LA CATTURA DI DIABOLIK – 1. Farsa Giallo-Rosa su Messina Denaro: Nascosto nei Covi ma Libero di andare al Supermarket e al Mare
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
I più attenti lettori di Gospa News si saranno certo domandati come mai il nostro giornale online abbia dedicato all’arresto del super-latitante Matteo Messina Denaro un solo breve articolo.
Ne avevamo già pronto un secondo per segnalare gli intrighi tra logge massoniche e servizi segreti che indubbiamente gli hanno permesso di essere “uccel di bosco” nel suo territorio trapanese e di fare la spesa da solo nel supermarket di Campobello di Mazara, cittadina di 11mila abitanti, sebbene fosse uno dei criminali più ricercati al mondo.
Siccome, per rievocare le parole usate dal pentito Tommaso Buscetta, «non ci sono le condizioni politiche» per parlare del Terzo Livello vedremo – se e quando arrivarci – in relazione al riscontro di questi articoli “preparatori”.
Si tinge ancor più di giallo-rosa la farsa anti-mafia sulla cattura di Diabolik, soprannome mediatico del mafioso stragista trapanese chiamato invece U Siccu dagli affiliati di Cosa Nostra che lo veneravano come l’ultimo “boss dei boss” siciliani.
Di giallo per il segreto comitato d’affari politico-mafiosi che è riuscito a proteggere la latitanza di 30 anni di Messina Denaro, oggi 60enne, fino a quando non è diventato talmente moribondo da necessitare di terapie continue contro il cancro. Infatti, tramite Facebook, la responsabile legale della clinica palermitana che lo aveva in cura respinge duramente ogni insinuazione di complicità ma invita “Andrea Bonafede”, alias del malavitoso arrestato, a pentirsi facendo capire che gli restano pochi giorni di vita…
Di giallo per il segreto comitato d’affari politico-mafiosi che è riuscito a proteggere la latitanza di 30 anni di Messina Denaro, oggi 60enne, fino a quando non è diventato talmente moribondo da necessitare di terapie continue contro il cancro.
Di rosa perché la triade di mainstream tra governo, forze dell’ordine e media sta costruendo una saga da telenovela celebrando come un arresto clamoroso una probabile resa concordata da Diabolik con modalità idonee a salvaguardare l’immagine di uomo d’onore, al momento ben lontano dal pensiero di pentirsi, e già annunciata da Salvatore Baiardo, a suo tempo persona di fiducia del boss, nel novembre 2022.
MASSONI IN MANETTE NEL PAESE DEL BOSS: IN 27 TUTTI LIBERI PER CAVILLI
In questi giorni abbiamo raccolto un dossier che ci consentirà di scrivere almeno altre 2 inchieste molto interessanti e inquietanti sui motivi della latitanza del capo indiscusso del mandamento di Castelvetrano nella provincia di Trapani, dove gli interessi tra politica, massoneria e mafia si incrociano così bene da far aprire i cancelli del carcere dopo ogni blitz degli inquirenti per episodi gravissimi di corruzione, come scrivemmo il 6 aprile 2019
Oggi pertanto ci limitiamo a narrare la cronistoria delle anomalie più curiose avvenute a Campobello di Mazara dove la paura omertosa degli abitanti non è sufficiente a giustificare la presenza di ben tre covi e gli intrighi con pubblici ufficiali, noti massoni e personaggi in odore di mafia che, evidentemente, negli ultimi anni nessuno stava adeguatamente controllando.
Forse anche perché chi stava cercando di indagare seriamente è finito lui per primo sotto inchiesta… Ma di questo parleremo nella prossima inchiesta.
L’ARRESTO DELL’AUTISTA E DEL PRESTANOME
Il 16 gennaio 2023, dopo quasi trent’anni di latitanza, Matteo Messina Denaro è stato arrestato dai Carabinieri del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) con la collaborazione del GIS (Gruppo Intervento Speciale), in Via Domenico Lo Faso, un vicolo nei pressi della clinica privata La Maddalena a Palermo, nel quartiere San Lorenzo. Il boss era in procinto di effettuare, sotto il falso nome di Andrea Bonafede, una seduta di chemioterapia.Messina Denaro al momento dell’arresto non ha opposto resistenza e ha confessato la sua identità. In manette è finito anche l’autista, Giovanni Luppino, con l’accusa di favoreggiamento.
Subito dopo l’arresto, Messina Denaro è stato trasferito con un volo militare all’aeroporto di Pescara e, da lì, nella casa circondariale dell’Aquila, venendo sottoposto al regime carcerario previsto dall’articolo 41-bis. La scelta di questo penitenziario è dovuta alla presenza di un reparto di medicina oncologica al suo interno e alla vicinanza con Roma.
Una settimana dopo, il 23 gennaio, i carabinieri del ROS hanno arrestato, a Tre Fontane, Andrea Bonafede, geometra cinquantanovenne di Campobello di Mazara, con l’accusa di associazione mafiosa per aver prestato la propria identità a Messina Denaro durante la sua latitanza.
