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INTRIGHI POLITICI E SANITARI SUL “PREMIO MONTAGNIER” A BELPIETRO. Il Direttore de La Verità’, socio di Uomo della Biomedica di Berlusconi, sta per Vendere al Re delle Cliniche Leghista

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Nell’immagine di copertina Belpietro, Berlusconi e Angelucci, deputato della Lega e Re delle Cliniche romane sotto inchiesta

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

«Pensiero unico, propaganda e, soprattutto, “negazione totale della scienza”. Della vera scienza. Non ha usato mezzi termini, Giovanni Frajese – tra coloro che hanno ricevuto il Primo Premio Luc Montagnier – nell’illustrare il clima e le storture che per quasi tre anni hanno condizionato pesantemente le nostre vite. L’endocrinologo e professore associato all’università degli studi di Roma Foro italico, tra le pochissime voci che si sono levate dal coro unanime della categoria medica, è stato premiato da Gianluigi Paragone, leader di Italexit e ideatore dell’evento dedicato al premio Nobel oggi scomparso, colui che tra i primi smascherò l’inganno Covid. Vituperato e oltraggiato per le sue posizioni coraggiose, insultato da uno come Bassetti, Luc Montagnier oggi rivive nell’iniziativa a lui intitolata. Premiati anche Maurizio Belpietro, direttore de La Verità, l’oncologo Mariano Bizzarri, Stefano Puzzer, per aver difeso i diritti dei lavoratori portuali di Trieste, e l’associazione “Danni Collaterali”, rappresentata dall’avvocato Andrea Perillo».

E’ con queste parole che il sito ufficiale Il Paragone dell’ex senatore ha comunicato una bellissima iniziativa un po’ viziata da strani intrighi politici e sanitari.

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Se sono indubbi i meriti del professor Frajese per aver denunciato i pericoli dei sieri genici sperimentali ora confermati anche dal CDC Usa, in molti ambienti No Vax non è ancora stato digerito il suo sostegno ad oltranza all’associazione Contiamoci creata dal radiologo Dario Giacomini anche quando fu scossa dalla piccola turbolenza interna per la nascita di un’omonima SRL controllata dallo stesso Giacomini per attività sanitarie lucrative, un incidente diplomatico di natura esclusivamente “morale” vista la piena legalità di tale attività imprenditoriale poi denominata in altro modo per evitare strascichi di polemiche.

Ma questi sono cavilli solo “per duri e puri” della trincea No Vax…

Non sono invece cavillosi i misteri per cui Paragone, ormai rinunciatario sul fronte di Italexit al punto di non tentare nemmeno la candidature nelle imminenti Elezioni Regionali in Lombardia, abbia indirizzato la scelta sul direttore del quotidiano La Verità anziché su quella del suo vice direttore Francesco Borgonovo che ci ha messo la faccia negli agoni televisivi e il cervello nelle inchieste più scottanti.

Ciò assume una valenza ancor più roboante a causa dei rumors che già danno per certa la vendita dell’unico giornale indipendente durante l’emergenza Covid-19 al deputato leghista Re delle Cliniche e già proprietario di vari media Antonio Angelucci, l’editore con cui lo stesso Belpietro aveva bruscamente rotto i rapporti nel 2017 quando era direttore del quotidiano Libero.

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Come se la vera “mission” de La Verità fosse soltanto quella di portare alla vittoria il centrodestra, nonostante il supporto dato da Lega e Forza Italia ai sieri genici sperimentali imposti a varie categorie professionali e la “melina” fatta da Fratelli d’Italia su Green Pass ecc…

Ma si sa che la nobile missione di un direttore è quella di vendere copie di giornali e di trovare editori generosi.

Pertanto questo possibile cambio di rotta non deve stupire più di tanto visto che uno dei più radiosi esempi di giornalismo critico nei confronti dei vaccini obbligatori, Franco Bechis, è passato da Il Tempo alla direzione del giornale online Open fondato da Enrico Mentana con l’aiutino di George Soros (da cui il nome omonimo della Open Società Foundation) e diventato il principale accanito sito di fact-checkers capaci di negare persino le più ovvie certezze sulla pericolosità dei sieri genici a RNA messaggero.

