CARO-GAS: GERMANIA STANZIA €200 MILIARDI DI AIUTI. ITALIA ASPETTA L’UE: “CALO FORSE TRA 3 MESI”. Monta la Protesta del Movimento “Noi Non Paghiamo”
di Carlo Domenico Cristofori
“Questa crisi sia pagata dai ‘signori’ della guerra che ci hanno portato, con questa escalation, nella situazione in cui il governo, invece di mettere in sicurezza le famiglie, ha pensato ad aumentare le spese militari“. Ha dichiarato all’Adnkronos Kino, pseudonimo di uno dei portavoce del movimento “Noi non Paghiamo” nato sulla scia di un’analoga protesta sui social in Inghilterra.
La Germania, sapendo di avere la coscienza sporca nel rincaro del gas per le strategie geopolitiche della Nato in Ucraina che hanno aggravato le speculazioni delle multinazionali dell’energia già in atto, ha deciso di stanziare un piano di aiuti per la popolazione da 200 miliardi in due anni, come annunciato dal cancelliere Olaf Scholz che ha spiazzato i Ministri della Finanza dell’Unione Europea facendo saltare un ipotetico accordo sul “price cap”, il prezzo bloccato del gas per tutta l’UE durante l’ultima riunione dell’Ecofin.
Dopo l’allarme lanciato dal Sindaco di Londra sul rischio che nel prossimo inverno non ci fossero i beni di prima necessità a causa dell’inflazione, il governo inglese ha annunciato il lancio di un pacchetto di aiuti per affrontare l’aumento dei costi energetici. Un piano che prevede, con un esborso di oltre 150 miliardi di sterline, di bloccare le bollette del gas delle famiglie per almeno due anni alla quota massima di 2.500 sterline all’anno, mentre con i rincari in atto era previsto salissero a 3.549.
Mentre il Presidente del Consiglio Italiano Mario Draghi lo scorso 16 settembre aveva confermato in conferenza stampa il il via libera del CdM al decreto Aiuti Ter. “L’importo complessivo del decreto è 14 miliardi di euro, a sostegno di famiglie, imprese, enti locali, che si aggiungono ai quasi 50 stanziati nei mesi scorsi. Nel complesso parliamo di una cifra superiore ai 60 miliardi di euro, pari al 3,5 per cento del PIL”.
Una toppa più piccola della voragine creatasi per i rincari del gas schizzato, sul mercato di riferimento per il metano in Europa, fino alla quota esorbitante di giovedì 25 agosto, quando arriva a 339 euro al megwattora mentre a fine agosto 2021 veniva scambiato a 27,28 euro. Ora si è assestato a a 160,00 €/MWh. Ovvero quasi 6 volte il costo di un anno fa.
LE AGGHIACCIANTI PREVISIONI DEL MINISTRO CINGOLANI
Sebbene sia stata paventata la probabilità di un altro “decretino” di aiuti per novembre, la delicata fase di transizione tra il Governo uscente e quello venturo, che dovrebbe essere guidato da Giorgia Meloni, vincitrice delle elezioni con Fratelli d’Italia e la coalizione di centrodestra, si annuncia assai problematica dopo le dichiarazioni agghiaccianti del Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani.
Per Cingolani, se l’Europa approverà le proposte italiane, “genericamente chiamate price cap”, per vedere scendere le bollette di luce e gas “credo che nella migliore delle ipotesi ci vorranno due o tre mesi”, secondo quanto riportato dall’Ansa.
Ma il via libera al price cap non arriverà al Consiglio europeo che si aprirà giovedì a Praga e neanche a quello di Bruxelles, il 20 ottobre, hanno già anticipato i quotidiani facendo slittare di ben 15 giorni l’eventuale ok all’agognata soluzione del governo italiano.
“I prezzi elevati del gas fanno lievitare i prezzi dell’elettricità. Dobbiamo limitare questo impatto inflazionistico del gas sull’elettricità ovunque in Europa. Per questo motivo siamo pronti a discutere un tetto al prezzo del gas utilizzato per generare elettricità. Questo tetto sarebbe anche un primo passo verso una riforma strutturale del mercato dell’elettricità” ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula von de Leyen, alla plenaria del Parlamento Europeo, senza però precisare le tempistiche di intervento e riferendosi peraltro al gas finalizzato alle centrali termoelettriche.
