TERREMOTATI TRADITI E DERUBATI DA UNO STATO MALEDETTO. Giudice Riduce i Risarcimenti su Richiesta di una Repubblica Inadempiente
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
«Abitavo a Bazzano, mio marito è deceduto 3 mesi fa senza poter tornare a casa dopo quasi 13 anni. Ci sono famiglie che ancora non riescono a riavere la propria abitazione per la burocrazia, l’irresponsabilità, il continuo scaricabarile» scrive Anna Rita Ferrante in De Paulis.
«Ci sono seconde case già ricostruite, ma chiuse, e prime case in cui ancora non si riesce a rientrare. Io e la mia famiglia purtroppo ci troviamo a dover vivere da 13 anni, ripeto 13 anni, in un appartamento del Progetto Case dove adesso la vita è diventata impossibile».
Basta citare questa testimonianza raccolta a 13 anni dal terribile sisma del 6 aprile 2009 dal sito Il Centro, giornale online abruzzese, per comprendere le inadempienze e solite schifezze della Repubblica Italiana che si sono verificate in ogni ricostruzione di emergenza dal terremoto dell’Irpinia del 1980.
Invece lo Stato Maledetto di cui purtroppo siamo cittadini, non avendo ancora le risorse di un Carlo De Bendetti per prendere la cittadinanza svizzera, è riuscito a fare ancora di peggio.
Pur consapevole delle gravissime omissioni nella sicurezza degli edifici e delle lacune della macchina burocratica per la ricostruzione, l’Avvocatura di Stato è andata a contestare i risarcimenti alle famiglie delle vittime dei terremotati morti ottenendo da un giudice, più devoto al diritto che all’anima umana, uno sconto significativo del 30 %.
L’Avvocatura dello Stato è un organo previsto dall’ordinamento giuridico italiano, con compiti di consulenza giuridica e di tutela e rappresentanza dello Stato e delle pubbliche amministrazioni italiane nelle controversie legali in tutti i giudizi civili, penali, amministrativi, arbitrali, comunitari e internazionali.
Dinnanzi a una vicenda tragica e devastante come quella del terremoto la “pietas”, di cui furono maestri i pagani romani nell’era del fulgore dell’impero, avrebbe dovuto indurre lo Stato a distinguere tra danneggiati reali da risarcire senza tanti arzigogoli ed eventuali impostori da denunciare alla magistratura.
Invece la burocrazia tirannica e totalitaria della Repubblica Italiana, la stessa che ha imposto vaccini antiCovid obbligatori per lavorare in palese contrasto con l’articolo 32 della Costituzione sulla libertà di scelta delle cure sanitarie, ha voluto fare le pulci sui comportamenti dei morti che ovviamente non possono fornire la loro versione dei fatti.
“Una sentenza inaccettabile, non solo per i familiari delle vittime ma anche dal punto di vista giurisprudenziale, ed ‘errata’ nell’interpretare la norma – l’articolo 1227, primo comma, del codice civile – sul ‘concorso colposo del creditore’ che regola in questi casi la riduzione dei risarcimenti”.
Così Antonio de Notaristefani, avvocato civilista e presidente dell’Unione nazionale delle Camere civili, commenta la pronuncia del tribunale civile dell’Aquila che ha riconosciuto un concorso di colpa, pari al 30%, delle vittime del crollo del palazzo di via Campo di Fossa nel capoluogo abruzzese, dove, a seguito del sisma del 6 aprile 2009, morirono 24 persone. Lo ha riportato AbruzzoWeb.
L’AVVOCATURA DELLO STATO CONTRO LA VERITA’ ANCHE SUL COVID
La giudice Monica Croci (nomen omen direbbero i latini… )ha infatti accolto la richiesta di risarcimento da parte dell’Avvocatura dello Stato.
Non dimentichiamoci che l”Avvocatura dello Stato è lo stesso ente che è riuscito ad ottenere dal Consiglio di Stato la bocciatura di ogni cura domiciliare precoce contro il Covid-19 per sostenere la criminale tesi del Ministero della Salute sull’efficacia del protocollo “Tachipirina e vigile attesa” di recente distrutto da una ricerca scientifica pubblicata su una delle riviste mediche più autorevoli del mondo: The Lancet.
