CARLO III PROCLAMATO RE CON LEGGE CHE VIOLA RISOLUZIONE ONU. Atto del 1701 Legittima Solo Eredi Protestanti: Discrimina Cattolici, Ebrei e Islamici

CARLO III PROCLAMATO RE CON LEGGE CHE VIOLA RISOLUZIONE ONU. Atto del 1701 Legittima Solo Eredi Protestanti: Discrimina Cattolici, Ebrei e Islamici

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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Carlo III è stato proclamato stamattina formalmente re negli appartamenti di St James, nel complesso di Buckingham Palace, dall’Accession Council, istituzione chiamata a certificare nel Regno Unito la successione fra un monarca e un altro, e che si riunisce solo in questa occasione (dettagli rito in calce all’articolo).

Sulla morte della Regina Elisabetta II e dell’ascesa al trono del suo erede il mondo intero si è spaccato sui media e sui social tra i devoti alla Corona Britannica, i nostalgici del fascino monarchico, i fedelissimi alle Istituzioni a prescindere, i memori delle atrocità del colonialismo britannico, i contestatori della monarchia, e infine quelli, come noi di Gospa News, che, inchieste alla mano, hanno evidenziato in modo succinto la continuità tra il Nuovo Ordine Mondiale protetto dalla Regina e il Great Reset voluto dal nuovo re fin da quando era principe ereditario.

Ma sulla proclamazione di Carlo III c’è un dettaglio che pare finora essere sfuggito ai più attenti osservatori della storia contemporanea.

La sua nomina è avvenuta in palese violazione dell’articolo 2 della Dichiarazione sull’eliminazione di tutte le forme d’intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o il credo, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con risoluzione 36/55 del 25 novembre 1981. 

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Nel Regno Unito, l’Accession Council è un organo cerimoniale che si riunisce a St James’s Palace a Londra alla morte di un monarca per fare la proclamazione formale dell’ascesa al trono del successore. Secondo i termini dell’antica legge denominata Act of Settlement 1701, un nuovo monarca succede automaticamente (decesso della Corona). La proclamazione si limita a confermare per nome l’identità del nuovo monarca e annuncia formalmente il nome di regno del nuovo monarca.

Va ricordato che il Regno Unito è una monarchia costituzionale parlamentare, composta da quattro cosiddette ‘nazioni costitutive’: l’Inghilterra, la Scozia e il Galles, che insieme formano la Gran Bretagna, e l’Irlanda del Nord. Esso controlla anche 14 territori d’oltremare.

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Il re e la sua famiglia immediata svolgono varie mansioni ufficiali, cerimoniali, diplomatiche e di rappresentanza. Poiché la monarchia è costituzionale, il sovrano è limitato dal parlamento e dalla costituzione, ha funzioni imparziali come conferire onorificenze e nominare il primo ministro.

Ma il monarca è, per tradizione, il comandante in capo delle Forze armate britanniche che possiedono l’Aviazione e la Marina più potente d’Europa e sono rifornite da una tre industrie degli armamenti più grande del mondo: la Bae Systems.

Sebbene l’autorità esecutiva formale sul governo del Regno Unito sia ancora del Re, tramite la prerogativa reale del monarca, questi poteri possono essere utilizzati secondo le leggi emanate in Parlamento e, in pratica, con i limiti di convenzioni e precedenti.

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Carlo, principe di Galles, è divenuto re a 73 anni essendo il figlio maggiore della regina Elisabetta II e di Filippo di Edimburgo. Appartiene al casato Windsor, che ha mantenuto tale denominazione per decreto reale, anche dopo il matrimonio della madre. Sempre per decreto reale, non ha cognome, in quanto Altezza reale ed erede in linea diretta.

Detiene il titolo di principe del Galles dal 1958, e il suo titolo completo è Sua Altezza Reale il Principe del Galles, eccetto in Scozia dove è detto Sua Altezza Reale il principe Carlo, duca di Rothesay. Il titolo di duca di Cornovaglia è spesso utilizzato dal principe nelle relazioni con la Cornovaglia. Ricopre il grado militare di viceammiraglio della Marina Reale Britannica.