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«La famiglia Angelucci, già a capo di Libero e Il Tempo, non si ferma: alla vigilia del nuovo anno è giunto infatti l’annuncio dell’acquisizione de Il Giornale con un’operazione dal valore di circa € 20 milioni. Secondo i rumors raccolti da Il Giornale d’Italia a gravitare nel cosmo degli Angelucci, freschi della cessione a Polimedia del Gruppo Corriere dell’Italia centrale(Corriere dell’Umbria, Corriere di Siena, Corriere di Arezzo e Corriere della Maremma) potrebbe entrare presto anche La Verità di Maurizio Belpietro. Le trattative sarebbero già in corso per l’acquisizione della holding Società Editrice Italia, ma resta il nodo del prezzo e di Maurizio Belpietro, che rimarrebbe direttore (anche se alcune voci lo darebbero in direzione Regione Lombardia insieme ad Attilio Fontana per il secondo mandato in veste di assessore alla Cultura, sulla falsariga del percorso del Ministro Gennaro Sangiuliano».

Scrive Il Giornale d’Italia facendo eco a una notizia rilanciata anche da Milano & Finanza.

L’ipotesi di un futuro in politica con il centrodestra per Belpietro ci rammenta il suo editoriale del 2020 quando prese le difese a spada tratta del governatore Fontana per gli scandali sulla gestione dell’emergenza Covid in Lombardia, l’inchiesta sull’acquisto dei famosi camici dalla ditta del cognato e gli intrighi del suo fidato collaboratore leghista Giancarlo Giorgetti con Big Pharma e Lobby delle Armi.

«Il posizionamento del gruppo editoriale che ne conseguirebbe, dovrà ben posizionare le varie testate sui partiti di Centro destra (FDILegaForza Italia, etc)» si legge ancora nell’articolo che ospita un commento video di Urbano Cairo, Presidente di Cairo Communications e PresiDente e AD di RCS Mediagroup, come se l’affare fosse cosa fatta.

«Riguardo all’acquisizione de La Verità da parte degli Angelucci, penso che tutto quello che è attenzione e sviluppo all’attività editoriale a me fa piacere, una bella notizia. Non sono io a giudicare, sono imprenditori ed editori. Se si può fare qualcosa per sviluppare il mondo editoriale è una buonissima cosa: dà sostegno a tutta la filiera della distribuzione delle edicole e tutto il resto» ha dichiarato Cairo.

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Com’è possibile che un direttore che ha cavalcato la battaglia dei No Vax, peraltro senza affondare il colpo e senza ottenere l’apertura di inchieste giudiziarie o la conquista di un seggio parlamentare per Italexit di Paragone alle Elezioni Politiche del 25 settembre, sia disposto a cedere le quote proprio al “nemico” Angelucci che è noto per vari scandali finanziari ma soprattutto per la sua speculazione compra-vendita dell’Ospedale San Raffaele, che spianò la strada al suo gruppo nella sanità privata?

La risposta si trova, in parte, nella biografia del famoso commercialista Enrico Scio, uno degli azionisti della società editrice che è diventato presidente dal 2019 quando rilevò il 12,65 % delle quote (come Nicola Di Benedetto e Ferruccio Invernizzi) mentre Belpietro salì al 58,35%.

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Ebbene il dottor Scio è membro del CdA e Sindaco di una decina di industrie e società italiane. Ma soprattuto è da anni nel Collegio dei Sindaci della Molmed, un’azienda biomedica specializzata in terapie geniche antitumorali.

«MolMed negli ultimi anni ha fatto leva sulle competenze distintive nel campo delle terapie geniche e cellulari, acquisite lavorando sui propri prodotti, per sviluppare un modello di business focalizzato sull’attività di servizi di sviluppo e produzione per terze parti che ha affiancato alle attività di ricerca e sviluppo sui prodotti proprietari, Tale business è cresciuto e si è consolidato negli ultimi anni, realizzando una crescita del fatturato a doppia cifra portando la Società a virare in utile nel primo trimestre del 2020 e diventando gradualmente, ma ormai irreversibilmente, l’attività prevalente della Società» si legge nel bilancio della SPA quotata in Borsa a Milano.

