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ELEZIONI USA: SCONFITTI BIDEN, SISTEMA DI VOTO (altri Brogli) E TRUMP “SUICIDA POLITICO”: Minaccia il Rivale del GOP Vincente Ron DeSantis

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Dagli abbracci agli schiaffi: nell’immagine di copertina una foto di repertorio di Donald Trump con il governatore della Florida Ron De Santis, oggetto delle minacce dell’ex presidente per una sua probabile candidatura alle primarie repubblicane per la corsa alla Casa Bianca del 2024

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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Alle Elezioni di Medio Termine per il rinnovo parziale del Senato e totale della Camera dei Rappresentanti ci sono stati ben pochi vincenti ma soprattutto illustri perdenti.

Il primo tra tutti è stato il Diritto democratico al Voto che finisce, ancora una volta, come nelle presidenziali del 2020, al centro di sospetti di brogli dopo la prima causa legale per le schede postali sparite e per gli apparecchi elettorali inceppati.

Se ciò fosse avvenuto in Alaska, dove si giocano una poltrona in Senato due Repubblicani, o nelle Hawaii dove un Democratico ha massacrato il rivale del Grand Old Party conquistando un posto tra i senatori con quasi il 50 % di scarto non sarebbe importato né agli Americani né tantomeno agli altri Occidentali.

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Le grane, invece, sono avvenute in due dei cosiddetti “Swing State”, gli stati in bilico, di notevole importanza per la definizione della maggioranza in Senato dopo che la marea rossa repubblicana ha sommerso quella blu democratica nella Camera dei Rapresentanti per i motivi che descritti in modo adamantino da Kevin Barrett, noto giornalista ed opinionista americano, nel suo articolo su Veterans Today in cui ha spiegato le ragioni per cui per la prima volta nella vita ha votato il GOP.

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Dietro non ci sono le anacronistiche e fatue ideologie che hanno determinato in Italia la vittoria del centrodestra guidato da Giorgia Meloni, successiva al suo endorsement ai poteri forti del Nuovo Ordine Mondiale, ma i pragmatismi americani che nella guerra in Ucraina, orchestrata dai DEM col Golpe NATO del 2014 a Kiev, rivedono gli spettri incombenti del Vietnam e dell’Afghanistan. Dove sono morti migliaia di marines e da dove altri soldati a stelle e strisce sono tornati con una vita segnata dalle ferite fisiche o psicologiche.

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Il servilismo alla Lobby delle Armi ed alle Big Pharma dei Vaccini insieme alle censure sulla pandemia, dall’origine del SARS-Cov-2 ai danni da sieri genici sperimentali obbligatori, sono i tre argomenti cardini per cui un analista intelligente come Barrett ha motivato il suo rifiuto di votare la Sinistra americana che ha travalicato la “linea rossa” non solo agli occhi del presidente Vladimir Putin, di fatto costretto a intervenire nel Donbass per porre fine al genocidio del regime filo-nazista di Kiev supportato dal controspionaggio americano della CIA (Central Intelligence Agency), ma anche agli occhi degli osservatori obiettivi di una sedicente Democrazia Civile quale si vanta di essere (e in parte davvero è molto più dell’Italia controllata dalla CIA come l’Ucraina) quella degli Stati Uniti d’America.

La mappa del voto nelle elezioni USA di Midterm per il rinnovo dei 435 seggi della Camera dei Rappresentanti – fonte NBC News

La vittoria alla Camera dei Repubblicani è minima se si guarda la differenza nel numero di seggi ma diventa enorme se si guarda alla mappa geografica. I piccoli collegi, dove i vari Mark Zuckerberg hanno più gioco facile nel comprare e pilotare i centri elettorali come ha fatto nelle presidenziali 2020, hanno premiato i Blu dell’Asinello mentre quelli più grandi hanno concesso la vittoria ai Rossi dell’Elefante.

Ciò fa ben sperare per le presidenziali del 2024 chi non ama il presidente più complottista della storia della Casa Bianca, Joe Biden, marionetta nelle mani del Nuovo Ordine Mondiale che comincia dai Rockefeller, pass per i Bush e i Clinton e giunge fino al suo mentore Obama.

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LA SCONFITTA DEL SISTEMA DI VOTO PER ALTRI BROGLI

Ma evidenzia la criticità di un sistema elettorale, in molti stati basato sui tabulatori manipolabili Dominion creati da Bill Clinton e non a caso dichiarati illegali in Texas, che è diventata macroscopica in Senato dove il destino di Biden è appeso all’esito incerto di due “Swing States” come Arizona e Georgia, dove sono già state accertate palesi violazioni che fetano di brogli.

