di Carlo Domenico Cristofori
Da oggi mercoledì 26 ottobre gli over80 e gli over60 (60-79enni non fragili) potranno preaderire al terzo booster sul portale www.IlPiemontetivaccina.it. Sono oltre 170 mila coloro che hanno già maturato i 120 giorni dalla quarta dose e, come sempre, potranno ricevere il vaccino anche nelle farmacie aderenti o presso il proprio medico di famiglia se vaccinatore.
“Daremo la possibilità a chi lo desidera di preaderire subito alla quinta dose, ma da metà novembre procederemo poi con l’invito diretto tramite sms, come sempre fatto finora, per garantire la massima copertura possibile anche a questa nuova fase della campagna vaccinale – spiegano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi -. Con oltre 500 mila quarte dosi somministrate il Piemonte continua a essere una delle Regioni più virtuose e di questo ringraziamo tutto il nostro sistema sanitario”.
Da lunedì 24 ottobre è invece iniziata la raccolta delle adesioni per la 5^ dose tra gli ospiti delle RSA e con la chiamata attiva per i fragili over60, in tutto circa 56 mila persone con i requisiti già maturati.
E’ quanto rende noto la Regione Piemonte in un comunicato ai giornali, incurante delle ripetute allarmanti ricerche sulla limitata efficacia dei sieri genici sperimentali a RNA messaggero e sugli elevati pericoli di reazioni avverse anche letali, confermati dalle piattaforme di Farmacovigilanza.
Ciò avviene proprio mentre un gruppo di molti ricercatori dello UTAH (USA), guidato da Ashley L. Fowlkes, ScD, MPH, Influenza Division, dei CDC (Centers for Disease Control and Prevention) di Atlanta, avverte che i vaccinati con tre dosi, quindi con un solo booster, sono più rischio di contrarre il Covid-19 rispetto ai non vaccinati. Rammentiamo che i CDC sono strutture sanitarie governative presenti in ogni stato e paragonabili alle ASL Italiane.
La ricerca è stato riportato dal giornalista Zachary Stieber e pubblicato su The Epoch Times. Ecco l’articolo nella traduzione del Blog di Sabino Paciolla.
Questa analisi statistica riporta alla memoria il caso della 14enne trivaccinata Asia Benetti che è morta di miocardite, uno degli effetti indesiderati segnalati anche nei fogli illustrativi dei vaccini, dopo aver contratto il Covid-19 che ha probabilmente determinato una concausa nel decesso.
L’INQUIETANTE RICERCA AMERIC ANA
Secondo un nuovo studio, le persone che hanno ricevuto due o tre dosi di vaccino COVID-19 a RNA messaggero hanno maggiori probabilità di contrarre la COVID-19 con sintomi.
I ricercatori hanno scoperto che i vaccinati avevano maggiori probabilità di contrarre la COVID-19 sintomatica rispetto ai non vaccinati, anche se avevano ricevuto un richiamo oltre alla serie primaria.
I ricercatori dell’Università dello Utah e di altre istituzioni hanno esaminato il personale sanitario, i primi soccorritori e altri cosiddetti lavoratori in prima linea dal 14 dicembre 2020 al 19 aprile 2022. I partecipanti hanno presentato dei tamponi nasali prelevati da soli e raccolti su base settimanale, oltre che quando i partecipanti manifestavano segni di malattia.
Tra le persone infettate da COVID-19 da quando Omicron è diventato il ceppo virale dominante alla fine del 2021, 109 non erano vaccinate e 634 erano vaccinate. Di questi, 85 non vaccinati erano sintomatici, rispetto a 216 persone che hanno ricevuto una serie primaria di vaccinazione con RNA messaggero (mRNA) – due dosi di vaccino Pfizer o Moderna – e 327 persone che hanno ricevuto un richiamo in aggiunta alle dosi iniziali.
I ricercatori hanno calcolato gli odds ratio per la COVID-19 sintomatica e altri esiti e hanno scoperto che le persone non vaccinate avevano la minore probabilità di manifestare la COVID-19 sintomatica.
