“Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo”. Gesù Cristo – Vangelo di Matteo 10,26-28
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
«La rete tentacolare della mafia, il cui epicentro è e resta Palermo. I legami tra gli uomini d’onore e i voti elettorali, le nuove sfide che si aprono con la riforma del Codice di procedura penale, l’organizzazione “unica ed unitaria” di Cosa nostra. Ed ancora, il ruolo del ‘corto’ Totò Riina, e di Pippo Calò, gli interrogatori estenuanti del pentito Tommaso Buscetta. E’ un Giovanni Falcone che parla a ruota libera quello che si ascolta in un audio inedito che Askanews diffonde oggi in esclusiva (anche in un podcast) dal titolo “Falcone: le parole inascoltate”» scrive AskaNews celebrando con uno scoop notevole il 30o anniversario della Strage di Capaci (articolo e audio sotto).
In quell’incontro – con uomini della polizia giudiziaria – che porta la data del marzo 1989, il magistrato simbolo della lotta alla mafia traccia i connotati di Cosa nostra come “una organizzazione a raggiera” che “produce certi risultati”. La viva voce di Giovanni Falcone emerge dal passato e arriva fino a noi per offrirci la visione del fenomeno mafioso, letto e codificato attraverso uno sguardo critico che supera indenne il passare del tempo e i crateri delle stragi.
Un documento eccezionale ed esclusivo; un’eredità recuperata e straordinariamente attuale che nel trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio diventa patrimonio di tutti e che, con tante verità ancora da scoprire, assume un valore più prezioso per un messaggio, che ha quasi un sapore profetico: “Non c’è un omicidio sbagliato, finora, in seno a Cosa nostra” affermava Falcone, a pochi mesi dall’attentato sventato all’Addaura (bomba trovata nella sua villa vicino al mare).
In esso viene evidenziata l’intuizione del magistrato vittima dell’attentato dinamitardo in relazione al ruolo di quelle persone chiamate a tutelare gli uomini dello Stato in lotta contro la mafia ma diventati complici dei loro carnefici, ma si enfatizza così il ruolo di Palermo nella trama degli omicidi e delle stragi che hanno insanguinato la storia d’Italia omettendo di evidenziare che esso si trova sull’asse internazionale del sindacato del crimine Roma-Langley.
Ecco perché, prima di ascoltare l’audio, è necessario leggere la premessa storica.
LA STORICA ALLEANZA TRA MASSONERIA. MAFIA E CIA IN SICILIA
E’ l’asse che collega la Massoneria dei Liberi Muratori del Nuovo Ordine Mondiale
, che finanziò la Spedizione dei Mille per l’Unità d’Italia a cui segue’ la Breccia di Porta Pia per strappare una parte di Roma allo Stato Pontificio, al controspionaggio americano della Central Intelligence Agency (CIA, con sede a Langley, Virginia,US) che radicarono la loro filiale in Sicilia in due momenti storici differenti: nel 1860 quando Giuseppe Mazzini a Palermo fondò il Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico Accettato (un comitato elitario riservato ai massoni di massimo grado) per favorire l’operazione dei Mille di Giuseppe Garibaldi, e nel 1943 quando l’Office of Strategic Services (OSS), poi divenuto CIA, reclutò il boss dei due mondi Lucky Luciano per agevolare lo Sbarco degli Alleati nell’isola in accordo con i mafiosi perseguitati dal duce Benito Mussolini.
«Prima di occuparci della mafia del periodo che va dall’unificazione del Regno d’Italia alla prima guerra mondiale e all’avvento del fascismo, dobbiamo brevemente, ma necessariamente premettere che essa come associazione e con tale denominazione, prima dell’unificazione, non era mai esistita in Sicilia» così dichiarò Rocco Chinnici, primo giudice ucciso con un attentato dinamitardo il 29 luglio 1983 confermando una ricostruzione storica già elaborata dallo scrittore Leonardo Sciascia ed evidenziata nei dettagli da un’inchiesta di Gospa News sulla triplice alleanza tra massoni, garibaldini e criminali locali diventati importanti picciotti di Cosa Nostra dopo la Spedizione dei Mille.