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Quasi il 20% dei seggi elettorali nella contea di Maricopa, in Arizona, ha problemi,  titolava ieri notte Zero HEdge

“Abbiamo riscontrato alcuni problemi con il tabulatore in un paio di luoghi in cui il tabulatore non prende immediatamente il voto”, ha affermato il registratore della contea Stephen Richer dopo che ci è stato chiesto di due luoghi con problemi. ” Invece può essere il conteggio centrale tabulato qui, o se quel problema può essere affrontato lì, allora può essere inserito nel tabulatore… ”

Nella contea di Maricopa si stanno registrando ovunque problemi con il voto elettronico. In  un  video un addetto sta spiegando che in quel seggio hanno due tabulatori, uno non funziona correttamente e l’altro non legge bene il 25% dei voti.

Mentre in Georgia c’è già stato addirittura il pronunciamento di un giudice a sancire il macroscopico errore di oltre 1.000 schede per il voto postale non recapitate agli aventi diritto. L’intervento ha consentito una nuova spedizione ma chissà quanti avranno poi adempiuto all’esternazione della loro preferenza entro il termine tassativo di spedizione dell’8 novembre, funzionale alla possibilità di una certificazione del risultato ufficiale il 15 novembre, proprio quando Donald Trump annuncerà pubblicamente la sua candidatura per le presidenziali del 2024.

La mappa del voto nelle elezioni USA di Midterm per il rinnovo di 35 seggi del Senato- fonte NBC News

Al momento i seggi del Senato vedono la perfetta parità 48 a 48 ma restano appunto da assegnare in Georgia e Nevada, dove il testa a testa tra candidati Blu e Rossi scorre sulle migliaia di voti, e proprio in Arizona dove quello dell’Asinello è invece molto più avvantaggiato.

Non va dimenticato che la Georgia è proprio lo Stato in cui i brogli elettorali sulle presidenziali del 2020 furono ufficialmente confermati dal Segretario di Stato senza che questo influisse sulla vittoria ormai sancita del Congresso del candidato democratico.

Se finisse 51 a 49 il GOP avrebbe una risicata maggioranza anche al Senato e farebbe diventare Biden “un’anatra zoppa” ovvero un presidente costretto a governare soltanto con gli Executive Orders giustificabili da emergenze nazionali (dall’Ucraina al Covid-19) per il rischio che la Camera non approvi le leggi auspicate dalla sua amministrazione o il Senato le blocchi anche qualora dovessero passare.

Ma secondo le ultime notizie politiche, la corsa al Senato degli Stati Uniti in Georgia si avvia al ballottaggio il 6 dicembre, perché nessuno dei due principali candidati sembra sulla buona strada per ottenere la maggioranza dei voti.

LE SCONFITTE DI BIDEN E TRUMP. LA VITTORIA DEI DUE RON

Dinnanzi a questa vittoria monca del GOP è pertanto più corretto parlare di sconfitta di Biden, ridimensionato nei suoi poteri come richiesto apertamente da Elon Musk, per la gestione dell’inflazione alimentata dalla speculazione mondiale su gas e petrolio nella guerra di sanzioni economiche alla Russia, ma non si può certo parlare di vittoria dei Repubblicani, frammentati in identità prive di un vero leader che possa esprimere il compromesso tra le tre più importanti frange dell’elettorato: i conservatori globalisti della finanza, i Cristiani Evangelici coi Cattolici integralisti, e gli imprenditori produttivi che sognano la rinascita di un’America potente per il Pil più che per gli artifizi internazionali dei banchieri sul dollaro

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Di queste tre anime del Grand Old Party l’ex presidente Donald Trump rappresenta ormai soltanto l’ultima. Forse la più importante.

Ma certamente non abbastanza da consentirgli di riempire di sogni concreti e di pragmatica sostanza il suo romantico slogan Make America Great Again anche perché MAGA è diventato l’acronimo dell’assalto violento a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 in cui il tycoon di New York ha sepolto ogni speranza di una rivincita contro Biden, certamente vittorioso grazie a palesi brogli elettorali, fornendo però ai suoi avversari le armi giudiziarie per perseguitare lui e distruggere il suo staff, da Steve Bannon in giù.

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Se proprio vogliamo intravedere un successo repubblicano in queste elezioni di Midterm dobbiamo celebrare quello dei due Ron: l’italo-americano DeSantis riconfermato Governatore della Florida con un pass in mano per le Primarie per la Corsa alla Casa Bianca nelle elezioni presidenziali del 2024, e Johnson, tra i pochi parlamentari del Congresso che si è distinto per la lotta contro i complotti sulla pandemia dai vaccini pericolosi delle Big Pharma alle inchieste sull’origine da laboratorio del Covid-19, e sembra destinato a spuntarla nel Wisconsin dove sopravanza con il 50,5 % dei voti (32mila) l’avversario DEM fermo al 49,3 % con già il 94 % dei voti scrutinati e 163mila da esaminare. Ma viene già dato vincente nella mappa di NBC News (vedi sopra).

