di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Se tre indizi fanno una prova, cinque allarmi dovrebbero fare una certezza! Il boom di “infezioni-breccia” da Covid-19 tra i vaccinati non rappresenta solo un’emergenza per le autorità sanitarie americane ma anche per quelle irachene… Mentre ancora viene occultata da quelle dell’Unione Europea e dell’Italia.
L’incubo si sta facendo quindi reale: i sieri genici a base di RNA (e DNA) messaggero non solo non prevengono i contagi (parola di dirigente Pfizer), non risultano del tutto efficaci nemmeno nel breve periodo, sono pericolosi per centinaia di gravi reazioni avverse che possono causare come già confermato dai dati CDC (massima autorità USA di prevenzione delle malattie), e per gli ignoti effetti genotossici e cancerogeni già segnalati da esperti medici di fama mondiale, ma potrebbero essere addirittura la causa delle infezioni da SARS-Cov-2 letali.
Gospa News lo ha ventilato nelle precedenti inchieste sulle stragi da “infezioni-breccia”, ovvero quei casi in cui il virus del Covid-19 “buca” la protezione di anticorpi che il vaccino è deputato a innescare e si manifesta in forma seriamente sintomatica.
L’allarme è stato destato dagli oltre 3mila morti per infezione-breccia da Covid rilevati dal Dipartimento della Salute dello Stato di Washington e dagli analoghi decessi registrati dal Center of Disease Control (CDC), quindi rilanciato da uno studio israeliano e poi da una ricerca del Dipartimento di Malattie Infettive della Cleveland Clinic, ma ora viene confermato anche da una ricerca asiatica pubblicata in anteprima dal sito specializzato online MedRxiv che gode della partnership della prestigiosa rivista medica britannica BMJ ma è promossa dalla Chan Zuckerberg Iniziative, il progetto tecnico-scientifico portato avanti da Priscilla Chan e il famoso Mark Zuckerberg di Meta/Facebook.
Proprio perché si tratta di una piattaforma medica supportata da uno dei portavoce del mainstream del Nuovo Ordine Mondiale l’analisi irachena, per quanto pubblicata in pre-print e quindi ancora soggetta a revisione partitaria, appare ancor più affidabile.
L’ALLARMANTE STUDIO IRACHENO
«È stato condotto uno studio trasversale che includeva 604 studenti universitari di medicina e non di medicina in Iraq dal 10 agosto al 29 settembre 2022. I dati sono stati raccolti tramite un questionario specifico online e analizzati per stimare la frequenza dei casi di rottura di COVID-19 post vaccinazione e numero di dosi di vaccino utilizzate. Anche l’associazione di diversi fattori tra cui età, sesso, grado, indice di massa corporea, fumo e comorbidità è stata studiata come fattori di rischio predittivi. Abbiamo utilizzato i dati per formulare tabelle, cifre ed eseguire test statistici in IBM SPSS Statistics 25».
Scrivono nel sommario della ricerca il professor Manal Khudder Abdulrazaq, CABH (Med), della Facoltà di Medicina dell’Università di Baghdad (Iraq) insieme ai suoi studenti del Dipartimento di Medicina del Medical City Campus/ Bab-Al Muadham, Ahmed Abd Al Redha Jebur, Baqer Jaafar Ali Hamdan e Ahmed Khalid Ibrahim.
RISULTATI: « L’età media del campione in studio era di 21,78 anni ± 3,26 e 339 (56%) erano femmine. In termini di dati sulla vaccinazione COVID-19, 97 (16%) hanno ricevuto una dose, 459 (76%) due dosi e 48 (8%) tre dosi. Per quanto riguarda il test PCR, 74 (12%) sono risultati positivi dopo la prima dose rispetto a 49 (8%) dopo la seconda dose. Per quanto riguarda i sintomi sviluppati, i più frequenti sono stati febbre in 372 (61,1%), affaticamento inusuale in 96 (15,79%), brividi in 29 (4,77%) e tosse persistente in 26 (4,28%). Per la maggior parte dei fattori predittivi, i risultati erano statisticamente insignificanti».
CONCLUSIONI: «Nello studio attuale; i fattori demografici non hanno mostrato alcun impatto statisticamente significativo sulla prevalenza dei casi di infezione-breccia da COVID-19. Nonostante questo, il numero di partecipanti che hanno sviluppato sintomi dopo la seconda dose di vaccino è stato elevato; e circa il 40% di loro ha mostrato 3 o più sintomi. Circa la metà dei partecipanti ha mostrato sintomi anche dopo essere stati completamente vaccinati».
L’ALTA PERCENTUALE DI REAZIONI GRAVI CON ASMA BRONCHIALE
Nella discussione della ricerca rimarcano poi qualcosa di ancor più significativo.
