Nell’immagine di copertina il presidente ucraino Zelensky dietro a una sua guardia del corpo con il Totenkopf (“testa di morto” da tedesco) che indica teschio con tibie incrociate utilizzato sui capi di vestiario di tutti i membri delle SS nella Germania Nazista, la premier Meloni, Benito Mussolini e Adolf Hitler a Roma
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
AGGIORNAMENTO DEL 13 MARZO 2023
Giorgia Meloni torna a parlare del caro carburanti e dichiara: “Abbiamo fatto la scelta dolorosa di non prolungare il taglio alle accise sulla benzina. È stata molto contestata ma è stata una scelta. Favoriva i redditi più alti, noi abbiamo fatto un’altra scelta e lo rivendico”.
ARTICOLO DEL 10 GENNAIO 2023
«Quegli stessi media che “ci continuano a proporre storie struggenti di dolore e morte che colpiscono in profondità l’opinione pubblica e la preparano a una pericolosissima corsa al riarmo. Per quel che riguarda l’Italia, a un aumento delle spese militari fino a raggiungere il due per cento del Pil. Un investimento di tale portata in costi militari comporterà inevitabilmente una contrazione delle spese destinate al welfare della popolazione».
Ho espunto questa frase dall’appello alla pace e alla trasparenza giornalistica firmato da 11 famosi corrispondenti di guerra italiani, tra cui Massimo Alberizzi e Toni Capuozzo, e rilanciato da un media di Silvio Berlusconi proprio in occasione del Natale ortodosso, come abbiamo riportato ieri.
La loro previsione si è confermata azzeccata al cento per cento alla luce dei vergognosi rincari dei carburanti che si rifletteranno in modo ancor più drammatico sui beni di prima necessità per l’ovvia ricaduta dei costi aumentati degli autotrasportatori.
Ciò avviene secondo una strategia governativa che pare assolutamente funzionale al Great Reset del World Economic Forum più che alla buona e sana gestione di una nazione.
Per sostenere l’invio di maggiori e più potenti strumenti bellici a Kiev (tra cui lo scudo spaziale anti-aereo da poco annunciato che ben poco potrà contro i missili ipersonici russi di nuova generazione Sarmat e Zircon da quale settimana già in dotazione all’aeronautica di Mosca) la prosopopea del governo di Giorgia Meloni è giunta, di fatto, a imitare Benito Mussolini nel peggiore di modi.
Il Duce del Regno d’Italia, infatti, sotto lo scudo della monarchia, quando impose l’accise ancora vigente sulla benzina per finanziare la guerra in Etiopia, operava in un regime di matrice fascista
di cui è stata poi vietata persino la sua apologia o riorganizzazione nell’art. 4 della legge Scelba attuativa della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione della Repubblica Italiana.
Oggi l’articolo 1 della medesima Carta sancisce che «l’Italia è una Repubblica democratica e che la sovranità appartiene al popolo».
Ciò è vero solo in mera teoria perché il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, ormai più potente di un monarca in quanto calatosi nel nuovo ruolo di occulto ambasciatore del Nuovo Ordine Mondiale, ha approvato Decreti Leggi con palesi violazioni del dettato costituzionale.
Proprio Mattarella, infatti, strepita contro una sciagurata guerra in Ucraina sebbene gli aiuti militari siano stati autorizzati in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione e sulla scia di vergognosi conflitti d’interessi macroeconomici e geopolitici di cui abbiamo scritto nei dossier Lobby Armi e in altre inchieste.
Proprio Mattarella, nel giorno storico del suo secondo insediamento come Capo dello Stato (3 febbraio 2022, ricorrenza non casuale dello spostamento della capitale del Regno d’Italia da Firenze a Roma dopo l’attacco massonico allo Stato Pontificio con la Breccia di Porta Pia del 1870), si fece araldo di sventure prevedendo «Nuove difficoltà si presentano. Le famiglie e le imprese dovranno fare i conti con gli aumenti del prezzo dell’energia. Preoccupa la scarsità e l’aumento del prezzo di alcuni beni di importanza fondamentale per i settori produttivi».
Fece queste affermazioni sulla china della “economia di guerra” preannunciata dal suo alfiere Mario Draghi come se la partecipazione bellica fosse una soluzione ineluttabile e non un preciso orientamento per rincorrere potenze della NATO e del G7 che non hanno finanze come quelle italiane disastrate da decenni di corruzione e mafia imperante.
Ma per certe lobby affaristiche-militari internazionali la storia è soltanto maestra di speculazioni e non delle imprevedibili conseguenze che possono ingenerare scenari apocalittici di distruzione, carestia e fame peraltro già profetizzati da Gospa News il 22 febbraio 2022.
Ecco dunque che i rincari dei carburanti sono perfettamente imputabili, indirettamente, in quei “tagli al welfare” previsti dai corrispondenti di guerra e operati dalla manovra finanziaria del governo Meloni, proprio per avere più risorse di cassa “libere” (ad libitum dicevano i latini…) per investire sulla guerra in Ucraina e sulla corte dei miracoli che ruota intorno alla multinazionale bellica italiana Leonardo, come ad esempio il famigerato fondo d’investimento BlackRock.