Le persone che hanno ricevuto una serie primaria avevano maggiori probabilità di manifestare febbre o brividi nei primi mesi dopo la vaccinazione, ma in seguito le probabilità sono diminuite, anche dopo aver ricevuto un richiamo. Le persone vaccinate hanno anche avuto inizialmente una durata maggiore dei sintomi. Le persone non vaccinate hanno avuto più sintomi, hanno avuto più probabilità di ricevere cure mediche e hanno perso più tempo al lavoro.
I risultati differiscono da quelli ottenuti durante l’era Delta, quando le persone non vaccinate avevano maggiori probabilità di avere una COVID-19 sintomatica, di avere febbre o brividi e di avere una durata maggiore dei sintomi.
Ricordiamo, questa è un’aggiunta di Gospa News all’articolo di Epoch Times, che uno studio della Thomas Jefferson University di Boston ha evidenziato non solo gli effetti infiammatori delle nanoparticelle usate come vettori della spike geneticamente modificata nei sieri genici a RNA messaggero ma anche i danni a lungo termine al sistema immunitario, già oggetto degli avvertimenti sulla pericolosità dei booster lanciati dal virologo Luc Montagnier e del responsabile vaccini della stessa European Medicines Agency.
Non solo. E’ stata confermata da altre ricerche la possibilità che i vaccini possano far ricomparire malattie infettive come l’herpes zoster, anche denominata Fuoco di Sant’Antonio.
I TEST SUI LAVORATORI IN PRIMA LINEA
Lo studio è stato pubblicato dal Journal of the American Medical Association (18 ottobre 2022).
Ha utilizzato la rete HEROES-RECOVER, che comprende i cosiddetti lavoratori in prima linea, come gli autisti dei camion della spazzatura e gli operatori degli asili nido. La rete è finanziata dai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie.
Sono stati arruolati circa 7.223 partecipanti, ma 1.710 sono stati esclusi perché erano stati infettati da COVID-19 prima della data di inizio dello studio, se erano stati infettati entro 13 giorni dal ricevimento di una seconda dose di vaccino o se erano stati infettati entro 13 giorni o oltre 149 giorni dal ricevimento di una terza dose di vaccino. La maggior parte dei restanti partecipanti non è stata infettata durante il periodo dello studio.
I ricercatori hanno detto che le limitazioni dello studio possono aver portato a scoprire che le persone non vaccinate avevano meno probabilità di manifestare la COVID-19 sintomatica.
“Le limitazioni nelle dimensioni del campione e nella capacità di aggiustare i modelli per i potenziali confondenti hanno reso particolarmente difficile l’interpretazione di risultati inaspettati, come una percentuale più alta di individui con malattia sintomatica tra coloro che sono stati vaccinati con la terza dose di vaccino da 14 a 149 giorni prima dell’infezione da Omicron rispetto a coloro che non sono stati vaccinati”, hanno detto.
Sarang Yoon, professore assistente presso il Dipartimento di Medicina di Famiglia e Preventiva dell’Università dello Utah e uno degli autori, si è soffermato sul fatto che i vaccinati stavano meglio in alcune categorie.
“È incoraggiante che i vaccini a base di mRNA resistano piuttosto bene a queste varianti”, ha dichiarato Yoon in un comunicato. “Sappiamo che i casi di infezione sono più probabili con Delta e Omicron rispetto al ceppo iniziale, ma i vaccini fanno comunque un buon lavoro nel limitare la gravità dell’infezione”.
Carlo Domenico Cristofori
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MAIN SOURCES
GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS
GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE
THE EPOCH TIME – Triple Vaccinated More Likely Than Unvaccinated to Get Symptomatic COVID-19: Study
https://www.gospanews.net/2022/09/13/vaccini-covid-quarta-dose-thriller-bivalenti-testati-solo-sui-ratti-e-fiale-uguali-a-quelle-dei-sieri-genici-scaduti/