LA DISCRIMINAZIONE CONTRO I CATTOLICI IN VIOLAZIONE ALLA RISOLUZIONE ONU

La proclamazione di Re Carlo III tramite l’Accession Council è invece una diretta conseguenza dell’Act of Settlement: una legge del Parlamento inglese approvata nel 1701 per stabilire la successione alle corone inglesi e irlandesi solo sui protestanti. Ciò ebbe l’effetto di deporre i discendenti di Carlo I (a parte la sua nipote protestante, la principessa (poi regina) Anna) poiché la successiva protestante in linea al trono fu l’Elettrice Sofia di Hannover, nipote di Giacomo VI e I. Dopo di lei, le corone sarebbero discese solo ai suoi eredi non cattolici.

Nell’epoca in cui chiunque si straccia le vesti se un qualsiasi essere umano viene discriminato per la sua fede sul posto di lavoro o in politica ecco che una delle più antiche, blasonate e progressiste istituzioni del mondo, la Corona Britannica, può essere ceduta solo agli eredi al trono Anglicani Protestanti e non a eventuali eredi di confessione Cristiana Cattolica e, implicitamente, anche quelli di religione Ebraica, Islamica ecc.

Il Re Carlo III in una recente foto con nella divisa da viceammiraglio della Royal Navy, la marina britannica

Ciò significa che se Carlo III, peraltro noto più per i suoi scandali piccanti che per la sua fede cristiana, non fosse stato di confessione Protestante non avrebbe potuto essere proclamato re.

Il problema si pone oggi per la prima volta nella storia del Regno Unito perché nel 1952, quando Elisabetta II fu nominata Regina di Gran Bretagna con il medesimo rito, non era ancora stata adottata dall’ONU la risoluzione 36/55 del 25 novembre 1981 contro le discriminazioni religiose.

Ecco cosa recita l’articolo 2:

  1. Nessun individuo può essere soggetto a discriminazioni di sorta da parte di uno Stato, di un’istituzione, di un gruppo o di un qualsiasi individuo sulla base della propria religione o del proprio credo.
  2. Ai fini della presente Dichiarazione, l’espressione “intolleranza e discriminazione fondate sulla religione o il credo” sta a significare ogni forma di distinzione, di esclusione, di restrizione o di preferenza basata sulla religione o il credo, avente per scopo o per effetto la soppressione o la limitazione del riconoscimento, del godimento o dell’esercizio dei diritti umani e delle libertà fondamentali su una base di eguaglianza.
LA RELIGIOSITA’ DELLA REGINA ELISABETTA

Nonostante ciò persino la Santa Sede ha già espresso i suoi peana sia alla regina defunta che all’erede al trono attraverso due articoli pubblicati da Vatican News che rimarcano i miglioramenti di rapporti tra Protestanti e Cattolici.

Nei due reportages sembra si voglia ignorare che proprio sotto il Regno di Elisabetta II a Buckingham Palace ha preso il predominio anche nelle istituzioni governative lo scientismo progressista d’impronta massonica che ha legittimato, fino all’inevitabile scandalo internazionale, le attività sanitarie del Tavistock Center di Londra nella manipolazione chimica transgender di bambini autistici.

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«Il suo regno ha visto tanti cambiamenti nella storia. Quando ero giovane, a noi cattolici era più o meno vietato pregare con gli anglicani. Questo è completamente cambiato, e ciò si è riflesso nella vita della Regina, che ha compiuto una visita formale nella cattedrale di Westminster e ha pregato con noi. Proprio come noi, adesso, pregheremmo con altri cristiani. Penso che sia una lezione largamente compresa…» ha dichiarato il cardinale Vincent Nichols, da dieci anni arcivescovo di Westminster, una delle Arcidiocesi della Chiesa Cattolica più grandi del Regno Unito.

«Il cardinale Basil Hume è stato il primo cardinale della diocesi di Westminster a ricevere una lettera da Buckingham Palace che riconosceva il suo titolo ecclesiastico come arcivescovo di Westminster. Inoltre, in questi ultimi vent’anni, per la prima volta nel diritto civile di questo Paese abbiamo il riconoscimento del ruolo del vescovo cattolico nell’amministrazione degli affari della sua diocesi. Dunque, sia a livello comune che a quello strutturale, delle istituzioni, Elisabetta II ha vissuto e guidato cambiamenti rilevanti» ha aggiunto in un’intervista a Vatican News che ha dato grande spazio alla religiosità della monarca defunta.

