In copertina un’immagine del Gay Pride di New York dove sono culminate le violente proteste delle femministe abortististe. In prima fila una donna con la propria figlia ancora bambina
di Carlo Domenico Cristofori
Cominciamo dalla notizia…
«Proseguono le proteste che negli ultimi giorni stanno attraversando gli Stati Uniti, a seguito dell’ultima sentenza della Corte Suprema che ha annullato il diritto all’aborto. A New York, Chicago, San Francisco, Seattle e Denver, i dimostranti pro-aborto si sono uniti ai Gay Pride già in programma. Anche la comunità Lgbt+ è in allerta dopo la sentenza della massima corte perché teme per i diritti conquistati negli anni» scrive l’agenzia ANSA palesando fin dal titolo una volontà faziosa di delegittimazione dei giudici: “Aborto, prosegue la protesta. Ai minimi la fiducia nella Corte Suprema”.
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E’ infatti noto che chi va contro il mainstream pro-gender e pro-killer seriali di feti rischia di essere messo alla gogna mediatica anche se ricopre una carica importante come quella di giudice.
«Soprattutto dopo che uno dei saggi, l’ultraconservatore Clarence Thomas, il giorno della sentenza ha anche argomentato che dovrebbero essere riconsiderate “passate decisioni in materia di accesso alla contraccezione, relazioni intime tra persone dello stesso sesso e nozze gay”» aggiunge l’agenzia di stampa italiana che è ormai diventata il sito ufficiale del Nuovo Ordine Mondiale massonico di cui detta la linea editoriale Bill Gates attraverso cospicui finanziamenti ai media.
«Alcuni arresti di manifestanti si sono registrati a New York e a Eugene (Oregon). A Washington sono due i fermati tra le centinaia di persone che hanno protestato davanti alla sede della Corte. A Portland, in Oregon, una protesta pro-aborto è sfociata in violenza nella notte. Un gruppo di circa 100 manifestanti ha spaccato alcune vetrine e ricoperto di graffiti le auto parcheggiate e le mura di alcuni palazzi».
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«”Morte alla Corte Suprema“, si leggeva in una delle scritte, secondo quanto riportato dai media americani. Il gruppo si è poi disperso. E’ stata la seconda notte di violenze nella città» il reportage dell’ANSA pare in qualche modo giustificare le proteste violente e minacciose, come accadde per l’insurrezione guidata da Black Lives Matter e da Antica a Minneapolis dopo l’omicidio del pregiudicato George Floyd.
«Intanto crolla la fiducia degli americani nella Corte Suprema. Secondo un sondaggio della Gallup citato dai media Usa, solo il 25% ha fiducia nell’istituzione contro il 36% di un anno fa».
Ovviamente non furono invece diffuse statistiche sull’affidabilità della Corte Costituzionale italiana quando rigettò i ricorsi contro i 10 vaccini obbligatori in età scolare imposti dal Decreto Lorenzin per perpetrare l’accordo sull’immunizzazione globale progettato da Gates con l’amministrazione Obama-Biden, Matteo Renzi e i Sauditi, poi perfezionato dal governo di Paolo Gentiloni dopo un incontro ufficiale con George Soros.
L’ANSA non dà invece notizia sul fatto che già 13 stati USA sono pronti ad applicare le nuove restrizioni derivanti dal pronunciamento della Corte Suprema sulla sentenza. Come se dovessero avere spazio solo le proteste di una grande ammucchiata tra Lobby LGBT e femministe abortiste.
“Roe’s Abortion Ruling has fallen”. 13 US states are already protecting the Unborn
Il Gay Pride già in programma a New York per sabato 26 giugno è diventato il momento di massima espressione dell’esercito arcobaleno al fianco dei sostenitori dell’aborto. Va ricordato che proprio nella città della Grande Mela fu approvata la prima legge a favore dell’aborto dal governatore Nelson Rockefeller, a dispetto del suo stesso orientamento religioso.
Accanto all’aborto, si profila una stretta anche sulla cosiddetta pillola del giorno dopo. La governatrice repubblicana del South Dakota ha annunciato che proibirà gli appuntamenti di telemedicina al fine di impedire alle donne di ottenere pillole abortive con la prescrizione online e riceverle per posta.
Parlando al programma “Face the Nation” della Cbs, Kristi Noem ha detto di aver già presentato un disegno di legge contro quelle che ha definito “procedure mediche molto pericolose”.
Il South Dakota è uno degli Stati in cui è entrato in vigore il divieto all’aborto, tranne nei casi in cui la vita della madre sia in pericolo, subito dopo la sentenza della Corte Suprema.
Carlo Domenico Cristofori
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