«Nello studio attuale, l’asma bronchiale era la condizione cronica più frequente riscontrata in 48 (8%) e ciò potrebbe essere correlato in qualche modo alla manifestazione dei sintomi. Studi dall’Europa hanno rivelato dati contraddittori sulla prevalenza dell’asma tra i pazienti COVID-19 con alcune percentuali basse (<2%) da (Caminati in Italia 2020) (35), mentre in uno studio in Spagna (Borobia et. al. 2020), ha riscontrato una prevalenza maggiore (6%)».
«Studi più recenti nel Regno Unito e negli Stati Uniti hanno rivelato tassi molto più elevati di asma tra i pazienti affetti da COVID-19. Una prevalenza di asma del 14,4% è stata riscontrata in una coorte di COVID-19 statunitense (Chhiba et. al. 2020) (37) superando la prevalenza della malattia nella popolazione generale. Una percentuale simile del 14% nella prevalenza dell’asma tra i pazienti affetti da COVID-19 è stata riportata da (Docherty et. al. 2020) nel Regno Unito».
Rimarcano i ricercatori del Dipartimento di Medicina dell’Università di Baghdad non solo evidenziando quindi la limitata efficacia dei vaccini nel prevenire forme sintomatiche serie di SARS-Cov-2 ma anche legittimando il sospetto, azzardato da Gospa News, che proprio le infezioni-breccia possano essere state innescate dall’inoculazione della proteina Spike tossica.
Il primo a evidenziarne i pericoli fu il compianto biologo francese Luc Montagnier che dimostrò, in uno studio pubblicato postumo dai suoi colleghi, la sua correlazione con lo sviluppo dei prioni in grado di causare gravissime patologie neurocerebrali come la “sindrome della mucca pazza” ma anche come l’ischemia cerebrale, uno degli effetti indesiderati segnalati nei booster bivalenti da FDA (l’ente regolatore dei farmaci USA) e CDC in un recentissimo allarme di sicurezza.
LA TOSSICITA’ PERICOLOSA DELLA PROTEINA SPIKE
Anche il professore Byram Bridle, immunologo e virologo dell’Università di Guelph, Ontario, noto per aver lanciato l’allarme sui pericoli di aborti spontanei connessi ai vaccini Covid somministrati alle donne in gravidanza grazie a dati confidenziali Pfizer era giunto a medesime conclusioni.
“Pensavamo che la proteina spike fosse un ottimo antigene bersaglio, non abbiamo mai saputo che la proteina spike stessa fosse una tossina e che fosse una proteina patogena. Quindi, vaccinando le persone, le stiamo inavvertitamente inoculando con una tossina”, dichiarò Bridle.
A spiegare i motivi della pericolosità fu il colonnello dell’Esercito USA in pensione Lawrence Sellin che per anni aveva lavorato nel centro batteriologico militare più importante del mondo: quello di Fort Detrick nel Maryland.
Sellin analizzò in dettaglio biochimico e genetico i motivi per cui il virus SARS-Cov-2 fu costruito in laboratorio con il potenziamento della carica virale e quindi concluse: «è necessaria cautela riguardo all’obbligo di vaccini mRNA COVID-19, che avviano la sintesi della proteina spike all’interno del corpo umano e possono replicare le strutture tossiche introdotte in COVID-19, diventando potenzialmente un fattore causale nell’infiammazione degli organi». Tali infiammazioni sono state poi confermate dallo studio della Thomas Jefferson University di Boston.
Forse per questo la stessa Pfizer nel suo Documento di Sicurezza sulla biotecnologia delle misteriose nanoparticelle vettoriali del siero a mRNA Comirnaty dichiarò esplicitamente che la “tossicità non era stata studiata a fondo”.
Toccò poi a un’altra americana, la virologa Jessica Rose, il compito di segnalare un ulteriore problema: l’occultamento da parte del CDC sulla reale persistenza di questa proteina pericolosa nel sangue, già confermata fino a 6 mesi da uno studio italiano.
Avendo analizzato in prima persona o comunque tradotto in Italiano tutte queste ricerche scientifiche possiamo quindi trarre le conclusioni e passare dall’ipotesi alla tesi finale, dal tremendo sospetto all’incubo reale. Partiamo dalle citazioni tecniche per arrivare alla sintesi giornalistica divulgativa.
«Tozinameran è un RNA messaggero (mRNA) a singola elica con capping in 5’, prodotto mediante trascrizione in vitro senza l’ausilio di cellule (cell-free) dai corrispondenti DNA stampo, che codifica per la proteina virale spike (S) di SARS-CoV-2 (Original). Famtozinameran è un RNA messaggero (mRNA) a singola elica con capping in 5’, prodotto mediante trascrizione in vitro senza l’ausilio di cellule (cell-free) dai corrispondenti DNA stampo, che codifica per la proteina virale spike (S) di SARS-CoV-2 (Omicron BA.4-5)» spiega l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) in una sua ultima scheda sul booster bivalente Comirnaty di Pfizer-Biontech cui uno studio francese ha già accertato la maggiore pericolosità rispetto al monovalente.