La Regina Elisabetta II

«Lei è conosciuta per una fede molto forte e molto personale. Andava in chiesa ogni domenica e anche in altri momenti dell’anno, nelle cappelle dei palazzi reali di tutta Gran Bretagna» ricorda la Reverenda Jules Cave Bergquist, cappellano di Napoli, Bari, Sorrento e Capri e vicario per l’Italia del Vescovo anglicano per l’Europa.

La religiosa protestante aggiunge: «Essere monarca per lei era essere Difensor fidei. Sappiamo tutti che Difensor fidei è stato un titolo dato ad Enrico VIII dal Papa (Papa Leone X ndr) per aver scritto un libro sui sette sacramenti. È un titolo ereditato dalla Regina e poi anche dai re. Molte persone mi chiedono: “Ma la Regina è il capo della vostra Chiesa, della Chiesa di Inghilterra, della Chiesa anglicana?” Il capo della Chiesa nostra è Cristo, come per la Chiesa Cattolica. Il Papa per voi è il vicario di Cristo, per noi la Regina, così come i suoi successori, sono governatori supremi della Chiesa d’Inghilterra, significa che il ruolo comprende l’accertarsi che la sua Chiesa abbia i vescovi per essere governata, significa quindi invitare i vescovi ad assumere le responsabilità per il gregge. La Regina ha saputo aggiornare anche questa missione e tramandarla ai suoi discendenti. Era molto importante per lei, non solo la fede personale, ma anche guardare alla fede come una cosa da tramandare al suo popolo, ai suoi eredi».

IL RE “DEFENSOR FIDEI” SCOMUNICATO DAL PAPA

La callida cappellana anglicana Jules Cave Bergquist racconta però solo il frammento di una storia ben più complessa in cui si radica proprio l’antico Act of Settlement del 1701.

Come ci spiega l’Enciclopedia Treccani il titolo Defensor Fidei fu: «conferito da papa Leone X a Enrico VIII d’Inghilterra (1521), in riconoscimento del trattato Assertio septem sacramentorum contro Martin Lutero (scritto con l’aiuto di alcuni consiglieri tra cui Tommaso Moro). Quando, a seguito della rottura delle relazioni tra Enrico VIII e il papato (1538), Paolo III privò il re del titolo, il Parlamento inglese glielo riattribuì nella dizione Defender of the faith, da allora rimasta prerogativa della corona».

Sulla stessa Treccani si legge una breve sintesi della vita del Re d’Inghilterra, divenuto noto per il vizietto di ammazzare le mogli, da cui emergono altri fatti inquietanti per chi ha poca memoria della storia delle religioni.

Ritratto di Enrico VIII Tudor – attribuito a Hans Eworth (da un originale di Hans Holbein il Giovane) olio su tela, 1537~1557, Walker Art Gallery, Liverpool

«Enrico VIII convocò il parlamento e, sbarazzatosi di Wolsey, prese l’iniziativa dell’attacco contro il clero e il papa: sostituì i funzionari ecclesiastici con altri secolari e, dopo aver attaccato (1530) le rendite ecclesiastiche, la pluralità dei benefici e la non residenza del clero, estese a tutto il clero l’accusa già rivolta al Wolsey d’aver violato lo Statute of Praemunire (1353), che faceva divieto ai cittadini inglesi di sottoporsi alla sovranità papale, e lo costrinse a riconoscere in lui il capo della Chiesa inglese (1531); nel 1533 l’Act of Appeals vietava conseguentemente ogni appello a Roma. Thomas Cromwell era intanto successo a Wolsey come segretario del re (1534) mentre Thomas Cranmer, nominato da Enrico VIII arcivescovo di Canterbury, intraprendeva l’edificazione della Chiesa anglicana» riporta l’Enciclopedia Treccani.

Era stato lui a proclamare (23 aprile 1533) l’annullamento del primo matrimonio del Re e ad incoronare (1º giugno) Anna Bolena: il 7 settembre nasceva Elisabetta.