Se appare già paradossale che il premio Montagnier finisca al direttore-socio del quotidiano amministrato da un commercialista intrallazzato proprio con una delle biotecnologie più sconcertanti emerse dalla sperimentazione dei vaccini antiCovid, lo è ancor di più scoprire che il principale azionista della Molmed è stata la Fininvest Spa, la finanziaria di Silvio Berlusconi che con Forza Italia è stato uno dei primi sostenitori dei vaccini obbligatori, che ha poi riversato le sue azioni nell’AGC Biologics Italy S.p.A, ora proprietaria al 100 % delle azioni dopo l’ok all’OPA dato dalla Presidenza del Consiglio col vincolo a mantenere l’attività di ricerca in Italia.

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Non solo. Come evidenzia Wikipedia: «La Società ha sede legale e operativa a Milano, all’interno del Parco scientifico biomedico San Raffaele (che include l’omonimo ospedale, l’istituto di ricerca ed un’università privata) e una sede operativa a Bresso presso OpenZone. La società è stata fondata da Claudio Bordignon nel 1996 come joint-venture tra Science Park Raf e Boehringer Mannheim, con l’obiettivo di creare una struttura specializzata nella manipolazione ex vivo di cellule umane per la fornitura di servizi di terapia genica per protocolli clinici sperimentali».

Molmed ha sede presso il Parco Scientifico Biomedico San Raffaele che ora fa capo al Gruppo San Donato, (controllato da Velca spa) di cui è presidente l’ex ministro berlusconiano Angelino Alfano, e che, quando era controllato dalla Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor del plurindagato Don Luigi Maria Verzé, a causa di pressioni del mondo politico e degli ambienti finanziari di Roma, cedette l’ospedale San Raffaele di Roma «a un prezzo irrisorio» all’imprenditore romano Antonio Angelucci, il quale, soltanto pochi mesi più tardi lo rivendette allo Stato, suscitando scandalo sui media e numerose interrogazioni parlamentari.

Da lì cominciò la fortuna di Angelucci, ex barelliere ospedaliero in possesso della sola licenza media, nell’ambito delle cliniche, della politica e dell’editoria.

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Mentre il 30 giugno 2011 il Consiglio di amministrazione della Fondazione milanese, per porre rimedio ai danni di don Verzè, come ricorda Wikipedia, «scelse di affidarsi al Vaticano (anche perché a questa scelta è subordinata la donazione di un miliardo di euro a scopi di didattica e ricerca all’Università Vita-Salute San Raffaele da parte di una fondazione statunitense collegata in un certo modo al magnate George Soros, per l’ottenimento della quale si sono attivati Massimo Clementi, preside della Facoltà di Medicina, e Alberto Zangrillo, primario di Anestesia dell’ospedale)».

Non deve stupire, pertanto che, Università Vita-Salute San Raffaele sia uno degli atenei coinvolti nel progetto PNRR del Centro nazionale di ricerca sulle terapie geniche mRNA a cui partecipano anche l’Università di Roma Tor Vergata, di cui era rettore l’attuale Ministro della Salute Orazio Schillaci, e le Big Pharma dei vaccini… 

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Sarà per questi intrighi tra Big Pharma, politica e commercialisti che il quotidiano La Verità non ha dato rilievo a questi conflitti d’interessi sui sieri genici denunciati al momento solo da Gospa News?

L’IMPERO DEL LEGHISTA ANTONIO ANGELUCCI 

Antonio Angelucci

(Sante Marie, 16 settembre 1944) è un imprenditore, editore e politico italiano. Dalle elezioni politiche in Italia del 2008 è stato eletto per quattro volte deputato nelle liste de Il Popolo della Libertà e di Forza Italia ma nelle elezioni anticipate del 2022 è stato eletto alla Camera dei Deputati con la Lega per Salvini nel collegio Lazio 1.

