di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
La vaccinazione massiva con ripetute dosi e booster in piena pandemia non solo può diventare “un’arma di distruzione di massa”, come sostenuto dai virologi Luc Montagnier e Geert Vande Bossche e dal biologo italiano Franco Trinca. Non solo può causare varianti più infettive per il banale concetto della farmaco-resistenza già ampiamente noto per gli antibiotici.
Ma in virtù dei numeri enormi delle somministrazioni, in alcuni casi imposte con il ricatto della perdita del lavoro per varie categorie come operatori sanitari, scolastici delle forze dell’ordine e delle forze armate, diventa un alibi per le autorità sanitarie per condurre una farmacovigilanza passiva capace di occultare il reale nocumento causato da questi sieri genici sperimentali e pericolosi.
La loro pericolosità è confermata sia da innumerevoli studi scientifici, pubblicati ancor prima della loro autorizzazione all’uso di emergenza nell’ottobre 2020, sia dal colossale numero di segnalazioni avverse registrate dalla piattaforma europea EudraVigilance, di recente denunciate da un gruppo di coraggiosi cittadini a Taranto con un maximanifesto.
Ma ciò che è ancor più grave è l’altissimo numero di “esiti ignoti” di reazioni avverse con sindromi di gravi disturbi neurologici, sovente letali, come dimostrato in una precedente inchiesta.
Ebbene anche la farmacovigilanza passiva dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) conferma di non essere all’altezza di comprendere la potenziale dannosità di questi vaccini antiCovid per tre ragioni: in primo luogo basa la correlazione su un algoritmo OMS ampiamente critica da molteplici medici esperti di immunizzazione, quindi riporta un esito “non disponibile” per circa il 10 % degli altri 24mila casi di reazioni avverse gravi, ed infine inserisce alle voci “indeterminato” o “inclassificabile” il nesso di causalità tra somministrazione del farmaco sperimentale e conseguenze letali.
Rileggendo per altri motivi l’ultimo rapporto AIFA disponibile (il XII riferito al periodo 27/12/2020 al 26/06/2022) ecco l’amara sorpresa…
Scrive AIFA: «Al momento della stesura di questo Rapporto, il nesso di causalità secondo l’algoritmo dell’OMS è stato inserito nel 92% (22.992/24.992) delle segnalazioni di eventi avversi gravi, ed è risultato correlabile alla vaccinazione nel 32,6% di tutte le segnalazioni gravi valutate (7.506/22.992), indeterminato nel 38,4% (8.836/22.992) e non correlabile nel 23,1% (5.321/22.992). Il 5,8% (1.329/22.992) delle segnalazioni valutate è inclassificabile, per mancanza di informazioni sufficienti. Le valutazioni inerenti alle segnalazioni gravi correlabili sono approfondite per singolo vaccino nella sezione dedicata. Le schede non ancora valutate sono in corso di approfondimento, in attesa delle informazioni di follow-up necessarie a una corretta valutazione del caso, e sono periodicamente esaminate dai Centri Regionali di Farmacovigilanza (CRFV) e dal Gruppo di lavoro per la Vaccinovigilanza».
La percentuale delle reazioni gravi si avvicina a un quinto delle segnalazioni totali: «L’81,8% (n. 112.739) delle segnalazioni inserite al 26/06/2022 è riferita a eventi avversi non gravi, con un tasso di segnalazione pari a 82/100.000 dosi somministrate e il 18,1% (n. 24.992) a eventi avversi gravi, con un tasso di 18 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose somministrata e dal possibile ruolo causale della vaccinazione (la gravità non è riportata nello 0,1% delle segnalazioni, n. 168)».
«Il 47% circa delle segnalazioni gravi riporta come esito la “risoluzione completa” o il “miglioramento” dell’evento e il 35% risulta non ancora guarito al momento della segnalazione (Figura 7)».
