CACCIA AL NEONAZISTA UCRAINO DEL BATTAGLIONE AZOV. Progettava Attentati in Italia con Armi date a Kiev dalla NATO
Introduzione di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Se non fosse stato per la capillare attività di investigazione della Polizia di Stato tramite le divisioni proposte all’attività antiterrorismo (la Digos delle Questure e l’Ucigos a livello nazionale) il peggiore degli incubi collegati alla guerra in Ucraina sarebbe potuto diventare realtà.
Nel giugno scorso il direttore dell’Interpol lanciò infatti un allarme sul rischio che le armi donate dai paesi NATO al regime di Kiev potessero finire nelle mani di organizzazioni criminali.
https://www.gospanews.net/en/2022/06/03/western-weapons-could-end-up-in-criminals-hands-interpol-issues-ukrainian-warning/
Ciò fu ipotizzato anche in conseguenza del fatto che la Guardia Nazionale Ucraina aveva arruolato tra le sue truppe paramilitari, fin dal lontano 2014 con lo scoppio della guerra civile conseguente al golpe finanziato da George Soros e dalle ambasciate di alcuni paesi dell’Alleanza Atlantica, gli estremisti neonazisti del Battaglione Azov che ostentano con convinzione i simboli delle SS.
Accanto a loro, in autonomia, combattono anche i jihadisti del Battaglione Sheikh Mansour che di recente sono stati affiancati, grazie alla collaborazione tra il presidente Volodymyr Zelensky e il controspionaggio americano CIA, da ex guerriglieri dell’ISIS.
Ebbene l’operazione condotta nei giorni scorsi in Campania e culminata con 4 arresti ha confermato che non solo questo rischio è possibile ma si stava già concretizzando nei piani di un giovane di nazionalità ucraina che aveva in mente di reperire le armi in dotazione al Battaglione Azov, con cui ha legami e ora sta combattendo, per compiere attentati terroristici in Italia anche ai danni di una caserma dei Carabinieri.
Tra gli aspetti più inquietanti emersi nell’inchiesta sull’associazione di matrice neonazista “Ordine di Hagal”, iniziata nel 2019 e sfociata in alcune perquisizioni nell’ottobre 2021, c’è infatti il ruolo di Anton Radomosky, 27enne originario di Ternopil ma domiciliato in Italia a Marigliano, dove risiedeva con il padre.
Prima di recarsi a combattere in Ucraina dopo l’inizio dell’operazione militare speciale voluta dal presidente russo Vladimir Putin per “de-militarizzare e de-nazificare” il paese confinante e proteggere i filo-russi dal sistematico genocidio nel Donbass che si protraeva dal 2014 (con oltre 5mila vittime civili).
Radomosky è ora ricercato dalla Polizia perché sfuggito all’ordinanza di custodia cautelare non trovandosi in Italia. Secondo investigatori e magistrati aveva il compito di procurare armi e contribuire all’addestramento militare degli associati e, in particolare, avrebbe offerto la propria “intermediazione” tra l’Ordine di Hagal e gruppi neonazisti come il Battaglione Azov.
Non è la prima volta che un paramilitare di nazionalità ucraina si trova al centro di un’inchiesta connessa alla guerra civile del Donbass e alla continuità con ambienti di terrorismo estremista.
Vitaly Markiv, un militare della Guardia Nazionale Ucraina con passaporto anche italiano, fu accusato dell’omicidio di Andy Rocchelli, il fotoreporter pavese ucciso nel Donbass il 24 maggio del 2014, dopo un “tiro al bersaglio con mortaio”, insieme all’interprete e fotografo russo Andrej Mironov, mentre un collega francese era sopravvissuto per miracolo.
Markiv, era stato condannato nel 2019 a 24 anni di reclusione dalla Corte d’Assise di Pavia e successivamente assolto, nel novembre 2020, nel processo d’Appello.
Tale assoluzione fu poi confermata nel dicembre 2021 dalla Corte di Cassazione dopo le molteplici pressioni politiche internazionali attuate da esponenti del partito italiano Europa + finanziato, da Soros che fu tra i registi del golpe NATO a Kiev, ma soprattutto dall’allora Ministro dell’Interno dell’Ucraina Arsen Avakov (in carica dal 27 febbraio 2014 al 15 luglio 2021), che nel 2012 era stato arrestato proprio in Italia in seguito a un mandato di cattura internazionale per abuso d’ufficio.