Ciò è avvenuto «Nonostante l’imprenditore della sanità sia finito in un numero difficilmente calcolabile di inchieste giudiziarie, per la cronaca, nessuna sentenza di condanna è finora stata emessa dalla Cassazione» scrive il quotidiano Domani.

Il deputato leghista Antonio Angelucci Re delle Cliniche romane

Citiamo l’episodio più recente come riassunto dall’edizione di Roma di Repubblica.

«Un avvocato deve affrontare un intervento chirurgico, un altro è malato e non può essere sostituito. Così l’udienza preliminare a carico dell’onorevole Antonio Angelucci e di altri due indagati è stata rinviata al prossimo 7 dicembre. Dunque, nonostante la richiesta di rinvio a giudizio sia stata formulata il 17 novembre 2020, si potrà sapere solo dopo le elezioni se il giudice ritiene che le accuse a carico del re delle cliniche romane dovranno essere o meno sottoposte al giudizio del tribunale. Nel 2017 secondo i pm avrebbe tentato di corrompere Alessio D’Amato promettendo 250mila euro nella speranza di far riconoscere i crediti vantati nei confronti della Regione alla clinica San Raffaele di Velletri».

Come scrive Affari Italiani, «Angelucci detiene il 100% della holding lussemburghese Three. La Three controlla il gruppo sanitario San Raffaele (157 milioni di ricavi, 9 di utile, 3 mila posti letto in 22 strutture sanitarie) e la Finanziaria Tosinvest (67 milioni di fatturato, 6,6 di perdita) cui fanno capo, tra l’altro, Palazzo Botteghe Oscure, Villino Foschi e Palazzo Aracoeli a Roma».

il Gruppo sanitario San Raffaele SPA controllato da Antonio Angelucci

Discorso diverso per la Fondazione San Raffaele che, invece, non fa parte del gruppo. La Fondazione (8 milioni di patrimonio e perdita di 1,2 milioni nel 2020) non pubblica i bilanci essendo un ente non profit, ma gestisce alcune attività sanitarie e controlla al 100% l’Editoriale Libero che prende in affitto la testata “Opinioni Nuove-Libero Quotidiano”.

Ma questo schema “fondazione più testata beneficiaria dei contributi”, non è un caso. Infatti, esso darebbe accesso ai fondi per l’editoria. Nel 2021 Libero, che ha chiuso il bilancio con 15 milioni di ricavi e un piccolo utile, avrebbe ottenuto 5,4 milioni di contributi (uno dei top-budget).

Il 9 novembre 2020 la Fondazione ha comprato dalla Finanziaria Tosinvest per 7,8 milioni (rate fino al 2025) un ulteriore 40% dell’Editoriale Libero di cui già possedeva il 60%. Oggi Libero rappresenta una fetta preponderante del patrimonio della Fondazione. Il titolare della testata “Opinioni Nuove-Libero Quotidiano” che l’Editoriale Libero, percettore dei contributi pubblici, prende in affitto, è proprio la Finanziaria Tosinvest che, scrive il Corriere, si farebbe pagare 500mila euro annui.

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Senza togliere meriti all’attività di sostegno  de La Verità a vari protagonisti della battaglia No VAX, che Gospa News ha sempre preferito definire No Cavia, possibile che un navigato giornalista ed ex senatore come Paragone non conoscesse che il presidente del quotidiano controllato da Belpietro fosse un trait d’union con le terapie geniche, Berlusconi e a breve con il Re delle Cliniche?

Perché non ha scelto di premiare il giornalista e vicedirettore Borgonovo sgomberando il campo da questi imbarazzanti intrighi societari, pesanti come macigni sulla memoria del compianto virologo Luc Montagnier che denunciò l’origine artificiale del SARS-Cov-2, confermata da 65 inchieste del ciclo WuhanGates, e avvertì la comunità scientifica sui pericoli dei sieri genici antiCovid?

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Oppure l’ex senatore di Italexit sta tifando anche lui per una riconferma di Fontana alle Elezioni della Regione Lombardia (11-12 febbraio) per ritornare al vecchio amore con la Lega sbocciato quando fu direttore del quotidiano La Padania?

Non ci resta che attendere le prossime settimane per capire se qualche domanda troverà risposta…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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