“PRICE CAP”, STRATEGIE SUICIDE DA GREAT RESET. Gas USA No, Petrolio Russo Sì! Presto alle Stelle pure la Benzina

“PRICE CAP”, STRATEGIE SUICIDE DA GREAT RESET. Gas USA No, Petrolio Russo Sì! Presto alle Stelle pure la Benzina

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di Carlo Domenico Cristofori

“Il Next generation Eu è evidente a tutti che non è più sufficiente” perché “non poteva tenere in considerazione l’impatto della guerra in Ucraina ha avuto sulle nostre economie. Bisogna fare di più oggi a livello Ue, partendo dal caro energia”.

Ha dichiarato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni in collegamento con il festival delle Regioni in corso a Milano scaricando così sull’Unione Europea tutte le colpe di cui il suo governo è da oggi complice con quello di Mario Draghi a causa della duplice strategia suicida del Price Cap: già applicato sul prezzo del petrolio russo e non ancora adottato, per disaccordo tra i governanti UE, su quello del gas.

Ma anche, o forse soprattutto, perché continuando ad armare Kiev come deciso dall’ultimo Consiglio dei Ministri dopo la pantomima in Parlamento, allontana definitivamente lo spiraglio di una pace nel conflitto che è la “benzina” virtuale gettata sul fuoco dei rincari energetici pilotati ad hoc.

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Gli esperti di economia sciorinano ragionamenti che allontano la gente comune dalla comprensione del fenomeno che. è, in realtà, molto più semplice di quanto si pensi e rientra perfettamente nel progetto del Nuovo Ordine Mondiale denominato “Great Reset”.

Esso consiste nell’azzeramento della situazione economica globale per favorire una dittatura finanziaria ancora più spietata da parte della Big Economy nei confronti dei lavoratori italiani e occidentali ma ancor di più delle popolazioni in genere, soprattutto quelle più povere che vivono in paesi africani, asiatici e sud-americani che, come il Donbass all’origine del golpe NATO in Ucraina, sono ricchi di preziose risorse del sottosuolo tra cui petrolio e gas.

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«La Commissione europea ha presentato la sua proposta di tetto al prezzo del gas, con l’auspicio di farla approvare ai governi dei Paesi membri entro Natale. La soglia massima del cosiddetto price cap, però, è molto alta: 275 euro al megawattora. In questo modo, secondo il governo italiano – spalleggiato da Spagna e Polonia – può essere davvero inefficace. Anzi: il rischio è di stimolare la speculazione, invece di frenarla, come si attendeva» riportò vari giorni fa Adnkronos scrivendo l’epigramma del price cap sul gas su cui circolano nuove improbabili bozze.

E così il mercato del Gas Naturale Liquido, controllato da Amsterdam e da Washington che lo trasporta via nave con costi abnormi rispetto a quello russo fornito con gasdotti, nel mese di novembre ha visto un rincaro del 13 % per la totale incapacità dei governi europei di trovare l’accordo promesso fin dal mese di agosto. 

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Ciò non è accaduto per l’embargo sul petrolio russo che da oggi, lunedì 5 dicembre, diventa operativo insieme al price cap di 60 dollari al barile varato dall’Unione Europea che si è unita ai paesi del G7 per imporlo alle forniture di greggio crudo di Mosca che, ovviamente, reitera quanto già detto nelle scorse settimane

Il messaggio, dettagliato nell’articolo di Gospa News International in Inglese ma leggibile in Italiano,  è semplice: la Russia ha dichiarato che non aderirà a questo accordo e non venderà petrolio ai paesi UE (e non) che applicheranno il price cap, ad eccezione dell’Ungheria con la quale ha stretto accordi energetici separati che permetteranno a Budapest e al premier Viktor Orban di trascorrere un inverno caldo e sereno.

Non sarà così in occidente dove all’incremento del gas, scatenato, secondo il segretario generale ONU Antonio Guterres, da “grottesche speculazioni delle multinazionali” tra cui l’italiana ENI in parte statale, si aggiungerà quello della benzina.

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«Con la UE che dall’inizio del conflitto ha ridotto le importazioni dalla Russia al di sotto del 30% e quest’ultima che ha incrementato le vendite sui mercati di Cina, India e Turchia, l’impatto delle misure adottate resta però limitato. Il price cap si farà in particolare sentire nel solo caso in cui i prezzi del petrolio dovessero improvvisamente salire» scrive EuroNews.

Circostanza che sì è immediatamente verificata stamattina, lunedì 5 dicembre, all’apertura dei mercati dopo l’annuncio dell’adozione occidentale del price cap su greggio russo.

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Mentre Meloni strepita verso Bruxelles per chiedere più aiuti finanziari che si traducono in un maggior debito verso la Banca Centrale Europea che, a suo piacimento o quando crollerà l’Euro per salvare il dollaro, quando ne avrà voluttà potrà cominciare a chiedere l’alienazione dei vari “assets” del Bel Paese.

E così dopo la svendita della spiaggia rosa di Budelli magari verrà messo all’asta l’intero Arcipelago ardo della Maddalena…  Tanto nel frattempo gli italiani saranno sempre più affamati e poveri e, pertanto, con ben altre primarie necessità rispetto a quella di scendere in piazza a manifestare.

In mezzo a tutto ciò la nuova premier fa finta di non capire la spirale perversa che come una lenta garrota sta piano piano strangolando l’economia italiana.

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«Le quotazioni internazionali dei prodotti petroliferi venerdì 2 dicembre erano in calo, le compagnie ferme sui prezzi raccomandati ma i prezzi praticati alla pompa in Italia risultano in salita su benzina, gasolio e Gpl. Perché? Semplice il nuovo governo ha tagliato i tagli alle accise che aveva deciso il governo precedente. Così i prezzi crescono» ha evidenziato poche ore fa Ravenna Notizie pubblicando l’elenco dei rincari.

In base all’elaborazione di Quotidiano Energia dei numeri comunicati dai gestori all’Osservaprezzi del Mimit aggiornati alle 8 di ieri 4 dicembre, il prezzo medio nazionale praticato della benzina in modalità self è 1,739 euro/litro (1,696 il valore di venerdì), con i diversi marchi compresi tra 1,730 e 1,744 euro/litro (no logo 1,741).

Questo incremento non contempla ancora i rincari già registrati sul mercato del greggio.

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Meloni ostenta un piglio da “eroina giacobina”, pur essendo guidata da due “camerati” di Fratelli d’Italia come l’ideologo Giovanbattista Fazzolari che difende i paramilitari neo-nazisti dell’Ucraina e l’ex lobbista di armi Guido Crosetto, amico dei Signori della Guerra ed ora Ministro della Difesa, fa finta di stare a Palazzo Chigi per salvare l’Italia dalla crisi ma invece sta innescando ancor di più come voluto dai think tank dei Rockefeller a cui fa riferimento.

Esiste un’unica parola con cui definire tutto ciò: VERGOGNA!

Carlo Domenico Cristofori
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MAIN SOURCES

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RAVENNA NOTIZIE – Caro benzina: il costo del carburante sale perché il Governo Meloni ha tagliato i tagli alle accise fatti da Draghi

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Carlo Domenico Cristofori

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