Proprio a Ron Jonson è andato l’endorsement del giornalista Kevin Barrett.

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Se Johnson dovesse subire un ribaltone ciò potrebbe davvero far esplodere una rivolta Repubblicana perché è lo stato che, insieme a Georgia, Arizona e Pennysilvania, si palesarono le più macroscopiche anomalie nel conteggio dei voti nel 2020. 

In estrema sintesi, pertanto, si può ben leggere il risultato al fotofinish della corsa al Senato come una nuova sconfitta di Trump che non è stato capace di approfittare della palese debolezza di Biden sui reali argomenti politici contestati dall’elettorato americano: guerra e vaccini obbligatori, oggetto di infinite battaglie giudiziarie tra governatori (anche DEM) e Casa Bianca.

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Il motivo è semplice: Trump fu il primo a continuare le politiche guerrafondaie filo-israeliane contro la Siria e filo-Kiev contro la Russia tanto da guadagnarsi persino un vergogno Impeachment da parte dei Democratici che furono i primi a sguazzare nell’UkraineGate con Hunter Biden e suo padre.

Ma fu anche il primo a finanziare la frettolosa produzione di vaccini antiCovid delle Big Pharma con l’operazione Warp Speed ottenendo persino lo smacco del rifiuto dei finanziamenti da parte della Pfizer, saldamente ancora ai Democratici sebbene sponsor di molti Repubblicani tra cui il procuratore generale del Texas, il trumpiano Ken Paxton, riconfermato proprio nell’ambito delle elezioni statali di ieri.

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LE MINACCE SUICIDE DI TRUMP A DE SANTIS

Donny ha perso la fiducia di Mike Pence, riferimento degli influenti Cristiani Evangelisti americani, e adesso ha pure decretato il suo suicidio politico passando alle minacce contro Ron DeSantis, amato riconfermato in Florida proprio per aver difeso i suoi abitanti dalle derive gender lanciate da Disneyland con un palese endorsement all’elettorato cristiano, dalle proteste contro la riforma delle legge sull’aborto e dall’obbligo sieri antiCovid.

DeSantis, fu uno dei primi, già nel novembre 2021, a firmare un pacchetto di leggi contro le norme federali che obbligavano i lavoratori a vaccinarsi. Le nuove disposizioni vietano ai datori di lavoro privati di imporre tale misura e consentono “ai dipendenti di scegliere tra numerose esenzioni, incluse ma non solo, problemi religiosi o di salute, gravidanza o futura gravidanza”.

DeSantis, con laurea ad Harvard e trascorso in Marina nello JAG come avvocato prima dell’ingresso in politica, si definisce un cristiano cattolico ma dal 2015 sostiene anche la lobby fondamentalista protestante Family Research Council Action PAC.

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Trump, nella sua strategia da elefante mezzo corrotto e bollito dalle sconfitte (di cui fu in parte artefice per mancanza di coraggio nello sfidare apertamente il Deep State), ha davvero passato il segno poche ore prima delle elezioni per il Congresso.

“Non so se sta correndo. Penso che se corre, potrebbe ferirsi molto gravemente. Credo davvero che potrebbe ferirsi gravemente”, ha detto Trump. “Non credo che andrebbe bene per la festa.”
DeSantis è considerato da molti il ​​candidato più probabile a soppiantare Trump come candidato repubblicano alla presidenza nel 2024.

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Se il signor DeSantis dovesse annunciare un’offerta presidenziale, Trump ha detto che rivelerebbe “cose ​​su di lui che non sarebbero molto lusinghiere – so di lui più di chiunque altro – a parte, forse, sua moglie”. Non ha fornito dettagli, ma Trump ha già minacciato di rilasciare informazioni dannose sui rivali.

In seguito ha descritto il suo potenziale avversario come “un bravo ragazzo” e ha negato che ci fosse una disputa tra loro. “Non c’è un litigio con me, e sono molto in alto nei sondaggi”, ha detto ma ormai aveva già passato il Rubicone per una guerra aperta che non gli procurerà alcun vantaggio ma ulteriore astio in seno ai Repubblicani.

Mentre avrebbe forse potuto cercare un’alleanza per sostenere un volto nuovo del GOP per la Casa Bianca di cui diventare “‘vicepresidente” con ogni beneficio di immunità politica e giudiziaria conseguente.

Per tutti i motivi sopracitati possiamo già cantare a Donny, se non si ravvederà, il De profundis Clamavi…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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