CIA’s Ground Branch is Training Ukrainian Paramilitaries against Russia.
Dal Ministero dell’Interno di Kiev dipende infatti la NGU (Guardia Nazionale Ucraina), dove confluirono vari gruppi di milizie volontarie del Pravyj Sector (Settore Destro) ma anche del famigerato Battaglione Azov di ultra-destra neonazista, accusato da Amnesty International di torture.
Secondo gli inquirenti il neonazista Radomosky avrebbe vantato contatti con entrambe queste formazioni estremiste, eredi degli Ucraini che durante la Seconda Guerra Mondiale collaborarono con i Nazisti del Terzo Reich nello sterminio degli Ebrei polacchi rifugiatisi in Ucraina.
I legami terroristici, pertanto, vanno ben oltre le relazioni tra gruppi di fanatici come l’Ordine di Hagal ma sono radicate in una cultura neonazista propalata in Ucraina da Stephan Bandera con l’aiuto degli 007 della CIA che, negli ultimi anni, tramite il reparto speciale militare Ground Branch e dietro precisi ordini del governo USA, ha addestrato anche i paramilitari del Battaglione Azov.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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https://www.gospanews.net/2022/11/06/lobby-armi-8-boom-di-affari-usa-nellue-per-la-colonia-ucraina-laccordo-pentagono-olanda-sui-carri-armati-cechi-fa-gola-a-mattarella-in-partenza-per-laja/
Rete neonazista attiva in Italia: addestramenti con le armi e sul web propaganda fascista
di Nadia Palazzolo per Today – I link agli articoli a Gospa News sono stati aggiunti a posteriori
Un’associazione con finalità “di terrorismo di matrice neonazista, suprematista e negazionista” è stata smantellata oggi, 15 novembre 2022, in Campania. Quattro persone sono state arrestate tra Napoli, Caserta e Avellino. Disposto anche l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di un’altra persona, a Roma, gravemente indiziata di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa. Eseguite anche una trentina di perquisizioni personali domiciliari e informatiche su tutto il territorio nazionale.
L’associazione si chiama “Ordine di Hagal” e ha sede a Marigliano, in provincia di Napoli. Gli affiliati per l’accusa volevano compiere “eclatanti azioni violente” sia nei confronti di civili sia nei confronti di appartenenti alle forze di polizia.
Cosa è l’Ordine di Hagal e perché si parla di terrorismo
Gli inquirenti definiscono l'”Ordine di Hagal come un’associazione sovversiva di stampo neonazista, negazionista e suprematista.
Le indagini sono state avviate nel 2019 e già a maggio e ottobre 2021 erano culminate nell’esecuzione di 30 perquisizioni. L’ordinanza emessa oggi dal gip del tribunale di Napoli, su richiesta della Procura partenopea, è stata eseguita da Digos e Direzione centrale della Polizia di prevenzione-Ucigos.
Gli arrestati sono accusati di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico. Avrebbero “costituito, organizzato, promosso e finanziato un’associazione per delinquere, operante anche attraverso la diffusione del sito web dell’associazione Ordine di Hagal e l’utilizzazione di altri social media, finalizzata al compimento di atti eversivi violenti, istigazione a delinquere, apologia e negazionismo, con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, diretta e idonea a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali nonché quello politico e giuridico dello Stato, avente carattere e finalità neonazista, suprematista e di discriminazione razziale, etnica, e religiosa”.
Sono anche indagati per “propaganda delle idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale ed etnico, e istigazione a commettere atti di discriminazione e di violenza per motivi razziali ed etnici, fondati anche sulla minimizzazione in modo grave e sulla apologia della Shoah”.
La quinta persona è stata invece sottoposta all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria a Roma. Secondo l’accusa attraverso Facebook “scambiava, diffondeva e propagandava materiali, testi e video nel web, in modo che derivasse concreto pericolo di diffusione, di ideali neonazisti e suprematisti fondanti in tutto o in parte sulla discriminazione per motivi razziali nonché sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull’apologia della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra”.
L’addestramento con le armi e l’apologia del Fascismo
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori gli appartenenti all’Ordine di Hagal promuovevano campagne di apologia del Fascismo, negazionismo della Shoah, incitazione all’odio razziale e all’antisemitismo attraverso chat e canali sulle principali piattaforme di messaggistica istantanea, in particolare Telegram sul quale esisteva un canale denominato “Protocollo 4”. Parallelamente, svolgevano attività di addestramento paramilitare, anche frequentando all’estero corsi di addestramento al combattimento corpo a corpo e all’utilizzo di armi da fuoco.
