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IL PIANO KALERGI STA UCCIDENDO L’ITALIA: 28 % dei Salari al di sotto del Reddito di Cittadinanza. 1 Milione e 600mila Immigrati Poveri

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

«Gli stranieri in povertà assoluta sono oltre un milione e 600mila, con una incidenza pari al 32,4%, oltre quattro volte superiore a quella degli italiani (7,2%). Rispetto al 2020 si registra un incremento della povertà assoluta per gli stranieri sia nel Centro che nel Mezzogiorno (rispettivamente 27,5% e 40,3%), mentre al Nord si riduce l’incidenza di povertà assoluta individuale, trainata dal calo dell’incidenza osservata per gli italiani. Le famiglie in povertà assoluta sono nel 68,7% dei casi famiglie di soli italiani (quasi 1 milione e 350mila) e per il restante 31,3% famiglie con stranieri (oltre 614mila), pur rappresentando queste ultime solo il 9% del totale».

Questa analisi non giunge da un sito di contro-informazione ma dalla Fondazione ISMU (Iniziative e Studi sulla Multietnicità). Essa rappresenta la prova lampante del fallimento delle politiche di accoglienza del Partito Democratico che anni addietro arrivò persino a pagare un rais criminale di un clan libico che collaborava con l’ISIS per fermare gli sbarchi illegali respinti da Malta con la semplice per quanto cinica logica di non concedere né soccorsi marittimi né attracchi.

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«La tendenza alla progressiva diminuzione della popolazione italiana, già evidenziata nelle precedenti edizioni del Rapporto Immigrazione, inizia a coinvolgere nel 2021 anche la popolazione di origine straniera, che è passata dai 5.306.548 del 2020 agli attuali 5.035.643 (-5,1%). La diminuzione complessiva della popolazione in Italia è ancora più cospicua (-6,4%), attestandosi sui 59.257.600, che corrispondono a 987 mila residenti in meno rispetto all’anno precedente. Anche i movimenti migratori hanno subito una drastica riduzione (-17,4%). In particolare, rispetto al confronto con gli stessi 8 mesi del quinquennio 2015-2019 si è registrata una flessione del -6% per i movimenti interni, tra comuni, e del -42% e -12%, rispettivamente, per quelli da e per l’estero» scrive il XXX Rapporto Immigrazione del 2021 redatto da Caritas Migrantes che ovviamente mette in correlazione la diminuzione degli sbarchi, tornati a salite dalla primavera del 2022, con l’emergenza Covid-19.

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I numeri da sono da capogiro sia perché in poco più di dieci anni di Governi PD da Mario Monti in poi, giustamente celebrato dalla Mafia Nigeriana che gestisce il traffico dei clandestini per avviarli a varie forme di schiavitù, sia perché la povertà assoluta induce molti di loro ad accettare salari bassissimi diventandoo così una preziosa risorsa per quell’imprenditoria, in larga parte legata alla ‘Ndrangheta che collabora con i Clubs mafiosi africani, che vuole lucrare al massimo sul lavoratore.

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Soprattutto perché anche i migranti che ricevono un asilo politico dopo 18 mesi di mantenimento senza formazione nei centri di accoglienza vengono gettati in mezzo alla strada con un permesso di soggiorno che non basta a renderli competivi sul mercato del lavoro italiano devastato da una perdurante disoccupazione che da anni oscilla sempre intorno al 10 % della popolazione.

I dati INPS sui lavoratori evidenziano che ben il 28 % degli occupati lavora con un salario annuo intorno ai 5mila euro, ovvero ben al di sotto dei 7.800 euro garantiti dal Reddito di Cittadinanza agli italiani a rischio di povertà assoluta e agli stranieri nelle medesime condizioni ma con più di 10 anni di residenza in Italia.

Ecco perché chi critica il Reddito di Cittadinanza, adottato dal Bel Paese con anni di ritardo rispetto alle altre nazioni UE (solo la Grecia non l’ha ancora introdotto) è un cittadino non solo ignorante ed egoista ma totalmente cieco sulla reale emergenza sociale dell’Italia.

Il trinomio immigrazione, disoccupazione e salari minimi rappresenta però l’esperimento di completo successo del cosiddetto Piano Kalergi.

IL GUAPPO BENEFICENTE E IL VEGLIARDO IRRIVERENTE

Scrive Wikipedia: «La teoria del complotto del piano Kalergi è la credenza secondo la quale esista un piano (chiamato piano Kalergi) d’incentivazione dell’immigrazione africana e asiatica verso l’Europaal fine di rimpiazzarne le popolazioni. Prende il nome dal filosofo austriaco Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi (1894-1972), paneuropeista storico, cui viene attribuita la paternità di tale piano; la teoria trova credito soprattutto in ambienti di estrema destra (nazionalisti, sovranisti e separatisti)».

La teoria del complotto fu elaborata dall’altro austriaco Gerd Honsiknel nel suo libro Addio Europa, attraverso un’opera di selezione e rielaborazione e delle idee di Kalergi.

Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi

«Questi, fondatore nel 1922 dell’Unione Paneuropea, aveva espresso fin dalla fine della prima guerra mondiale, a ferite del conflitto ancora aperte, e a seguire nella sua opera Pan-Europa. Un grande progetto per l’Europa unita, la necessità di un’integrazione continentale al fine di favorire la pacifica convivenza dei popoli. In effetti, nel suo Praktischer Idealismus(1925), Kalergi distingueva tra «uomo rustico», figlio dell’endogamia, forte di volontà ma debole di spirito, e «uomo urbano», frutto della mescolanza razziale (Blutmischung), povero di carattere ma ricco di spirito, preferendo quest’ultimo in quanto più propenso al mantenimento della pace e, quindi, auspicandone una sua diffusione su scala mondiale e non strettamente europea» aggiunge Wikipedia.

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«Tali concetti furono alla base della reinterpretazione di Honsik, il quale li rilesse in chiave di annullamento delle identità nazionali e locali, d’imposizione del meticciato etnico e di «genocidio» dei popoli europei per sostituirli con quelli asiatico-africani al fine di ottenere un’etnia indistinta di docili consumatori piegati al mercato e al desiderio di dominio mondiale da parte di non meglio precisate élite economiche» scrive con diffidenza l’enciclopedia online che finge di non vedere la completa realizzazione del piano.

GARIBALDI E I MILLE. Mercenari dei Massoni Britannici e complici della Mafia armati contro la Chiesa Cattolica

Al di là dell’obiettivo del meticciato finalizzato principalmente alla distruzione delle culture tradizionali ed all’annichilamento in particolare del Cristianesimo, come voluto dalla Massoneria fin dal finanziamento della Spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi che distrusse il cattolico Regno delle Due Sicilie e gettò le basi per la Breccia di Porta Pia contro lo Stato Pontificio, tale piano segue le strategie del Nuovo Ordine Mondiale guidato da Bill Gates, George Soros e Klaus Schwab che imponendo il Great Reset è orientato ad incrementare le diseguaglianze sociali facendo tornare i poveri ai tempi medievali dei Servi della Gleba per consentire ai ricchi di imporre una plutocrazia alternativa alle timide parvenze delle attuali democrazie occidentali.

MASSONERIA E SATANISMO NELLA STORIA DI ALBERT PIKE . Generale Sudista, Gran Maestro della Loggia Madre di Charleston e Fondatore del Ku Klux Klan

Non va dimenticato che la Spedizione dei Mille fu orchestrata dalle logge britanniche insieme al terrorista latitante Giuseppe Mazzini, ospitato a Londra dallo zio del futuro Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia e Sindaco di Roma Ernest Nathan, e al generale sudista americano Albert Pike che, dopo aver fondato il Ku Klux Klan per mantenere la schiavitù dei neri negli Stati Uniti d’America iniziò la Guerra di Secessione.

Pike è poi diventato il “papa” della Massoneria americana tra le cui fila militò l’assassino del presidente nordista Abramo Lincoln uscito vittorioso dal conflitto civile con i Confederati.

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Il Piano Kalergi, insieme all’emergenza Covid-19 causata da un virus SARS-Cov-2 creato in laboratorio in un affare tra Cina, Usa e UE, è stato fondamentale per creare le condizioni di disagio economico e sociale in cui la pandemia prima e la guerra in Ucraina poi, con la conseguente sfida perdente dell’Europa alla Russia sul gas, stanno creando le condizioni ideali per il successo del Great Reset finalizzato a nuove forme di schiavitù umana a cominciare dal depopolamento coattivo per terminare con il controllo finanziario digitale attraverso un microchip sottopelle.

Le conferme giungono dall’ultimo rapporto INPS sulle condizioni di lavoro in Italia che riportiamo sotto nell’articolo pubblicato dall’agenzia Adnkronos.


Lavoro, in 3,3 milioni sotto la soglia del salario minimo

Ammontano a 3,3 milioni, il 23,8%, i lavoratori che guadagnano meno di 9 euro lordi l’ora, al di sotto dunque della soglia che la politica indica come un auspicabile salario minimo. Retribuzioni dunque che superano di poco i 1.500 euro lordi al mese e questo nonostante si tratti di lavoratori coperti dalle tutele della contrattazione nazionale.

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E’ la fotografia del lavoro povero che l’Inps consegna al governo, tema caldissimo al centro del dibattito politico sociale. “Segnali preoccupanti”, annota nel suo XXI Rapportopresentato oggi. Il contratto dunque non sembra possa più costituire la garanzia a buste paga adeguate se si considera, come registra ancora l’Inps che, con riferimento a ottobre 2021, in 257 Contratti nazionali, che coinvolgono 4,5 mln di dipendenti, il 10% delle retribuzioni mensili effettive si sia collocato al di sotto della soglia di 1.500 euro. All’interno del perimetro contrattuale infatti si registrano “variazioni importanti”: se infatti, dice l’Inps, la retribuzione media giornaliera per i dipendenti a full-time è pari a 98 euro, in 6 tra i contratti principali è inferiore a 70 euro mentre nell’industria chimica è pari a 123 euro.