In questo contesto fa letto il ripristino delle accise in un momento di totale incertezza nel mercato energetico del greggio e del gas che fa eco, come vedere, alla storica manovra del Duce che impose tale nuovo balzello per finanziare la missione coloniale in Etiopia.
Come Mussolini finanziò direttamente con la benzina la guerra fascista in Abissinia (antico nome del paese etiope), la Meloni sta supportando, indirettamente, la resistenza suicida e senza tregua (nemmeno a Natale) del regime neo-Nazista di Volodymyr Zelensky in Ucraina.
D’altronde le simpatie verso i paramilitari neonazisti del Battaglione Azov (inquadrato nella Guardia Nazionale Ucraina nonostante le denunce di Amnesty International per violazione dei diritti umani nel Donbass) sono state pubblicamente esternate e ribadite con fierezza marziale dall’ideologo di Fratelli d’Italia Giovanbattista Fratoianni, nominato Sottosegretario del Programma di Governo dalla nuova viragica premier Giorgia.
Ora svisceriamo la questione nei dettagli finanziari.
LA SCENEGGIATA TEATRALE DEL GOVERNO AI RINCARI
«L’aumento dipende dalla decisione di cancellare lo sconto complessivo di 25 centesimi + Iva (30,5)» ha sentenziato Bruno Bearzi, presidente nazionale della Figisc-Concommercio. In ossequio al governo le associazioni di categoria, né tantomeno i media hanno sollevato polemiche prima della discussione della manovra finanziaria in modo da far trascorrere vacanze tranquille ai consumatori…
E così il taglio dello sconto carburante è stato annunciato sottovoce e ufficializzato da RAI News solo il 30 dicembre, a cose fatte.
Il timer di una bomba speculativa è stato ormai acceso e difficilmente potrà essere disattivato per le sue intrinseche conseguenze socio-psicologiche facilmente intuibili e per l’alienante prezzo del greggio a causa del conflitto a colpi di sanzioni tra UE e Russia.
I titoloni dell’ANSA che raccolgono le urla del Codacons sul gasolio a 2,5 euro al litro in autostrada si traducono in un effetto mediatico devastante: perché se il prezzo del diesel, nei prossimi giorni, scenderà a 2,1 euro al litro il governo potrà fregiarsi di un successo ma il valore speculativo acquisito sarà consolidato dinnanzi alla popolazione che non si curerà delle proteste tecniche degli autotrasportatori finché, tra una settimana o un mese, non vedrà al supermercato anche la confezione da 500 grammi di pasta a 2 euro o non troverà più le scatolette di tonno.
Perché quando s’innescano macro-speculazioni a catena diventa poi difficile distinguere dove si nasconda il vero speculatore: basti pensare ai pomodori, raccolti da migranti sottopagati sovente irregolari nelle coltivazioni agricole del Meridione, a volte gestite da funzionari pubblici con la manina avida ma più spesso dalla mafia locale in complicità con quella nigeriana, che poi finiscono comunque a 1 euro al chilo sugli scaffali della grande distribuzione.
«Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ieri ha promesso controlli a tappeto incrociati di Guardia di Finanza e di “Mister Prezzi”, il Garante per la sorveglianza dei prezzi. E il vicepremier Salvini ha annunciato che nelle prossime ore il Consiglio dei ministri valuterà un possibile intervento, con i vertici della Guardia di Finanza – informa Palazzo Chigi – che incontreranno la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, per fare il punto e valutare ogni possibile ulteriore azione di contrasto alle speculazioni» scrive l’ANSA.
Se io fossi un alto ufficiale delle Fiamme Gialle comincerei gli interrogatori proprio dai responsabili dei vari dicasteri per comprendere perché, in uno scenario economico energetico già allucinante, il Governo Meloni ha ripristinato l’accise sui carburanti.
Lo conferma anche TGCOM24, giornale online del gruppo Mediaset che fa capo al leader di Forza Italia, partito di governo con Fratelli d’Italia e Lega:
Ma anche in questo caso il titolo mediatico è incentrato sull’incontro dei membri governativi con la Guardia di Finanza e perciò trasmette subliminalmente la colpa sui gestori: certamente corresponsabili solo sui tratti autostradali.
SPECULAZIONI DOPO LA STANGATA DEL GOVERNO: “UN’ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA”
Ma anche se un domani si scoprisse (è un esempio ipotetico) che la società energetica nazionale ENI ha speculato sui rincari nelle sue pompe di benzina, come ha fatto e continua a fare su quelli del gas, cosa succederebbe? Qualche sanzione milionaria all’ARERA (l’Autorità per l’energia ne ha comminate quasi ogni anno all’ENI) che si traduce in un giro-conto per lo Stato il quale, in tal modo, è riuscito a incassare surrettiziamente di più dai consumatori e dagli imprenditori.