Prima di analizzare gli attentati a Falcone (e il successivo Borsellino) dobbiamo rammentare il carteggio tra Mazzini e Albert Pike, fondatore del Ku Klux Klan negli USA, che fomentò la Guerra di Secessione come generale sudista uscendone vincitore nonostante la sconfitta del suo esercito degli Stati Confederati.
Pike divenne Gran Maestro della Loggia Madre di Charleston e passò alla storia come Papa della Massoneria, il presidente Abramo Lincoln, trionfatore in guerra con gli Stati dell’Unione, fu ammazzato da un massone in un complotto internazionale che odorava già di quel Nuovo Ordine Mondiale di cui il commodoro canadese William Guy Carr scrisse nel suo libro Pedine in Gioco già nel 1955 proprio in riferimento alle lettere tra Mazzini (Giovine Italia) e Pike (Young America).
LA STRAGE DI CAPACI
La strage di Capaci fu un attentato di stampo terroristico-mafioso compiuto da Cosa Nostra il 23 maggio 1992 nei pressi di Capaci (sul territorio di Isola delle Femmine) con una carica composta da tritolo, RDX e nitrato d’ammonio con potenza pari a 500 kg di tritolo, per uccidere il magistrato antimafia Giovanni Falcone.
Gli attentatori fecero esplodere un tratto dell’autostrada A29, alle ore 17:57, mentre vi transitava sopra il corteo della scorta con a bordo il giudice, la moglie e gli agenti di Polizia, sistemati in tre Fiat Croma blindate. Oltre al giudice, morirono altre quattro persone: la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Vi furono 23 feriti, fra i quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza.
La ciclotrimetilentrinitroammina, conosciuta anche come RDX, ciclonite, o T4, è una nitroammina, un composto cristallino di colore bianco, particolarmente stabile nella sua categoria. Il composto viene largamente utilizzato come esplosivo, in genere mescolato ad altri, o ad acidi grassi e cere, prevalentemente in ambito militare.
La ciclotrimetilentrinitroammina è un esplosivo relativamente recente, ed è stato codificato col nome RDX negli Stati Uniti per le lettere “RD” (a indicare “Research and Development“, ricerca e sviluppo), una sigla comune a tutti i nuovi prodotti per la ricerca militare, e “X”, classificazione al posto della quale solitamente compare un numero, che da provvisoria che doveva essere è rimasta nell’uso – facendo così che RDX diventasse il nome più diffuso con cui questa sostanza è conosciuta in ambito bellico.
L’ODORE DI COMPLOTTO CIA COME PER TWIN TOWERS E SARS-2
Questo esplosivo rappresenta in pratica la “firma” dei veri mandanti americani. Come il crollo del World Trade Center 7 durante gli attentati dell’11 settembre 2001 a New York che rappresenta la pietra miliare del complotto dinamitardo, in cui gli aerei dirottati funsero da causa depistante dei crolli delle Torri Gemelle. Come il SARS-Cov-2 costruito in laboratorio dagli USA con la collaborazione del Wuhan Institute of Virology (e finanziamento iniziale UE) per lasciare in mano ai cinesi la pistola fumante dell’arma batteriologica della pandemia.
Il ruolo della CIA negli evitabili attentati alle Twin Towers e nel virus artificiale del Covid-19 li abbiamo dimostrati in molteplici inchieste con indizi probatori sufficienti a difenderci da qualsiasi querela in qualsiasi corte di giustizia del mondo.
E’ certo anche il ruolo di esperti d’intelligence militare nelle stragi di Capaci e via D’Amelio, dove il 19 luglio 1992 morirono il magistrato italiano Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Ma il trait d’union con la CIA rappresenta al momento solo una nostra “ipotesi investigativa” che si collega ad un’inchiesta fastidiosa per gli 007 che avevano stretto un patto con i demoni di Cosa Nostra per lo Sbarco in Sicilia, dove fu fatto poi approdare anche Lucky Luciano liberato dal carcere americano per i servizi resi agli USA.
LE INCHIESTE SCOMODE DI FALCONE
Il primo indizio deriva dal caso Pizza Connection.
Fu un’inchiesta giudiziaria sul traffico di droga condotta negli Stati Uniti d’America dal Federal Bureau of Investigation (FBI) tra il 1979 e il 1984. Gaetano Badalamenti, principale imputato di pizza connection. All’indagine collaborarono a più riprese anche alcuni appartenenti alla magistratura italiana, tra i quali proprio Falcone già membro del pool antimafia a Palermo. Non a caso il giudice assassinato ha ancora oggi un busto davanti all’Accademia dell’FBI a Quantico.