«Dopo il drammatico evento sismico gli eredi delle vittime – disponendo di perizie che attestavano irregolarità in fase di realizzazione dell’immobile e una “grave negligenza del Genio civile nello svolgimento del proprio compito di vigilanza sull’osservanza delle norme poste dalla legge vigente, in tutte le fasi in cui detta vigilanza era prevista” – avevano denunciato (per milioni di euro di danni) il ministero dell’Interno e il ministero delle Infrastrutture per le responsabilità della Prefettura e del Genio Civile per i mancati controlli durante la costruzione, il Comune dell’Aquila per responsabilità analoghe e le eredi del costruttore Del Beato per le responsabilità in fase di costruzione» scrive Fanpage.
Ecco quindi enormi responsabilità di una catena infinita, sovente mai imputabile, di varie istituzioni dello Stato!
«Il tribunale tuttavia ha riconosciuto una corresponsabilità delle vittime pari al 30% perché ha ritenuto siano stati imprudenti a non uscire dall’edificio dopo la seconda scossa e ha condannato i Ministeri e le eredi Del Beato, respingendo le domande nei confronti del Comune e nei confronti del condominio» aggiunge Fanpage.
La sentenza parla chiaro: “È fondata l’eccezione di concorso di colpa delle vittime, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile”, recita il testo.
L’IMPREVEDIBILE SCIA SISMICA
Siamo andati a rileggerci la storia del sisma su Wikipedia…
«La scossa della notte del 6 aprile fu preceduta da una lunga serie di scosse o sciame sismico. La sequenza si aprì con una scossa di lieve entità (magnitudo 1,8) il 14 dicembre 2008[4] e poi riprese con maggiore intensità il 16 gennaio 2009[10] con scosse inferiori a magnitudo 3,0 per poi protrarsi, con intensità e frequenza lentamente ma continuamente crescenti, fino all’evento principale.[11] Inizialmente, oltre alla zona dell’aquilano, fu interessata, come epicentro dell’attività, anche la zona di Sulmona (17 e 29 marzo 2009, magnitudo 3,7 e 3,9)».
La scossa distruttiva si verificò il 6 aprile 2009 alle ore 3:32. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia registrò un sisma di magnitudo momento 6,3 Mw. Secondo la scala di magnitudo locale (la cosiddetta scala Richter) il valore registrato dai sismografi fu di 5.9 ML risultando così un sisma di moderata intensità rispetto ai valori massimi reali raggiungibili da tale scala sismica[13].
https://www.gospanews.net/2022/06/27/strage-di-ustica-4-piste-sul-missile-israeliano-rivelazioni-del-capo-di-gladio-e-di-ex-mossad-tra-varie-inchieste-giornalistiche/
Secondo l’Avvocatura dello Stato, che specula su qualche soldo in più da dare alle vittime di un terremoto aggravato dalle “negligenze del Genio Civile”, e secondo l’illuminata giudice, pertanto, ad ogni minima scossa bisogna passare la notte all’addiaccio.. Di qualunque entità essa sia…
Sperando di non finire, a causa del buio della notte fonda, in qualche voragine apertasi per strada ma preesistente. Perché in tal caso il cittadino imprudente diventa incolpabile per “presunzione di conoscenza” e pertanto non risarcibile (orientamento giurisprudenziale sugli incidenti stradali da buche).
Questo Stato Maledetto è già riuscito a contenere i risarcimenti per la strage di Ustica, quando il 27 giugno 1980 il DC-9 Itavia precipitò in mare a causa di un missile, continuando a negare tale tremenda tesi per cui non si è ancora stata accertata la responsabilità, e riuscirà sempre a risparmiare sulla pelle dei cittadini.
Come raccontò 5 anni fa a La Stampa im’anziana donna vittima del terremoto dell’Irpinia.
«Sul fuoco ribolle un brodino di verdure, la televisione trasmette il solito gioco a premi e la signora Lucia Senatore, 87 anni, invalida al 50 per cento, aspetta l’ora di cena accanto alla stufa a gas. Per il trentasettesimo anno consecutivo della sua vita, si prepara a passare il Natale nel container numero 59 del campo sfollati in frazione Pregiato a Cava de’ Tirreni» scrisse allora il giornalista Niccolò Zancan.
«Il mio container lo curo al massimo», dice guardando i cavi elettrici che penzolano dal soffitto. «Mi vergogno delle cose che non funzionano. Ho fatto mettere una nuova finestra, ma restano gli spifferi e piove dentro. Il mio sogno era avere una casa vera, non credo si realizzerà».
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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