Ecco perché se la previsione del ministro Cingolani si rivela azzardata sotto il profilo tecnico e folle in relazione alle risposte immediate richieste dai cittadini meno abbienti, anche alla luce dell’accusa del segretario generale ONU Antonio Guterres che le multinazionali dell’energia stanno speculando sui rincari come risulta abbia fatto anche l’ENI, l’ente energetico nazionale privatizzato nel quale la maggioranza relativa è in mano allo Stato con il 30,1% (circa 4,3% di proprietà del Ministero dell’Economia e Finanze e per circa il 25,7% di Cassa Depositi e Prestiti).
Ecco perché le adesioni al movimento “Noi non paghiamo” sono destinate a crescere in modo esponenziale e proporzionale al malumore dilagante.
LE PROTESTE PACIFICHE DEL MOVIMENTO “NOI NON PAGHIAMO”
Nato come hashtag su Twitter, ora il movimento “Io non pago” sta crescendo anche su Telegram. In Italia la protesta contro il carovita prende spunto dall’esperienza dei “Don’t pay” britannici e prova ad associarsi per dar vita a un’organizzazione di tipo nazionale. “Puntiamo a un milione di adesioni entro il 30 novembre, data in cui se il governo (qualsiasi esso sarà) non avrà messo in atto garanzie per far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia, inizieremo con l’autoriduzione o il non pagamento delle bollette”, scrivono gli organizzatori secondo quanto riportato da Sky TG24.
L’obiettivo della protesta pacifica è quella di attirare l’attenzione del governo, spingendolo ad approvare misure che contengano l’aumento dei prezzi. Nei giorni scorsi la protesta ha preso vita in diverse città d’Italia, da Nord a Sud. Un falò dove bruciare le bollette a Bologna; mobilitazioni anche a Torino, Napoli, Cagliari e Taranto.
Al momento il ‘contatore’ delle firme segna 10.228 adesioni. Il simbolo scelto è quello di una bolletta che sta per essere gettata tra le fiamme. Nelle pagine di riferimento Telegram si pubblicizzano “assemblee, banchetti e iniziative di lotta” di cui poi viene dato conto con foto e video. Città capofila della protesta è Napoli con appuntamenti quasi tutti i giorni e una annunciata “grande manifestazione” per il 5 novembre, stessa data in cui è in preparazione con “tavoli di studio” un corteo. Al momento, precisano i moderatori del gruppo, i roghi delle bollette sono “simbolici”, in attesa di vedere se arriveranno gli aiuti invocati entro il 30 novembre, “deadline” prima di passare a una nuova fase della “lotta”.
l movimento “nasce da una campagna internazionale sorta in Inghilterra con il movimento ‘Don’t Pay Uk’, partito intorno a maggio-giugno e diffuso in tutta Europa con l’obiettivo preciso di raggiungere un milione di persone entro il 30 novembre e dichiarare lo sciopero delle bollette”. Lo ha spiegato all’Adnkronos Kino, pseudonimo di un portavoce di ‘Noi non paghiamo’. “In ogni Paese le campagne si sono chiuse in date diverse, ad esempio in Gran Bretagna l’1 ottobre”.
“La campagna – ha aggiunto – nasce perché crediamo che quello che sta succedendo non può essere accettato: nove milioni di persone sono prossime alla povertà energetica, una famiglia su tre è costretta a scegliere se mangiare o pagare le bollette e la situazione di morosità diffusa ha raggiunto in Italia quasi il 20 per cento. Questa situazione non parte da oggi, ma è frutto di una speculazione finanziaria che nasce, prima dello scoppio della guerra, per scelte fallimentari del governo. Noi diciamo che questa crisi non la vogliamo pagare perché non ci sentiamo responsabili e devono pagarla i veri responsabili ossia le banche, i mercati che stanno facendo speculazione, le compagnie del fossile che non hanno fatto nulla per una transizione energetica”.
“Questa crisi – ha concluso Kino – sia pagata dai ‘signori’ della guerra che ci hanno portato, con questa escalation, nella situazione in cui il governo, invece di mettere in sicurezza le famiglie, ha pensato ad aumentare le spese militari”.
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Carlo Domenico Cristofori
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