e rappresenta la prima rilevazione proteomica del picco ricombinante negli individui vaccinati» scrivono medici e scienziati.

In poche parole hanno cercato di distinguere soltanto la permanenza della proteina del virus geneticamente modificato (ecco perché definito ricombinante) e creato dal corpo umano dopo la somministrazione dei sieri genici.

LA SPIKE DA VACCINI NEL SANGUE FINO A 6 MESI

Riportiamo le parti essenziali dell’introduzione.

«Il genoma dell’RNA di SARS-CoV-2 è costituito da circa 30.000 nucleotidi e contiene 11 principali geni codificanti. Dal punto di vista strutturale, SARS-CoV-2 è caratterizzato da un gran numero di proteine ​​spike (S) glicosilate che ricoprono la sua superficie, che facilitano il legame al recettore dell’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2) della cellula ospite, mediando ingresso di cellule virali [1]».

La ricerca sulla Spike da vaccini pubblicata il 9 gennaio 2022 su Zenodo – link a fondo pagina

«La proteina S di SARS-CoV-2 è altamente conservata tra tutti i coronavirus umani (HCoV) ed è coinvolta nel riconoscimento del recettore, nell’attaccamento virale e nell’ingresso nelle cellule ospiti. Per questo motivo, esso rappresenta uno degli obiettivi più importanti per lo sviluppo di vaccini e approcci terapeutici COVID-19».

«Tra i vaccini COVID-19 sviluppati e testati, i vaccini che hanno dimostrato i risultati più promettenti nella prevenzione dell’infezione da COVID-19 sono una nuova classe di prodotti vaccinali composti da filamenti di acido ribonucleico messaggero (mRNA) incapsulati in nanoparticelle lipidiche (LNP). Due di loro hanno ricevuto “autorizzazione all’uso di emergenza” (dalla FDA) e “approvazione condizionale” dall’EMA».

Il riferimento è implicitamente a Comirnaty di Pfizer-Biontech e SpikeVax di Moderna, entrambi finanziati dalla Bill & Melinda Gates Foundation.

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«Entrambi sono costituiti da un mRNA ricombinante da inoculare come vaccino, codificante per una proteina spike ricombinante SARS-CoV-2. Sebbene gli mRNA siano diversi, entrambi codificano per la stessa proteina spike ricombinante (qui chiamata PP-spike) che differisce da quella naturale (wt-spike) per una doppia variazione di amminoacidi in posizione 986 e 987 (K986P e V987P, cioè, gli amminoacidi lisina e valina sostituiti entrambi da due aminoacidi prolina) [2,3], al fine di stabilizzare la conformazione dello spike in uno stato di prefusione inattiva» si legge nella ricerca di Cristoni, Piscopo e altri.

«Qui presentiamo un approccio metodologico in grado di rilevare in modo specifico la presenza di PP-spike nei fluidi biologici degli organismi umani e animali, come sangue, urina, saliva e fluidi di lavaggio broncoalveolare».

I risultati dello studio sono stati sorprendenti quanto inquietanti…

La Tabella 3 della ricerca pubblicata in Preprint su Zenodo – link a fondo pagina

«Il frammento di Spike PP specifico è stato trovato nel 50% dei campioni biologici testati (figura 1 e tabella 2). Questa presenza è indipendente dal titolo anticorpale IgG SARS-CoV-2. I titoli anticorpali avevano una media geometrica di 629,86 BAU/ml (tabella 3). Il tempo minimo di presenza del picco di PP riscontrato è stato di 69 giorni dopo la vaccinazione, il tempo massimo di 187 giorni. Tutti i controlli, campioni di individui non vaccinati, erano negativi».

LO STUDIO RILANCIA L’ALLARME SULLA SPIKE TOSSICA

«Utilizzando l’esame di spettrometria di massa di campioni biologici, rileviamo la presenza di frammenti specifici di proteina spike ricombinante in circa il 50% degli individui vaccinati con vaccini a base di mRNA. In alcuni casi abbiamo riscontrato il marker rec-spike in soggetti vaccinati dopo più di 30 giorni ad indicare che è possibile rilevare la proteina “spike” vaccinale anche a una certa distanza dalla vaccinazione e in qualsiasi tessuto organico» aggiungono i ricercatori

«Questa scoperta apre nuovi scenari per il monitoraggio della presenza e dell’emivita della proteina spike vaccinale negli individui vaccinati» chiosano senza entrare nel merito dell’efficacia dei vaccini attuali, peraltro già definiti “insufficienti” da uno dei medici firmatari della ricerca, il dottor Carlo Brogna, in ragione delle scoperte sulla replicazione batterica del SARS-Cov-2.

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Ma i dati emersi dall’accurato studio ripropongono l’allarme già lanciato da autorevoli esperti di vaccini come il compianto virologo francese Luc Montagnier, vincitore del premio Nobel per la Medicina nel 2008 in virtù della scoperta del virus HIV (immunodeficienza umana) di cui, nel 2020, ha poi trovato tracce nel SARS-Cov-2 che lo hanno indotto a sostenere l’origine artificiale dell’agente patogeno della pandemia.

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«Questi vaccini sono dei veleni. Non sono dei veri vaccini. L’mRNA consente al suo messaggio di essere trascritto in tutto il corpo, in modo incontrollabile – dichiarò Montagnier – Nessuno può dire per ciascuno di noi dove andranno questi messaggi. Si tratta quindi di una terribile incognita. E infatti ora stiamo apprendendo che questo è un lavoro pubblicato più di un anno fa, e che questi mRNA contengono un’area che possiamo chiamare prione, che è un’area in grado di introdurre modificazioni proteiche in modo imprevedibile».