L’ACQUISTO DELL’ALFA ROMEO GIULIETTA
Per coprirlo al meglio il suo prestanome gli fornì, oltre ai documenti falsi, l’appartamento in cui Messina Denaro trascorse l’ultimo periodo di latitanza e un Alfa Romeo Giulietta comprata a nome della madre di Bonafede. Date le considerazioni del GIP di Palermo, tutta la vicenda si è sviluppata nel 2020, dato che il 13 novembre 2020 Messina Denaro è stato operato, per un tumore al colon, presso l’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo presentandosi con la tessera sanitaria prestata da Bonafede, e l’autovettura usata da lui risulta essere stata acquistata il 27 luglio 2020.
L’automobile acquistata da Matteo Messina Denaro in una concessionaria di Palermo non è stata pagata in contanti, come finora era trapelato, bensì in modo tracciato. A renderlo noto, in un interrogatorio condotto dai Carabinieri del Ros, Giovanni Tumminello, gestore del salone Alfa Romeo dove a gennaio dello scorso anno il boss si presentò sotto la falsa identità di Andrea Bonafede, per comprare la Giulietta trovata nei giorni scorsi a Campobello di Mazara nel garage di pertinenza del figlio di Giuseppe Luppino, l’uomo tratto in arresto lunedì scorso insieme al boss di Cosa Nostra.
“Solo quando ho visto la sua foto dopo l’arresto ho avuto la percezione di essermi trovato davanti a Messina Denaro – ha detto Tumminello in un’intervista rilasciata al Tg2 – ricordo solo una persona normalissima che non ha destato in noi alcun sospetto. Noi vendiamo auto. E nulla di scorretto è stato fatto da parte mia o della mia azienda”, ha precisato il commerciante rivelando che il pagamento – di 10mila euro – si è svolta in modo tracciato.
LA SPESA AL SUPERMERCATO, I VIAGGI E I 7 COVI
Faceva la spesa come un cittadino qualunque Matteo Messina Denaro e col carrello girava in uno dei supermercati di Campobello di Mazara,
scegliendo alimenti e detersivi.
I carabinieri del Ros hanno acquisito le immagini di video-sorveglianza del negozio: un ulteriore riscontro che il capomafia arrestato lunedì vivesse nel covo di vicolo San Vito acquistato, per suo conto, da Andrea Bonafede, il geometra che gli aveva prestato l’identità.
Nell’appartamento infatti è stato trovato, il giorno dopo il blitz, un sacchetto del supermercato. E sempre nel covo sarebbe spuntato uno scontrino del negozio di qualche giorno precedente all’arresto. Elementi ulteriormente confermati dalle immagini del sistema di sorveglianza da remoto dell’auto usata dal capomafia che hanno immortalato Messina Denaro mentre usciva con la spesa.
Il boss abitava in pieno centro, senza particolari coperture e senza troppa prudenza. Una latitanza sui generis, così lontana dagli stereotipi a cui siamo abituati, che scatena tanti interrogativi. Il boss viveva a Campobello di Mazara, a pochi chilometri dalla sua città natale, Castelvetrano. Gli inquirenti hanno scoperto tre covi, tutti a breve distanza l’uno dall’altro.
Nel primo, dove il boss viveva attualmente, sono stati trovati documenti importanti. Lo stesso è accaduto nel secondo covo, un vero e proprio rifugio bunker: una parete di legno a scorrimento dietro un armadio permetteva di accedere ad altre stanze nascoste, blindate. Qui sono stati trovati dalla Guardia di Finanza gioielli, pietre preziose, ma anche documenti importanti che ora saranno passati al vaglio degli inquirenti. E ancora scatoloni vuoti, segno che probabilmente dei documenti sono stati portati via, non si sa ancora se prima o dopo l’arresto di Messina Denaro.
L’immobile è di proprietà di un ex consigliere comunale di Campobello. Nel terzo covo sono entrati in azione gli uomini della Polizia. Ma era un appartamento interamente vuoto e ormai ripulito, addirittura già posto in vendita. Il proprietario da quarant’anni risiede in Svizzera. A questa casa gli inquirenti sono risaliti grazie alla testimonianza di chi ha eseguito il trasloco, nel giugno scorso, da qui all’appartamento di via San Vito: il primo covo ad essere scoperto, dove il boss ha abitato certamente negli ultimi sei mesi, e in cui gli uomini del Riscontinuano a lavorare.
Al centro delle indagini ci sono anche una serie di “trasferte” – alcune all’estero: nel Regno Unito, in Sudamerica e forse anche in Grecia – fatte negli ultimi mesi da Andrea Bonafede (non è dato sapere se quello vero o il super boss a cui ha ceduto l’identità) come proverebbero alcuni biglietti aerei e ricevute di hotel.
IL MEDICO MASSONE INDAGATO
«Ciò che questi covi potranno rivelare – o almeno i primi due – è ancora presto per dirlo. Carte, appunti, gadget sul film “Il Padrino”, lettere, numeri di telefono, potranno far fare passi importanti alle indagini soprattutto per scoprire la rete di fiancheggiatori che hanno aiutato Messina Denaro durante la sua latitanza» evidenzia la reporter Francesca Cabibbo in un dovizioso articolo sul sito CittàNuova. Si indaga sui medici che lo hanno curato.