E’ quindi inevitabile, in questo momento, sostenere le ragioni dei sindacati dei benzinai che, insieme, alle associazioni di tutela dei consumatori, rimandano, al mittente la patata bollente (non guasta un po’ di poetica rima in una tragica inchiesta…).
«Il Governo non accampi scuse! Non vorremmo, insomma, che le speculazioni diventassero un’arma di distrazione di massa» afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori come riportato da RAI News.
«Il primo responsabile di quanto sta accadendo, infatti, è il Governo stesso che ha deciso di aumentare le tasse agli italiani, prima alzando le accise di 10 cent a partire dal 1° dicembre e poi non rinnovando dal 1° gennaio lo sconto rimasto di 15 cent. Una stangata, solo quest’ultima, pari a 9 euro e 15 cent per un pieno da 50 litri« prosegue Dona.
«Quanto alle speculazioni, è da marzo dello scorso anno che ancora attendiamo risposte, sia rispetto al nostro esposto alla Procura di Roma, che aveva aperto un fascicolo d’indagine il 14 marzo 2022, sia rispetto ai 3 esposti inviati all’Antitrust l’11 marzo 2022, il 24 marzo 2022 e l’8 aprile 2022. La Guardia di Finanza, poi, aveva finito con il multare alcuni distributori colpevoli di aver comunicato dati errati al ministero o che esponevano prezzi sbagliati» ricorda il sindacalista.
«Insomma, se il Governo vuole fare davvero una battaglia contro le speculazioni accolga la settimana prossima la richiesta che facciamo da anni in occasione della legge annuale sulla concorrenza, ossia di dare più poteri alle istituzioni preposte ai controlli, ad esempio dando una definizione di prezzo anomalo, considerando pratica scorretta quella di chi, approfittando di eventi come scioperi dei trasporti, maltempo, pandemia, guerra in Ucraina, pratica ricarichi eccessivi, condizionando indebitamente i consumatori» conclude Dona.
LE ORIGINI FASCISTE DELL’ACCISA SUI CARBURANTI
«Le accise su benzina e altri carburanti, quindi, assicurano allo Stato un doppio gettito fiscale e anche per questo non vengono eliminate»
ha spiegato Giuseppe De Luca, docente di Storia dei sistemi finanziari all’Università di Milano, in un’intervista alla rivista Focus (link in calce all’articolo) che ha svolto una bella inchiesta sulla questione nel marzo 2022.
A far detestare le accise è soprattutto il loro meccanismo di funzionamento. Nel caso della benzina, per esempio, il prezzo al consumo si ottiene sommando le accise (che in Italia hanno un valore fisso, non rivalutato nel tempo) al prezzo industriale: ed è su questo totale che viene poi applicata l’Iva, l’imposta sul valore aggiunto introdotta nel nostro Paese nel 1972.
La più “antica” è l’accisa introdotta negli Anni ’30 per finanziare la conquista dell’Etiopia.
Nel 1935 Mussolini ordinò di invadere l’Etiopia, partendo dall’Eritrea. Si scatenò un conflitto che si concluse con l’annessione dell’Abissinia e con la nascita, nel 1936, dell’Africa orientale italiana. Morirono circa 15 mila italiani e 275 mila etiopi. Per finanziare i costi della guerra (stimati, secondo alcuni, in 37 miliardi di euro di oggi) fu introdotta un’accisa di 1,90 lire al litro di carburante.
«In realtà quel balzello non dava un gettito consistente, visto che in quegli anni sulle strade italiane i veicoli a motore erano poco più di 200 mila» ha precisato il professor De Luca.
Ecco perché oggi l’essenza iniqua della tassa fascista ha un effetto ancor più malvagio e devastante: perché colpisce la povera gente costretta ad usare l’auto per andare a lavorare e i consumatori per i rincari dei beni di prima necessità che, un secolo fa, erano soprattutto a KM Zero.
Inoltre va rimarcato che il Duce nel 1934 introdusse gli assegni familiari non come politiche sociali, ma attraverso i contratti collettivi di lavoro, per compensare la riduzione dell’orario settimanale introdotta nel 1934 come misura di contrasto della disoccupazione.
Mentre la Meloni ha tolto il reddito di cittadinanza ai più poveri per finanziare maggiori acquisti di vaccini antiCovid dalle Big Pharma, su cui lucrano gli stessi signori della Guerra della Lobby delle Armi come BlackRock, azionista della già citata Leonardo spa, di cui è stato consulente il Ministro della Difesa Guido Crosetto e in cui lavora il fratello del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in una diabolica spirale di conflitti d’interessi.
Continuate pure a perpetrarli, sotto l‘ombrello de presidente Mattarella e della NATO, altrimenti da domani Gospa News potrebbe trovarsi a corto di inchieste.
Continuate pure a partorirli altrimenti il popolo bue continua a trovare a buon mercato le fette di salame da mettersi davanti agli occhi…
Altrimenti la Giustizia Divina potrebbe avere qualche pietà nel mandarvi all’inferno se non vi pentirete in tempo prima dell’imminente Apocalisse che voi stessi state evocando…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FOCUS – Perché la benzina costa cara? Non è tutta colpa della guerra!