Altre 26 perquisizioni personali, domiciliari e informatiche sono state seguite nelle province di Napoli, Avellino, Caserta, Milano Torino, Palermo, Ragusa, Treviso, Verona, Salerno, Potenza, Cosenza Crotone, nei confronti di altre persone (alcune indagate) perché in contatto con le persone arrestate attraverso i social e i canali dedicati nel complesso circuito nazionale neonazista.
L’attentato contro la caserma dei carabinieri
“Le persone indagate conducevano una vita assolutamente normale, hanno fondato questa associazione spirituale religiosa denominata Ordine di Hagal per entrare nella quale era necessario fare un giuramento, un rito iniziatico, si trattava di un’associazione organizzata in cinque livelli, quindi in maniera verticistica, e caratterizzata da una forte compartimentazione, sia verso l’esterno sia anche all’interno. Più alto era il livello gerarchico che occupavi e più eri messo aconoscenza di quello che era il progetto dell’organizzazione”, souega Antonio Bocelli, dirigente della Digos.
“Il progetto dell’organizzazione – ancora Bocelli – era quello di propagandare essenzialmente ideologie naziste, contro la religione ebraica, negazionismo della Shoah, finalizzata sostanzialmente a porre in essere delle iniziative per il sovvertimento dell’ordine democratico. Dalle attività di intercettazione è emerso come alcuni membri dell’Ordine di Hagal siano andati a fare dei corsi di addestramento e combattimento corpo a corpo, in particolare utilizzando il krav maga, un sistema di tecniche di combattimento e anche addestramento all’uso delle armi, sia corte che lunghe. Avevano anche ottenuto dei diplomi facendo questi corsi all’estero. Sono emersi anche una serie di contatti, in merito al discorso dell’addestramento con le armi, anche con i reparti più estremisti, nazisti, tipo Battaglione Azov, Misantrophic division e Centuria”.
Tra il materiale sequestrato “armi bianche, pistole replica, un’ampia pubblicistica d’area con libri sul suprematismo bianco, su Mussolini, su Hitler, foto di entrambi, bandiere, un’ampia pubblicistica d’area”.
Era la caserma dei carabinieri di Marigliano l’obiettivo individuato dagli appartenenti all’Ordine di Hagal secondo gli inquirenti. “La volontà di compiere un attentato nei confronti della caserma resta comunque soltanto dichiarata, poiché non risulta alcuna condotta attiva che facesse pensare che gli associati stessero realmente organizzando un attentato o un’azione violenta”, si legge nell’ordinanza.
L’indagato che combatte in Ucraina
Uno degli indagati, destinatario di una misura cautelare di custodia in carcere, si è reso irreperibile. Si tratta di un cittadino ucraino, Anton Radomosky, 27enne originario di Ternopil’ ma domiciliato in Italia, a Marigliano, dove risiede il padre. Per l’accusa Radomosky aveva il compito di procurare armi e contribuire all’addestramento militare degli associati.
È grazie al 27enne che la cellula campana aveva contatti con ambienti eversivi e paramilitari a sfondo neonazista operanti in Ucraina: Radomsky, in particolare, avrebbe offerto la propria “intermediazione” tra l’Ordine di Hagal e gruppi neonazisti come il Battaglione Azov, particolarmente attivo nel contesto della guerra del Donbass.
I magistrati sostengono che Radomsky, insieme a un altro indagato, Gianpiero Testa, 25enne di Marigliano, finito in carcere, si dichiarava “pronto a compiere azioni militari terroristiche con armi ed esplosivi nei confronti dei carabinieri o contro obiettivi civili”.
Testa custodiva in casa, esposta sul frigorifero, una foto che lo ritraeva con Radomsky, mentre impugnavano armi lunghe. In alcuni video i due effettuavano insieme esercitazioni a fuoco al poligono ed entrambi si erano recati più volte in contesti di guerra. Tra l’altro Radomsky sarebbe risultato in possesso di alcune armi, tra cui una granata.
MAIN SOURCES
GOLPE NATO IN UCRAINA: LA GENESI – 2. Obama, Soros, 007 MI6 & Kyiv Security Forum
https://www.gospanews.net/2022/08/23/attentato-alla-figlia-di-dugin-accuse-e-prove-contro-lucraina-il-padre-accusa-i-neonazisti-gli-007-di-mosca-la-terrorista/