E se la retribuzione media annua nel 2021 per i full time ammonta a 24.097 euro, quasi in linea con il 2019 e poco più di quanto registrato nel 2020, c’è da considerare il “consistente aumento”, +16,2% , di quanti hanno lavorato per frazioni ridotte dell’anno guadagnando una media di 7.870 euro di retribuzione annua. Non meglio i dati degli ultimi 15 anni (2005-2021) che parlano di un “raddoppio” del numero di quei lavoratori con buste paga inferiori ai 1.000 euro, da 439mila a 905mila dello scorso anno, e di quel 28% di lavoratori , rispetto ai 18% del 2005, che guadagnano meno di 5.000 euro annui.

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Anche all’interno di questo universo lavorativo comunque la situazione appare poco omogenea: per i dipendenti a part-time la retribuzione media giornaliera è pari a 45 euro, ma risulta inferiore a 40 euro al giorno per i dipendenti di alcuni comparti artigiani come il metalmeccanico, il sistema moda e l’acconciatura/estetica.

La situazione dunque, conferma all’ l’Inps come “la distribuzione dei redditi si sia polarizzata in modo vistoso e la decrescita salariale sembrerebbe derivare essenzialmente dalla parcellizzazione della prestazione lavorativa, anche per effetto della eccessiva flessibilizzazione introdotta dalle riforme sul mercato del lavoro“. Una situazione retributiva “decisamente frastagliata”, prosegue l’Inps, che registra un forte aumento delle disparità sul mercato del lavoro e un’accelerazione del coefficiente che ne calcola le diseguaglianze, l’indice Gini che nel 2021 sale a 46 dai 44 del 2019. Per contro l’1% dei lavoratori più ricchi concentra nelle sue mani il 6,4% del reddito totale percepito dal lavoro dipendente e guadagna un ulteriore aumento di un punto percentuale della loro quota sulla massa retributiva complessiva.

‘LAVORO POVERO’, LA FOTOGRAFIA DELL’INPS 

Se per l’Inps il quadro occupazionale “appare promettente” segnali “più preoccupanti” arrivano dal fronte salariale che appare immobile. E’ la fotografia del lavoro povero che l’Inps consegna al governo e che parla anche di un “raddoppio”, dal 2005 al 2021, del numero di quei lavoratori che percepiscono un reddito annuo inferiore ai 1.000 euro, da 439mila a 905mila dello scorso anno e di quel 28% di lavoratori, rispetto ai 18% del 2005, che guadagnano meno di 5.000 euro annui, sotto dunque la soglia del reddito di cittadinanza.

Una situazione in divenire che conferma all’Inps come “la distribuzione dei redditi si sia polarizzata in modo vistoso, con una quota crescente di lavoratori che percepiscono un reddito da lavoro inferiore alla soglia di fruizione del reddito di cittadinanza”, si legge nel Rapporto. La decrescita salariale dunque sembrerebbe derivare essenzialmente dalla “parcellizzazione della prestazione lavorativa, anche per effetto della eccessiva flessibilizzazione introdotta dalle riforme sul mercato del lavoro”. Una situazione retributiva anche decisamente “frastagliata” che vede un forte aumento delle disparità sul mercato del lavoro e un’accelerazione del coefficiente che ne calcola le diseguaglianze, l’indice Gini che nel 2021 sale a 46 dai 44 del 2019.

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Per contro l’1% dei lavoratori più ricchi concentra nelle sue mani il 6,4% del reddito totale percepito dal lavoro dipendente e guadagna un ulteriore aumento di un punto percentuale della loro quota sulla massa retributiva complessiva. Ma anche la situazione dei lavoratori a tempo pieno non è omogenea con notevoli oscillazioni dovute alla dinamica stabilita dai contratti collettivi nazionali di Lavoro.

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Quelli che coprono oltre 100.000 dipendenti risultano 27 e concentrano il 78% dei dipendenti privati; quelli che interessano più di 10.000 dipendenti sono 95 e ad essi fa riferimento il 96% dei dipendenti delle imprese private extra-agricole. Ma all’interno di questo ampio perimetro, annota ancora l’Inps, si registrano variazioni importanti. Se infatti la retribuzione media giornaliera per i dipendenti a full-time è pari a 98 euro, in 6 tra i contratti principali è inferiore a 70 euro mentre nell’industria chimica è pari a 123 euro. Per i dipendenti a part-time la retribuzione media giornaliera è pari a 45 euro, ma risulta inferiore a 40 euro al giorno per i dipendenti di alcuni comparti artigiani come il metalmeccanico, il sistema moda e l’acconciatura/estetica.

Fonte Adnkronos

https://www.gospanews.net/2018/10/23/massoneria-e-grandi-delitti/

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