«L’RNA messaggero modificato a livello dei nucleosidi presente in Comirnaty è formulato in nanoparticelle lipidiche, per consentire il rilascio dell’RNA non replicante all’interno delle cellule ospiti e dirigere l’espressione transitoria dell’antigene S di SARS-CoV-2. L’mRNA codifica per una proteina S intera ancorata alla membrana, con due mutazioni puntiformi a livello dell’elica centrale. La mutazione di questi due aminoacidi in prolina stabilizza la proteina S in conformazione di prefusione, antigenicamente preferenziale. Il vaccino induce sia una risposta anticorpale neutralizzante che una risposta immunitaria cellulo-mediata verso l’antigene delle proteine spike (S), che possono contribuire a proteggere contro COVID-19» precisa ancora l’AIFA.
PERCHE’ I VACCINI POSSONO INNESCARE IL COVID-19
«Il nostro studio è il primo studio in vitro sull’effetto del vaccino a mRNA COVID-19 BNT162b2 sulla linea cellulare di fegato umano. Presentiamo prove sull’ingresso rapido di BNT162b2 nelle cellule e sulla successiva trascrizione inversa intracellulare dell’mRNA di BNT162b2 nel DNA» ha evidenziato invece il professor Markus Alden (e altri) dell’Università Lund University di Malmö, in Svezia.
Ecco quindi smentiti due concetti basilari della sicurezza del siero genico: non è un RNA “non replicante” e non dirige una “espressione transitoria” in quanto introducendosi rapidamente nelle cellule del fegato poi rimane all’interno dell’organismo per mesi, come provato dagli studi citati in precedenza, e non per ore come previsto dal brevetto biotecnologico al fine di scatenare la reazione anticorpale.
Uno studio giapponese ha trovato tracce della proteina Spike del vaccino nel cervello di un vaccinato deceduto dopo una reazione avversa.
Alla luce di queste spiegazioni è facile comprendere perché la lunga permanenza nel sangue umano della Spike, ben oltre le prime ore necessarie allo sviluppo della reazione degli anticorpi, sia in grado di generare una reazione tossica per l’organismo tale da danneggiare anche la normale azione del sistema immunitario (con tempesta di citochine e reazioni autoimmuni) ma anche di renderlo incapace di proteggersi da altre patologie come i tumori o altre infezioni come l’herpes.
Ma ancor di più questa nuova biotecnologia mRNA dalla tossicità “non studiata a fondo” potrebbe innescare il cosiddetto fenomeno ADE (acronimo dall’inglese antibody-dependent enhacement) o potenziamento anticorpo-dipendente, nel quale gli anticorpi si legano a un virus, ma non sono in grado di neutralizzarlo e, quindi, di prevenire l’infezione. Un rischio già evidenziato da uno studio pubblicato già nel 2021 sulla Variante Delta.
Ecco quindi spiegato perché proprio la Spike tossica inoculata coi vaccini potrebbe essa stessa innescare una forma potente di infezione-breccia da Covid-19 che negli USA è già stata segnalata tra le reazioni avverse sospettate di aver determinato la morte di migliaia di persone vaccinate.
In Italia e nell’Unione Europea nessuno sembra aver invece preso coscienza dell’emergenza dato che finora soltanto Gospa News ha lanciato l’allarme sui numeri misteriosi del fenomeno (1.361 decessi per reazione avversa da Covid ma 97mila casi segnalati con esito ignoto) essendo ben memore del tragico monito di due compianti biologi: il già citato medico virologo Montagnier e il nutrizionista italiano e caro amico Franco Trinca.
Furono loro a ritenere che «vaccinare in pandemia è un’arma di distruzione di massa».
Entrambi morirono, circa un anno fa, all’improvviso in condizioni assai sospette e misteriose. Ma ora le prove dell’olocausto stanno venendo tutte a galla.
Africa is Starkly Unvaccinated and Starkly Unvanquished by COVID. Let’s Study that Victory!
Non appare infatti un caso che gli ultimi booster bivalenti siano stati testati solo sui topi e quello di Pfizer-Biontech contenga una frase inquietante: «L’efficacia e la sicurezza del vaccino non sono state valutate nei soggetti immunocompromessi, compresi quelli in terapia immunosoppressiva». In quanto proprio loro sono i soggetti più a rischio di danni immunitari da vaccini…
Ma anche una curiosa coincidenza avvalora questo incubo: l’Africa è il paese con meno vaccinati ma anche con meno contagiati dalle nuove varianti.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES
MEDRXIV – Frequency and Clinical Characteristics of Breakthrough Cases Post COVID-19 Vaccine and Predictive Risk Factors in College StudentsGOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE
“COVID-19: SPIKE-TOSSINA INOCULATA COI VACCINI”. L’allarme di un Immunologo Canadese
https://www.gospanews.net/2022/10/11/breaking-covid-la-colossale-menzogna-direttrice-pfizer-ammette-davanti-allue-vaccini-non-testati-per-fermare-la-diffusione-del-virus-video/