Il dottor Alfonso Tamburello, 70 anni, è indagato nell’ambito dell’operazione che ha portato all’arresto del super latitante e potrebbe essere ascoltato nei prossimi giorni dall’Ordine di Trapani, dove risulta iscritto. Originario di Campobello di Mazara (Trapani), è stato per decenni medico di base nel suo paese, prima di andare in pensione nel dicembre scorso.
Ha avuto in cura Bonafede, sia quello vero, il geometra che ha prestato il nome a Messina Denaro, sia quello finto, ovvero il boss catturato lunedì mattina dopo una latitanza durata 30 anni. Oltre al suo ex studio, i carabinieri hanno perquisito le abitazioni di Campobello e Tre Fontane. Il medico è stato anche interrogato.
“Abbiamo sospeso immediatamente il dottor Tumbarello perché sospendiamo subito chi è indagato. Era doveroso”. Cosi all’Adnkronos il Gran Maestro Stefano Bisi, alla guida del Goi, Grande Oriente d’Italia, dopo la decisione di sospendere Alfonso Tamburello, il “fratello” medico trapanese indagato nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Matteo Messina Denaro. “La notizia dell’indagine a suo carico mi ha sorpreso – sottolinea Bisi -, in ogni caso il dottor Tumbarello per ora è solo indagato e quindi si deve presumere innocente fino a condanna definitiva”.
“Appena ho sentito il nome del medico, ho fatto un balzo sulla sedia perché Alfonso Tumbarello non è un personaggio da poco”, dichiara alle telecamere di Report il magistrato Teresa Principato, che come componente della Dda di Palermo (è stato procuratore aggiunto tra il 2009 e il 2017) per anni ha dato la caccia al latitante.
Ma è stata ostacolata… Lo vedremo nelle prossime inchieste sulle guerre tra magistrati orbitanti anche intorno alla sfera del ex membro del CSM Luca Palamara, radiato dalla magistratura per corruzione giudiziaria nello scandalo, quasi totalmente insabbiato, sulle spiate tra magistrati e sulle toghe raccomandate.
IL RINVIO DEL PROCESSO SULLA STRAGE
è stata rinviata al 9 marzo l’udienza del processo al boss Matteo Messina Denaro, accusato di essere il mandante delle stragi di Capaci e via D’Amelio, che si celebra nell’aula bunker di Caltanissetta. Lo ha stabilito il presidente della Corte d’Assise di Caltanissetta, Maria Carmela Giannazzo, per consentire al difensore di essere presente.
Messina Denaro ha nominato come difensore di fiducia la nipote Lorenza Guttadauro. E l’avvocato d’ufficio Salvatore Baglio ha chiesto la concessione di un termine a difesa rappresentando che la notifica dell’ordinanza cautelare all’imputato e la contestuale nomina dell’avvocato di fiducia era avvenuta in quel momento.
ATTENTATO AL GIUDICE BORSELLINO: 30 anni d’Ingiustizia Mafiosa nei Depistaggi di Stato e Massoneria
Intanto, l’ex super latitante ha rinunciato a essere presente in videoconferenza dal carcere de L’Aquila, dove si trova detenuto, a causa della sua prima seduta di chemioterapia a cui è stato sottoposto all’interno del penitenziario.
Proprio come previsto dall’amico mafioso Baiardo che previde “l’arresto” di U Siccu nel novembre 2022 sapendolo bisognoso di cure costanti e urgenti…
Messina Denaro, che si trova in isolamento e non ha ancora potuto essere interrogato a causa di un improvviso contagio da Covid, ha tenuto lo stesso atteggiamento rinunciando a comparire anche oggi, 25 gennaio, all’udienza preliminare in un processo a Palermo dove sono coinvolti padrini, gregari della mafia agrigentina e l’avvocata Angela Porcello. La posizione del capomafia era stata stralciata perchè Messina Denaro era latitante: in queste circostanze la legge prevede la sospensione del procedimento.
Come spiega Sky TG24, questo processo nasce da una indagine della Dda coordinata da Paolo Guido che portò a decine di arresti. La tranche si era conclusa con condanne a pene, comprese tra 10 mesi e 20 anni, a mafiosi di boss e professionisti agrigentini accusati a vario titolo di associazione mafiosa.
Nessuna parola nemmeno da Andrea Bonafede: il geometra incensurato, arrestato con l’accusa di avere prestato la sua identità al boss Matteo Messina Denaro, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia. Ha quindi deciso di non rispondere alle domande del Gip e del PM, che oggi lo hanno interrogato nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo.
L’accusa a suo carico è di associazione mafiosa. Secondo l’ordinanza di misura di cautelare Bonafede sarebbe «un uomo d’onore riservato, estraneo al giro stretto del boss in modo da allontanare i sospetti degli investigatori».
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI PRINCIPALI
GOSPA NEWS – REPORTAGE GIUSTIZIA
GOSPA NEWS – COSPIRAZIONI – MASSONERIA
“MAFIA-APPALTI-POTERI OCCULTI: FALCONE E BORSELLINO UCCISI PER L’INFORMATIVA CARONTE”