Ma c’è di più! Come si può vedere dalla fascia gialla nella tabella delle reazioni gravi per quasi il 10 % di esse “non è disponibile l’esito”. Ovvero non si conosce la sorte di oltre 2mila vaccinati, posto che il totale delle segnalazioni di eventi avversi gravi è di 24.992 casi. E’ facile intuire che se anche solo la metà di loro fosse morta il numero dei casi letali ufficialmente registrati raddoppierebbe…
BEN 291 DECESSI SU 916 CON CORRELAZIONE INDETERMINATA
«Complessivamente, dopo aver verificato la presenza di duplicati, ovvero di casi per cui è stata inserita più di una segnalazione, 916 segnalazioni gravi hanno avuto esito fatale, indicato al momento della segnalazione o come informazione acquisita successivamente al follow-up, indipendentemente dalla tipologia di vaccino, dal numero di dose e dal nesso di causalità. Il tasso è sovrapponibile a quanto riportato nel Rapporto precedente: 0,66 eventi con esito fatale segnalati ogni 100.000 dosi somministrate» si legge nel XII Rapporto sulla Sorveglianza dei vaccini anti-COVID-19 (link a fondo pagina).
«Il 46% dei casi (n. 420) riguarda donne, il 53% uomini (n. 487) mentre l’1% (9 schede) non riporta questo dato. L’età media è di 79 anni e nel 70,9% dei casi il tempo intercorrente tra la somministrazione e il decesso è compreso tra 0 e 14 giorni, non definito nel 6,9% dei casi e con intervallo maggiore di 14 giorni nel rimanente 22,2% dei casi. In 519 casi il decesso è registrato dopo la 1a dose, in 289 dopo la 2a, in 103 dopo la 3adose e in 5 dopo la 4a dose».
L’84,3% (772/916) delle segnalazioni con esito decesso presenta una valutazione del nesso di causalità con l’algoritmo dell’OMS, in base al quale il 58,5% dei casi (452/772) è non correlabile, il 28,2% (218/772) indeterminato e il 9,5% (73/772) inclassificabile per mancanza di informazioni sufficienti. Complessivamente, 29 casi (3,8%) sui 772 valutati sono risultati correlabili (circa 0,2 casi ogni milione di dosi somministrate), di cui 27 già descritti nei Rapporti precedenti. Le rimanenti 2 segnalazioni si riferiscono in un caso a un paziente 83enne, deceduto a causa di complicanze legate al COVID-19, contratto circa 5 mesi dopo aver completato il ciclo vaccinale e la dose di richiamo (vaccinazione inefficace); nel secondo caso il paziente 94enne, dopo 3a dose segnalava malessere generale (diarrea, stanchezza, mal di schiena, astenia) e le condizioni di salute peggioravano progressivamente fino al decesso avvenuto 3 mesi dopo».
«Si tratta di un insieme molto eterogeneo di segnalazioni che sono state attentamente monitorate nel tempo, con l’obiettivo di raccogliere per ciascuna scheda il maggior numero di informazioni possibili, come cartelle cliniche e referti degli accertamenti eseguiti, compresi i referti autoptici qualora disponibili. La distribuzione di questi casi a esito fatale per tipologia di vaccino è riportata nella Tabella 3».
Cosa si legge tra le righe di quest’ultima ammissione? Che le autopsie sono state eseguite “a caso” ma non sempre. Come sappiamo, già per i morti di Covid-19 l’ormai ex Ministro della Salute Roberto Speranza ne aveva impedito l’uso anche ai magistrati.
Ciò falsò in modo abnorme il numero dei deceduti con l’infezione da SARS-Cov-2 come tardivamente e vergognosamente ammesso di recente dal direttore dell’AIFA, Nicola Magrini.
Mentre in Giappone e in Germania gli esami autoptici, quando sono stati eseguiti con finalità di ricerca-campione, hanno ripetutamente confermato l’altissima percentuale di correlazione con i decessi.
Tra un paio di anni, magari. le stesse autorità sanitarie governative che hanno giurato e spergiurato su efficacia e sicurezza dei vaccini antiCovid verranno a confermare che sono letali, possono alterare il DNA o creare gravi ed irreparabili danni al sistema immunitario, come sostenuto da molteplici ricerche pubblicate su autorevoli riviste mediche specializzate.
Si potrebbe quindi ripetere quanto già accaduto con la direttrice Pfizer. In un’audizione davanti all’Unione Europea ha infatti ammesso che i sieri genici non sono stati testati per prevenire la trasmissione dei virus, come invece declamato persino dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per giustificare la sua firma sotto i Decreti Legge del governo di Mario Draghi volti a imporre l’obbligo di vaccinazione ai varie categorie professionali e agli over 50, ma prossimamente al vaglio della Corte Costituzionale per presunte illegittimità in contrasto con l’articolo 32 sulla libertà di scelta di cure sanitarie.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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AIFA – XII RAPPORTO SULLA SORVEGLIANZA DEI VACCINI COVID-19