Tra gli storici business mafiosi del Dopoguerra il più redditizio per decenni è stato il traffico di droga tra Italia e Americhe. Come ha confermato anche una recente inchiesta sui legami del leader venezuelano riconosciuto dagli USA in opposizione al presidente eletto Nicolas Maduro.
Infatti Juan Guaidò, considerato una creatura della CIA come il suo predecessore Leopoldo Lopez, si è fatto fotografare con alcuni paramilitari colombiani che si sono poi rivelati narcos in affari con la ‘Ndrangheta, l’organizzazione criminale della Calabria che ora domina in Italia (ma anche in Europa) ed ha ridotto il potere dei rivali siciliani di Cosa Nostra, dopo la cattura di alcuni boss fatta da Carabinieri e Polizia in risposta agli omicidi di Falcone e Borsellino.
“MAFIA-APPALTI-POTERI OCCULTI: FALCONE E BORSELLINO UCCISI PER L’INFORMATIVA CARONTE”
Il secondo indizio giunge dall’Informativa Caronte su cui stavano indagando i giudici Falcone e Borsellino.
L’informativa Caronte era un’indagine riservatissima condotta dai Carabinieri del ROS di Palermo sull’intrigo tra affari, politica, mafia e poteri occulti: ovvero la massoneria per esplicita affermazione di Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato ucciso.
«L’uccisione del giudice Chinnici fu voluta dai cugini Ignazio e Nino Salvo e ordinata dalla cupola mafiosa, per le indagini che il magistrato conduceva sui collegamenti tra la mafia e i santuari politico – economici» sostenne la pubblica accusa al processo in Corte d’Assise in riferimento ai cugini che nel 1984 proprio Falcone aveva fatto arrestare con l’accusa di associazione di tipo mafioso.
Nino Salvo morì in una clinica Svizzera per un tumore prima della conclusione del maxiprocesso di Palermo nel quale era imputato insieme al cugino ed altre centinaia di persone. Qualche tempo dopo la morte, si è scoprì che era iscritto alla loggia della Massoneria di Rito Scozzese Antico e Accettato, proprio nel “Supremo Consiglio d’Italia” di via Roma a Palermo che cent’anni prima aveva conferito il 33° grado a Giuseppe Mazzini,
Nonostante queste evidenze storiche i “colleghi” siciliani dei pm ammazzati chiesero l’archiviazione dell’inchiesta sull’Informativa Caronte 3 giorni dopo la morte di Borsellino.
L’anno dopo gli autori di quell’indagine, gli ufficiali dell’Arma Benemerita Mario Mori e Sergio Di Caprio (noto come Capitano Ultimo) finirono sotto una persecuzione giudiziaria per alcune presunte omissioni nell’arresto più importante della storia di mafia: quello del latitante Totò Riina, capo di Cosa Nostra e condannato quale mandante delle attentati ai due magistrati.
ATTENTATO AL GIUDICE BORSELLINO: 30 anni d’Ingiustizia Mafiosa nei Depistaggi di Stato e Massoneria
Nell’audio diffuso da AskaNews il giudice Falcone afferma: “Giuseppe Gambino (noto mafioso pentito di Cosa Nostra – ndr), parlando del “corto” cioè di Totò Riina, dice che non si muova foglia senza che il corto non dia il suo benestare”.
Ma vi immaginate un contadino sanguinario quasi analfabeta come Riina ad architettare piani diabolici come quelli condotti per eliminare i due giudici che sono stati intercettati telefonicamente per mesi e mesi e studiati in ogni mossa? Falcone sostenne sempre che dietro la Mafia c’erano “menti raffinatissime” ma il pentito dei due mondi Tommaso Buscetta si rifiutò di fargli i nomi del cosiddetto “terzo livello” con una semplice giustificazione: “non ci sono le condizioni politiche”.
Infatti sono finiti sotto inchiesta per quasi trent’anni i carabinieri che arrestarono Riina!