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«L’atto di successione (1534), che poneva la corona sul capo di Elisabetta, e l’atto di supremazia, dello stesso anno, secondo il quale era tradimento negare la supremazia ecclesiastica di Enrico VII., completarono la separazione della Chiesa inglese da Roma e la sua sottomissione alla monarchia. Intanto nel luglio 1533 Clemente aveva scomunicato Enrico, il quale, appoggiato dal parlamento e dalla nazione, reagì giustiziando (1535) fra gli altri Tommaso Moro e il vescovo J. Fisher e avviando la soppressione dei monasteri» ricorda ancora la Treccani.

L’Atto di Supremazia del 1558 aveva poi confermato l’indipendenza della Chiesa d’Inghilterra dal cattolicesimo romano sotto il monarca inglese. Uno dei principali fattori che causarono la crisi politica nota come la Gloriosa Rivoluzione del 1688 furono gli assalti percepiti alla Chiesa d’Inghilterra da parte del re Giacomo II, un cattolico romano. Giacomo fu deposto a favore della figlia maggiore protestante Maria II e di suo marito Guglielmo III.

Facsimile dell’Atto di Settlement inviato all’Elettrice Sofia di Hannover

La necessità dell’Atto di Settlement è stata dettata dall’insuccesso di William e Mary, così come da quello della sorella protestante di Mary – la futura regina Anna – di produrre figli sopravvissuti, e dalla percepita minaccia rappresentata dalle pretese al trono di restanti membri cattolici romani della Casa degli Stuart.

La legge conteneva otto disposizioni aggiuntive che sarebbero entrate in vigore solo alla morte di William e Anne. Tra queste vi è scritto che il monarca “si unirà in comunione con la Chiesa d’Inghilterra”. Ciò aveva lo scopo di garantire l’esclusione di un monarca cattolico romano.

IL RE MASSONE DEI PROTESTANTI, AMANTE DEGLI UOMINI

Dall’Anglicanesimo alla Massoneria il passaggio è più breve di quanto si pensi.

«Dopo la morte di Elisabetta I, la corona sarebbe dovuta passare, secondo il testamento di Enrico VIII, a Lady Anna Stanley, ma Giacomo era, di fatto, l’unico pretendente abbastanza potente da difendere la sua rivendicazione. In effetti, fin dal 1601, i più influenti politici della corte inglese si erano messi in contatto con Giacomo per preparare la sua ascesa. Nel 1601 fu iniziato in Massoneria nella loggia di Scone e Perthe da John Mylne e nel 1603, poche ore dopo la morte di Elisabetta, un consiglio di successione proclamò Giacomo re di Inghilterra e Irlanda, ed egli fu incoronato il 25 luglio nell’Abbazia di Westminster. La Scozia e l’Inghilterra non divenivano però un unico regno, cosa che avverrà con l’Atto di Unione del 1707».

Un ritratto di Giacomo I Re d’Inghilterra

Fu proprio nel sovrano prescelto dai massoni che cominciarono a manifestarsi i primi segni di un progressismo bioetico, per non chiamarli incunaboli della propaganda LGBT con tanto di allusioni blasfeme…

«Uno degli aspetti più chiacchierati della vita di Giacomo fu la sua sessualità. Un epigramma dell’epoca recitava Rex fuit Elisabeth, nunc est regina Jacobus (Elisabetta fu re: ora è regina Giacomo)». scrive Wikipedia

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È fuori questione che il re, nello scegliere i suoi favoriti, privilegiasse i gentiluomini giovani e belli, anche se di famiglia non particolarmente importante: la carriera di Robert Carr, I conte di Somerset, e di George Villiers ne sono uno esempio. Quando Giacomo riferì al Privy Council nel 1617 dei favoritismi a quest’ultimo (nominato nel 1615 gentiluomo della camera da letto, nel 1616 cavaliere e visconte, per poi nominarlo conte l’anno successivo), dichiarò candidamente:

Io, Giacomo, non sono né un dio né un angelo, ma un uomo come qualsiasi altro. Perciò mi comporto come un uomo e confesso di amare quelli a me cari più che non gli altri uomini. Potete essere sicuri che amo il Conte di Buckingham più di chiunque altro, e più di voi che siete qui riuniti. Io desidero parlare in nome mio e non credo sia un difetto, perché Gesù Cristo ha fatto lo stesso, e pertanto non posso essere accusato. Cristo aveva Giovanni, io ho George.