Il biologo francese, prematuramente scomparso in un alone di mistero l’8 febbraio 2022, segnalò anche il rischio di una interconnessione tra i vaccini e i prioni, a cui vengono imputate gravi malattie degenerative neurocerebrali come la Sindrome della Mucca Pazza.

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I prioni (abbreviazione di particelle proteiche infettive) sono agenti infettivi alquanto particolari, che non contengono DNA o RNA e sono completamente diversi da virus e batteri. Si tratta di particelle proteiche anomale che infettano normali particelle proteiche rendendo anomala anche la struttura di queste ultime.

Cosa c’entra tutto ciò con la scoperta degli italiani? E’ subito detto…

Ben 5 ricerche confermano domini simili a prioni nella proteina Spike ed una di esse, quella dell’immunologo J. Bart Classen dell’omonima azienda biochimica Classen Immunotherapies, Inc. a Manchester (Maryland, USA), ne avrebbe rilevato la pericolosa presenza anche nei sieri genici sperimentali.

“STRUTTURE TOSSICHE DI COVID-19 NEI VACCINI”

Analoghe preoccupazioni furono esposte dal colonnello in pensione dell’Esercito Usa Lawrence Sellin, che in precedenza ha lavorato presso l’Istituto di Ricerca Medica sulle Malattie Infettive dell’Esercito USA (USAMRIID) e ha condotto ricerche di base e cliniche nell’industria farmaceutica. USAMRIID è il principale centro americano per la ricerca sulle contromisure da adottare in caso di guerra biologica. Si trova a Fort Detrick, un’istallazione medico-militare nello stato del Maryland.

In un articolo riportato da Gospa News, Sellin non solo dimostrò che il SARS-Cov-2 era stato creato in laboratorio con potenziamento di carica virale ma rilevò l’identità di alcuni nucleotidi con un gene artificiale creato dalla casa farmaceutica Moderna nel lontano 2016: identità confermata da un recentissimo studio a cui ha preso parte anche il virologo italiano Giorgio Palù, noto per essere diventato presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco durante la pandemia.

WUHAN-GATES – 46. COLONNELLO USA: “SARS-2 BIOARMA: Spike ‘costruita‘ Tossica può Replicarsi nei Vaccini”

Ma il colonnello americano scrisse un avvertimento ben chiaro: «E’ necessaria cautela riguardo all’obbligo di vaccini mRNA COVID-19, che avviano la sintesi della proteina spike all’interno del corpo umano e possono replicare le strutture tossiche introdotte in COVID-19, diventando potenzialmente un fattore causale nell’infiammazione degli organi».

«Un abstract scientifico pubblicato l’8 novembre 2021 conclude che i vaccini mRNA: “aumentano drasticamente l’infiammazione sull’endotelio e l’infiltrazione di cellule T del muscolo cardiaco e possono spiegare le osservazioni di aumento della trombosi, cardiomiopatia e altri eventi vascolari dopo la vaccinazione”»  aggiunse Sellin.

Ecco perché la scoperta sulla persistenza nel sangue umano fino a 6 mesi della proteina spike, sospettata di essere altamente tossica, non può essere ignorata da qualsiasi medico che voglia ritenersi degno di tale nome e del suo giuramento ad Ippocrate basato sul motto latino “Primum non Nocere” evocato da Montagnier.

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Gospa News, dal canto suo, sa di avere la coscienza a posto. Fummo tra i primi, se non i primi a livello internazionale, a pubblicare nel febbraio 2021 lo studio di due università cinesi in relazione ai rischi di tempesta di citochine T con conseguenti possibili e gravi immunopatologie derivanti dai sieri genici a base di RNA messaggero.

Gli accademici con gli occhi a mandorla, nella ricerca dell’ottobre 2020 completamente ignorata dalla comunità scientifica, suggerirono di ricominciare le sperimentazioni sugli animali.

Ma, dopo il terrorismo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità guidata dal pupazzo di Bill Gates (il direttore Tedros Adhanon Gebreyesus) e le cure domiciliari ignorate, i sieri genici hanno trovato milioni di cavie umane gratuite grazie agli accordi tra Big Pharma e politici americani, europei e italiani. Perché non lucrarci?

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Tutte queste scoperte biologiche avvalorano sempre più la tesi, apertamente sostenuta dallo psichiatra Alessandro Meluzzi, che nel mondo stiano circolando due tipologie di somministrazioni antiCovid: ovvero sieri genici veri e pericolosi accanto a semplici soluzioni fisiologiche somministrate ad arte per contenere il numero delle reazioni avverse sulle cavie umane.

Ciò potrebbe anche facilmente spiegare la sempre più crescente mortalità da infezione breccia da SARS-Cov-2 anche tra i vaccinati…

Purtroppo, alla luce delle verità scientifiche emerse e ripudiate dalle autorità sanitarie mondiali. è lecito ormai sospettare di tutto e di tutti. Tanto la guerra in Ucraina ha creato la più efficace arma di distrazione di massa dalla pandemia, fino al prossimo autunno. Quando imposizioni ed obblighi vaccinali nel civile Occidente riprenderanno a ritmi serrati fino a raggiungere le 10 dosi a testa già acquistate dalla Commissione Europea per tutti gli abitanti dei paesi UE.

Per leggere in sintesi tutti i retroscena del SARS-Cov-2 da laboratorio acquista il libro WuhanGates…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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