LE RELAZIONI TRA I MATTARELLA E MAFIOSI ALL’OMBRA DELLA CIA
Il terzo indizio svela un intrigo internazionale dietro alle relazioni contemporanee tra Mafia, CIA e Nuovo Ordine Mondiale ma è il più inquietante di tutti perché fa calare ombre sospette sulla più alta carica della Repubblica Italiana: il presidente Sergio Mattarella.
Chi fu uno dei politici premiati dal governo provvisorio anglo-americano AMGOT in Sicilia sotto la supervisione dell’OSS-CIA che usava il mafioso Vito Genovese come interprete? Bernardo Mattarella (padre di Sergio) di Castellammare del Golfo, uno degli storici baluardi di Cosa Nostra nella provincia di Trapani.
Quale fu lo scandalo che si abbatté sull’allora Ministro dei Trasporti Bernardo Mattarella? La raccomandazione per un appalto ferroviario a Vito Ciancimino nonostante fosse in odore di mafia come poi fu confermato dall’arresto successivo ordinato proprio da Falcone.
Cosa portò sotto processo (concluso con doverosa assoluzione) per la farlocca Trattativa Stato-Mafia i Carabinieri del ROS dell’Informativa Caronte tra cui l’ex generale dei servizi segreti Mario Mori? Una testimonianza di Massimo Ciancimino, figlio del sindaco arrestato per i legami con Cosa Nostra.
Chi finì sotto processo durante la Tangentopoli di Palermo per buoni benzina ricevuti da un imprenditore mafioso vicino al braccio destro di Riina? Sergio Mattarella assolto per modica quantità: fu confermato la ricezione di 3 milioni di vecchi lire quando il reato di finanziamento illecito in politica prevedeva un tetto minimo di 5 milioni.
Chi sponsorizzò la carriera politica del futuro Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, acerrimo diffamatore di Falcone? Indovinate. O cliccate qui…
Chi divenne vice presidente del Consiglio dei Ministri con delega ai Servizi Segreti dal 1998 al 1998? Sergio Mattarella.
Chi promosse la candidatura a Presidente della Repubblica di Sergio Mattarella? Giorgio Napolitano, ritenuto collaboratore della Central Intelligence Agency fin dal periodo in cui si recò negli USA durante il rapimento di Aldo Moro, poi ucciso dal Deep State in un intrigo di spie internazionali, secondo la Commissione Parlamentare d’Inchiesta.
Chi cercò di liberare Moro dalla sua prigione come ricordato dal compianto giudice Ferdinando Imposimato? Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa mandato a Palermo a combattere la mafia, lasciato solo e ucciso da Cosa Nostra all’ombra del solito intrigo internazionale…
INTELLIGENCE, PANDEMIA & BIG PHARMA
Chi è stato riconfermato come Ministro degli Esteri a Roma sebbene privo della capacità di parlare correttamente sia l’Italiano che l’Inglese?
L’ex venditore di bibite allo stadio San Paolo di Napoli, Luigi Di Maio, sponsorizzato per tale incarico dal presidente Mattarella che così sta di fatto esercitando il ruolo di interlocutore politico sugli affari internazionali più delicati.
Di Maio è diventato anche il referente politico della Link University di Roma, finita al centro dello scandalo ObamaGate e per le lauree facili ai poliziotti, ma riconosciuta dagli esperti di intelligence come luogo di reclutamento di agenti italiani sotto copertura da parte della CIA.
Non so perché, senza alcun riferimento a persone realmente esistenti, mi torna in mente una delle frasi più memorabili del mai abbastanza compianto giudice Giovanni Falcone: “Dove comanda la Mafia, i posti di potere vengono dati ai cretini”.
Chi ha gestito la Crisi in Libia del 2020, causata dai bombardamenti imposti dal presidente Napolitano al Governo Berlusconi, nell’intrigo tra Fratelli Musulmani del Qatar e Lobby delle Armi tra Italia e Inghilterra?
Sarà mica stato proprio il presidente Mattarella ad andare a trovare l’Emiro Qatariota che ha finanziato i jihadisti mercenari della Turchia nelle operazioni protette dalla NATO in Siria e Libia? Ovviamente sì… Come dimostrato nell’inchiesta Lobby Armi – 4.
Chi a sostenuto lockdown estremi durante la pandemia che secondo i rapporti della Direzione Investigativa Antimafia hanno favorito gli affari della ‘Ndrangheta? Il Presidente della Repubblica che ha firmato le leggi dei Governi Conte e Draghi contestate per dubbia legittimità costituzionali da giudici e politici.