LE REGOLE DELLA LOGGIA DI LONDRA SCRITTE DAL REVERENDO PROTESTANTE

Come abbiamo evidenziato in una precedente breve storia sulla Massoneria la sua costituzione ufficiale nel 1717 si rivelò funzionale alla lotta per il trono tra i sostenitori del re protestante Giorgio I di Hannover e i Giacobiti che volevano la Corona per il cattolico Giacomo Francesco Eduardo Stuart.

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«A conferire autorità e maggiore potere ai Protestanti ci pensò George Payne che il 24 giugno 1717, ricorrenza di San Giovanni Battista decollato nell’anno che rievoca il biblico Diluvio Universale (17° giorno del mese), radunò i framassoni delle quattro logge londinesi nella locanda “All’Oca e alla Graticola”, nei pressi del sagrato della cattedrale di St. Paul. Pochi anni dopo conferì al reverendo anglicano James Anderson il compito di redigere un più completo regolamento della Gran Loggia, dal titolo Costituzioni dei Liberi Muratori» ricordammo nel precedente reportage.

Da allora è stata la Massoneria ad occuparsi di fare guerra alla Chiesa Cattolica, come evidenziato nell’inchiesta sulla Spedizione dei Mille finanziata dai confratelli britannici contro lo Stato Pontificio, e poi dall’enciclica di Papa Leone XIII Humanus Genus che scomunicò la Massoneria quale regno di Satana.

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L’intrigo di questi collegamenti massonici lo abbiamo ben evidenziato nell’inchiesta Massoneria e Satanismo nella storia di Albert Pike, considerato il “papa” dei Confratelli americani in qualità Gran Maestro della Loggia Madre di Charleston, in riferimento al ruolo del Comitato Rivoluzionario Internazionale di Londra.

Tale organismo agiva sotto la direzione di un altro massone di alto grado, il Segretario di Stato britannico, Henry John Temple, terzo visconte di Palmerston (1784-1865), che legò il suo nome alla politica imperiale inglese dell’epoca, dalla guerra dell’oppio alla lite sullo zolfo coi Borboni da cui si originò l’inimicizia che giustificò il finanziamento inglese della Spedizione dei Mille e l’Unità d’Italia, progettata dai movimenti mazziniani Giovine Italia e Giovine Europa.

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D’altronde, nello scontro per il trono di Gran Bretagna dell’inizio del Settecento, avevano vinto Protestanti & Massoni anche grazie alla cogente imposizione di quell’Act Of Settlement del 1701 che ancora oggi ha permesso a Carlo III di essere proclamato Re del Regno Unito in quanto dichiaratamente anglicano ma non glielo avrebbe consentito se cattolico, ebreo o musulmano, eventualità, queste ultime, nemmeno ponderata nel lontano Settecento ma di indubbia attualità nell’attuale società multietnica britannica…

LE VIOLAZIONI CONTRO LA RISOLUZIONE ONU SULLA DISCRIMINAZIONE RELIGIOSA

Questa è una palese violazione della risoluzione ONU del 1981 visto che negli articoli 3 e 4 viene duramente condannata ogni discriminazione religiosa…

Articolo 3

La discriminazione tra gli esseri umani per motivi di religione o di credo costituisce un affronto alla dignità umana ed un disconoscimento dei principi dello Statuto delle Nazioni Unite, e dovrà essere condannata in quanto violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali proclamati nella Dichiarazione universale dei diritti umani ed enunciati in dettaglio nei Patti Internazionali relativi ai diritti umani, essa viene altresì condannata come un ostacolo alle relazioni amichevoli e pacifiche tra le nazioni.

Articolo 4

1. Tutti gli Stati dovranno adottare misure efficaci per prevenire ed eliminare qualsiasi discriminazione fondata sulla religione o il credo nel riconoscimento, nell’esercizio e nel godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali in tutti i campi della vita civile, economica, politica, sociale e culturale.