Chi ha annunciato l’imminente guerra in Ucraina innescata dal golpe NATO-CIA del 2014 in Ucraina? Sergio Mattarella nel ruolo occulto di ambasciatore del Nuovo Ordine Mondiale in Europa.
Chi ha profetizzato la pandemia da coronavirus nel 2018 e ed è stata protagonista dell’esercitazione Event 201 tenutasi a New York nell’ottobre 2019 pochi mesi prima del primo caso ufficiale di Covid-19? L’esperta di bio-armi Avril Haines, vice direttrice della CIA dell’amministrazione Obama-Biden durante il golpe a Kiev e durante gli esperimenti condotti dalla Big Pharma Moderna finanziata dal Pentagono (Dipartimento della Difesa USA).
Qual è il nuovo ruolo dell’ex vice direttrice CIA Avril Haines? Direttore nazionale dell’intera Intelligence Community Usa per volontà del presidente Joseph Biden, sponsorizzato dalla Pfizer in campagna elettorale.
Chi finanziò Event 201? La Bill & Melinda Gates Foundation che ha investito su Moderna insieme al World Economic Forum di Klaus Schwab ricevuto con tutti gli onori a Palazzo Chimi dal Presidente del Consiglio Mario Draghi scelto da Mattarella, e non dagli elettori, insieme alla ministra della Giustizia Marta Cartabia che da giudice della Corte Costituzionale firmò la sentenza a favore dell’imposizione dei 10 vaccini obbligatori in età scolare voluti dall’accordo Obama-Renzi-Gentiloni.
Chi finanziò l’ong diretta da un parente acquisito da Matteo Renzi? L’Unicef di New York diretta da un uomo di Obama.
Chi sviluppò nel 2016 un gene umano da laboratorio con 19 nucleotidi identici al SARS-Cov-2? La Moderna finanziata da Gates che appartiene al Gruppo Zacks intervenuto per gestire il sangue iperimunne usato contro il Covid-19 da Giuseppe De Donno, morto in un misterioso suicidio.
Sono andato fuori tema. Me lo diceva sempre la mia maestra delle elementari…
Orbene concludiamo. Alla luce di tutti questi vergognosi complotti l’ombra della CIA quale “regista” dell’attentato a Giovanni Falcone possiamo ritenerla pressoché assodata. Ma se qualche “pentito” ci facesse avere documenti più dettagliati ne saremmo felici..,
La storica amicizia dei Mattarella con l’intelligence anglosassone è acclarata. Ed è persino ovvia per un Capo dello Stato di un paese NATO. Tutte le presunte connessioni dei Mattarella con intrighi di mafia sono, al momento, manifestamente SOLO CLAMOROSE COINCIDENZE!
Invece ringraziamo, come ha fatto un’illustre docente, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella perché oggi ha commemorato l’anniversario della morte del giudice Giovanni Falcone
“Giovanni non voleva essere un eroe, voleva essere soltanto un magistrato che faceva il suo dovere. Non dobbiamo pensare solo al passato, ma anche al futuro per questa nostra città”.
Con queste parole, scrive RAI News, Maria Falcone ha aperto le cerimonie per i 30 anni dalla strage di Capaci. La sorella del giudice e presidente della Fondazione Falcone ha ringraziato il Capo dello Stato Sergio Mattarella per la sua presenza. “Ringrazio il nostro Presidente, il cittadino più importante di Palermo, la ringrazio per tornare nella nostra città e non soltanto per il suo passato ma anche per il suo futuro” ha detto.
Concludo con una celebre frase di Giovanni Falcone: «Gli uomini passano e restano le idee che continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini».
Forse meno nella mente di alcune donne…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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L’ARTICOLO DI ASKA NEWS
Un documento eccezionale ed esclusivo; un’eredità recuperata e straordinariamente attuale che nel trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio diventa patrimonio di tutti e che, con tante verità ancora da scoprire, assume un valore più prezioso per un messaggio, che ha quasi un sapore profetico: “Non c’è un omicidio sbagliato, finora, in seno a Cosa nostra – affermava Falcone, a pochi mesi dall’attentato sventato all’Addaura -.
Quando si uccise Dalla Chiesa tutti dissero ‘è stato commesso un errore storico’. Poi hanno ucciso Chinnici, anche questo ‘errore storico’, poi hanno ucciso Cassarà e hanno detto, ‘altro errore storico’. E continuiamo a fare errori storici. Non hanno sbagliato. Hanno sempre indovinato: momento opportuno, momento giusto, hanno colpito al momento giusto, il che dimostra, a parte la ferocia e la determinazione, una assoluta conoscenza di notizie di prima mano”.
Nei giorni in cui si apriva il secondo grado del Maxiprocesso che due anni prima aveva portato alle pesantissime condanne del gotha mafioso, Falcone illustra ai suoi interlocutori le intuizioni su come Cosa nostra s’insinua all’interno del tessuto sociale partendo da un presupposto: l’epicentro della mafia è Palermo.
“Su spostamenti di consigli di amministrazione della mafia dalla Sicilia altrove, togliamocelo dalla testa. Epicentro della mafia è sempre la Sicilia e Palermo – continua nell’audio il magistrato -. Non si può far parte e gestire Cosa nostra se non hai controllo del territorio nei punti cardine altrimenti duri lo spazio di un mattino”.
“Piaccia o non piacciaà vi è una organizzazione unica ed unitaria che è Cosa nostra. E quella è l’associazione mafiosa – dice -. L’organizzazione di Cosa nostra è un qualcosa che investe tanto a reticolo tutto il territorio che basta che solo alcuni diano gli ordini, tutto il resto diventa un fatto automatico”.
Ma non solo. Nel suo lungo intervento, Falcone disegna i rapporti tra clan, uomini d’onore e organizzazioni mafiose tra Sicilia e Stati Uniti facendo esplicito riferimento al ruolo di capo assoluto rivestito dal “corto” Totò Riina: “Giuseppe Gambino, parlando del corto cioè di Totò Riina, dice che non si muova foglia senza che il corto non dia il suo benestare”, racconta Falcone.
E ancora il ruolo di “cerniera” rappresentato dal boss Pippo Calò tra Cosa nostra e criminalità organizzata romana: “Pippo Calò era importante a Roma per se stesso, per i suoi importantissimi contatti con la delinquenza locale, la banda della Magliana in particolare. Non era cassiere della mafia, ma era cassiere di se stesso”.
Quindi Giovanni Falcone rivela per la prima volta le difficili condizioni emotive patite da Tommaso Buscetta, il “boss dei due mondi”, che in centinaia di pagine di verbali gli raccontò per primo la logica e l’organigramma di Cosa nostra: “Quando sono andato a interrogare Buscetta dopo la sua deposizione al processo della Pizza Connection – racconta ancora Falcone – era in particolare stato di prostrazione psichica. Ma cosa è successo? Sono stato addestrato per il processo. Che dall’oggi al domani le persone che qualche mese prima del suo esame le persone che gli stavano accanto, i funzionari addetti alla sua protezione, che prima erano in rapporti estremamente cordiali con lui non gli rivolsero più la parola”.
Grande sostenitore della riforma del processo penale, Falcone spiega in modo efficace e approfondito ciò che questa rivoluzione procedurale comporterà, sia in termini di metodologia d’indagine, facendo dei distinguo tra indagini a Palermo e indagini a Milano: “Ho avuto una lunga discussione, quasi uno scontro con i colleghi di Milano che si lamentavano perché a Palermo non si potevano fare pedinamenti, non si potevano scoprire cose. E dicevo: c’è una piccolissima differenza. A Milano voi fate i pedinamenti, qui si muore per queste cose”. Sia in termini d’impostazione, sia di ruoli all’interno del dibattimento: “Vero è che questo impianto del nuovo codice impedisce, impedirà la celebrazione dei maxiprocessi ma questo non significa affatto impedire le maxi inchieste, anzi. Perché finora molto spesso la criminalità è organizzata, mentre la repressione è disorganizzata – spiega -.
Penso al dramma per molti miei colleghi che dovranno scendere dallo scranno del pubblico ministero seduto accanto alla corte e sedersi sui tavoli della difesa accanto ai difensori. Perché saranno parti, così come sarà parte la difesa privata”.
SCANDALO FONDI AFRICANI UNICEF SOTTO IL SEGNO DEI DEMOCRATICI ITALIA-USA
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