Aspettiamo ora di vedere cosa farà l’ONU contro questa anacronistiche leggi che consentiranno a Re Carlo III di nominare i prossimi premier del Regno Unito influendo quindi su una delle più potenti nazioni genuflesse al Nuovo Ordine Mondiale.

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Temiamo che non accadrà nulla visto che l’inchiesta del Segretario Generale Antonio Guterres per trovare conferme ai sospetti sull’attentato del suo predecessore Dag Hammarskjold, è stata stoppata nel giugno 2020 proprio dall’Intelligence Britannica che si è rifiutata di condividere con le Nazioni Unite i suoi documenti d’archivio sul misterioso disastro aereo 18 settembre 1961 in Africa meridionale, avvenuto mentre si recava in Congo a discutere la controversa questione dei diritti minerari.

Sarà mica stato insabbiato tutto solo perché il compianto Hammarskjold era Luterano e non Anglicano?

Di certo la vicenda è stata riportata da ben pochi media di mainstream e sembra essere stata ignorata nei mesi successivi anche dalla “devota cristiana” Elisabetta II, forse troppo impegnata nella propaganda dei vaccini delle Big Pharma, controllate dagli stessi azionisti, perlopiù sionisti, della Lobby delle Armi che attraverso il Nuovo Ordine Mondiale, nel Regno Unito come in tutto il mondo anglosassone, rappresentano il vero Sovrano. Nemmeno troppo occulto ormai.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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LA CERIMONIA DI PROCLAMAZIONE – ANSA

In un breve discorso, il sovrano ha ribadito l’omaggio a suo madre, il cui regno ha definito “senza pari per durata e devozione al servizio”, promettendo di nuovo a sua volta di servire con lealtà – e seguendo “i consigli del Parlamento”, da monarca costituzionale – il Paese, i territori della corona e i reami del Commonwealth. Ha inoltre promesso trasparenza sui conti di corte.

La cerimonia si è svolta in assenza del nuovo sovrano, come prescrive la tradizione. Dell’Accession Council – organismo assai coreografico della monarchia costituzionale britannica – fanno parte circa 200 membri d’onore, fra autorità istituzionali, figure di corte, altissimi funzionari, membri del governo e del parlamento e veterani della politica, inclusi tutti e 6 gli ex primi ministri viventi del Regno, predecessori di Liz Truss: ossia Boris Johnson, Theresa May, David Cameron, Gordon Brown, Tony Blair e John Major.

A presiedere la cerimonia è stata la ministra Penny Mordaunt, nella sua veste di President of Council in seno al governo Tory in carica, con al fianco il vertice dell’organismo rappresentato dall’erede al trono William, nuovo principe di Galles, dalla regina consorte Camilla, dalla premier Truss, dagli arcivescovi anglicani di Canterbury e di York, dal ministro della Giustizia Brandon Lewis, e da alcuni funzionari. Mordaunt ha esordito formalizzando “la triste notizia” dell’avvenuta morte della “nostra magnanima regina Elisabetta II”.

Quindi ha ceduto la parola a un banditore per la lettura dell’atto di proclamazione di Carlo a nuovo re, con tutti i titoli annessi, compreso quello di “difensore della fede”. Atto concluso con l’invocazione “God save the King”, ripetuta a una voce dai presenti. Alla fine Mordaunt ha invitato i membri del consiglio a trasferirsi nella Sala del Trono per incontrare re Carlo III.

Urrà della gente presente, fanfare di trombe e salve di cannone sparate a Londra come in tutto il Regno Unito hanno accolto in questi minuti la lettura pubblica dell’atto di proclamazione di Carlo III come nuovo re e successore di Elisabetta II, fatta dopo la cerimonia di fronte all’Accession Council, da un banditore in costume dal balcone centrale di St James Palace. Il banditore ha letto la formula di rito con voce squillante, mentre reparti d’onore in alta uniforme si schieravano nel cortile del palazzo, adiacente a Buckingham Palace. Alla fine ha lanciato l’urrà per il nuovo re, riecheggiato dalla folla

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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